Ci Sto Lavorando
Carl è più affettuoso.
Non in modo eccessivo, non come se cercasse di soffocarmi.
Ma lo sento.
Nel modo in cui mi tiene sempre vicino quando siamo con gli altri.
Nel modo in cui le sue mani trovano sempre un contatto con me.
Nel modo in cui, ogni volta che siamo con i suoi amici, finisco sempre seduta su di lui.
E il problema?
È che non mi dà fastidio.
Anzi.
Mi piace.
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Siamo a casa, seduti sul divano.
Carl è sotto di me, rilassato, il cappello abbassato sugli occhi, una mano sulla mia coscia.
Gli altri sono sparsi per la stanza, chi appoggiato ai mobili, chi sul pavimento.
Ridono, parlano, scherzano.
E poi, all’improvviso, arriva la domanda.
«Quindi?» chiede Liam, con un sorrisetto. «Voi due state insieme?»
Carl non esita.
Non ci pensa neanche un secondo.
«Sì.»
Io, invece, mi blocco.
Mi volto a guardarlo, alzando un sopracciglio.
«No.»
Gli altri ridono.
Io no.
Mi sposto leggermente sulle sue gambe, ma Carl stringe la presa sulla mia coscia.
Non per fermarmi.
Solo per ricordarmi che non ha finito di parlare.
Poi, con il solito sorriso da stronzo, si appoggia meglio al divano e dice:
«Ci sto lavorando.»
Le mie guance si scaldano appena.
Non perché sono imbarazzata.
Ma perché il modo in cui lo dice mi colpisce più di quanto vorrei.
E il problema?
Il problema è che non so nemmeno se voglio dargli torto.
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