Tommy lasciò la chitarra

Tommy lasciò la chitarra al banco dei pegni. Non era un melodrammatico, ma quando la Takamine passò dalle sue mani a quelle dell'impiegato sentì un nodo allo stomaco. Gli pareva di aver consegnato a quel tizio, oltre che la chitarra, sogni e aspirazioni di una vita. Non che avesse mai voluto fare sul serio il musicista o il cantante, ma vedeva in quella chitarra qualcosa di metaforico, credeva solo di essere troppo ignorante per poterlo spiegare a parole. Nei fatti, uscendo dal banco dei pegni si sentì una merda.

Di solito quando si sentiva una merda per farsela passare prendeva la chitarra e suonava. Adesso l'ironia della vita gli sembrava troppo amara e perversa, forse avrebbe dovuto ricominciare a suonare i piatti, tanto per rispondere a tono al destino. Ma che stronzata, Tommy nel destino non ci credeva proprio. Al massimo poteva credere nella sfortuna, perché che la sfortuna esistesse ne aveva prove concrete. Prove concrete all'infinito.

Doveva trovare qualcosa di sostitutivo alla chitarra che avrebbe potuto risollevarlo da quella penosa sensazione di profondo vuoto; nero, squallido, inutile vuoto. Gli venne in mente il sesso, la tenne buona come ipotesi. Gli venne in mente anche un concerto, se non poteva suonare poteva almeno sentire gente che suonava. E poi i concerti erano un po' come il sesso: sudore, eccitazione, urla.

Camminava per strada, le mani nelle tasche dei jeans, lo sguardo a terra. Nel raggio d'azione della sua vista entravano ritmicamente le Converse. Le venne in mente che la madre di Gina le odiava quelle cazzo di scarpe, diceva che lo facevano sembrare un ragazzino. Sorrise a quel pensiero, anche se la madre di Gina era fondamentalmente una stronza. Il mondo aveva toccato il fondo se si poteva giudicare una persona dalle sue scarpe... Vide un altro paio di Converse passare sul marciapiede. Alzò lo sguardo.

<<Scusa, hai qualche moneta?>>

Che la teoria delle scarpe avesse un qualche riscontro scientifico gli era sempre sembrato assurdo, ma quando il tipo con le Converse tirò fuori una manciata di centesimi, Tommy pensò che se avesse avuto un altro paio di scarpe non si sarebbe fermato nemmeno per dirgli di prendersela nel culo.

<<Devo solo fare una telefonata>>

Spulciò monete dal palmo aperto del tipo con le Converse, ne prese un paio, ringraziò e salutò. Brava gente, quella con le Converse.

Trovò una cabina telefonica un centinaio di metri più avanti. Cazzo, non sapeva se si ricordava il numero a memoria, ma si pose il problema solo quando ormai aveva già inserito le monete. Premette le dita sui tasti neri del telefono come se fossero stati i tasti neri di un pianoforte. Il pianoforte per lui era come i piatti, non lo sapeva suonare per niente.

La chiamata prese la linea, il numero era giusto. Jon rispose al terzo squillo.

<<Cristo, Anthony, te l'ho già detto...>>

<<Sono Tommy>>

Dall'altra parte del telefono silenzio, Jon elaborò il dato.

<<Oh, porca troia! Tommy! Pensavo fosse quello stronzo di mio fratello!>>

<<E invece è quello stronzo del tuo amico>>

<<Ma che diavolo di fine hai fatto? Pensavo fossi morto!>>

<<Ho avuto... da fare>>

Oppure avrebbe potuto dire: ho avuto una vita con orari incompatibili con il resto del mondo perciò tecnicamente è come se fossi stato morto.

<<Che si dice da quelle parti? Gina come sta?>>

<<Tutto bene, ce la caviamo>>

Sì, se la cavavano più o meno come due animali in via d'estinzione a cui nessuno tirava noccioline.

<<Tu come stai?>>

<<Alla grande! I ragazzi stanno...>>

Tommy non voleva saperlo quanto stavano bene i ragazzi, né voleva sapere quanto cazzo era divertente fare baldoria a Perth Amboy.

<<Suonate in zona stasera?>>

Jon rise dall'altra parte della cornetta. <<Stasera siamo live al Riverside, baby!>>

Dunque baldoria a Perth Amboy. È proprio vero, pensò Tommy, puoi togliere un ragazzo dalla campagna ma non puoi togliere la dannata campagna dal ragazzo.

Perth Amboy l'avrebbe perseguitato per il resto della vita, ne era certo. Accettò la persecuzione, combatterla gli sembrava stupido. Non si poteva combattere contro una città, non avrebbe saputo come affrontare gli edifici, in particolare le villette con il tetto a spiovente, e in qualche modo lo preoccupavano particolarmente i lampioni... No, non avrebbe combattuto contro Perth Amboy. Se quella merdosa città in cui era nato lo reclamava, lui l'avrebbe lasciata fare. E poi il Riverside non era affatto male, ma d'altronde Jon aveva sempre avuto occhio per certe cose.

<<Allora probabile che ci vediamo stasera>>

<<Cazzo, mi fai davvero felice...>>

<<Jonny>>

<<Dimmi>>

Nella tasca dei jeans, Tommy aveva le chiavi della macchina, le sentiva contro la coscia. 

<<Ti serve una Chevy di seconda mano?>>

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