4. Educarli
L'educazione che propiniamo ai bambini, se interpretiamo i nostri messaggi attraverso la loro capacità ricettiva, è quanto di più sclerotico si possa immaginare.
Ci sono una marea di insegnamenti contraddittori che trasferiamo loro che sono tutto e il contrario di tutto allo stesso tempo.
Comincerei dall'apparentemente innocente ruttino.
Da neonato lo stimoliamo a farlo dopo la poppata: uno, due, tre, anche di dimensioni sonore spropositate per un esseri no di pochi centimetri.
Crescendo, lo incoraggiamo pure: - dai fai il ruttino, butta fuori l'aria che hai nel pancino perché ti fa bene!
Glielo ripetiamo tante volte, senza accorgerci che è cresciuto troppo, fino al giorno del pranzo di natale in cui, complice due litri di Coca Cola, ti piazza uno spostamento d'aria travestito da eruttò in perfetto Muratore Style aspettando l'approvazione di tutti i familiari presenti: li' arriva il momento che bisogna spiegargli che non sempre il ruttino va fatto...
Perché noi diciamo una cosa ai bambini per anni e anni e quando ormai per loro è una regola cristallizzata nella mente, improvvisamente la capovolgiamo: prendiamo, ad esempio, il "ciuccio".
Se c'è un neonato che non lo vuole c'è gente che glielo ficca nello zucchero per farglielo prendere e quando, dopo anni e anni di slinguate col caucciù, giustamente il bambino non vuole più lasciarlo avviene l'incredibile: gli stessi schizofrenico genitori che avevano inventato l'immersione nello zucchero, gli riempiono il "ciuccio" nel pepe per farglielo rifiutare!
Ci contraddiciamo sempre. Ammettiamolo.
Non è vero?
Ma se passiamo giorni e giorni per insegnare ai nostri bimbi a camminare bene e a parlare chiaramente e, appena sono capaci di fare entrambe le cose, alla nostra prima esasperazione gli intimiamo l'esatto contrario: -zitto e non ti muovere!
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