"Impossibile" di ester_fox_
Good for you, you fooled everybody, good for you, you fooled everyone.
Un respiro profondo, due respiri profondi. La mano sprofonda nella tasca, alla ricerca di una sigaretta. La musica, sparata dritta nelle orecchie, avvolge i pensieri. È difficile mantenere la concentrazione necessaria per non farsi sopraffare dalle emozioni e dai ragionamenti altrui, ma poco alla volta ho scoperto che la musica mette a tacere praticamente qualsiasi cosa, se ad un volume sufficientemente alto.
E devo dire che gli Shinedown hanno fatto, e fanno, il loro sporco lavoro, quando hanno messo a tacere quel bambino che aveva male al ginocchio e che non sapeva se dirlo alla mamma o meno, o quell'anziano signore che si chiedeva se vedrà il nuovo anno, o ancora quella ragazza che rischiava di essere sommersa dall'ansia. Tutti. Poco alla volta, tutti hanno taciuto, nel mio solitario avanzare verso questo posto sperduto. Più mi allontanavo dalla città, a piedi, più il mondo si faceva silenzioso.
E allora, quando tutto tranne la musica tace, riesco a respirare anche io, anche se la tosse mi impedisce di farlo bene. Sarebbe il caso di smettere di fumare, ma la nicotina ha la sua importanza nel tenere a bada i pensieri. I miei e quelli delle altre persone. Calco meglio le cuffie nelle orecchie, trovando finalmente il pacchetto in fondo alla tasca del cappotto. Da qualche parte dovrei avere anche i fiammiferi, forse nello zaino, o forse nella taschina a contatto con il cuore. Il fuoco ha un posto speciale nella mia vita. Rilassa.
La sigaretta finalmente è accesa. La gelida aria invernale si riempie del profumo di un fiammifero appena infuocato e della puzza del tabacco bruciato, mentre sono qui fermo, paziente, ad aspettare l'apertura di un cancello in ferro battuto. Chi diceva che l'attesa del piacere fosse essa stessa il piacere era un perfetto idiota. Aspettare che succeda qualcosa mette solo ansia. Almeno, per chi come me soffre di ansia e di un grave deficit dell'attenzione, tra le altre cose, attendere è solo aggiungere legna al fuoco.
Don't get angry, don't discourage, take a shot of liquid courage.
Giusto. Non arrabbiarsi, non scoraggiarsi. Come se fosse facile. Come se il motivo per cui mi trovo qui, davanti ad un cancello chiuso e ad una proprietà semi abbandonata nella campagna toscana, non fosse abbastanza per scoraggiarsi e mollare tutto, ancora una volta. Eppure sono qui, perchè ho bisogno di questo lavoro e di questi soldi. Soprattutto, ne ho bisogno perchè offrono una casa. Ne ho cambiate fin troppe, per seguire la mia passione e per fuggire dai pensieri altrui.
Dai, quanta gente si fiderebbe a mettersi in casa un veterinario dell'Impossibile? Uno che per professione cura animali che non dovrebbero esistere e che per disgrazia possiede pure il dono di percepire le emozioni e i pensieri di chiunque? Questo, nelle referenze, non l'ho messo. Il lavoro spesso rientra in quelle mansioni che mettono a tacere tutto ciò che non vi concerne. Sfido, io, a cercare di riparare uno squarcio nella gamba di una chimera e allo stesso tempo essere assaliti da pensieri ed emozioni altrui. Ad un certo punto ti concentri solo su una delle due cose. Il lavoro, la chimera arrabbiata.
Mi hanno spesso detto che dovrei essere in grado di escludere le persone dalla mia testa, ma questo non accade. Insomma, non sono capace. Manca completamente quel meccanismo che permette a quelli come me di vivere una vita quasi normale, per cui mi sono adattato. Musica, sigarette, lavoro. E a volte alcol, quando la giornata è particolarmente pesante.
Cause my monsters are real and they know how to kill.
Parole sante. I mostri con cui ho a che fare, molto più reali di quelli descritti dalla canzone, sono per la maggior parte in grado di uccidere un uomo, e spesso lo fanno, senza esitazione. Per fortuna, e lo dico sul serio, le persone normali ignorano la quantità di creature pericolose che infestano il mondo. Quelli come me, come tutti quelli che si occupano dell'Impossibile, sono i soli ad esserne pienamente coscienti.
E come tali, come conoscitori dell'Impossibile per caso o per volontà, siamo costretti a occuparcene, in ogni sua sfumatura. È anche per questo, oltre che per la mia integrità professionale e per la perenne mancanza di fondi, che sono qui, di fronte ad una magnifica dimora di campagna mezzo diroccata, bloccato in mezzo al freddo inverno delle colline toscane. Avevo appuntamento circa dieci minuti fa e le luci sono tutte spente. Poco male, la canzone non è ancora finita e la sigaretta nemmeno, per cui posso aspettare ancora un poco. Mi si sta solo congelando la parte inferiore del corpo, ma è recuperabile.
Good for you, you owe no one.
Anche questo è vero. Sto iniziando a pensare che chiunque abbia scritto questa canzone abbia dato un'occhiata nella mia vita. È vero, non devo nulla a nessuno. Sono scappato di casa per studiare, per trovare un posto tranquillo dove la mia testa non fosse continuamente tormentata da pensieri inopportuni. Un altro tiro dalla sigaretta, la sua brace è l'unica luce in questa nebbia. Ogni respiro va ad aggiungersi alla coltre che mi avvolge, in questa sera così cupa.
Call a doctor, say a prayer.
Il dottore qui sono io. E, fortunatamente, una luce s'è accesa, al piano terra di questa inquietante dimora. Una figurina vi emerge, mentre il cancello si apre con un gemito che penetra anche attraverso le cuffie. Raccolgo la borsa e il libro che avevo abbandonato a terra, una vecchia borsa di cuoio con tutti i miei attrezzi e un vetusto volume del Mastino dei Baskerville, forse la scelta sbagliata visto il luogo in cui mi trovo. Non sia mai che la mia scelta letteraria mi causi problemi, come al solito.
Choose a god you think it's there.
Sarebbe il caso, in effetti, di appellarsi a uno dei tanti dei che ho imparato a conoscere e a venerare, che mi mandi buono questo incarico. Nell'annuncio pubblicato sul Corriere dell'Impossibile, un giornale dedicato a questo mondo nascosto, erano richieste le prestazioni di un veterinario in grado di trattare con animali di una certa taglia, anche contemporaneamente. Ho chiamato il numero scritto sotto, dicendomi che se ero riuscito a mettere a nanna un drago allora sarei riuscito a lavorare con qualunque animale. Mi ha risposto l'adorabile vecchietta che mi ha appena aperto la porta.
«È lei il veterinario? Se non le dispiace vorrei farle vedere il motivo del mio annuncio non appena si sarà accomodato nella stanza che le ho preparato.» Io annuisco, stringendole la mano ossuta e fredda che mi porge. Mentre la seguo su per le scale di legno scricchiolante sciolgo la sciarpa che mi aveva tenuto al caldo fino ad ora, controllando che i capelli siano ancora legati nella coda bassa. Sono così lisci che spesso trovo il nastro per terra, soprattutto quando sono impegnato in qualche operazione complessa. Si ferma davanti ad una porta di quella che credo sia quercia, aprendola e mostrandomi una piccola stanza ben arredata, con tanto di camino acceso. Intanto, la musica continua ad andare, mentre metto sul letto il libro e appendo il cappotto, rimanendo in maglione e seguendola di nuovo giù per le scale.
And this monsters can fight and they'll never say die.
Forse non era il caso di rispondere a questo annuncio. La vecchina non mi aveva parlato di cantine sterminate e di un gigantesco Cerberus particolarmente irritabile. Ora il testo della canzone mi torna alla mente prepotente, mentre si avvia verso le battute finali. Ogni momento che passa mi chiedo se gli autori della canzone non abbiano davvero guardato nella mia vita.
Posso vedere il cane a tre teste solo da una finestrella, per il momento.
«Ho pensato che fosse meglio rinchiuderlo qui, prima del suo arrivo. Vi lascio soli. Avrei un disperato bisogno che lei faccia tornare il mio Lucifero il cucciolo tranquillo che era quando l'ho adottato, ora è diventato irritabile, crudele e ha anche tentato di attaccarmi una volta. Non le dà fastidio se vi lascio soli?»
Sono costretto a dirle di sì, preoccupato per l'incolumità di donna Livia. Una risatina mi sale alle labbra, riflettendo sul nome del cane. Lucifero. Secondo Dante, Lucifero aveva tre teste.
And there's no goin' back, if I get trapped I'll never heal.
Tolgo le cuffie, ormai inutili. Non ho bisogno di mettere a tacere i pensieri di nessuno, devo poter percepire al meglio questo cucciolo troppo cresciuto. Tolgo il maglione, rimanendo in maniche di camicia in questa segreta gelida, perchè tra poco la situazione si scalderà non poco e potrei aver bisogno di essere più comodo possibile. Un respiro. Arrotolo le maniche sopra il gomito, aggiustando i guanti di pelle. Un altro respiro. Mi chino a controllare le stringhe degli anfibi di cuoio. L'ultimo respiro. Sistemo i capelli, che non vadano davanti alla faccia.
Apro la porta, e vengo assalito dal penetrante odore di cane bagnato e di escrementi. Lucifero mi guarda curioso, mentre una delle teste ringhia piano. Non è contento dell'intrusione di un altro essere maschile. Resto fermo, davanti alla porta. Tendo piano una mano. «Buono piccolo, non faccio niente. Vuoi della focaccia ai fiori di loto?» Porto delle focacce ai fiori di loto dalla volta in cui ho dovuto trattare con il drago. Mi hanno salvato la vita più di una volta.
Lucifero, o almeno, una delle teste, annusa curioso la grossa cosa che ho in mano. Un'altra testa è più sospettosa, invece. E un'altra ancora è decisamente arrabbiata con me, e continua a ringhiare infastidita. I pensieri, le pulsioni del Cerberus, continuano a travolgermi ad ondate, confusi e differenti.
«Buono, buono.» Sarà un lavoro lungo e difficile.
Yeah, my monsters are real.
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