Dobbiamo tenerci/Ci proveremo

Sentì le chiavi girare nella serratura, ma non alzò gli occhi dalla pagina delle proposte di assunzione. Era seduto al tavolo, tutti quei cerchi rossi fatti con la matita cominciavano ad essere ipnotici, sentiva le palpebre pesanti e gli occhi gli bruciavano.

Non era abituato agli orari comuni, lavorare al molo per così tanto tempo aveva infuso in lui una sorta di fuso orario, e adesso il giorno e la notte gli si confondevano dentro e fuori la testa, spossandolo, rendendolo più vulnerabile di quanto non fosse. Se Gina stava rientrando dovevano essere le undici passate, questa era più o meno una certezza. Tommy alzò gli occhi sull'orologio appeso sopra il frigorifero, e invece erano appena le nove.

Gina entrò dentro casa velocemente, lanciò le chiavi sul tavolino accanto alla porta, respirò come per darsi una calmata. I capelli indecisi tra un rosso e un castano erano acconciati approssimativamente con delle forcine, sembravano averne viste parecchie nel corso di tutta la giornata. Era bella lo stesso, nonostante fosse stremata e sembrasse sull'orlo di una crisi isterica.

Tommy lasciò perdere la pagina delle proposte di assunzione. <<Tutto bene?>>

Sentendo la sua voce, Gina saltò per lo spavento. Lo vide solo allora. <<Cazzo, Tommy. Mi hai fatto prendere un colpo. Pensavo stessi dormendo>>

Tommy sventolò il giornale e si allungò sulla sedia. Avrebbe voluto dire qualcosa, oltre a mostrare i cerchietti rossi sulla pagina delle proposte di assunzione, qualcosa riguardo il fatto che avrebbe tanto voluto dormire, moriva di sonno, fisiologicamente sarebbe svenuto a momenti, ma ci aveva provato a stendersi sul letto, e il soffitto sopra di lui si era trasformato in un buco nero, e il suo stomaco aveva comnciato ad autodigerirsi, e il sonno era diventato insonnia, e l'insonnia rammarico, e il rammarico persisteva. <<Assumono ai grandi magazzini>>

Gina gli lanciò un'occhiata divertita. <<Ti ci vedo a piegare magliette e collant da Macy's>>

Gli porse la giacca appena tolta. <<Scusi, ce l'ha una SMALL?>>

Scoppiò a ridere, Tommy le tirò contro il giornale ridendole appresso come uno scemo. <<Fottiti>>

Nella distanza, Gina gli schioccò un bacio, lui finse di schivarlo.

<<Come mai sei già rientrata?>>

<<Giornata fiacca al BBQ>>

<<Dough ti ha dato la serata libera?>>

<<Più o meno>>

Gina in linea di massima era piuttosto sincera con Tommy, ma lo conosceva abbastanza bene da sapere quando era meglio tenersi vaghi ed evitare i dettagli, prima che qualcuno ci rimettesse un setto nasale o un trauma cranico.

Tommy non era molto ben piazzato in quanto a stazza e muscolatura, lavorare al molo non era stato come andare in sala pesi, più che altro scaricare conteiner alle tre di notte sembrava averlo prosciugato; ma di solito prima di scatenare una rissa non prendeva mai in considerazione elementi rilevanti come la sua corporatura, e anche se per qualche miracolo non meglio identificato nessuno gli aveva ancora spaccato la testa, era una questione statistica, prima o poi le avrebbe prese di santa ragione. Con quel <<più o meno>>, Gina sentiva di essere stata perciò abbastanza esaustiva.

Tommy allungò le gambe fuori dal tavolo, le bloccò le caviglie.

<<Che diavolo vuoi? Lasciami andare, voglio farmi una doccia>>

Con i capelli tagliati male e un sorriso ambiguo, Tommy aveva la stessa identica espressione del giorno in cui si erano conosciuti. Quanti anni aveva avuto? Gina fece istintivamente un rapido calcolo. Era passato così tanto tempo? Tommy aveva sedici anni, suonava i piatti nella banda della scuola come una scimmia che non poteva fare di meglio, i capelli sempre tagliati male, il sorriso sempre ambiguo, gli occhi chiari aperti per metà, utili a parlare più delle parole. Tutte le amiche di Gina uscivano con quelli della squadra di football, e la prendevano in giro perché perdeva tempo con uno che anzi che stare in campo stava sugli spalti con un orribile cappello nero, un tentativo di tuba, e i piatti da scimmietta da carillion. Tommy a dirla tutta non li suonava nemmeno bene i piatti.

<<Vieni qua>>, le disse. Adesso lui di anni ne aveva ventiquattro, ma a chiederselo Gina non aveva la più pallida idea di dove fosse finito tutto quel tempo che era passato. Si lasciò trascinare dalla presa di quelle gambe allungate fuori dal tavolo, il ricordo di quel ragazzino che suonava i piatti nella banda della scuola la fece sorridere. Non sapeva dove fosse finito il tempo che aveva trasformato il ragazzino in un uomo, ma a guardare Tommy dritto negli occhi il tempo era una stronzata colossale senza significato. Nonostante odiasse farsi baciare quando aveva ancora l'odore del South BBQ addosso, lo lasciò fare. 

<<Dobbiamo tenerci stretto quello che abbiamo, Tommy>>

Lui annuì, la bocca protesa in avanti come una supplica, lo sguardo debole. Gina lo scostò appena, lo scosse dandogli piccoli colpi sul petto.

<<Stammi a sentire. Non ha importanza se ce la facciamo o no. Io ho te, e tu hai me. Non ti sembra abbastanza? Possiamo provare a farcelo bastare>>

Gli occhi di Tommy tornarono a farsi presenti, si accesero come luci sulla riva del Passaic, perle brillanti in mezzo al nero. <<Ci proveremo eccome, baby>>

, pensò Gina in un altro bacio, ci proveremo eccome.

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