Chapter Thirteen
-Quindi... Cosa avevi intenzione di regalarle?- dissi con un groppo in gola. Avrei voluto prendermi a schiaffi, avrei voluto rispondergli a tono, avrei voluto andarmene via, avrei voluto che tutto fosse diverso, avrei voluto che io fossi diversa, ma purtroppo non si può avere tutto nella vita.
-Io...Ehm...Provati questo, penso che ti starebbe bene.- disse porgendomi un vestito blu scuro, dovevo ammettere che era carino. Lo afferrai, forse in modo piuttosto prepotente, e mi diressi verso il camerino. Mentre mi sfilavo e infilavo i vestiti riflettevo su ciò che era appena successo. Avrei dovuto schiaffeggiarlo.
Uscì dal camerino e notai Blake osservarmi, anzi, squadrarmi. Mi sentì a disagio, mi voltai verso lo specchio per vedere se rispettava i suoi canoni di 'Vestito Perfetto', cioè 'Non troppo corto, non troppo lungo, non troppo stretto, non troppo largo, non troppo appariscente, non troppo semplice'.
Il vestito mi scendeva lungo il corpo senza forme, facendomi apparire, come gli altri sette già provati, una tavola da surf.
-È perfetto!- esclamò sorridendo. Forzai un sorriso, anche se avrei preferito bruciare quel pezzo di stoffa del cavolo. Rientrai nel camerino e chiusi la tenda. Mi rinfilai i vestiti ed uscì con l'abito in mano.
Lo prese tra le mani per poi osservarlo, cosa c'era che non andava adesso?
-Forse c'è bisogno di una taglia in più.- disse alternando lo sguardo da me al vestito. Annuì sentendo un'alta coltellata in pancia. Andai nello stand dove era posizionato il vestito che avevo provato e presi una taglia in più.
Fanculo mia madre, e le sue diete del cazzo.
Tornai con il vestito in mano e lui andò a pagare. Il silenzio governava tra noi due, a causa dell'imbarazzo, da parte sua, e la mia voglia di non aprire bocca.
-È per lei?- disse il cassiere sorridendo a tutti i due. Finsi un sorriso mentre Blake scuoteva il capo. Anche i commessi ci si mettevano a farmi ricordare che lui era fidanzato.
-Reb...Mi spiace, io non vol...- cominciò non appena uscimmo dal negozio. Mi girai verso di lui, che se fosse possibile mi sarebbe uscito il fumo dalle orecchie o dal naso, o magari da entrambi. Lo interruppi prima che potesse dire qualche altra cavolata.
-No Blake, non dire che ti dispiace e che non volevi perché a te non frega nulla. Perché pensi solo a te e alla tua cavolo di fidanzatina. Mi chiedo ancora come Madison possa stare con te. Vai al diavolo, Blake Gray.- urlai nel bel mezzo del centro commerciale, mentre la sua bocca era leggermente schiusa. Fosse stato in un altro momento e in un altro mondo l'avrei baciato, ma non potevo. Girai i tacchi e me ne andai.
Buona pure pure, ma cogliona no.
Mentre afferravo il telefono dalla borsa che mi ero portata mi ripetevo mentalmente che non dovevo piangere, non per lui. Nonostante cercassi di calmarmi non potei evitare di crollare in un pianto isterico, mi appoggiai ad un muro della grande costruzione. Vari singhiozzi mi scuotevano il petto.
-Stupida, stupida, stupida. Ecco cosa sono: una stupida. Lui è fidanzato cosa ti aspettavi, eh? Che ti portasse al ballo scolastico facendoti passare su un tappeto rosso?- parlavo tra me e me. Per mia fortuna ero nascosta e nessuno mi vedeva o sentiva. Ripresi il cellulare e cliccai sul primo numero della rubrica. Non sapevo chi fosse, sperai solo che fosse Emma.
Uno, due, tre, quattro squilli e poi rispose.
«Rebecca, tutto okay?»
«È tutto ok- venni tradita da un improvviso singhiozzo- ay.»
«Oh Dio Reb! Cos'e' successo?!»
«Vienimi a prendere, per favore.»
«Cosa? Dove? Come? Perché?»
«Ti prego.» la mia voce si incrinò sulla 'e' mentre le lacrime calde ancora scorrevano sul mio viso.
«Okay, ma dove sei?»
«Davanti al Throse*»
«Arrivo.»
Poi attaccò. Portai le ginocchia al petto mentre mi passavo le mani tra i capelli quasi a volerli staccare. Proprio in quel momento sentì la voce di Blake urlare 'Dove sei Rebecca?', così mi portai una mano alla bocca per interrompere i singhiozzi, il battito cardiaco era aumentato e per un attimo pensai potesse scoprire il mio nascondiglio. I suoi passi sparirono, e potei finalmente respirare.
Mi alzai da terra, sapendo di aver sporcato la gonna, ma in quel momento mi interessava ben poco. Camminai fino al centro del parcheggio del centro commerciale, quando vidi in distanza una figura che correva da questa parte.
Cercavo di mettere a fuoco, ma le lacrime continuavano a scorrere ed era impossibile vedere.
-Rebecca!- potei riconoscere la voce di...
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HEEY!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se è così lasciate una stellina e un commentino.💘
*Throse, un nome totalmente inventato non so se esiste un centro commerciale che si chiami così.🙈
Byee
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