Confini Infranti
Carl è sempre lì.
Non importa dove vada, se sono fuori dalle mura o dentro Alexandria, lui c’è.
Quando qualcuno alza troppo la voce con me, lui interviene.
Quando qualcuno mi guarda in un modo che non gli piace, lui lo fa notare.
Non lo dice apertamente.
Non ammetterà mai che mi sta proteggendo.
Ma lo vedo.
Lo sento nel modo in cui i suoi occhi mi seguono.
E la cosa più assurda?
Non mi infastidisce.
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Carl
Stiamo sistemando delle armi nell’armeria quando, all’improvviso, Carl dice qualcosa che non dovrebbe dire.
«La prima volta che ho sparato a qualcuno, non ho dormito per giorni.»
Mi blocco.
Lui pure.
Sembra rendersi conto troppo tardi di aver parlato.
Lo fisso. «Quanti anni avevi?»
Carl abbassa lo sguardo sulla pistola che sta pulendo. «Dieci.»
Dieci.
Cazzo.
Lo studio per un momento.
Carl non è come gli altri ragazzi qui dentro.
Non ha mai avuto il lusso di essere solo un ragazzino.
«Hai ucciso tante persone?» chiedo, quasi senza pensarci.
Carl solleva lo sguardo e mi fissa.
«Più di quante avrei voluto.»
La sua voce è bassa, quasi stanca.
E per la prima volta, mi interessa davvero sapere di più.
Mi interessa sapere cosa ha dovuto fare.
Mi interessa lui.
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Sangue e Vendetta
Sto camminando tra le case di Alexandria quando sento le voci.
Ragazze.
Ridono.
Ma quando sento di chi stanno parlando, mi fermo.
«Carl pensa di essere un duro, ma in fondo è solo un povero idiota che gioca a fare il grande.»
«Ti giuro, non capisco perché Rick lo lasci comandare. Non è niente di speciale.»
Qualcosa dentro di me si accende.
Un fuoco che non so spiegare.
Mi giro verso di loro.
«Ripetilo.»
Le ragazze si voltano, sorprese di vedermi.
Una di loro, una bionda con troppa sicurezza, mi squadra da capo a piedi.
«Oh, guarda chi si fa avanti.»
Stringo i denti. «Se avete qualcosa da dire su Carl, ditelo davanti a lui.»
«Perché, ti importa?» ride un’altra.
E qui capisco.
Sì. Mi importa.
Non so perché.
Non so come.
Ma l’idea che parlino di lui così, come se non sapessero tutto quello che ha passato, tutto quello che ha fatto, mi incazza.
E allora non penso.
Mi muovo.
Il primo pugno parte prima che possa fermarlo.
Le colpisco in pieno viso, e subito dopo la lotta esplode.
Sono tre.
Ma non mi interessa.
Non mi fermo.
Non mi tiro indietro.
Non perdo.
Alla fine, sono loro a mollare.
Io ho solo un taglio sul labbro.
Loro? Molto peggio.
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Lo Sguardo di Carl
Quando torno a casa, il sangue è ancora caldo sulla mia pelle.
Non mi importa.
Ma a Carl sì.
Appena mi vede, i suoi occhi si stringono.
In un attimo, mi è davanti.
Troppo vicino.
«Che cazzo è successo?»
Mi passo la lingua sul taglio al labbro, sentendo il sapore ferroso.
«Niente.»
Carl mi fissa. Capisce che sto mentendo.
Si avvicina ancora.
Alza la mano verso il mio viso.
Io mi irrigidisco, ma non mi ritraggo.
Le sue dita sfiorano appena il bordo del taglio.
E nei suoi occhi vedo qualcosa che non so decifrare.
«Chi?»
La sua voce è bassa.
Troppo bassa.
Pericolosa.
«Non importa,» sussurro.
Carl sorride.
Ma non è un sorriso vero.
È uno di quelli che precedono il caos.
E in quel momento so che, qualunque cosa dica, Carl non lascerà perdere.
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