"La stirpe della luna" di Flower-in-the-storm

L'imponente palazzo era costituito da otto alte torri che proteggevano l'architettura interna del castello, le cupole a punta rosso sangue contrastavano il marmo nero dell'edificio e le finestre specchiavano l'immenso verde che circondava l'antica Accademia delle Arti Occulte: la scuola di magia più gettonata nel mondo delle streghe.

Durante i cinque anni di lezioni le apprendiste streghe dovevano maturare i loro poteri ottenendo tre diversi capelli: il cappello della luna crescente era il primo e permetteva di avere sintonia con la notte conferendo il potere di manipolare la luce, il secondo era il cappello del sole crescente e conferiva invece il potere di riuscire a manipolare anche la natura. Infine il terzo ed ultimo cappello della vita terrena permetteva di avere possibilità di scelta sulla vita e la morte di ogni essere vivente, un cappello che tuttavia riuscivano ad ottenere solo quelle poche apprendiste streghe che dimostravano di avere doti superiori.

Quel nuovo anno scolastico, esattamente nel 1968, per la prima volta nel corso dei secoli una mezza strega varcò la soglia dell'Accademia: l'apprendista Freya Boldwin.
Una semplice ragazza di sedici anni che da un giorno all'altro si ritrovò a convivere con un realtà completamente diversa dalla sua: il suo sangue discendeva da un'antica dinastia di streghe e lei era l'ultima della sua stirpe. Lo venne a sapere il giorno del suo quattordicesimo compleanno, quando una lettera parlante dell'Accademia delle Arti Occulte, sei mesi prima dell'inizio della scuola magica, volò sul letto della giovane ragazza.

"Freya Boldwin,
sei stata ammessa all'Accademia delle Arti Occulte di Greenwich che aprirà le porte alle giovani streghe come te, il primo lunedì di novembre. Per aprire il portale della scuola ti basterà pronunciare questa semplice parola per due volte: Occultarum.
L'aspettiamo al più presto alla nostra Accademia."

Ma che follia, le streghe non esistono e nemmeno la magia, pensò. Tuttavia proprio non riuscì a spiegarsi come una semplice lettera avesse proferito parola proprio davanti a lei prima di carbonizzarsi nel nulla. Cominciò a convincersi che si trattasse solo di una visione e che la soluzione migliore era quella di farsi visitare da un buon dottore.

Tuttavia da quel giorno in poi cominciarono ad accaderle una serie di strani eventi che la portarono a pensare di essere uscita davvero fuori di testa: il primo avvertimento le fu chiaro dopo che la sua compagna di classe Millie Portman l'aveva umiliata per l'ennesima volta, in quel momento desiderò con tutta se stessa che i suoi lunghi capelli biondi prendessero fuoco e così accadde davvero nell'arco di pochi secondi; un altro avvenimento che le rimase impresso fu durante una lezione di storia: il professore in questione aveva sempre provato un forte risentimento nei confronti di Freya, essendo l'unica materia in cui era sempre disattenta e svogliata. Quel giorno rimproverò la ragazza poiché stava disegnando anziché prendere appunti, come suo solito, mandandola così dritta dal preside, ed un'altra convocazione era l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel periodo. Freya si arrabbiò a tal punto da desiderare la sua espulsione dalla scuola ed in quel preciso istante il professore inciampò in modo anomalo nel gradino della cattedra, fratturandosi una gamba.

Arrivata a quel punto ormai era convinta che in lei qualcosa non andasse per davvero. Nell'arco di una settimana successero quegli strani eventi ed in entrambi i casi sapeva di esserne l'artefice e che quella strana sensazione che le pervadeva il corpo ogni volta ne era la causa. Una sensazione che cominciò a sentire seppur più lievemente il giorno stesso che quella strana visione le fece visita.

- Mamma, credo di essere pazza. Mi succedono cose strane a scuola da quando ho avuto una bizzarra visione di una lettera parlante qualche giorno fa - Freya non riuscì più a trattenere quell'enorme peso che continuava a gravarle sempre più, decise così di confessare tutto alla madre che rimase immobile, impassibile mentre un lieve sorriso le si trapuntò sul volto, come se sapesse che prima o poi quel discorso sarebbe venuto a galla.

- Tesoro, devo confessarti una cosa - abbassò lievemente lo sguardo, cercando di trovare il coraggio per confessarle la verità. Freya si sedette tremante sul divano, sentendo la stessa strana sensazione attraversarle il corpo.

- Ora ti racconterò una vecchia storia di famiglia. Devi aprire bene le orecchie e non temere niente, capito? -

- Mamma così mi fai preoccupare sul serio, cosa devi dirmi? - si corrucciò in un espressione preoccupata.

- Devi sapere che uno scrigno speciale fu lasciato dalla tua bis-bis-bis nonna a sua figlia, facendole promettere di passarlo di generazione in generazione alle primogenite femmine e solamente la prescelta sarebbe riuscita ad aprirlo, conferendole così tutti i poteri magici che la nostra lontana parente conservò in quel cimelio - sospirò - mi ricordo ancora quando i tuoi piccoli occhietti vispi videro quel cimelio per la prima volta, si aprì come per magia emanando una potente luce cosi accecante che attraversò il tuo corpicino così piccolo e tenero in un istante - i suoi occhi sognanti cercavano di ritornare con la memoria a quell'esatto giorno.

- Una luce dentro di me? Stai scherzando, vero? -

Lei scosse il capo in un'espressione accigliata, trasmettendo con lo sguardo la sua serietà.

- E... non hai avuto paura? -

- Certo, stavo morendo dalla paura. Tuttavia sapevo che si trattava di un potere buono, una luce pura e che tu eri la prescelta: tu sei speciale Freya, l'ultima strega dell'antica dinastia Halliwell.

- Io... Cosa? Mamma smettila di prendermi in giro! E' ridicolo -

- Piccola mia, speravo tanto che questo momento non arrivasse mai, speravo di tenerti sotto la mia ala il più a lungo possibile, ma questo è il tuo destino: sei destinata a grandi cose perché in te scorre il sangue di una potente strega - la prese per mano e la guardò profondamente negli occhi con affetto prima di alzarsi dal letto della sua camera e aprire l'ultimo cassetto del suo comodino, contenente una vecchia agenda consumata.

- Cosa stai facendo? -

- Freya, questo è il diario personale della nostra antenata Aradia Halliwell, i suoi pensieri ed incantesimi di una vita intera destinati ad essere tuoi -

- Ciao - una strana ragazza si avvicinò a lei, in testa aveva già il cappello della luna crescente quindi dedusse fosse del secondo anno. I suoi capelli ondulati ricadevano fino al fondoschiena, ma quello che la colpì maggiormente era il colore arcobaleno che sfumava in ogni singola ciocca. Una scelta di stile completamente diversa dall'abbigliamento che invece dominava sul nero.

- C... Ciao - esitò un istante prima di ricambiare il sorriso.

- Sei nuova, giusto? - chiese la giovane strega.

- Si, è il mio primo giorno - disse timidamente.

- Beh, si vede. Non avere quest'aria intimorita, tranquilla! Non ti morde nessuno - piegò lievemente la testa da un lato, continuando a tenere stampato un dolce sorriso sul suo volto - Io mi chiamo Esther, e tu? -

- Freya -

- Per tutti i diavoli, tu sei... - abbassò il tono del volume dopo essersi guardata intorno - ... tu sei la mezzosangue! -

- Si - disse flebilmente - perfetto, sono già conosciuta da tutti -

- Certo che sei conosciuta da tutti Freya Halliwell, tu sei per metà umana! Sei la prima ed unica della tua specie, capisci? E' magnifico! - era entusiasta mentre cercava di non dimenarsi nel corridoio dell'Accademia.

- L'unica della mia specie? - si schiarì la voce, cominciando a sudare freddo. La reazione esaltata della ragazza l'agitò ancora di più.

- Proprio così -

- E questo dovrebbe essere magnifico? - impallidì. Si sentiva come un pesce d'acqua dolce intrappolato in un mare che non era il suo.

Prima che Esther potesse parlare di nuovo sentirono la campanella suonare, così si salutarono ed andarono nelle loro rispettive classi. Freya passò l'intera mattinata nel tentativo di accendere una lampadina senza che questa fosse attaccata alla corrente elettrica, un esperimento riuscito da tutti i suoi compagni di classe eccetto lei. Era consapevole di non riuscire a controllare a pieno la sua magia, per quanto ancora si trattasse di semplici incantesimi.

- Signorina Freya - sentì una voce femminile provenire da dietro - benvenuta nella mia accademia di magia - appena si girò notò un'anziana signora alta e longilinea dai ricci capelli bianchi che le ricadevano fin sotto il seno. Freya tentò invano di definirne l'età.

- Grazie - rispose flebilmente.

- Sei l'ultima discendente della nostra ex-allieva Aradia, giusto? -

- A quanto pare - sospirò.

- Qualcosa ti turba, Halliwell? - domandò la preside.

- Io... in realtà il mio cognome è Boldwin e non mi turba niente, grazie - accennò un falso sorriso.

- Mentire non è il tuo forte, signorina Boldwin -

- Beh... -

- L'arte della magia non è per tutti, noi siamo nati con questo grande potere da gestire e proteggere e molti di noi non lo meritano nemmeno. Aradia Halliwell era una delle poche streghe ad onorare questo dono e se ha deciso di conferirti i suoi poteri, significa che solo tu hai le capacità per gestirli -

- Ma se non sono nemmeno capace di accendere una lampadina! - disse sconfitta, sentiva quelle parole vicino al suo cuore eppure ancora non riusciva a darsi pace, la sua antenata era per lei solamente un'estranea di cui non sapeva niente a riguardo. Ancora Freya non aveva avuto il coraggio di aprire il suo diario personale, aveva timore di conoscere a fondo il suo potere per paura di non saperlo controllare, o ancor peggio di fallire.

- Per accendere una lampadina solitamente serve un pulsante, giusto? Per noi è più o meno la stessa cosa. Per accendere la tua lampadina devi capire qual'è il meccanismo che attiva il pulsante, non basta sapere che lo stai facendo ma devi trovare anche un perché. Quel perché è il tuo potere, che sia la rabbia, la tristezza, la paura. Sta a te capirlo -

""

Mi chiamo Aradia Halliwell e sono l'ultima strega della potente dinastia Halliwell.

Mi ritrovo qui a scrivere le mie vecchie testimonianze in questo diario per non dimenticare quello che la nostra famiglia ha fatto per il mondo delle streghe e l'intera umanità.

Sono passati trent'anni da quando il perfido Baltimor ha ucciso i miei genitori e le mie tre sorelle, lasciandomi con la maledizione di essere l'unica ed ultima erede della nostra stirpe. Non riuscendo ad uccidermi decise che questa sarebbe stata la giusta punizione per me, lasciarmi vivere in solitudine in un mare di costanti tristi e amari ricordi.

I miei familiari tuttavia non morirono invano, bensì quella stessa fatidica sera riuscimmo a chiudere per sempre il portale degli incubi, vietando così il passaggio dei demoni della notte che Baltimor voleva portare sul pianeta Terra, per distruggerlo e costruirci un suo impero. La loro morte mi destabilizzò così tanto da trovare le forza di rinchiuderlo per l'eternità dentro l'urna della morte di ghiaccio, seppellendolo poi negli abissi dell'oceano.

Imprigionare la sua anima in eterno in quell'urna significa infliggerli mille pene: lasciarlo "vivere" nell'oblio delle sue paure, del dolore, delle agonie era stato un sollievo enorme per me. Avevo rivendicato la mia famiglia, tuttavia sentivo che non bastava, che non era abbastanza.

Così mi venne in mente un'idea, una soluzione per far si che il nostro nome non venisse dimenticato: decisi di rinchiudere i miei poteri dentro uno scrigno magico e così redimermi in un piccolo appartamento ad Oxford.

Tu, che sei la prescelta, colei che il mio spirito magico ha deciso di domare, ti confido questo grande potere che ci è stato a nostra volta stato concesso dal grande albero sacro della sapienza.

""

Freya Boldwin, ora sei tu l'ultima erede della nostra stirpe, l'unica capace di fermare il potente Baltimor una volta che tornerà su questo pianeta, perché tornerà. Purtroppo per quanto ci sforziamo di cambiare il nostro destino, questo è già stato scritto dall'universo migliaia di anni fa. La profezia non sbaglia mai e prima di perdere del tutto i miei poteri, questa mi ha confessato il futuro che ci attende, che TI attende."

Il suo nome completo uscì fuori all'improvviso mentre era dedita a leggere quelle parole vissute, sentendosi pienamente immersa nella lettura. Apparve come per magia ed in quell'istante sentì come una presenza davanti a lei che scriveva il suo nome su quel diario. Si sentì scossa, la sua vita stava cambiando radicalmente e per la prima volta si sentì veramente in dovere di fare qualcosa, in dovere di accettare il suo cognome, la sua vera discendenza. Il fatto che fosse lei la prescelta per uccidere un potente stregone però ancora non riuscì ad accettarlo completamente, era solo una ragazzina e se in quel momento si fosse ritrovata Baltimor davanti ai suoi occhi molto probabilmente sarebbe svenuta all'istante. Sapeva che ci sarebbe voluto del tempo per riuscirci, tuttavia promise a se stessa che avrebbe fatto qualunque cosa per porre fine al compito che i suoi antenati avevano cominciato.

Passarono le settimane e piano piano cominciò ad acquisire sempre più forza e determinazione, riuscendo così a compiere molti incantesimi. Divorò quel diario che tanto aveva temuto di aprire in soli due giorni e di ogni parola si sentì parte, come se fosse stato scritto solo ed unicamente per lei, come se si rivedesse in ogni singolo pensiero ed azione della sua lontana antenata.

Pensò che la vita si evolve molto in fretta, che per non rimanere impreparati davanti ai continui cambiamenti bisogna aspettarsi tutto e niente nello stesso tempo. Prevedere il futuro e collegarlo al passato per poter vivere il presente con precauzione, così la sua mente si fece più acuta riuscendo a capire prima dei suoi compagni quando un problema poteva diventare la causa di grandi disastri. Il suo temperamento cambiò radicalmente nel giro di un anno riuscendo in tal modo ad ottenere già dopo cinque mesi di Accademia il cappello della luna crescente.

""

Nostra Signora Diana risolveva tutti i misteri e si cimentò per scoprire anche quello della morte, così quando giunse l'inverno sulla terra e nostro Signore Cernunno dipartì, Lei decise di seguirlo. Ma il guardiano dei portali la sfidò: "Spogliati dei tuoi indumenti e deponi i tuoi gioielli; poiché nulla potrai portare in questa terra".
Così Diana consegnò la sua corona a forma di mezza luna e la pietra di luna, per poi togliersi i braccialetti smeraldo dalle caviglie e i polsi, gli orecchini di perla, la collana di stelle dal collo, la cintura sacra dal corpo e il velo di nebbia che l'avvolgeva; mise da parte tutte queste cose e fu legata, come tutti coloro che entravano nel Regno dei morti.

La sua bellezza era tale che lo stesso Dio si inginocchiò e baciò i suoi piedi, dicendo: "Benedetti siano i tuoi piedi che ti hanno portata qui. Rimani con me, permettimi di porre la mia fredda mano sul tuo cuore".
Lei rispose: "Perché dai vita a tutto ciò che amo e poi ti diletti a svanire e morire?".

"Diana", rispose Cernunno, "non ho potere contro il tempo e il fato. Il tempo avvizzisce ogni cosa; ma quando l'uomo alla fine della sua vita muore, io gli do pace, riposo e la forza di ritornare. Ma tu, tu sei meravigliosa. Non tornare e resta con me".
E lei restò per tre giorni e tre notti, mentre la Luna divenne oscura e invisibile. Il Dio le insegnò i misteri della morte e amandosi, si fusero l'uno nell'altra diventando uno.
Poiché vi sono tre grandi misteri della vita: l'Amore, la Morte e la Rinascita. La magia li controlla tutti e tre. Affinché l'amore si compia, dobbiamo tornare nello stesso luogo e tempo delle persone che abbiamo amato, ricordarle e riamarle. Ma per rinascere dobbiamo morire ed essere pronti a entrare in un nuovo corpo. E per morire dobbiamo nascere, ma senza l'amore questo non può avvenire. Ecco perché tutto è magia. [*]

Questo è il vero motivo per cui il tuo destino deve essere compiuto, noi discendiamo dalla potente Dea Diana, grazie a lei abbiamo ottenuto il permesso di acquistare il potere della morte, di decidere su essa. Lei si è spogliata di tutti i suoi averi solamente per tramandare a noi il dono della magia. E grazie a questo immenso potere noi salviamo il mondo.

""

[*] Estratto da "il libro delle ombre" di Scott Cunningham

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