19. Punto di contatto - Parte 1

L'aura di relativa serenità che aveva pervaso l'animo di Luana durante il giorno di Natale iniziò a scemare piuttosto rapidamente, non appena quest'ultima dovette fare i conti con il fatto che a separarla dal suo obiettivo principale, ovvero il portare in salvo i propri compagni di squadra, si ponessero una serie di ostacoli che parevano insormontabili.

Il principale di questi, ironico a dirsi, si rivelò essere proprio Kisshu.

Infatti, se l'alieno aveva mostrato buoni segni di ripresa fisica dall'attacco di Kevin, lo stesso non si poteva dire per il suo stato mentale.

Il suo sonno continuava a essere agitato e tormentato da terribili incubi, il che rendeva l'alieno intrattabile e distratto, impedendogli addirittura di utilizzare i propri poteri in modo efficace.

Per questo motivo, non era ancora stato in grado di recuperare le manette necessarie a bloccare i poteri del loro nemico.

Sempre più preoccupata da quella situazione, Luana aveva provato più volte ad aiutare il proprio protetto, cercando di indurlo ad aprirsi riguardo al contenuto dei suoi incubi, tuttavia, nonostante i suoi sforzi nel mostrarsi paziente e comprensiva, tutto ciò che era riuscita a ottenere erano state delle risposte fredde e scortesi, accompagnate dal totale rifiuto ad aprirsi sull'argomento.

La giovane non aveva potuto fare a meno di sentirsi ferita per il fatto di essere stata allontanata in modo tanto brusco, dato che non aveva fatto altro che mostrarsi preoccupata per la sua salute.

Oltretutto, non avrebbe potuto ignorare la situazione neanche volendo, dato che la presenza del sigillo la induceva a condividere le sofferenze di quest'ultimo, catapultandola perfino all'interno dei suoi stessi incubi.

Si trattava di esperienze tutt'altro che piacevoli, le quali avevano però l'utile effetto di fornirle qualche dettaglio in più riguardo alle paure che tormentavano Kisshu.

Grazie a queste visite non richieste nei contenuti inconsci dell'alieno era, infatti, riuscita a intuire che le terrificanti immagini che infestavano il suo sonno potevano essere riferite al passato, quando egli era ancora un bambino, e che forse riguardavano un qualche tipo di perdita che aveva avuto il potere di ferirlo nel profondo.

Come se non bastasse il traballante rapporto con Kisshu, erano sopraggiunte ulteriori stranezze a preoccupare Luana: durante una delle loro discussioni, infatti, i bicchieri e le ceramiche posate sulla scrivania della loro stanza avevano incominciato a vibrare come durante un terremoto, fino a esplodere in mille pezzi.

- Che diavolo è stato? - aveva domandato la Mew nera allarmata, voltandosi a guardare il suo protetto, il quale, altrettanto interdetto, si era limitato a scuotere la testa.

- Non guardare me. Stavolta non c'entro niente, non ho quel tipo di potere.

Avevano allertato tutto il caffè Mew Mew e dopo avere escluso un'ipotesi di attacco nemico e di terremoto a Tokyo, si erano ritrovati a contemplare la possibilità che a fare esplodere quegli oggetti fosse stata proprio Luana.

Ipotesi che trovò conferma il giorno dopo quando, durante l'ennesimo litigio, a spaccarsi furono addirittura tutti vetri presenti sulle finestre a forma di cuore del caffè Mew Mew.

A quel punto, Shirogane aveva perso la poca pazienza che ancora gli era rimasta ed era stato tentato di irrompere nella stanza dove i due nuovi arrivati vivevano, per sottoporli a un'esemplare lavata di capo. - Devo fare in modo che la smettano di accapigliarsi, o mi toccherà risistemare tutto il locale! - si era sfogato con Zakuro, la quale gli aveva rivolto uno dei suoi soliti sorrisetti enigmatici.

- Perché non li metti in due stanze separate?

- Lo avrei già fatto, ma non ho altre stanze disponibili, soprattutto con quel genere di dispositivi di sicurezza. L'unica altra stanza con queste tecnologie è stata usata per Kevin.

La Mew lupo si era portata una mano al mento con fare pensoso, prima di mormorare. - Forse potrei avere una soluzione.

Dovendo sopportare lo stress di una carriera come attrice, unito a quello della sua vita segreta da paladina della giustizia, la giovane aveva infatti dovuto imparare svariate tecniche di meditazione per tenere sotto controllo le proprie emozioni e riuscire a gestirle durante i periodi di lavoro più intensi. Non le era parsa una cattiva idea cercare di insegnarle alla Mew alien.

Ryou si era subito mostrato entusiasta per la proposta e l'aveva spedita seduta stante a parlare con la suddetta interessata.

Questa era la ragione per cui attualmente Zakuro si trovava chiusa in bagno insieme a Luana, a tentare di insegnarle qualche tecnica per tenere sotto controllo le emozioni.

"Sta andando bene." convenne tra sé e sé, mentre osservava la ragazza gatto respirare profondamente a occhi chiusi.

Per sua fortuna, quest'ultima si era dimostrata collaborativa fin da subito: con ogni probabilità perché ansiosa quanto Ryou di mettere fine a quegli scoppi inaspettati di potere.
Quali che fossero le sue motivazioni, aveva seguito i suoi consigli alla lettera, precipitando in un profondo stato meditativo dopo pochi minuti.

La Mew lupo non aveva potuto fare a meno di restare impressionata dal modo diligente e scrupoloso con cui Luana aveva eseguito gli esercizi che le erano stati assegnati.
Se si comportava così anche durante gli allenamenti fisici, non le era difficile immaginare perché fosse diventata tanto forte e perché i suoi compagni la apprezzassero.
Forse i geni di alieno presenti il lei avevano contribuito a renderla più temibile, ma questo non sminuiva la sua ammirevole perseveranza.

- Perfetto. - mormorò a Luana, dopo circa mezz'ora di meditazione. - Direi che per il momento può bastare. Torna pian piano tra noi.

Quella espirò un'ultima volta dalla bocca, per poi aprire gli occhi e guardarsi attorno con espressione smarrita. - È stato... tranquillizzante. - ammise, dopo qualche secondo, non sapendo come meglio descrivere quella strana sensazione di pace e consapevolezza che l'aveva avvolta.

- Mi fa piacere.

- Dici che servirà effettivamente a qualcosa?

Zakuro annuì, sistemandosi una ciocca di capelli viola scuro dietro alle orecchie. - Non so dire gli effetti diretti che potrebbe avere sui tuoi poteri, ma di sicuro dovrebbe aiutarti a tenere sotto controllo le tue emozioni, che al momento sono la causa scatenante di queste ondate di potere incontrollate. Però dovrai continuare a meditare per almeno mezz'ora tutti i giorni.

- Da sola? - Luana le rivolse un'occhiata ansiosa. - Ma ho appena imparato!

- Te la sei cavata benissimo per essere la prima volta. - la rassicurò l'altra, in tono indulgente. - Non dovresti avere problemi a meditare da sola. E in caso contrario, ti basterà chiedermi consiglio.

A quelle parole, la Mew alien si ritrovò a spalancare gli occhi, stupita dalla disponibilità dell'interlocutrice. A giudicare dall'atteggiamento scontroso che aveva sempre dimostrato sul campo di battaglia, non si sarebbe mai immaginata questo suo lato maturo e accogliente.

- Anche tu mediti spesso? - le domandò, desiderosa di conoscere qualcosa in più su di lei.

- A volte. - Se anche Zakuro fosse rimasta spiazzata dal suo improvviso interessamento, di sicuro non lo diede a vedere, limitandosi a rivolgerle un sorriso indecifrabile. - Non ho avuto una vita facile, ma ormai sono abituata a tenere sotto controllo le mie emozioni.

Dopo qualche istante di silenzio meditativo aggiunse, arricciando il naso. - Anche se capisco che non debba essere una passeggiata avere a che fare con qualcuno di irritante come Kisshu. Perfino io ho perso le staffe con lui.

Luana spalancò la bocca, incredula. - Cosa? Seriamente?! - Se c'era una cosa che riteneva ancora più incredibile rispetto al vedere la Mew viola esibirsi in un atteggiamento accogliente, era immaginarla perdere le staffe davanti a un nemico.

Per tutta risposta, Zakuro sollevò il mento con fare fiero, mentre il sorriso sulle sue labbra si allargava, assumendo una sfumatura diabolica. - È riuscito a farmi arrabbiare così tanto che gli ho tirato un pugno dritto in faccia.

Un istante di silenzio attonito seguì quell'orgogliosa dichiarazione, prima che la Mew alien cogliesse appieno il significato della frase e scoppiasse a ridere così forte da far tremare i muri.

Sapeva che non avrebbe dovuto gioire delle disgrazie del proprio protetto, ma considerando tutta la frustrazione che le aveva fatto sopportare negli ultimi giorni, non era riuscita a trattenere l'ilarità immaginandosi quest'ultimo preso malamente a pugni da Zakuro.

- Gli sta bene! - esclamò, tra un accesso di risa e l'altro, sotto lo sguardo sempre più divertito della sua interlocutrice, la quale, ben presto, iniziò a sghignazzare con lei.

Il loro divertimento aumentò non appena udirono Kisshu protestare attraverso il muro. - Che cos'è tutto questo baccano? Credevo steste meditando!

- Infatti, ma adesso abbiamo finito. - gli spiegò la Mew viola, per poi chinarsi verso la sua allieva e mormorare. - In questi giorni è davvero intrattabile, mi dispiace per te.

- Non me lo dire, ho sempre più voglia di strangolarlo. - ammise quella, alzando gli occhi al cielo. Ormai rassegnata al fatto che i momenti di serenità fossero già finiti, premette un pulsante sul muro permettendo così al pannello che separava il bagno dalla camera di scorrere di lato, rivelando la figura sempre più stanca ed emaciata di Kisshu.

- Non farebbe male neanche a te rilassarti un po'. Hai un aspetto davvero terribile. - lo redarguì la Mew lupo, notando il pallore estremo della sua pelle.

- Forse riuscirei a rilassarmi di più, se voi due non facesse tutto questo chiasso! - le rimbeccò lui, ottenendo in risposta un sospiro rassegnato da parte di Luana e un'occhiata raggelante da Zakuro, la quale si limitò ad alzarsi e a dirigersi verso l'uscita senza dire una parola.

La Mew alien fece per seguirla, intenzionata a concedersi una pausa, ma venne bloccata ancora una volta dalla voce del giovane. - Luana, aspetta. Devo parlarti.

Stupita dalla sua improvvisa voglia di comunicare, quando fino al giorno prima aveva evitato di farlo con tutto se stesso, richiuse la porta, voltandosi a guardarlo con espressione guardinga. - Dimmi. - Era rimasta ferita dal suo comportamento indisponente e scostante, e questo l'aveva resa più cauta nel dimostrargli la sua disponibilità.

- Ho pensato a un modo per risolvere il problema dei miei poteri.

"Quale? Dormire?!" la ragazza fu a un passo dal pronunciare quelle parole taglienti, ma con uno sforzo di volontà immane si trattenne.
Non voleva scatenare l'ennesima lite e rischiare di perdere il controllo ancora una volta, perciò si impose di mantenere la calma, limitandosi ad annuire per esortarlo a continuare.

- Tu hai appena scoperto di avere le stesse capacità del mio popolo, quindi dovresti riuscire a richiamare un oggetto attraverso un varco spazio temporale, come faccio io.

- Dove vuoi arrivare? Mi stai chiedendo di richiamare le manette per te?

- Più o meno.

Nonostante i suoi sforzi per mantenere il sangue freddo, Luana non poté impedire che un lampo di frustrazione le pervadesse l'animo. - Forse ti sfugge che io non so ancora controllare i miei poteri. E, inoltre, non ho mai visto quelle dannate manette, quindi mi spieghi come potrei richiamarle?

Era la regola numero uno dei varchi spazio temporali: potevi teletrasportarti solo in posti che avevi già visto e richiamare oggetti solo se sapevi esattamente dove si trovavano e com'erano fatti.
Ecco perché Kevin aveva dovuto invadere la mente di Kisshu per poter entrare nella base ed ecco perché le stanze segrete del caffè Mew Mew non erano ancora state attaccate da un gruppo di nemici pronti a ucciderla. Il ragionamento del suo protetto faceva acqua da tutte le parti.

- Aspetta, fammi finire. Quello che voglio è solamente sfruttare la tua energia mentale, che in questo momento a me manca. Sarò io a dirigere i tuoi poteri per richiamare gli oggetti, mi serve solo la tua forza di aliena.

La giovane rimase per un istante spiazzata da quella proposta, ma la sua confusione non durò a lungo, subito messa a tacere da una miriade di nuovi interrogativi. - Il problema resta comunque. Come posso prestarti i miei poteri, se nemmeno li so usare?

Lui non parve scoraggiarsi, rispondendo con prontezza: - Credo che il sigillo possa aiutarci in questo.

- E in che modo?

Posto di fronte all'ennesima domanda della sua compagna di squadra, lui sospirò, sedendosi stancamente sul letto. - Beh, le nostre menti si connettono grazie al sigillo e tu, in quanto protettrice, sei naturalmente portata ad aiutarmi. Quindi dovrebbe venirti naturale, quasi istintivo, trasferirmi un po' della tua energia nel momento in cui io la richiedo.

- E se non dovesse funzionare?

- Il peggio che può capitare è che non succeda nulla. Si tratta di un compito piuttosto semplice, quindi le probabilità che qualcosa vada storto sono infinitesimali, non preoccuparti.

- Mi preoccupo, invece. - protestò Luana, andando a sedersi accanto a lui sul letto e rivolgendogli uno sguardo di accorata supplica. - Ogni giorno che passa sei sempre più stanco e irritabile, te la prendi con tutti, perfino con quelli che-

- Ne abbiamo già discusso. - la mise a tacere lui, con un gesto brusco della mano. - Non ho intenzione di parlarne ancora.

L'altra, tuttavia, non si diede per vinta e approfittò del suo movimento per allungare un braccio fino a intrecciare le proprie dita in quelle di lui. Era da giorni che non si permetteva di toccarlo, e quel rinnovato contatto le trasmise una sensazione di nostalgia estrema: desiderava ritrovare, con il suo protetto, quell'intimità che avevano condiviso durante il loro primo bacio, anelava riuscire a comunicare con lui a un livello profondo, ma quest'ultimo non glielo aveva più permesso.

- Kisshu, per favore, parlami. Perché ti stai riducendo così? Credi che non avverta che c'è qualcosa che non va? Ogni giorno diventi sempre di più il fantasma di te stesso. Se continui così finirai per distruggerti, e io non voglio che accada.

Anche in quel momento Kisshu si irrigidì, diviso tra il desiderio profondo che provava per lei e la necessità di proteggere un segreto che non avrebbe mai potuto rivelare a nessuno. - Non posso. - mormorò, infine, con voce spezzata. - Smettila di tormentarmi!

- Non sono io che ti sto tormentando! Sei tu che stai tormentando te stesso, e non capisco perché! Se mi spiegassi cosa c'è che non va-

- Non c'è nulla da capire! - la interruppe lui, duro, liberandosi bruscamente dalla sua presa. - L'attacco di Kevin mi ha lasciato degli effetti collaterali e ci vuole del tempo perché passino. Punto. Fine della storia. Ora possiamo, per favore, risolvere questa questione delle manette?!

La Mew alien aprì la bocca per ribattere, ma si bloccò non appena intravide un'ombra di malcelata disperazione nello sguardo di quest'ultimo. Sembrava che Kisshu fosse sull'orlo di spezzarsi, e la ragazza, all'improvviso, ebbe paura nell'immaginare quello che gli sarebbe potuto succedere se avesse continuato a tirare la corda.
Si lasciò sfuggire un sospiro amaro, rassegnandosi, ancora una volta, a lasciar perdere. Forse aveva ragione lui, forse sarebbe bastato lasciare passare un po' di tempo e tutto sarebbe tornato come prima.

- Va bene, se ci tieni così tanto, proviamoci. - cedette, alla fine, imponendosi di ignorare la voce della sua coscienza, che le stava intimando di continuare a combattere per distruggere il muro che il suo protetto aveva costruito attorno a sé. - Dimmi cosa devo fare.

L'alieno, registrando la sua ritrovata disponibilità a collaborare, parve rasserenarsi e si riaccomodò sul letto, pur continuando a mantenere un atteggiamento cauto.

Dopo aver preso un profondo respiro, si allungò fino a stringere la mano destra della giovane tra le sue. - Ora chiuderemo gli occhi. Tu devi girare il palmo della mano sinistra verso l'alto e concentrarti sulla connessione che c'è tra te e me. Su questo contatto tra noi. - le spiegò, facendo un cenno verso il punto in cui le loro mani si congiungevano.

- E poi?

- E poi niente, da lì ci penserò io. Tu concentrati solo sul punto dove le mie mani toccano la tua. Capito?

- Okay. - Luana gli lanciò un ultimo sguardo titubante, prima di fare come le veniva chiesto e chiudere gli occhi, catalizzando tutta la sua attenzione sul punto in cui la sua pelle sfiorava quella di Kisshu.

Non le fu poi tanto difficile mantenere la concentrazione, dato che aveva sentito così tanto la mancanza del suo tocco che non sarebbe riuscita a pensare ad altro nemmeno volendo.

Dopo pochi attimi, iniziò ad avvertire un formicolio caldo che dalla punta delle dita si propagò fino a tutto il palmo della sua mano destra. Il suo primo istinto fu quello di interrompere il contatto, ma si impose di rimanere immobile, continuando a respirare profondamente.

- Brava, continua così, lascia che io canalizzi la tua energia.

Il punto di contatto tra la sua pelle e quella di Kisshu si fece sempre più caldo, finché la Mew alien non avvertì un oggetto sconosciuto posarsi con un tintinnio nel suo palmo sinistro. Fece per riaprire gli occhi ed esultare, ma a quel punto accadde qualcosa che non avrebbe mai potuto prevedere: non appena cercò di sollevare le palpebre, infatti, avvertì una sensazione davvero singolare, come se una parte di lei stesse precipitando in avanti, sebbene il suo corpo fosse ancora immobile, seduto sul letto.

"Che cosa sta succedendo?" cercò di chiedere a Kisshu, ma si rese conto di aver perso il controllo perfino delle proprie labbra. Si sentiva come quando era stata assoggettata da Kevin, solo che stavolta ad avvolgerla non fu un velo nero, bensì un'ondata di emozioni così intensa da lasciarla senza fiato. Emozioni non sue, che pure le parvero estremamente familiari. Tra esse riconobbe l'angoscia, il dolore e, soprattutto, la paura paralizzante di perdere tutto ciò che amava.

"È colpa mia... sono stato io!"

"Perché questi ricordi non mi lasciano in pace?!"

"Dovrei aprirmi con lei..."

"... ma se dovessi rivelarle quello che ho fatto mi odierebbe..."

Una cacofonia di pensieri e sentimenti laceranti invase la sua mente con una violenza inaudita, tanto che per un istante temette di perdere se stessa. Finché, nella confusione, non iniziò a intravedere anche delle immagini: un tunnel di pietra immerso nel buio, un bambino che correva a perdifiato al suo interno, ridendo con la spensieratezza tipica della fanciullezza, mentre le voci concitate cercavano di richiamarlo, ricordandogli quanto fosse pericoloso avventurarsi da solo lì dentro.

Confusa, cercò di concentrarsi per capire meglio che luogo stesse guardando, tuttavia, fece appena in tempo a rendersi conto che il tunnel era lo stesso che continuava a tormentare i sogni di Kisshu, che le parve di entrare in collisione con un muro di cemento e fu riportata di colpo alla realtà.

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Ehilà! Come state? Sono un po' in ritardo sulla tabella di marcia di settembre, perché questo capitolo non mi convinceva particolarmente.
A questo proposito ci tengo a ringraziare Rain_blade per avermi aiutata, con i suoi consigli, a migliorare il capitolo e a superare questo blocco, senza di lei avrei impiegato intere settimane per riuscire a pubblicare.
Quindi grazie davvero, di cuore!

Spero che il risultato finale sia, se non perfetto, quantomeno soddisfacente!

Un immenso grazie anche ai pochi lettori superstiti che continuano a seguirmi in questa epopea. Fatemi sapere cosa ne pensate, se trovate altri dettagli che potrebbero essere migliorati, se il capitolo vi ha intrigato, se lo avete trovato interessante, noioso o altro!

A presto con la seconda parte!

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