Chapter Fifty-Seven

-Non lo so, okay? Lascia stare.- dissi abbassando lo sguardo sul marciapiede. Per un attimo una folle ipotesi mi era passata per l'anticamera del cervello, ma l'avevo subito accantonata. Forse mi interessava Jacob, non solamente come semplice amico. Probabilmente ero solamente scossa da tutti quegli avvenimenti degli ultimi giorni. Il castano non disse niente, non provò neanche a controbattere e gli fui immensamente grata.

-Sai che domani c'è il ballo d'autunno, vero?- disse ricominciando a camminare, spezzando quell'immenso imbarazzo, che si era creato tra noi. Me ne ero completamente dimenticata, in un'altra occasione probabilmente avrei rinunciato ad andarci, ma non potevo dargli buca e forse quella serata sarebbe stata utile per rilassarmi e dimenticarmi dei problemi.

-Sì, più tardi sento Emma. Che ne dici di andare al parco?- dissi ricordandomi di dover sentire la bionda, per parlare di tutto e comprare un vestito. Jacob si meritava, almeno per una sera, che io fossi quasi perfetta, si meritava una serata perfetta ed io gliela dovevo, dopo tutto quello che aveva fatto e stava facendo per me, quello era il minimo. Alla mia richiesta sembrò scattare sui piedi ed annuì rapidamente, neanche gli avessi chiesto di comprare una tonnellata di gelato al cioccolato.

-Chi arriva per ultimo è... Un tonno!- esclamò iniziando a correre, senza alcun dubbio arrivò prima lui. Non biasimatemi, lui ha le gambe molto, ma molto, più lunghe delle mie e poi i sono la persona meno atletica al mondo. Appena arrivata mi gettai su una panchina, sperando che il padre eterno mi portasse via con lui, già stanca di vivere. Jacob scoppiò a ridere davanti alla mia pigrizia.

-Hai quindici anni e ancora vai sullo scivolo?!- esclamai sedendomi su una giostra a forma di moto rossa, per bambini. Infatti sul manubrio c'era scritto 'Dai due ai dieci anni', solo cinque anni in più, cosa cambierà mai? Il ragazzo mi guardò confuso dalla cima dello scivolo, per poi alzare le sopracciglia ed indicarmi. Feci spallucce, sapendo di non essere meglio di lui.

-Sei proprio un caso umano!- rise lui, mentre io mi gettavo da un gioco all'altro, che a confronto i bambini di sette anni erano più maturi di me. Ridacchiai anch'io, saltando sull'altalena, come un'idiota, che alla fine ero. Al mio fianco anche lui si dondolava, in modo più maturo e civile, per quanto potesse essere maturo avere quindici anni e stare ancora su un'altalena. Ci stavamo proprio divertendo, come ai vecchi tempi, senza preoccupazioni, senza genitori, senza lacrime. Solo risate, sorrisi, battute, cadute, giochi e noi. Mi mancava passare del tempo con lui in quel modo, mi mancava passare del tempo con lui.
Le ore passavano e verso le sei del pomeriggio ci ritrovammo sul castello, sempre per bambini, a mangiare schifezze, comprate antecedentemente al McDonald's.

-Secondo te, un giorno, quando saremo vecchi, ci ricorderemo di questo?- mi chiese lui, rubandomi una patatina fritta. Lo trucidai con lo sguardo, mentre sorseggiavo il mio milkshake al cocco, che tanto amavo. Si poteva ben vedere, da dove eravamo posizionati, il sole tramontare, la luce rossastra illuminare il parco, dove non c'erano bambini, il vento infrangersi contro la struttura, gli alberi smuoversi e le nostre risate riempire l'aria.

-Tu no, sicuramente avrai l'alzheimer, senza alcun dubbio, ma non ti preoccupare, ci sarò io a raccontarti tutte le nostre avventure, fino allo sfinimento. Sarebbe bello se un giorno i nostri coniugi non pensassero male riguardo al nostro rapporto.- sussurrai guardando quello spettacolo della natura, non sentendo alcuna risposta da parte di Jacob, al mio fianco, mi voltai per beccarlo intento a fissarmi. I suoi occhi erano leggermente più chiari sotto il sole, sebbene stesse scomparendo e la luce rossastra proiettava dei graziosi giochi di luce sulla sua pelle chiara. Un piccolo sorriso era nato sulle labbra sporche di ketchup e sale, mentre sotto gli occhi si notavano delle leggere occhiaie, che probabilmente avrebbe avuto per sempre. Incastrai i nostri occhi, come due pezzi di un puzzle che combaciavano, dimenticandomi per un attimo di tutto quello che era intorno a me.

-Sempre se ci sposeremo... E poi chi ha detto che avrò io l'alzheimer? Ti ricordo che sei stata tu a dimenticarti il nome di Brandon cinque volte.- mi ricordò, ridacchiando. In effetti non aveva tutti i torti, quando inizialmente Madison mi presentò il suo gruppo feci fatica a ricordare tutti i nomi, ma soprattutto quello del fratello di Hunter, dal momento che non ci avevo parlato molto, infatti più volte lo avevo chiamato Bryce oppure Brian o Brent. Sei un caso perso.

-Ehy! Anche tu non scherzi, eh!- esclamai io tirandogli un pezzo di bacon. Alzò entrambe le sopracciglia, capendo che gli avevo appena dichiarato guerra e mi gettò addosso un pezzo di pane, continuammo così per almeno dieci minuti. Non pensavo di aver riso così tanto in vita mia, mi faceva malissimo lo stomaco e sentivo che da un momento all'altro avrei rigettato tutto, se non avessimo finito di ridere.

-Tregua, tregua, tregua...- ero riuscita a dire tra le risate, alzando le mani in segno di difesa. Lui continuò a ridacchiare insieme a me, ma non volò altro cibo. Adagiai la testa contro il muro dietro di me, rilassandomi e godendomi gli ultimi raggi caldi di sole, sempre col sorriso stampato sulle labbra. Era questo uno dei motivi per cui amavo Jacob, perché riusciva sempre a strapparmi un sorriso di bocca. Pian piano il battito cardiaco tornò come prima, riuscendo a calmarmi.
Ancora una volta guardai il castano al mio fianco, ancora sorridente, con i capelli tirati su comunque incasinati, con gli occhi semichiusi, le sue orecchie da elfo, che tanto mi facevano ridere, le sue braccia non muscolose e le sue labbra a cuoricino aperte, che mostravano i suoi denti perfettamente bianchi. Sentii qualcosa nella mia mente scattare e senza pensarci due volte io lo...

Emma's pov
(Provate a leggere con Teenager in love di Madison Beer.)
Ero in ansia per Rebecca, non la sentivo da un bel po' di tempo e, nonostante i milioni di messaggi, non si era ancora fatta viva, inoltre oggi aveva saltato le lezioni. Forse era semplicemente a casa, ancora sconvolta per gli avvenimenti del giorno precedente, o forse Christian si era avvicinato ancora a lei, forse era in pericolo, mentre io ero attaccata al muro delle docce nello spogliatoio femminile in disuso, con Hunter che continuava a baciarmi il collo, lanciandomi brividi lungo la spina dorsale, ma la mia testa era altrove.
Lo spinsi lontano da me, sentendo di non riuscire a stare al suo passo, mi guardò confuso, alla fine ero stata io a chiedergli di vederci nello spogliatoio, ma non riuscivo a baciarlo sapendo che Rebecca potrebbe essere in pericolo.

-Cosa c'è?- sembrava essere scocciato, ma anche preoccupato. Io sospirai non sapendo se dirgli cosa mi stava passando per la testa, ma alla fine avrebbe capito, anche lui aveva assistito a quella scena, a Christian e Reb... Solo a pensarci mi venivano i brividi, Hunter non l'avrebbe mai fatto con me. Vero? La mia mente stava scoppiando.

-E se Rebecca fosse in pericolo? Mentre noi ci baciamo, ignorando tutto. Non è venuta a scuola oggi, forse le è accaduto qualcos'altro, forse Christian si è avvicinato di nuovo a lei. Sono sicura che non stia più da Blake, perché oggi è a scuola lui, e se tornando a casa lui l'avesse rapita? Non potrei mai perdon- avevo cominciato a parlare a raffica, come era mio solito fare quando ero nervosa, gesticolando e sentendo il mio volto andare a fuoco. Venni interrotta dalle sue labbra, che si scontrarono con prepotenza con le mie. Spalancai gli occhi, volendolo allontanare da me, ma quando posizionò le sue mani sulle mi guance, mettendoci tutta la passione che possedeva nel corpo per baciarmi, sentii di sciogliermi tra le sue braccia, come burro. Sorrise nel bacio, facendomi sentire in paradiso, aprii lentamente gli occhi, godendomi quello spettacolo.

-Stai tranquilla, quando finisce scuola andiamo a vedere a casa sua. Te lo prometto.- sussurrò, soffiando sulle mie labbra gonfie e prive del mio rossetto rosa. Il mio cuore saltò un battito a quel 'andiamo'. Voleva dire che saremmo andati insieme, io e lui. I miei pensieri vennero scacciati dalla campanella di fine ricreazione che suonava insistentemente. Hunter sbuffò pressando tra loro le labbra e adagiando la sua fronte sulla mia.

-Esci prima tu.- sussurrò semplicemente, afferrando il suo telefono dalla tasca posteriore dei suoi jeans strappati. Lo guardai aspettandomi qualcosa, non seppi neanche io cosa esattamente, alla fine ero la sua 'amante', non doveva dirmi un bel niente. Leggermente delusa mi allontanai dopo aver raccolto i miei libri e la mia cartella, dirigendomi verso la porta, sperando, ad ogni passo, che mi fermasse, ma non accadde. Mi voltai sulla soglia, osservandolo, mentre sorrideva al suo telefono. Sospirai amareggiata per poi uscire definitivamente.
Mi incamminai verso l'aula di scienze, la mia prossima lezione. I cattivi presentimenti riguardo a Rebecca persistevano, ma avrei dovuto aspettare la fine dell'orario scolastico per andare a vedere se stava veramente bene...

Spazio me!
Hey! Come state? Io non tanto bene, vi è mai capitato di sentirvi sole? Di non avere nessuno al proprio fianco che vi possa capire completamente, che possa capire come vi sentite? Di sentire di non appartenere al posto dove ci si trova? Di voler semplicemente scappare, andare in un altro posto, conoscere altre persone? Scusate lo sfogo, ma ne avevo bisogno.
Btw ditemi se vi è piaciuto il capitolo, lasciando un commento ed una stellina.
Byee

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top