Chapter VII - It Did Not Have To Happen

[Sana]

Socchiusi gli occhi, evitando di fulminare quella ragazza con lo sguardo ma soprattutto, di piangere.

Il fatto che mi ferì più di tutti non fu la gentilezza che mi riservò la nuova arrivata ma quando aveva poggiato le labbra su Akito, lui non si era mosso.

Piena di rabbia mi staccai dal muretto in cui ero appoggiata e cominciai ad andare via.

Mossa falsa.

Sarei dovuta andare da loro e picchiare Akito, avrei dovuto fare qualsiasi altra cosa ma non andarmene.

Invece era quello che avevo fatto.

Nel tragitto pensai e ripensai, forse Akito non era quello giusto per me.

Forse mi ero illusa.

Mi ero illusa che sarebbe filato tutto liscio e che, nonostante gli alti e bassi, sarebbe durata.

Evidentemente non fu così ed io che ci stavo mettendo realmente il cuore.

Arrivai a casa mia, vuota.

Salì lentamente le scale e aprì la porta di camera mia.

Fino a ieri Akito era stato qui, ancora il suo braccialetto sul comodino.

Mi avvicinai cautamente al mobile e presi l'oggetto tra le mani, rigirandomelo.

Lo guardai ma non ero molto presente.

Presa dalla rabbia lo scaraventai a terra e scoppiai a piangere.

Già, ci avevo messo realmente il cuore.

[Akito]

Tenni gli occhi aperti e finì in uno stato di shock totale.

Ma esattamente chi era quella ragazza?

Restai immobile mentre lei continuò a baciarmi.

Disgustoso, era l'unico aggettivo che mi venne in mente per descrivere quel che stava accadendo.

La presi per le spalle e la spostai immediatamente, asciugandomi le labbra «ma cosa fai?» dissi, guardandola con uno sguardo minaccioso.

Lei mi sorrise sincera, come se non avesse fatto nulla di male «andiamo Akito, non dirmi che non ti è piaciuto» mi rispose di rimando.

La guardai scioccato, quella ragazza non aveva un minimo di pudore «se intendi baciare una sconosciuta che non sa nemmeno baciare, allora no» il mio sguardo rimase freddo e un sorriso malizioso mi incorniciò la faccia «quindi, baciare le ragazze poverine non è tra i miei progetti e comunque ho una ragazza che mi aspetta a casa» sorrisi, pensando a Sana.

La ragazza di fronte a me sorrise, incrociando le braccia dietro la schiena «intendi Sana? Esattamente la Sana che è andata via poco fa?» socchiusi gli occhi e strinsi i pugni «cosa stai dicendo?» urlai, furioso.

Lei fissò la punta dei piedi e sorrise «oh nulla» stringo i denti «maledetta, volevi esattamente questo. Ma chi sei?» sbottai «diciamo una vecchia conoscenza» sorrise poi, senza che io le dicessi nulla, fece retromarcia e scappò via dalla mia vista.

Il sapore delle sue labbra era ancora sulle mie e questo mi provocò moltissimo disgusto.

Mi grattai la testa, bagnandomi le labbra e prendendo il cellulare dalla tasca.

Avevo soltanto bisogno di parlare con il mio migliore amico.

[Sana]

Ingoiai un ennesimo singhiozzo e presi il cellulare sul comodino.

Dovrei smetterla di autocommiserarmi in questo modo ma proprio non riuscivo a fare altrimenti.

Digitai il numero di Aya in meno di due secondi e lei non tardò a rispondermi «pronto?» rispose e dalla sua voce capì che fosse felice, perché tutti dovevano esserlo ed io no?

Cosa avevo che che non andava? «C-ciao A-Aya, sono Sana» singhiozzai, santa Era, avevo fatto la figura della scema.

Sentì Aya trattenere il respiro «tesoro, perché piangi?» mi chiese gentilmente.

Non risposi e continuai a singhiozzare «t-ti p-prego p-potresti venire qui?» domandai solamente, avrei voluto tanto andare da lei, mangiare i biscotti di sua madre e chiacchierare del più e del meno ma oggi non me la sentivo proprio «certo, dammi almeno venti minuti, se non di meno e sono da te» esclamò «ma sicura che vada tutto bene?» annuì.

No, non andava nulla bene.

[Akito]

«Non c'è nulla da capire Akito, sei solo un cretino patito di ormoni» mi disse Tsuyoshi, sorseggiando un succo di frutta alla pera e sistemandosi gli occhiali «si sa che alla nostra età, almeno in alcuni, l'amico gioca brutti scherzi» un altro sorso mentre io incrociai le braccia al petto, esausto.

Forse non era stata una buona idea parlare con lui «prendi me ad esempio, non riesco mai a calmarlo con Aya» strabuzzai gli occhi «Tsuyoshi, non credo tu debba parlare con me di certe situazioni» dissi soltanto.

Di solito l'avrei preso in giro ma proprio oggi non mi andava.

Tsuyoshi finì il suo succo e gettò la bottiglietta nella spazzatura «beh, era solo per farti capire il concetto» borbottò «ma, soltanto per sapere...» si grattò la testa, imbarazzato «quanto è durato?»

Alzai le sopracciglia «non saprei...dieci secondi?» Tsuyoshi sussultò sulla sedia «wow, non pensavo così a lungo.»
«Nemmeno io veramente.»
«Almeno bacia bene?»
«Tsuyoshi!» urlai.

Davvero, la sua "ironia" non faceva ridere.

«Ok la smetto ma il problema principale è stata la presenza di Sana. Dimmi Akito se lei non avesse visto, tu le avresti detto qualcosa?» lo guardai interrogativo.

Se Sana non mi avesse visto, le avrei detto la verità?

Del tipo 'oh ciao Sana, ho baciato una ragazza sconosciuta che mi ha detto di conoscerti, è durato dieci secondi e nulla di più.'

«Certo che no» risposi senza pensarci mentre Tsuyoshi rimase deluso dalla mia risposta «sei soltanto uno stupido» affermò «sai quante volte me lo dicono» alzai gli occhi al cielo.

Tsuyoshi si alzò in piedi «come fai a stare così tranquillo, sapendo che Sana sta soffrendo? Per lo più non sei nemmeno sincero con lei, non le avresti detto nulla, cosa che avresti dovuto fare.»
«Ma lei lo sa...» cercai di difendermi.
«Non era questo il punto...» borbottò lui.

Presi un forte respiro «lei non è l'unica a starci male.»

Tsuyoshi sorrise e mi regalò un sorriso e un pugnetto sul braccio «diamole tempo» se avessi potuto le avrei dato tutta la durata del mondo.

Ma pensai che non fosse solo questione di tempo.

[Sana]

«CHE COSA HA FATTOesattamente, cosa ci faceva Fuka in casa mia, insieme ad Aya?

E perché stava mangiando un gelato?
«È IMPERDONABILE, SI MERITA UNA BELLA LEZIONE, ZEUS, MI FA SALIRE I NERVI!» si lamentò, continuando ad ingozzarsi di gelato alla vaniglia «ouch, maledetto Akito, mi sono congelata la testa» si lamentò.

Io ed Aya la ignorammo e lei si rivolse a me «Sana, credi che Akito si sia accorto della tua presenza?»
«No, non credo proprio.»
«E credi si sia pentito?»
«Nemmeno quello» risposi, dura.

Aya sorrise e mi appoggiò una mano sul ginocchio «Sana, io invece credo che si sia pentito» la guardai e stavo anche per risponderle se non fosse stato per la persona entrata dalla finestra di camera mia.

Guardai Hisae mentre si sedeva tranquillamente sul mio letto «AKITO È UN RAGAZZO INCORREGGIBILE, HA BISOGNO DI UNA LEZIONE!» A sentire quelle parole Fuka le venne incontro, prendendole le mani «hai ragione Hisae, alleiamoci!»
«Sicuro Fuka!» urlò.

Oh santi numi «come sei entrata dalla finestra?» domandai scioccata, nemmeno Akito ne era capace  «non vi siete accorti che qua fuori nel muro si è creata la foresta amazzonica? No? Beh, io si e comunque, Aya mi ha chiamata ed io sono arrivata.»

Si sedette anche lei insieme a noi «perciò, cosa pensi di fare?»
«Credo che torneremo a essere amici, forse è meglio così.»
«Come stavo dicendo prim...» iniziò Aya ma venne interrotta da Hisae
«Ma nemmeno migliori amici-nemici?»
«Scusate ma questa non la so» intervenne Fuka, confusa.

Aya e Hisae sorrisero sotto i baffi «oh, rimedieremo.»

Così fui costretta a subirmi due ore di racconto, trattenendo la vergogna.

«Ma è una storia bellissima» sbottò Fuka, oh, peccato che lei si intromise tempo fa ma vabbè «anch'io vorrei una storia simile» continuò.

La guardai male «ti sembra che non ci siano stati momenti brutti?» parlò al posto mio Aya, che la sapeva lunga
«Aya se stasera dobbiamo parlare della mia storia, meglio non parlarne che già sono a pezzi di mio» risposi, piuttosto irritata, invece di aiutarmi, stavano complicando la situazione.

Aya mi guardò assente e seria «Sana, domani abbiamo università, cerca di comportarti come sempre» trattenni il respiro «fai finta che non sia successo nulla, devi guardare avanti» abbassai gli occhi «se fosse così semplice...»
«Almeno l'amore fra me e il mio cioccolatino è sincero e forte» grazie Aya per il sostegno morale.

***

Come ha detto Aya, dovevo guardare avanti, bene l'avrei fatto.

Mentre rimuginavo sulla cosa, pensai alla ragazza di oggi, l'avevo già vista da qualche parte?

Nulla, come al mio solito non ricordavo dove.

Mi diressi in cucina e notai quanto la spazzatura fosse super piena e che avrei dovuto buttarla per forza, anche se non avevo proprio la minima voglia.

Sospirai e ancora in pigiama e con i capelli terribilmente e drasticamente orribili, uscì di casa, non prima di aver indossato le mie ciabatte preferite, quelle ad unicorno per intenderci.

Buttai i due sacchi, molto più pesanti di me e mi apprestai a girarmi per tornare nel vialetto di casa mia.

Ma nemmeno il tempo di girarmi che quasi non andai a sbattere contro qualcosa.

Solito cliché, mi dissi mentalmente.

Non ebbi il coraggio di alzare gli occhi, riconoscerei quella felpa azzurra ovunque, sopratutto per la macchia di caffè enorme che la incorniciava.

Non era colpa mia se era presente, giuro.

Akito non si mosse ma il suo respiro diventava pesante ad ogni minuto che passava.

Finalmente trovai il coraggio di alzare lo sguardo.

Mossa sbagliata.

Il respiro di Akito mi solleticò il viso e una smorfia si formò spontanea.

Questo gesto lo fece sorridere e non potei fare a meno di guardare le sue fossette «non ci trovo nulla di divertente» dissi solo.

«Oh si invece e non sai quanto» alzai gli occhi al cielo «Akito, cosa vuoi?» Il suo sguardo ritornò duro, colpevole, freddo e solo questo bastò a spezzarmi il cuore in mille pezzi.

«Io.....mi...» cercò di dire ma non lo feci finire, troppo ferita per farlo.

Se c'era una cosa che non sopportavo e che non avrei mai perdonato era il tradimento e la consapevolezza che a tradirmi fosse stato l'amore della mia vita, davanti ai miei occhi, mi spezzò completamente.

Ingoiai il groppo alla gola «tu cosa? Quel che fatto è fatto, giusto? Bene, lasciamoci il passato alle spalle e cominciamo una nuova vita, cosa ne pensi Akito? Prendiamoci una pausa» dissi, senza pensare.

Lui non rispose ma il suo sguardo diventò freddo «come desideri Sana ma dovevi almeno lasciarmi spiegare» scossi la testa «mai» mi morsi la lingua e mi maledissi mentalmente.

Akito si passò una mano tra i capelli «bene, quando ti sarà passata questa.....ahh non sono nemmeno come definirla, sai dove trovarmi» e così dicendo, andò via.

Lasciandomi a pezzi, sola e nemmeno il tempo di spiegargli che quella che avevo io era chiamata "delusione".

~capitolo corretto il 5-03-19~

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