ℝ𝕒𝕟 ℍ𝕒𝕚𝕥𝕒𝕟𝕚

𝓡𝓮𝓺𝓾𝓮𝓼𝓽𝓮𝓭 𝓫𝔂: Maskerof

𝙶𝚎𝚗𝚛𝚎: 𝚏𝚕𝚞𝚏𝚏
𝚆𝚊𝚛𝚗𝚒𝚗𝚐𝚜: 𝚏𝚕𝚞𝚏𝚏 𝚘𝚏 𝚌𝚘𝚞𝚛𝚜𝚎, 𝚏𝚎𝚖𝚊𝚕𝚎 𝚛𝚎𝚊𝚍𝚎𝚛, 𝚜𝚎𝚌𝚘𝚗𝚍 𝚙𝚘𝚟, 𝚖𝚎𝚗𝚝𝚒𝚘𝚗𝚜 𝚘𝚏 𝚋𝚕𝚘𝚘𝚍 𝚊𝚗𝚍 𝚟𝚒𝚘𝚕𝚎𝚗𝚌𝚎, 𝚌𝚞𝚛𝚜𝚒𝚗𝚐.

𝘞𝘰𝘳𝘥𝘴 𝘤𝘰𝘶𝘯𝘵: 2.1𝘬

- chiunque riesca a finire per essere il suo partner, o anche solo attirare la sua attenzione, deve aver qualcosa di incredibile. (ᴏ ᴇssᴇʀᴇ ᴘᴀᴢᴢᴏ, ɪʟ ᴄᴏɴғɪɴᴇ ᴇ̀ sᴏᴛᴛɪʟᴇ)

- stiamo parlando di Ran Haitani, quindi tutta Roppongi saprebbe di te.

- ora, c'è un piccolo dettaglio.

- non importa dove o cosa, tu non hai mai accettato il suo invito a uscire con lui.

꧁ • ꧂

Non aveva mai ricevuto un no come risposta.

Le persone avevano sempre accettato ogni sua richiesta, non avevano neanche molta altra scelta.
Ran Haitani era colui che, insieme a suo fratello Rindō, dominava Roppongi.

Le persone erano come attirate da loro, senza molta distinzione.
Alcune per cercare di toglierli di mezzo, altre per ammirazione o per usarli a proprio vantaggio.

La maggior parte li evitavano, soprattutto il maggiore degli Haitani.
Ran aveva sempre avuto quel qualcosa che allontanava la gente.
Forse era la sua aria sbarazzina, o il suo modo di  trattare gli altri come giocattoli per il proprio divertimento, forse era per come fosse a volte troppo onesto o come amasse prendere in giro quelli che osavano approcciarlo.

O forse perché avevano paura di lui.

Non era poi uno da sottovalutare, Ran aveva sempre amato usare la violenza, molte volte ricorrendo spesso ad armi.
Non gli dispiaceva la vista del sangue, anzi, di solito gli piaceva vederlo.
Soprattutto quando ad accompagnarlo c'erano urla di dolore e se queste erano causate da lui.

Sì, forse era proprio per questo che lo evitavano.

Le ragazze non erano molto diverse.

Alcune lo evitavano come la peste quando passava per i corridoi scolastici, altre cercavano di andargli dietro e di attirare la sua attenzione per farsi un nome.
Le trovava adorabili in come cercassero in vano di avvicinarsi a lui.
Specie quando sapeva che poteva distruggerle in qualsiasi momento.

Tu eri un'altra storia.

Non cercavi di usarlo né provavi ad evitarlo, semplicemente lo trattavi come tutti.

Ai tuoi occhi non era il Ran Haitani che governava sugli altri, era solo Ran.
Un ragazzo come gli altri. Ciò lo divertiva non poco; Ran non era proprio un ragazzo come gli altri.

Era stato questo ad attirarlo a te e a divertirlo, insomma, lui non era proprio come gli altri.
Eppure eccoti lì, a fargli la ramanzina di fare i compiti invece di portare armi a scuola.
Poteva stare a guardarti per tutto il giorno, soprattutto quando dedicavi il tuo tempo a lui (anche se in realtà avrebbe voluto avere la tua attenzione costantemente), guardò come le tue sopracciglia si corrugarono, le tue iridi si illuminarono e si assottigliarono - volevi sempre sembrare minacciosa, cosa impossibile a suo dire - le guance rosse si erano gonfiate a formare un adorabile broncio, le tue labbra che tanto avrebbe voluto baciare si muovevano facendogli sentire quello che ormai era diventato il suo suono preferito; la tua voce.

Rimase così a fissarti, un braccio a sostenergli il viso, un sorriso pigro gli adornava le labbra, si rigirava una delle sue due caratteristiche trecce tra l'indice e il pollice, i vostri compagni, guardando la scena ebbero la sensazione che non ti stesse neanche ascoltando.

Ran però ti ascoltava sempre, anche se non sembrava, anche se sembrava che non gli interessasse mai nulla veramente, sapevate entrambi che non era così.
Avevi passato abbastanza tempo con lui da capire i dettagli che lo definivano, che nessun altro riusciva a cogliere, dettagli che neanche suo fratello riusciva a comprendere del tutto.
Anche se la sua era una postura che mostrava disinteresse, vedesti il leggero movimento degli occhi, come fosse concentrato su qualcosa, in questo caso te.
Il suo sorriso poi sembrava essersi allargato alle tue frasi, anche se impercettibilmente.

«Ehi, (Nome)»

Lo guardasti annoiata, «cosa?»

«Esci con me» ti sorrise.

«No».

Il suo sguardo sembrava divertito, come aspettandosi già quella risposta.
Si sporse verso di te, cogliendoti di sorpresa, prese la tua mano, apprezzandone il calore e la morbidezza, in contrasto alla sua fredda e ruvida, e intrecciò le vostre dita.

«Cosa devo fare affinché tu esca con me? Sono aperto a tutto» il suo sorriso si fece più malizioso se questo era possibile.
Roteasti gli occhi, lasciando uno sbuffo.

Quello strano scambio era diventato un'abitudine per voi due, e, per quanto fosse davvero strano - soprattutto per Rindou che lo aveva visto accadere non poche volte - sembrava che le giornate non fossero le stesse senza di questo.
E per quanto fosse ancora più strano per te, non ti importava.
Così come non ti importava di tutti gli sguardi scettici che ricevevate in quei momenti di tranquillità, che gli altri non avevano mai capito.
Era il vostro piccolo rituale, il vostro piccolo segreto che avreste custodito gelosamente.

«Con questa siamo a... novecento novantanove.
Vedo che stai perdendo il tuo tocco, Ran»
Dio, avrebbe potuto ascoltare la tua voce all'infinito, soprattutto quando era il suo nome ad uscire dalle tue labbra.

La sua risata divertita ti fece sentire la testa sottosopra, mentre gli angoli dei suoi occhi tremolarono per il divertimento, le sue iridi violacee si illuminarono.
«Devo dire che non mi aspettavo che le contassi, ma te ne potrei fare altre cento, e anche di più, mia cara»
Sentisti le tue guance riscaldarsi, cosa che lo fece divertire ancora di più.

Ran era davvero un tipo pericoloso.

~•~

Le strade di Roppongi sembravano non spegnersi mai.
La notte era simbolo di libertà e divertimento, cosa che i giovani ma anche i più grandi non volevano perdersi.

Per Ran non era insolito uscire tardi, accompagnato da suo fratello e seguito dai loro sottoposti, avere il comando di un distretto come Roppongi non era semplice e capitava spesso che nuove gang volessero prendere il controllo.
Anche se era impossibile con loro due.

Le giornate per lui non avevano mai avuto un vero e proprio significato, il tempo si ripeteva in un circolo vizioso; le stesse cose, le stesse azioni, le stesse persone. Sentiva di star perdendosi in un qualcosa che non poteva fermare.
Neanche prendere a pugni qualcuno sembrava divertirlo più come prima.

Forse non voleva far preoccupare suo fratello minore, forse non voleva ammetterlo agli altri o forse a se stesso, l'unica cosa che riusciva ad intrattenerlo era passare il tempo con te.
Forse perché eri così diversa da tutto quello con cui aveva avuto a che fare fino ad allora, forse perché con te non doveva fare chissà quale pazzia per divertirsi, forse perché riuscivi a placarlo, a farlo rilassare, non fargli pensare a tutto quello che doveva fare.
A farlo sentire come se avesse una vita normale.

Ran guardava con aspettativa ogni vostro piccolo momento, ognuno pieno di tranquillità ma allo stesso tempo movimentato; perché anche con un solo sorriso riuscivi a scuoterlo, e forse perché voleva che accadesse.
Il calore che sentiva al petto nel bearsi della presenza dell'altro - quasi come dandola per scontata - in un dolce silenzio, i brividi che sentiva salirgli lungo la schiena quando per sbaglio, o forse perché lo volevate, i vostri corpi si toccavano.
Il senso di eccitazione quando i vostri sguardi si incontravano, spesso sfidandosi o deridendosi l'un l'altro, quando sapeva che da lì a poco il vostro momento sarebbe iniziato e che vi saresti potuti godere quei - seppur pochi - attimi di spensieratezza.

E, come accadeva ogni volta, il solo vederti lo portava - forse costringeva - a doverti raggiungere, anche ora che ti vedeva camminare per le strade illuminate da tutt'altro che la luna.
Soprattutto vedendo che il tuo viso mostrava un'espressione infastidita, non sapeva se volerti infastidire ulteriormente o darti una mano quando facevi quella faccia.
Doveva però dire di essere sorpreso - piacevolmente sorpreso - di vederti lì a quell'ora, aveva capito che di sera non uscissi molto a causa dei delinquenti che giravano. (di sicuro la maggior parte di cui stava parlando erano i suoi sottoposti)

Nonostante lo sguardo confuso di suo fratello si avviò senza indugi verso di te, pronto per godersi quel raro - e perciò importantissimo - attimo con te, consapevole che quella fosse una delle poche occasioni in cui ti vedeva fuori da scuola.
La tua espressione sorpresa lo fece sorridere, mentre quel solito calore cresceva nel suo petto. 

«Ran Haitani al suo servizio, come posso esserle utile?» era sempre il solito melodrammatico, inchinandosi in modo teatrale.
Ti prese la mano e ci lascio un leggero bacio sul dorso, il suo sguardo che si fondeva nel tuo.

Sapevi per certo di esser arrossita, mentre ritraevi la mano dal suo tocco delicato.
Anche se la sua reputazione non era la migliore, Ran era sempre stato gentile con te, in particolare modo nei suoi gesti e modi di fare, la sua delicatezza ti aveva lasciata spiazzata all'inizio, perché sapevi che con le stesse mani con cui spesso giocava con le tue aveva fatto delle cose orribili agli altri.
Eppure con te sembrava che fosse attento, quasi come preoccupato di romperti da un momento all'altro.
E questo ti aveva spinto ad aprirti a lui e a conoscerlo più di quanto mostrasse agli altri.

Il tuo viso si fece teso e quasi stringesti i denti, il ragazzo raddrizzò la postura, ora più attento.
«(Nome), cosa c'è che non va?»

Le tue iridi si spostarono sulla figura che già da un po' sembrava non volerti dare pace, mentre il solito senso di nausea tornò a farsi sentire.
«Quel tipo... non vuole lasciarmi in pace, continua a infastidirmi e a seguirmi»
Ran spostò subito lo sguardo su di lui, sentendo l'irritazione crescere all'idea che ci fossero ancora dei coglioni che non sapevano tenersi l'amico dentro ai pantaloni.
Riuscisti a vedere una delle sue vene gonfiarsi e fosti preoccupata per quello che stava per accadere di lì a poco.

Ran era un tipo imprevedibile a cui piaceva fare quello che lo divertiva o che gli passava per la testa, anche se ciò poteva non essere la cosa più legale del mondo.
Sulle sue labbra si formò un sorriso sinistro, sentisti i brividi passarti lungo la schiena, e non osasti immaginare cosa stesse provando il tipo a cui era diretto quel sorriso.
Ran si girò verso suo fratello, che si era mantenuto a distanza per lasciarvi parlare, gli diede un cenno mentre ti accarezzò la testa, rivolgendoti un sorriso normale.

I seguenti quindici minuti che passasti con Rindou - il quale si rivelò una buona compagnia con il suo sarcasmo - non sapesti esattamente cosa Ran stesse facendo a quel tipo dopo che aveva trascinato nel vicolo più vicino, ma dalle urla che sentisti potesti immaginare che non se la stesse passando molto bene.
Seppur le sue azioni non fossero delle migliori, sapevi che le sue intenzioni lo erano.
E ciò era abbastanza da farti sorridere.

Lo vedesti poi ritornare, tutto sorridente e addirittura fiero di ciò che aveva fatto.
Ti guardò con gli occhi che brillavano mentre si abbassò per arrivare con il viso al tuo livello - era fin troppo alto per i tuoi gusti, e lui non mancava l'occasione di farti notare la vostra differenza in altezze - mentre quel sorriso sinistro era stato rimpiazzato da uno più soddisfatto e impaziente per qualcosa.
Qualcosa sembro scattare nella tua testa: si aspettava dei complimenti per ciò che aveva fatto.

Questo idiota.

Il fratello si limitò a sospirare, anche lui aveva capito cosa stesse passando nella testa del maggiore.
Nonostante fosse il più grande, certe volte si dimostrava più infantile di un bambino.
Questo accadeva per la maggior parte del tempo con te, per questo non eri tanto sorpresa di vederlo così.
Copiando i suoi gesti - nella speranza di fargli sentire quello che faceva sentire a te, e forse anche un po' per deriderlo - con la tua mano gli accarezzasti la testa in un movimento gentile.
Un sorriso dolce si formò sul tuo viso e il ragazzo si sentì il cuore uscirgli dal petto.

«Grazie, Ran»

Chiuse gli occhi, cercando di calmarsi, emise una debole risata, sentiva che la voce tremava.
Guardò poi il suo orologio, prendendoti la mano e stringendola, trovandoci conforto.

«Be', è mezzanotte quindi posso chiedertelo ora. Vuoi uscire con me?»

I vostri cuori stavano per lasciarvi, ma a nessuno dei due importava.
«Con questa siamo a mille
Onestamente non sapevi quando avevi iniziato a provare qualcosa per lui, forse da quando aveva iniziato a chiederti di uscire, forse quando con i suoi modi stravaganti ti era stato vicino, forse quando vi eravate conosciuti.

«Te ne potrei fare altre mille»
Ridacchiasti, consapevole che fosse capace di farlo.
Era sempre il solito, e tu non l'avresti cambiato per niente al mondo.

«, uscirò con te»

I vostri visi si illuminarono in quella notte, felici di quello che di lì in avanti avreste condiviso insieme.
Non un solo momento, non degli attimi.
Ma tutto il tempo del mondo.

«Ugh, che schifo» poté dire solamente Rindou.

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