La convivenza tra bambini e adulti non è facile.
Riflettiamoci sul fatto che è naturale che le seguenti categorie di persone siano spesso in contrasto tra loro: padri e madri, bambini e genitori, genitori e nonni, parlamentari e cittadini.
Questi contrasti hanno quasi il bisogno fisiologico di venir fuori per poi essere superati con positività.
- Vuoi più bene alla mamma o al papà?
Dai, non ditemi che ci sono bambini al mondo che non hanno ricevuto la fatidica domanda del cavolo!
- Vuoi venire fuori col cesareo o col parto naturale?
Questa e' una domanda che, per ovvi motivi, facciamo un po' meno ai bambini, ma sono certo che se potessimo proveremmo anche a farla. Perché, pensateci, noi adulti sottoponiamo i bambini fin da piccoli ad una quantità immensa di quesiti. Spesso inutili.
Persino quando ancora loro non parlano e non posso risponderti, ne' tanto meno mandarti a quel paese.
- Come fa il gatto? Come abbaia il cane? Come fa lo scoiattolo?
A un bambino che non ha ancora compiuto un anno?
Perché allora non chiedergli quale sia il verso del caimano o del triceratopo?
Se quel povero bambino potesse capire a quale interrogatorio è sottoposto dai genitori chiederebbe di essere iscritto ad un istituto per orfani volontari.
Al di la' delle domande in stile Quark, ci sono poi gli agguati poco pedagogici del parente cretino di turno.
In genere l'idiota sceglie come vittima delle sue domande da troglodita il bambino di 3/4 anni che ha avuto da poco un fratellino o una sorellina.
Lo guarda da lontano in modo affabile, si avvicina con occhi languidi, prepara una caramella sulla mano e quando il piccolo sembra già fidarsi dell'adulto gli piazza una domanda del tipo: - è il tuo nuovo fratellino? Me lo prendo io?
Imbecille che non sei altro: e' mai possibile che ti dica si'?
E, in ogni caso, dove l'hai letto questo approccio pedagogico?
Sul Manuale del Giovane Sequestratore?
Un bambino a cui viene fatta una domanda di tal genere non si potrà mai fidare di un adulto, meno che mai se avrà un accento vagamente sardo!