2. Le canzoncine e "le conte"

-Ninna nanna, ninna oh: il bambino a chi lo do?
Basterebbe questa, tra le nenie più antiche utilizzate per addormentare il vostro bambino da tutti gli incoscienti genitori del mondo, per garantire un futuro denso di crisi da panico per vostro figlio.
Ninna nanna melodiosa che, se fosse una canzone di musica leggera, avrebbe la firma di Ennio Morricone per la musica e, per il testo, di Frankstein. Testo che esprime il desiderio, neanche tanto inconscio, del genitore di affidare il proprio figlio all'orfanotrofio più vicino casa.
Le donne, in particolare, cantano di tutto ai propri bimbi pur di farli addormentare o giocare.
Io non so cosa cantava la mamma di Gigi D'Alessio  o quella di Cristiano Malgioglio al proprio figlio, ma so di certo che l'origine di parte dei guai dell'industria musicale italiana e' nata li' tra le loro braccia.
Non ci credete?
Pensate, ad esempio, alla stupidità di alcune canzoncine tipiche: - batti manine che viene papà, porta cose e se ne va; porta mandorle e nocciole e nocciole per donarle alle figliole.
Ora, che la figura del padre sia stata sempre bistrattata e' storicamente accertato; ma che lo si voglia oltre che perennemente assente anche altero sclerotico e' un po' troppo!
Voi immaginate la sceneggiatura di questa canzoncina: la sequenza iniziale vede una tranquilla prole in fremente attesa del papà che ha promesso di tornare con adeguati regali per tutti. Finalmente, fra tripudi di figli, egli arriva ma subito inspiegabilmente se ne va lasciando tutti allibiti.
Il maschio senza regalo alcuno, le figlie femmine solo con un po' di mandorle e quattro nocciole!
Tirchio, nei confronti dell'erede maschio, e discriminatore, per le figliole, per l'evidente traduzione del dono in messaggio tra le righe: a voi tocca stare in cucina e, per giunta, con enormi difficoltà a trovare un piatto da cucinare con l'apporto solo di un po' di frutta secca...
Ma passiamo al celebre girotondo sulle note del quale sono cresciuti tanti bambini italiani.
Un canto apparentemente gaio che, però, nasconde una tremenda profezia di una premonizione catastrofica per l'umanità: -giro, girotondo, quanto è bello il mondo, casca la terra, tutti giù per terra...
Casca la terra?
Siamo impazziti?
E su questa affermazione drammatica, i bambini li facciamo pure divertire?
Si sganasciano dalle risate alla faccia della coscienza ambientale?
Ma si'... e allora perché non modificare il testo in modo ancora più apolitico?
-Giro, girotondo, quanto il mondo e' buono, buco l'ozono, brucio la terra, con l'effetto serra...
E giù risate con i bambini per un gioioso futuro comune!
Una variabile impazzita delle canzoncine sono le cosiddette "conte": metodi per stabilire a chi toccano i compiti sgraditi quando si sta tutti insieme per decidere qualcosa da fare. Praticamente il G7...
Una di quelle più note e' completamente schizofrenica: -passa Paperino con la pipa in bocca, guai a chi la tocca, l'hai toccata tu, esci solamente tu!
Che logica testuale c'è?
Ma per quale recondito motivo ad un bimbo dovrebbe venire in mente morbosamente di toccare la pipa di Paperino se ciò, come detto chiaramente nel verso, non procura altro che grattacapi?
A meno che gli adulti autori del testo non siano stati così subdoli da voler alludere metaforicamente ad altro mettendo in forte discussione la virilità del povero Paperino.
A parte, poi, che stiamo parlando di una conta che non permette mai ai partecipanti di mettersi d'accordo.
Non so se avete mai assistito: -esci solamente... Esci veramente... Esci indiscutibilmente... Esci propriamente... Esci volgarmente... Esci antropomorficamente...
Non finisce mai!!!
Una fantasia di qualsiasi bambino nell'uso interminabile di avverbi fuori luogo e neologismi fantascientifici che nessun adulto, nemmeno sotto l'effetto delle droghe più potenti, riuscirebbero a riprodurre.
Poi c'erano le conte filosofiche ed ermeneutiche, oserei dire esistenziali, che si interrogavano sui temi più profondi che riguardano l'essere umano: -sotto il ponte di Baracca, un bambino fa la cacca, la fa dura dura dura, il dottore la misura, la misura a 33, uno due e tre, uno due e tre...
Intanto noterei la vena poetica di chi ha composto questa ode alle feci del bimbo soffermandosi per ben tre volte sulla consistenza dell'atto: anche l'uso solo di una volta dell'aggettivo "dura" avrebbe reso chiaro il concetto che il povero bambino e' stitico e caca solo per capodanno!
Ma il vero arcano mistero che mi tormenta l'animo e': per quale masochistico motivo il dottore è tenuto a misurargli lo stronzo prodotto?
Ma perché?
Come giustifichiamo questa malsana azione?
Immagino già la difficoltà a comunicare per telefono al proprio medico di famiglia il motivo per il quale correre sotto il ponte di Baracca.
E se pure si ha la capacità di trovare un povero malcapitato laureato in medicina di terz'ordine disponibile a misurare gli escrementi, qualcosa non quadra comunque nella misurazione: cos'è questa non precisata misura trentatré?
Trentatré centimetri?
Ma che cacchio avrà mangiato 'sto bambino???
Per fortuna la conta non si dilungherà sull'aspetto del colore e sull'odore profuso...

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