Chapter Thirty-One

-Lei deve essere Christian Shelton, il nuovo alunno. Perché non ci racconta qualcosa su di lei?- disse il professore guardando il ragazzo da dietro i suoi spessi occhiali. Il moro si trovò leggermente in difficoltà, sembrava essere molto timido ed infatti fu incerto su cosa dire. Si voltò verso di noi e il suo sguardo cadde su di me, che gli sorrisi timidamente, cercando di dargli un leggero conforto.

-Ehm... Sono Christian, Chris per gli amici, vengo dal Dallas... Mi sono trasferito per il lavoro di mia madre...- non seppe più cosa dire infatti il professore lo mandò al posto, che era di due file avanti a me, si girò per prendere un quaderno e rincontrò il mio sguardo, questa volta fu lui a sorridermi per poi voltarsi.
<Christian... Un bel nome per un bel ragazzo...> pensai trascrivendo ciò che era scritto sulla lavagna interattiva. Ovviamente nei miei pensieri continuava ad esserci Blake, ma non mi era dispiaciuto dimenticarlo per cinque minuti.

Mentre Mr. Carriet spiegava formule su formule e blaterava varie cose, di cui non mi impegnai neanche lontanamente a capire, i miei occhi erano fissi sull'orologio che puntava dieci minuti prima della fine dell'ora, per qualsiasi persona sarebbero potuti essere pochi, ma per me erano un'eternità. Ticchettavo la mia biro blu sul banco in attesa dell'assordante rumore della campanella, nel frattempo mi guardavo attorno, il mio occhio si andò a posare proprio sul nuovo arrivato, non potevo scorgere il suo viso per bene, notavo solamente il suo profilo, il suo naso leggermente all'insù gli donava, il labbro inferiore era intrappolato dai suoi denti, visto che lo stava mordendo insistentemente, non potevo notare molto l'azzurro dei suoi occhi, ma di sicuro era bello come pochi minuti prima ed inoltre aveva i capelli corvini tirati indietro dal gel, ma alcuni ciuffi gli ricadevano sulla fronte, non sapevo se intenzionalmente o meno, ma gli davano un'aria da cattivo ragazzo, tipo quelli che vedi nei film.

Dopo pochi attimi la campanella mi fece sussultare sul posto e per poco non mi presi un infarto, mentre mi dirigevo verso la porta Mr. Carriet urlava cosa dovessimo fare per i compiti e riuscii ad appuntarmeli su un pezzo di foglio, sperando che non l'avrei perso.
Il corridoio era già stracolmo di studenti ed io cercavo con lo sguardo Emma, perché, nonostante stessi evitando tutti, avevo bisogno di lei.
Nel momento in cui mi alzai sulle punte per scorgerla, una mano si posò sulla mia spalla destra, facendomi abbassare e voltare verso il diretto interessato.

Era Christian, che mi aveva messo una mano sulla spalla, lo guardai con sguardo confuso.
-Senti... So che non ci conosciamo, ma al momento sei il viso più familiare che io abbia qui dentro oltre ai miei amici, e non so dove loro siano, quindi non è che potresti accompagnarmi alla lezione di geografia?- mi chiese grattandosi il retro del collo. Precisiamo, non che io non volessi accompagnare Christian alla sua aula di geografia, perché credo che non mi si ripresenterà mai più l'occasione di stare con un ragazzo così bello, ma avrei voluto parlare con Emma.
Annuii e iniziai a farmi spazio fra la folla, molti chiacchieravano, altri ripassavano ed altri ancora dormivano in piedi, nonostante fosse quasi la seconda ora.
Ad un certo punto mi girai per cercare Christian, ma non lo trovai. Mi alzai sulle punte, visto il mio essere bassa, e dopo poco lo vidi a qualche metro da me, bloccato da tre ragazze che ci stavano spudoratamente provando con lui. Così mi avvicinai e quando mi vidi gli si illuminarono gli occhi, come se fossi la sua salvatrice.

-Mi spiace, ma devo andare, ragazze.- disse dileguandosi dalle loro grinfie. Ridacchiai osservando la scena, nonostante fosse veramente carino, non se la tirava come avrebbe potuto fare.

-Perché ridi?- mi domandò raggiungendomi. Scossi il capo indicando le tre, sempre con la testa, e lui fece una faccia un po' spaventata, causando in me un'altra piccola risata. Lui mi sorrise e poi mi porse la sua mano, che guardai confusa.

-Almeno non ci perdiamo...- disse e la incastrai con la mia. Poi lo trascinai per i corridoi della nostra scuola, spintonando varie persone che non volevano levarsi di mezzo.
La mano di Christian era molto caldo e salda, era più grande della mia, ma era molto confortevole.

Qualche minuto più tardi ci trovammo davanti l'aula aperta, segno che ancora non era arrivata l'insegnante. Per questo entrammo, rimanendo comunque sull'uscio.

-Grazie, non so come avrei fatto senza di te...- disse sorridendo imbarazzato, aveva proprio un bel sorriso, niente a confronto a quello di Blake, ma molto bello anche il suo, talmente tanto che venne da sorridere anche a me.

-Ehm... So che è un po' tardi per chiederlo, ma non so ancora il tuo nome.- disse passandosi una mano tra i capelli scompigliandoli leggermente e puntando i suoi occhi azzurri mare nei miei, stordendomi totalmente.

-Rebecca, sono Rebecca Collins.- dissi non distogliendo il mio sguardo dal suo, il che mi sorprendeva molto, non ero il tipo che sosteneva gli sguardi, ma con Christian era diverso, lui era diverso. Ci fissammo qualche attimo, poi entrò il professore e dovetti andarmene.
Ma proprio quando stavo per svoltare l'angolo ed andarmene mi voltai ed incrociai i suoi occhi, che mi guardavano e accennò un leggero sorriso simile ad un ghigno. Poi corsi nell'aula di inglese.

...

Era suonata la campanella da pochi istanti ed io stavo ancora cercando quella pazza di Emma tra la folla. Dopo pochi istanti la vidi parlare con un ragazzo, che non riconobbi, ma mi avvicinai rapidamente. Le toccai la spalla, facendola voltare e mi sorrise.

-Hey! È tutto il giorno che non ti vedo!— esclamò abbracciandomi e notai il ragazzo che mi aveva chiesto informazioni stamani— Lui è Jase, Jase, lei è Rebecca.- ci presentò anche se ci conoscevamo già, infatti il moro mi sorrise dolcemente. Che cosa ci facevano insieme? Possibile che lei fosse riuscita già a farci amicizia, sono sempre più sorpresa da questa ragazza.

-Jase, ci vediamo domani!- lo salutò, mentre ci dirigevamo verso una delle panchine presenti davanti scuola, visto che le avevo detto che necessitavo di parlarle. Ci sedemmo ed io presi un grande respiro, non sapendo da dover iniziare.

-Di cosa volevi parlarmi?- mi domandò sorridendomi raggiante. Emma era una di quelle persone il cui sorriso si levava difficilmente dal loro volto, la invidiavo molto, poiché io ero un po' il suo opposto, passavo dall'essere felice all'essere triste in un secondo, eppure eravamo amiche.

-Di un paio di cose che sono accadute. Ti dispiace se camminiamo un po'?Sai... È difficile da dire.- dissi mordendomi il labbro inferiore, Emma annuì e ci alzammo, mentre io inviavo un messaggio all'autista, comunicandogli che avrei tardato leggermente. Camminammo verso una meta indefinita e mi sentivo veramente nervosa, in quindici anni di vita non mi ero mai sfogata con nessuno ed adesso mi rimaneva difficile farlo.

-Reb... Se non te la senti, non fa nulla.- disse adagiandomi una mano sulla schiena e facendola scorrere sù e giù, come a tranquillizzarmi ed infatti funzionò, mi calmò leggermente. Chiusi gli occhi e presi un altro grande respiro, pronta ad espellere qualsiasi cosa dovessi dire.

-L'altra sera, alla festa di Cam, io me ne sono andata, come avrei notato, per vari motivi, tra cui mia madre e Blake. Jacob mi ha ospitato e ha cercato di consolarmi, ma non è andato come speravo... Io non lo sapevo e non l'avevo mai sospettato, cioè Jacob lo reputo un migliore amico eppure non ero a conoscenza che...- mi bloccai non sapendo come continuare. Sapevo fosse difficile, ma non immaginavo così tanto. Emma mi guardò comprensiva, mentre io cercavo le parole giuste da dire, ma era come se fosse impossibile dire ciò che sapevo.

-Non sapevi che gli piacessi?- concluse per me Emma ed io annuii, ringraziandola mentalmente per aver finito la frase al posto mio. Poi andai avanti con il 'racconto'.

-Lui ovviamente sapeva che a me interessa Blake e non l'ha presa nei miglior modi, ho cercato di farlo ragionare, ma forse è la cosa giusta quella che ha fatto, allontanarsi da me, quindi l'amicizia tra me e lui è finita...- dissi sentendo le lacrime salire agli occhi, ma cercai di trattenerle. Tempo due secondi che Emma mi abbracciò, stringendomi a sé ed io scoppiai a piangere non riuscendo a trattenermi.

-Va tutto bene, Reb... È tutto okay...- mi sussurrava, accarezzandomi i capelli. Eppure sapevamo entrambe che non era tutto okay, che non andava tutto bene, sapevamo che avevo perso Jacob.

-Ti devo dire altro...- dissi calmandomi e calmando il mio respiro affannato a causa del pianto. Lei annuì incrociando le gambe e puntando i suoi occhi, accentuati dal solito mascara nero, nei miei.

-Con mia madre non ho mai avuto un rapporto bellissimo, anzi, diciamo che non ho mai avuto un rapporto. Mi ha sempre trattato di merda e non si è mai comportata da madre, ho iniziato a pensare anche che io non fossi nei loro programmi, che non mi hanno fatto perché mi volevano, ma solamente per sbaglio. Diciamo che per tutti questi anni ho vissuto da sola, poi... Da circa due anni a questa parte, o forse di più, ha iniziato a farmi fare quelle sue diete del cavolo, per 'mantenermi in forma' come dice lei, eppure guardami, guarda quanto io faccia schifo. Guarda cosa ha creato: un mostro! Odio così tanto me stessa per quello che le ho lasciato fare!- dissi in preda all'isteria. Vomitavo fiumi di parole, odio puro, che provavo nei confronti di quella che avrei dovuto definire madre, ma che non si era mai comportata come tale. Emma assisteva alla scena senza fiatare, solamente osservandomi e ascoltandomi.

-Reb, non sei un mostro! Non lo sei affatto, sei bellissima così come sei e so che tua madre si è comportata da stronza, ma è pur sempre tua madre.- disse cercando di difenderla, non gliene facevo una colpa per starla difendendo, perché ovviamente non la conosceva come la conoscevo io.

-No, Emma. Tu non capisci, lei è una di quelle persone che è per il 70% composto da odio e il restante 30% da invidia, disprezzo, cattiveria. E non dirmi che sono bellissima perché è ovvio che io non lo sono, guardami! Guarda le mie fottute gambe, sono degli stecchini, sono così disgustosi, e guarda le mie braccia, prive di alcun muscolo, o il mio busto, piatto, senza seno. Se non fosse per il mio viso non mi potrei neanche identificare come ragazza! Ogni mattina mi sveglio e mi guardo allo specchio, e non c'è giorno in cui io, guardandomi, riesca ad accettarmi, io non riesco a vivere in questo corpo che non esprime chi realmente io sia, non ci riesco. Vivo sotto la pelle di una massa che è stata ideata da mia madre, come se fossi una bambola, come se potessi essere modificata senza subire danni emotivi. La odio così tanto, ma odio più me stessa per averle lasciato fare ciò, per averle dato il consenso di trasformarmi in ciò che in realtà non sono, non so se tu potrai mai capre quello che sto provando adesso, e spero che tu non lo possa mai provare nella vita perché è veramente una sensazione e una situazione di merda.- dissi iniziando a gesticolare in modo frenetico e senza senso. Emma mi fissò per qualche minuto che mi apparvero secoli, come se il tempo scorresse, ma tutto intorno a noi si fosse fermato, come ghiacciato. Poi si alzò di scatto e mi abbracciò, soffocandomi. Sorrisi sulla spalla. Ma prima che potessi dire qualsiasi cosa mi prese per mano e mi trascinò dentro scuola, che distava poco da dove ci eravamo fermate. Salimmo tutte le scale fino ad arrivare al tetto, mentre le domandavo ripetutamente dove mi stesse portando. Per un attimo pensai che mi volesse buttare di sotto, ma accantonai il pensiero quando iniziò a parlare.

-Rebecca Collins, ti ho conosciuta un giorno a mensa perché ti ho visto da sola al tavolo della mensa e da quel giorno non ho potuto fare altro che essere stata più felice di quella scelta. Reb, sei una persona simpatica, dolce, divertente e a volte anche idiota. Sei riuscita a farmi sorridere quando piangevo, nonostante tu avessi problemi come me. Sei così forte, eppure non te ne rendi conto, sei sempre a sminuirti, sempre a giudicarti per qualsiasi cosa, per qualsiasi azione, per qualsiasi sbaglio, ma non ti rendi conto di quanto splendida tu riesca ad essere e non importa se pesi quaranta o settanta chili, non importa se tua madre è una stronza, non importa se la tua crush è fidanzata e non importa se hai perso il tuo migliore amico, riesci ad essere sempre forte, vai sempre avanti, benché non tutto vada bene, benché tu abbia il cuore spezzato. Rebecca, io ti voglio bene e non vorrei che tu fossi in un altro modo, l'unica cosa che io voglio e che tu riesca ad amarti, perché fidati, che quando ci riuscirai, non ti interesserà essere amata da Blake o da chicchessia, amarsi significa più di questo. Amarsi vuol dire che quando ti innamori di qualcun altro non lo fai perché ti manca qualcosa, perché senti di essere vuota, perché hai bisogno di questa persona per vivere, ma perché ne hai bisogno per essere felice, perché hai così tanto amore da donarlo ad altri.
Reb, sei una persona meravigliosa, come la vista che abbia sulla nostra città da qui, splendida e spettacolare.- disse aprendo le braccia e prendendo un gran respiro. Qualche lacrima era scesa lungo le mie guance, ma non per la tristezza, bensì per gioia di avere un'amica così, che riesce a trovare il meglio in me quando anch'io non mi amo. La abbracciai e la tenni stretta a me, dimenticandomi un po' del mondo e dei miei problemi. Solo io e lei.

-Credo che dobbiamo andare, ora.- dissi dopo qualche minuto che ci eravamo sedute sulla terrazza. Emma annuì ed insieme tornammo giù, per i corridoi della scuola, in cui oggi avevo passato troppo tempo. Erano vuoti, anzi, sembravano vuoti.

-Sbrigati che se ci beccano ci uccidono!- dissi ridendo vedendo che Emma aveva cominciato a fare la demente, saltellando di qua e di là. Svoltammo l'angolo e in lontananza vedemmo due ragazzi baciarsi, non li seppi distinguere. Ma quando ci avvicinammo, per uscire dalla scuola, li riconobbi: Jacob e...

Spazio Me!
Heey! Da quanto tempooo? Non troppo dai.
Ditemi se vi è piaciuto il capitolo, più di 2000 parole, wow, un record.
Lasciate una stellina e un commento, please.
Byee

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