Gina sognava di scappare
Gina sognava di scappare via. Quando vide Tommy dentro la Chevy fuori dal South BBQ si illuse per un attimo che fosse il momento buono per realizzare quel sogno.
Tommy aveva il suo solito sorriso storto da pazzo, ma non era il sorriso di uno che stava per fare il passo più lungo della gamba. Per niente. Gina sospirò e si disse che forse era meglio così. Forse se fossero scappati via le cose sarebbero andate ancora peggio. Può sempre andare peggio, pensò.
Aprì la portiera della vecchia Chevy e si lasciò cadere sul sedile del passeggero tenendosi stretta la borsa che teneva a tracolla. Un abitudine idiota, quella di tenere stretta la borsa, dal momento che anche se qualcuno gliel'avesse rubata l'avrebbe trovata decisamente vuota: un pacchetto di chewingum, un assorbente, un rossetto finito e una tessera telefonica scaduta.
<<Perché la macchina?>>
<<Andiamo a Perth Amboy>>
Gina rise. <<Davvero?>>
<<Jon e i ragazzi suonano al Riverside>>
Quando Jon e i ragazzi suonavano e Tommy voleva andare a sentirli c'era sicuramente qualcosa che non quadrava. Come minimo era depresso. Quand'era di umore decente, Tommy si rifiutava persino di nominarli, Jon e i ragazzi. Erano parte di un capitolo chiuso, una vita che lui aveva rifiutato per cercare altro. Cosa, Gina non l'aveva mai capito. Ma per una volta decise di non pensarci e di non chiedersi niente. Tommy diede gas, e guidò fino a Perth Amboy, e per Gina andava bene così. Una mezz'ora buona di strada piuttosto libera, e andava bene così.
Il Riverside aveva un parcheggio per quattro macchine. Quando suonavano Jon e i ragazzi però, di macchine ce n'erano almeno una trentina, ammucchiate sui marciapiedi, l'una a bloccare l'uscita dell'altra, in doppia, tripla fila. Tommy, dopo una sfilza infinita di bestemmie, parcheggiò praticamente all'isolato dopo.
Non serviva entrare dentro il locale per sentire Jon. Il microfono faceva il proprio dovere, e già per strada si poteva sentire la solita chiacchiera prima della solita canzone, e la solita risata dopo la solita stronzata. E si potevano sentire gli applausi, e Jon non aveva nemmeno iniziato a cantare. Era una storia inspiegabile: non cantava e il pubblico era già pazzo di lui. Cantava, e beh, non era certo Frank Sinatra. Jon si torturava le corde vocali raschiando la voce contro la gola, i suoni che uscivano non erano granché, ma le ragazze in prima fila si strappavano i capelli per lui, e i ragazzi tenevano il tempo con i piedi e battevano le mani. Era inutile chiederselo, non c'era niente da capire. Rock'n'roll, baby. Quel ragazzo avrebbe sfondato.
Gina seguì Tommy dentro il locale. Il Riverside non era cambiato di una virgola dall'ultima volta che c'era stata, a parte il fatto che di solito fosse deserto e al momento invece sembrava di stare a Times Square di domenica pomeriggio.
<<One, two, three, four!>>
Un fatto oggettivo: le canzoni di Jon avevano dei testi deprimenti. Sì, Tico alla batteria teneva un ritmo forsennato, picchiava sui piatti agitando la testa e i capelli con le stesse oscillazioni del ride, gli assoli di Richie erano heavy tanto quanto i riff, David sembrava seriamente intenzionato a spaccarsi le dita su quella tastiera, Alec spostava il basso con movimenti pelvici piuttosto spinti, il tutto molto rock, ma i testi di Jon restavano deprimenti. Gina aveva trovato un trucco per sopravvivere a quei concerti: non ascoltare le parole delle canzoni. Sapeva che in realtà era un peccato, perché per quanto deprimenti, i testi di Jon alla fine erano bei testi.
<<Bet the black, comes in red, crimes of passion rule my head...>>
No, non se ne parlava di ascoltare quella roba. Gina aveva già la sua abbondante dose di tristezza da dover gestire, non le servivano anche i drammi di Jon. Quelli erano problemi di un'altra donna.
<<Roulette, you're goin' round in a spin...>>
La scaletta non fu delle più innovative. Con dieci pezzi all'attivo Jon non si poteva inventare molto, ma si atteggiava sul palco come un front man che avrebbe potuto cantare di tutto per tutta la notte. Non successe, qualcuno a un certo punto lo fermò. Nel silenzio di Perth Amboy, dicevano, si sentiva solo quel maledetto che strillava come un ossesso sopra una chitarra elettrica agonizzante. Verso le due, il proprietario del Riverside lo cacciò a pedate dal palco.
<<Guarda chi c'è, Rich!>>
<<Oh, cazzo! Ma è proprio Tommy, quel gran bastardo!>>
Tommy si lasciò insultare e si lasciò abbracciare. Gina era certa che se non fosse stato sicuro dell'orientamento sessuale di Richie e Jon li avrebbe tenuti alla larga, dati i pantaloni che si ritrovavano. Quei pantacollant erano talmente attillati che non se li sarebbe messi nemmeno lei. Ma rock'n'roll, baby! Le ragazze impazzivano per quei cosi di pelle che stritolavano il culo di Jon all'inverosimile, e per quanto riguardava Richie... beh, Richie non aveva un bel culo, ma era simpatico, e poi aveva il fascino del chitarrista. A volte valeva molto più di un bel culo.
Uscì fuori che Tommy aveva provato a vendere la Chevy per quattro soldi. Cristo, e come ci sarebbero tornati a Newark, a piedi? Il problema non si pose, Jon non sapeva che farsene di una macchina ridotta in quello stato. Perciò, dopo un paio di birre, Tommy e Gina avevano ancora un mezzo per poter tornare a casa. Peccato che, dopo un paio di birre, non avevano più i soldi per la benzina.
La Chevy si fermò boccheggiante dopo dieci minuti di tragitto, nemmeno a metà strada, nella notte tiepida del New Jersey. Tommy colpì il voltante con rabbia, gridò contro il cruscotto chiedendo spiegazioni riguardo il consumo del carburante, il cruscotto non aveva niente da dirgli.
A proposito di Frank Sinatra, la radio passava una sua canzone. Gina era distratta, distrutta...
Regrets, I've had a few...
Cedette. Ascoltò le parole di una canzone nostalgica. Ne fu devastata. Pianse nella notte, un pianto talmente silenzioso che Tommy se ne accorse solo qualche minuto dopo che era iniziato. La guardò senza sapere cosa dire, e Gina voleva disperatamente che dicesse qualcosa, lo supplicò con gli occhi, con le lacrime, con i singhiozzi. Dimmi qualcosa.
Tommy smise di avercela con il cruscotto e con il volante, sbriciolò la rabbia con qualcos'altro. Cos'era? Amore? Gusto per la lotta? Accanimento per le battaglie perse? Fede?
Gina si sentì stringere in un abbraccio che conosceva a memoria. Continuò a piangere, e quando lui le disse: <<Baby, va tutto bene>>, pianse più forte.
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