17. Il caffè Mew Mew - Parte 1
Vorrei dedicare questo capitolo a Mia Ikumi, l'autrice di Tokyo Mew Mew, purtroppo venuta a mancare il 7 marzo 2022.
Stava lavorando a un remake della serie che purtroppo non è riuscita a vedere pienamente realizzato. Il primo episodio di suddetta serie, "Tokyo Mew Mew New", è infatti andato in onda ieri, 5 luglio 2022, e anche se lei non è qui con noi per festeggiare mi sembrava giusto renderle omaggio a modo mio. L'immagine di copertina proviene dal manga originale di Tokyo Mew Mew.
Grazie Ikumi-san per avere ideato questo meraviglioso universo, mi mancherai.
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Ichigo rabbrividì, avvolgendosi maggiormente attorno al proprio piumone e sfregando vigorosamente le mani tra loro, nel vano tentativo di scaldarle.
Quel giorno, a Londra, la temperatura era stata particolarmente rigida: le forti nevicate e il vento implacabile avevano reso quell'inverno uno dei più gelidi a memoria d'uomo. Per questo motivo, la ragazza aveva trascorso chiusa in casa la maggior parte del suo tempo libero, uscendo solo per fare la spesa e per organizzare meglio i preparativi per la partenza.
Pensando al volo di linea che l'attendeva di lì a pochi giorni, fu colta da un altro brivido, se possibile ancora più intenso rispetto al precedente.
Forse il clima rigido non aveva nulla a che vedere con il gelo che provava, probabilmente i tremori che la scuotevano da capo a piedi erano provocati dalla tensione per il fatto di essere giunta al momento fatidico.
Si rannicchiò sul divano, tirandosi la coperta fin sopra la testa, come se quest'ultima potesse schermarla dalla dura prova che avrebbe dovuto affrontare di lì a pochi minuti.
Doveva farlo, doveva dire a Masaya che la sua decisione era definitiva e che non sarebbe più rimasta a Londra con lui.
Era stata la sua totale incapacità di adattarsi a quel luogo così diverso dal Giappone, unita al trauma causato dall'ultima battaglia contro Deep Blue, a farla propendere per un ritorno a casa così tempestivo.
Probabilmente, Ryou aveva visto giusto quando, sei mesi prima, le aveva consigliato di prendersi un momento di pausa dalla propria relazione, per riflettere riguardo quanto avvenuto durante l'ultima battaglia. La Mew neko, tuttavia, probabilmente per orgoglio o per paura di perdere il proprio ragazzo, non gli aveva dato ascolto e si era gettata a capofitto in quella nuova opportunità, senza nemmeno riflettere sulle difficoltà e responsabilità che vivere a Londra avrebbe comportato.
Comportandosi in quel modo, non aveva fatto altro che buttare benzina sul fuoco e la sua incertezza, dapprima solo accennata, era esplosa prepotentemente. Aveva avvertito il bisogno di prendere le distanze da quella quotidianità frenetica, per tornare finalmente alla propria vita di tutti i giorni, forse più semplice e monotona, ma per lei appagante.
Ora non riusciva più a contenere il desiderio di riprendersi i propri spazi, rischiando seriamente di incrinare in modo definitivo la relazione costruita con Masaya, la quale era già stata sottoposta a innumerevoli prove.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo, sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime: non poteva mostrarsi esitante e debole, altrimenti non avrebbe convinto Aoyama-kun delle proprie ragioni. E, ora più che mai, era vitale che riuscisse a tornare a casa: Ryou, Keiichiro e le ragazze stavano affrontando un nemico molto subdolo e pericoloso, non poteva abbandonarli proprio ora.
Aveva provato un immenso sollievo quando, qualche ora prima, aveva appreso che le sue compagne di squadra erano riuscite a salvare con successo Luana e Kisshu e che questi ultimi ora si trovavano sotto la loro protezione, al riparo da qualunque nemico tentasse di far loro del male.
Nonostante il successo della missione, tuttavia, la situazione al caffè restava delicata: da quanto era riuscita a capire, Kevin si trovava a sua volta all'interno dell'edificio ed era in sospeso tra la vita e la morte a causa delle ferite riportate. Anche la Mew alien e l'alieno dagli occhi dorati non sembravano essere usciti indenni dallo scontro, sebbene non fossero in immediato pericolo. Come se non bastasse, gli altri nemici li stavano ancora cercando ininterrottamente, e la ragazza non era del tutto certa che le difese erette da Ryou sarebbero bastate a tenerli lontani.
L'improvviso rumore prodotto dal chiavistello la fece sobbalzare, interrompendo il filo caotico dei suoi pensieri e inducendola a trarsi a sedere di scatto.
- Okaerinasai, Masaya-kun! - esordì, cercando di immettere quanta più allegria possibile nel tono di voce.
- Tadaima! - Il giovane, rientrato in quel momento da una lunga cena di lavoro, fece capolino dal corridoio, rivolgendole un sorriso sorpreso. - È molto tardi. Non pensavo mi avresti aspettata sveglia.
- Non è un problema: con il tempo da lupi che c'è stato oggi, non ho avuto molto da fare. E poi... - Ichigo deglutì, mentre una nuova ondata di tensione le faceva tremare le mani. - volevo parlare con te.
Aoyama si limitò ad annuire, togliendosi la giacca, prima di accomodarsi accanto a lei sul divano. - In effetti, in questi giorni non abbiamo avuto modo di parlare a causa dei miei impegni. Mi dispiace di averti lasciata sola per tutto questo tempo, Ichigo.
Lei abbassò lo sguardo, non sapendo come replicare a quelle parole: sapeva che non era colpa sua. Masaya stava facendo del suo meglio per continuare a portare avanti la sua carriera da ricercatore all'università. Si stava impegnando al massimo, probabilmente anche per riuscire a sostenere il loro futuro assieme.
Ma era proprio questo il problema: Ichigo non si sentiva adatta a quel genere di vita, non era abbastanza brillante e ambiziosa per poter sostenere gli stessi ritmi universitari e lavorativi del proprio compagno. Oltre a sentirsi frustrata e infelice, aveva anche la sensazione di essere diventata null'altro che una palla al piede, un ostacolo per lui, così serio e intelligente.
Quando aprì la bocca per parlare, tuttavia, quello la precedette, cingendole teneramente le spalle con un braccio e mormorando. - So perché mi hai chiesto di parlare.
Lei boccheggiò, incredula, sgranando gli occhi e puntandoli in quelli color cioccolato di lui. Vi lesse un'infinita tristezza che le fece stringere lo stomaco. In quel momento, seppe che Masaya aveva capito tutto: sapeva già quali fossero le sue intenzioni.
- Credevi non mi fossi accorto dei tuoi preparativi frettolosi? Sono impegnato, è vero, ma presto sempre attenzione a quello che fai.
- A-avrei dovuto immaginarlo. - sospirò, colta da una stilettata di senso di colpa. - Non ho mai conosciuto nessuno così attento e amorevole nei miei confronti.
Seguì un istante di profondo silenzio, che parve gravare sui loro animi come un macigno, finché Aoyama non trovò il coraggio di spezzarlo. - Ma tutto questo... la tua vita con me, non ti basta più, vero? - Le domandò, tristemente.
Ichigo avvertì le lacrime premere prepotentemente contro le proprie ciglia e dovette sforzarsi per ricacciarle indietro. - Costruire un futuro insieme a te è tutto quello che ho sempre desiderato, eppure... - mormorò, con voce tremula. - non riesco a capire perché, ma non sono a mio agio qui in Inghilterra. Mi sento costantemente frustrata e tremendamente sola. Ho nostalgia della mia vita quotidiana a Tokyo e...
Quello si limitò ad annuire ancora una volta, aumentando la dolce presa che esercitava sulle sue spalle, probabilmente con l'intento di consolarla. - Non hai bisogno di spiegarmi niente. Mi sono accorto che non sei felice qui con me. E non ho intenzione di ostacolarti.
- Ma... - la ragazza si ritrovò nuovamente a lanciargli uno sguardo interdetto, non sapendo se sentirsi sollevata o amareggiata dalla sua arrendevolezza. Si sarebbe aspettata un minimo di resistenza in più da parte di Masaya, tuttavia, ancora una volta, il ragazzo la stupì.
- Avevo già capito fin dall'inizio che la tua decisione sarebbe stata quella di tornare a casa. In questi giorni ho cercato di parlarne il meno possibile, perché volevo godermi gli ultimi momenti con te. - Le accarezzò una guancia, sorridendo tristemente. - Io ti amo, Ichigo, al punto che sono disposto a lasciarti andare. Non ti costringerò mai a stare al mio fianco, se questo ti rende infelice.
A quelle parole, la giovane avvertì la sua già debole corazza cedere definitivamente, e si ritrovò a gettargli le braccia al collo, scoppiando in un pianto disperato.
Perché Masaya non ce l'aveva nemmeno un pochino con lei?! Sarebbe stato tutto più facile in quel caso. Invece, ancora una volta, si era rivelato essere più maturo e altruista di quanto lei non fosse mai stata, dimostrandole quanto puro e sincero fosse il suo amore.
- Mi... mi dispiace! - riuscì solo a biascicare tra un singhiozzo e l'altro. - Sono una stupida egoista! Non merito una persona fantastica come te.
L'altro si limitò a stringerla a sé a propria volta, passandole delicatamente le dita tra i capelli. Quando riprese a parlare, anche la sua voce parve incrinarsi leggermente. - Tu sei una persona meravigliosa, coraggiosa e sincera. Meriti tutta la felicità del mondo, quindi non dire mai più cose del genere.
Rimasero stretti in quell'abbraccio disperato per un tempo che a entrambi parve lunghissimo e, al tempo stesso, terribilmente breve. Era un contatto che sapeva già di addio. Per questo, nonostante i sentimenti laceranti che provavano, nessuno dei due riusciva a trovare il coraggio per interrompere quel momento di intimità.
Alla fine fu lui a muoversi per primo, posandole un delicato bacio sulla fronte. - Quello che è successo l'anno scorso ci ha cambiati. E non è colpa di nessuno. Né tua né mia. A volte capita di dover prendere strade diverse. - le sussurrò, prima di allontanarsi.
Lei abbassò lo sguardo, senza trovare la forza per rispondergli. Sapeva che aveva ragione, ma questo non rendeva la realtà meno difficile da digerire.
A quel punto, Aoyama riprese a parlare, con voce più ferma. - Ti chiedo solo una cosa, Ichigo.
- Dimmi.
- Almeno fino al giorno della tua partenza, vorrei che ci comportassimo ancora come se fosse tutto normale. Non voglio che i nostri ultimi ricordi insieme siano amari. Preferirei che conservassi un bel ricordo di Londra e dei nostri ultimi giorni insieme.
Udendo quella singolare richiesta, la Mew neko avvertì l'ombra di un debole sorriso affiorarle alle labbra. Era un ragionamento tipicamente da Masaya, e quel pensiero, seppur solo per un istante, la divertì. - Certo. - esalò, asciugandosi le guance, ancora bagnate di lacrime.
Era fatta. Aveva preso la sua decisione, dopo lunghi tentennamenti. Non sapeva se la sua scelta di tornare a Tokyo si sarebbe rivelata giusta, ma ormai non poteva più tornare indietro. Doveva pensare al futuro, alle avventure che l'attendevano in Giappone e, soprattutto, ai suoi rinnovati doveri da Mew Mew, i quali, probabilmente, le avrebbero sottratto più tempo ed energie del previsto.
Nonostante tutto, mentre raggiungeva il proprio, ormai, ex ragazzo in camera da letto, si sorprese a provare anche una punta di eccitazione al pensiero che, di lì a pochi giorni, sarebbe tornata a vestire i panni di paladina della giustizia.
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Oscurità. Disorientante, tenace e opprimente oscurità, che la stringeva da ogni lato, rendendo vano ogni suo tentativo di orientarsi nello spazio.
Non sapeva da quanto tempo fosse intrappolata in quel luogo, ma, da quel che aveva potuto intuire tastando il terreno e le pareti attorno a sé, doveva trovarsi in una specie di stretto cunicolo di roccia.
"Perché sono qui?" si domandò.
Quando aveva iniziato a gridare aiuto, le aveva risposto solo l'eco prepotente della sua voce, che si era ben presto perso in lontananza, anch'esso inghiottito dal buio. L'unico suono che le sue orecchie percepivano era un gocciolio costante di acqua, per il resto nulla disturbava l'inquietante silenzio che avvolgeva quel luogo.
Guardandosi attorno, le era parso di essere nuovamente precipitata all'interno degli orridi di Uriezzo, le grotte dove lei e i suoi compagni avevano trovato l'acqua cristallo. Quella volta, almeno, i suoi sensi felini erano riusciti a sfruttare la minima quantità di luce presente nell'ambiente, mentre qui non le era stato concesso un lusso del genere.
Cercò a tentoni la propria spilla per la trasformazione, solo per rendersi conto di non averla con sé.
A quel punto la propria mente iniziò a vacillare e a cedere al panico: come poteva uscire di lì, se non aveva idea di dove fosse, né di come proseguire?
Proprio mentre stava per abbandonarsi a terra in preda allo sconforto, un rumore inaspettato ruppe la quiete, rimbombando flebilmente lungo le pareti rocciose.
Luana si voltò, allarmata, rendendosi conto che ciò che aveva udito somigliava fin troppo al pianto di un bambino. -C'è qualcuno?!
Nessuno rispose, ma i deboli singhiozzi non accennarono a scemare.
-Chi sei?! -riprovò, con più decisione. -Rispondi! Ti sei perso anche tu?!
Quando, dopo l'ennesima domanda posta al vuoto, nulla parve cambiare, Luana decise che era giunto il momento di fare luce sulla questione. Se davvero in quel tunnel si trovava un bambino, non poteva lasciarlo da solo. In ogni caso, non aveva nulla da perdere nel cercare di raggiungerlo, dato che non sapeva come uscire da lì.
-Sto arrivando! Mi senti!? -lo chiamò, mentre iniziava lentamente a seguire la fonte del rumore, appoggiandosi alle pareti per non perdere l'equilibrio.
Proseguì nella sua ricerca, saggiando con cautela ogni centimetro del muro e del terreno, per assicurarsi che non ci fossero pericoli sul suo cammino. Finché il pianto non iniziò a farsi più forte. Evidentemente, doveva essere vicino: chiunque fosse a emettere quei singhiozzi, sembrava stesse chiamando qualcuno. Tuttavia, la Mew alien non era in grado di distinguere le sue parole. L'unica cosa che percepiva con chiarezza era la disperazione impressa in quei lamenti, che ben presto le fecero desiderare di abbandonare ogni cautela, per correre verso la fonte del suono.
Una parte di lei era acutamente consapevole del fatto che potesse trattarsi di una trappola, ma il suo istinto le suggeriva che non poteva essere così e che si trovava in quel luogo per un motivo ben preciso.
A conferma di quel pensiero, dopo alcuni istanti, le parve finalmente di intravedere una figura nell'oscurità. Stringendo gli occhi per mettere a fuoco, si rese conto che si trattava veramente di un bambino, come aveva temuto, e che quest'ultimo singhiozzava tremante nel buio, chinato su qualcosa che la ragazza non riusciva a vedere.
Al tempo stesso, le parve strano di riuscire a percepire così chiaramente quella figura infantile, dal momento che nel tunnel non era presente alcuna fonte di luce e tutto il resto dell'ambiente restava immerso nell'oscurità più totale.
Udendo i suoi singhiozzi disperati, tuttavia, l'istinto di protezione della ragazza ebbe la meglio sulla ragione -Che cosa è successo? - gli domandò con voce tremante.
Ormai era così vicina da riuscire a percepire distintamente la forza devastante della sua disperazione, ed ogni suo lamento le risuonava prepotentemente nelle orecchie, provocandole quasi un dolore fisico.
Dilaniata dal desiderio di aiutare quella creaturina tremante, rimasta sola nell'oscurità, si ritrovò ben presto a correre verso di essa, tendendo le braccia per cingerla in una stretta confortante.
Le sue buone intenzioni furono stroncate sul nascere, dato che riuscì ad avvicinarsi appena di qualche metro prima di essere bloccata da una sorta di barriera invisibile, che respinse prepotentemente la sua avanzata, facendola volare all'indietro.
Colta alla sprovvista, rovinò violentemente al suolo, mentre una voce minacciosa e al tempo stesso familiare si faceva strada nel buio. "Non devi vedere..." la udì sussurrare, prima che l'eco venisse nuovamente sovrastato dal suono dei singhiozzi.
Sobbalzò, guardandosi attorno confusa e cercando di individuare chi aveva parlato. -Cosa, non devo vedere?! -Domandò, rimettendosi in piedi a fatica e cercando di avanzare nuovamente verso la fonte di luce.
Nonostante i suoi disperati tentativi, era chiaro che qualcuno voleva tenerla lontana a tutti i costi, dato che in risposta alla sua domanda la terra iniziò a tremare violentemente, come squassata da una tremenda scossa di terremoto.
-Perché vuoi tenermi lontana?! Quel bambino ha bisogno di aiuto! -tutt'altro che intenzionata ad arrendersi, la Mew alien cercò di aggrapparsi alle pareti rocciose del tunnel, ma a quel punto anche il terreno scomparve da sotto i suoi piedi, sostituito da una sgradevole sensazione di vuoto.
"Lui non ha bisogno di nessuno. Vattene!"
Furono le ultime parole che udì, prima di precipitare in un'oscurità senza fine.
Si svegliò di soprassalto, il cuore che batteva all'impazzata e il respiro affannoso.
Disorientata, lasciò correre lo sguardo attorno a sé, cercando di capire dove si trovasse: non riusciva, infatti, a riconoscere la stanza dove si era assopita, né l'arredamento spartano che la circondava. I suoi ricordi erano resi ancora più confusi dal fatto che le immagini di quanto accaduto nel sogno continuassero a vorticarle nella testa, riempiendola di angoscia: quel tunnel immerso nel buio più totale, il bambino che piangeva, solo, nell'oscurità e, soprattutto, quella voce fredda e familiare al tempo stesso. Che cosa significavano?
Non era la prima volta che le capitava di elaborare sogni strani e sconclusionati, soprattutto da quando aveva contratto il sigillo con Kisshu. Tuttavia, stavolta non aveva proprio idea di come interpretare quelle immagini. Era rimasta sconvolta nell'udire il pianto disperato del bambino e la riempiva di rimorso il fatto di non aver potuto far nulla per aiutarlo.
Scosse la testa e prese un gran respiro, cercando di rimettere ordine tra i propri pensieri. Non doveva lasciarsi prendere dal panico: era possibile che si trattasse di un semplice incubo causato dal trauma della battaglia che aveva dovuto affrontare poche ore prima e, anche se così non fosse stato, cedere all'ansia sarebbe stato controproducente.
Dopo qualche minuto di autoconvincimento, il battito furioso del suo cuore, finalmente, rallentò e la ragazza fu in grado di ricordare quanto successo poche ore prima, compreso il fatto che in quel momento si trovasse, insieme al proprio protetto, in una stanza segreta del caffè Mew Mew.
L'ansia che aveva provato si trasformò in una sorda preoccupazione, non appena le soggiunse il ricordo del volto pallido e stremato di quest'ultimo, il quale aveva subito un violento controllo mentale da parte di Kevin e non aveva ancora mostrato segni di ripresa.
Ora la cosa più importante era tenere sotto controllo le sue condizioni di salute. Avrebbe pensato allo strano significato del proprio sogno una volta che Kisshu si fosse svegliato.
Ferma in questi nuovi propositi, cercò di trarsi a sedere per accendere la luce ma, non appena eseguì il movimento, le sue costole lanciarono una sorda protesta, facendola gemere di dolore.
Era rimasta intrappolata così a lungo tra le immagini del suo inconscio che si era perfino dimenticata delle fratture che aveva riportato durante lo scontro con Kevin.
Dandosi mentalmente dell'imbecille, attese che le fitte al petto scemassero prima di scendere, con cautela, dal letto.
Fortunatamente, eccezion fatta per le costole incrinate, le altre ferite riportate durante lo scontro stavano già migliorando notevolmente, motivo per cui riuscì a raggiungere il capezzale del proprio protetto senza troppi problemi.
L'alieno dagli occhi dorati era ancora profondamente addormentato, ma pareva stare meglio rispetto a qualche ora prima: il suo viso non era più ricoperto di sudore freddo, e il respiro appariva lento e regolare.
- Spero che ti riprenderai presto. - sospirò la Mew alien, sedendosi accanto a lui e posandogli delicatamente una mano sulla fronte per controllare la temperatura. "Sarà il caso di chiedere altro the con lo zucchero ad Akasaka. Sembra avergli fatto bene." Si ritrovò a pensare, lasciando scorrere affettuosamente le dita tra i suoi capelli e stupendosi, ancora una volta, di quanto risultassero piacevoli al tatto.
Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta, distogliendola bruscamente da quel momento di tenerezza. - Luana? It's me, Ryou. Are you awake?
- Yes, yes! I'm awake! Just one moment, please. - Imbarazzata all'idea di essere sorpresa dal capo del progetto Mew con gli occhi ancora impastati di sonno e i capelli scarmigliati, la ragazza si affrettò a correre in bagno a sistemarsi. Impresa che si rivelò più difficile del previsto, dato l'inestricabile groviglio informe che le si era formato in testa.
Quando, parecchi minuti dopo, riuscì a presentarsi alla porta, si ritrovò davanti un Ryou alquanto scocciato. - Finalmente. Credevo che il letto ti avesse inghiottita.
- Mi ero appena svegliata. - si giustificò la giovane, lanciandogli un'occhiataccia risentita. - Sai com'è... ieri non è stata esattamente una giornata leggera.
Quello non replicò, limitandosi a portarsi una mano al mento e a squadrarla attentamente da capo a piedi, con fare interessato. - Sembri stare già meglio, rispetto a ieri. - commentò, alla fine, senza riuscire a trattenere una nota di sorpresa e ammirazione nella voce. - E sono passate solo poche ore. Pai mi aveva parlato delle tue incredibili capacità di ripresa, ma non credevo si spingessero a tanto.
Colta alla sprovvista dall'improvviso interesse celato nelle sue iridi ghiacciate, la ragazza abbassò gli occhi verso il pavimento, a disagio. Non le piaceva affatto quello sguardo: la faceva sentire nulla più che una cavia da laboratorio.
Fortunatamente non dovette sottostare al suo scrutinio ancora per molto, perché l'altro, probabilmente percependo il suo imbarazzo, cambiò quasi subito argomento. - Kisshu, invece, come sta?
Sollevata, la ragazza colse la palla al balzo, decisa a evitare che l'attenzione del biondino ricadesse nuovamente su di lei. - Per ora non mostra grandi segni di ripresa. Pensavo di fargli bere ancora un po' di the: le bevande zuccherate fanno bene in questi casi.
La sua tattica parve funzionare dato che, a quelle parole, Ryou aggrottò le sopracciglia, per poi avvicinarsi al letto dove era sdraiato Kisshu e iniziare a saggiare il suo battito cardiaco e la presenza di riflessi involontari. - Sembra stare meglio fisicamente, ma, come ti ho detto ieri, dal punto di vista dell'attacco mentale non posso fare molto. - concluse, una volta terminato di esaminare le sue condizioni. - Se ritieni che assumere zuccheri possa aiutarlo, dirò subito a Keiichiro di fare qualcosa in proposito. Potrebbe essere necessaria una flebo, per far sì che la sostanza faccia effetto più velocemente.
La Mew alien gli rivolse un'occhiata dubbiosa. Non era sicura che con gli alieni funzionassero le stesse terapie in uso per gli esseri umani, ma, d'altro canto, doveva ammettere che il prolungato stato di incoscienza del suo protetto stava iniziando a preoccuparla.
Prima che potesse trovare una risposta ai suoi machiavellici dubbi, la voce del capo del progetto Mew la riportò bruscamente alla realtà. - Comunque, sono venuto qui anche per chiederti se te la sentiresti di partecipare alla riunione operativa che ho indetto, dove spiegherò alle altre Mew Mew tutto quello che riguarda te, tuo padre e questa situazione di pericolo.
- Quando si terrà la riunione?
- Tra pochi minuti, in effetti.
La giovane inarcò un sopracciglio. - Alla faccia del preavviso. - borbottò sarcasticamente, per poi voltarsi a guardare con apprensione il capezzale del proprio compagno di squadra. - Non so se me la sento, onestamente. Viste le condizioni di Kisshu e la situazione di pericolo in cui ci troviamo, non voglio lasciarlo da solo troppo a lungo.
- Comprensibile. - sospirò il giovane, passandosi una mano tra i capelli color grano. - Ma a questo può pensare Key. Lui è esperto di cure mediche e potrebbe occuparsi di Kisshu durante la riunione.
- Non sarebbe meglio se partecipasse anche lui? Pensavo lavoraste sempre insieme.
- Io e Keiichiro siamo stati precedentemente informati da Pai, quindi non dovrebbe essere un problema, per lui, allontanarsi. Lo aggiornerò su eventuali nuovi elementi una volta terminata la riunione. Quelle che non sanno quasi nulla sono le ragazze e, dato che dovranno lavorare in prima linea contro il nemico, penso che meritino una spiegazione chiara da parte di chi è direttamente coinvolto. - le spiegò il biondino, rivolgendole uno sguardo eloquente, come a voler sottolineare quanto fosse fondamentale la sua partecipazione. - Inoltre, dovremo anche parlare di Kevin e delle precauzioni da prendere in caso si risvegli.
Messa alle strette dal suo ragionamento, Luana dovette ammettere che probabilmente sarebbe stato saggio partecipare, nonostante l'idea di spiegare quanto accaduto a sei persone che, fino a poche settimane prima, aveva considerato come nemiche la rendesse tutt'altro che entusiasta, soprattutto se questo significava allontanarsi dal suo compagno di squadra.
Tuttavia, non era così egoista da non capire quanto fosse importante informare più persone possibile riguardo la pericolosità dei loro nemici e, soprattutto, quanto fosse fondamentale sviluppare insieme una linea d'azione per risolvere il problema di Kevin. - D'accordo. - acconsentì, a malincuore, rassegnandosi a partecipare.
Quest'ultimo parve sollevato nell'udire la sua decisione e le rivolse un mezzo sorriso, facendole cenno di seguirlo.
Percorsero a grandi falcate tutto il corridoio, tanto che la Mew alien dovette sforzarsi di accelerare il passo per non perderlo di vista. Dopo aver svoltato l'angolo, proseguirono ancora per diversi metri, prima che Shirogane finalmente rallentasse, fermandosi davanti a una doppia porta del tutto simile a quella che celava la stanza dove Luana aveva dormito.
- Qui dentro. - le confermò in tono pratico, per poi iniziare ad armeggiare con le password e i sistemi d' allarme.
Dopo qualche istante, l'ingresso della sala si aprì, scorrendo di lato con un sinistro sbuffo.
Avvertendo un'improvvisa ondata di tensione al pensiero di dover partecipare attivamente a un incontro tanto importante, la ragazza mosse qualche timido passo all'interno, posando i piedi sul lucido pavimento color blu notte.
Mentre si guardava attorno con circospezione, non poté trattenersi dal restare impressionata dalla modernità e funzionalità della stanza: un enorme salone adibito a laboratorio, in fondo al quale svettava, maestoso, un gigantesco pannello di controllo, sovrastato da un monitor altrettanto enorme.
Catalogando con lo sguardo tutti i computer e i macchinari presenti, la maggior parte dei quali le risultavano del tutto sconosciuti, si ritrovò a pensare, con una punta di ammirazione mista a senso di colpa, che quel laboratorio non aveva nulla da invidiare a quello costruito da Pai.
In fin dei conti, doveva esserci un motivo se le Mew Mew avevano dato agli alieni tanto filo da torcere fino a pochi mesi prima.
"Lo avevo sottovalutato." ammise a se stessa, lanciando un'occhiata di sottecchi a Shirogane.
Un sommesso mormorio di voci concitate la distolse ben presto dalla sua ammirazione per il laboratorio e la indusse ad irrigidire la schiena, nuovamente consapevole del vero motivo per cui si trovava lì.
Disposte in fila davanti al monitor principale, infatti, l'attendevano le cinque ragazze Mew che, non appena percepirono la sua presenza, si voltarono a guardarla, alcune con espressione incuriosita, altre diffidenti e altre ancora, come nel caso di Zakuro, apparentemente impassibili.
La prima cosa che notò avvicinandosi, fu che erano tutte trasformate. Dettaglio che, in un primo momento, la allarmò non poco: che la stessero attirando in una trappola?!
Il vero motivo di quella scelta le fu chiaro non appena Shirogane le consigliò di fare lo stesso. - Alcune delle ragazze non conoscono bene l'inglese e tantomeno l'italiano. Dato che anche tu non sei esperta in lingua giapponese, ho pensato fosse meglio farvi utilizzare i poteri da Mew Mew, in modo che non ci siano problemi di comunicazione. Ti chiederei solo di parlare in inglese, se possibile, in modo che possa capire anche io.
Luana si limitò ad annuire, sollevata per la franchezza dimostrata dal creatore del progetto Mew e, al contempo, grata di non doversi scervellare più di tanto per riuscire a comunicare efficacemente con i partecipanti.
Mentre estraeva la spilla dalla tasca per trasformarsi in Mew Luana, con la coda dell'occhio intravide Ryou confabulare con Keiichiro: probabilmente, come promesso, lo stava mettendo al corrente riguardo le condizioni di Kisshu, sottolineando la necessità di avere qualcuno che si occupasse di lui durante la riunione.
A conferma di quell'ipotesi, il cuoco si limitò ad annuire gentilmente, per poi appuntare il proprio sguardo su di lei. - Stai tranquilla. - la rassicurò, rivolgendole uno dei suoi disarmanti sorrisi. - Capisco le tue preoccupazioni, e qui basta Ryou come coordinatore. Mentre voi sarete impegnati, mi assicurerò che Kisshu riceva le cure necessarie per riprendersi al più presto. Potrete aggiornarmi con calma più tardi sull'esito della riunione.
- Senza contare che qualcuno deve anche tenere d'occhio le condizioni di Kevin, per evitare che si svegli e combini un macello mentre siamo impegnati. - si inserì Ryou, pragmatico come sempre.
- Vero anche questo. - gli concesse l'amico. - Farò in modo di tenere sotto controllo entrambi.
Stupita dalla sua totale disponibilità a occuparsi non soltanto del proprio protetto, ma anche di un nemico potenzialmente letale, la Mew alien si sentì invadere da un'ondata di profonda gratitudine e dovette deglutire più volte per riuscire a rispondere. - Non so davvero come ringraziarti Akasaka-san.
- Figurati. Non possiamo certo rischiare che Kisshu si faccia del male.
Dopo un ulteriore rapido scambio di istruzioni con il suo collega, Keiichiro si diresse a passo svelto verso l'uscita della sala riunioni, congedandosi con un semplice - Buona continuazione.
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Sono tornata! Ebbene sì! Dopo un periodo di latitanza dovuta al carico di lavoro e a una mia crisi personale che per fortuna ora sto superando, ho finalmente trovato la forza per pubblicare un altro capitolo! Stavolta sarà diviso solamente in 2 parti e la seconda arriverà a breve.
In questo periodo per fortuna sarò un po' più libera, quindi dovrei poter riprendere a scrivere e a pubblicare con un po' più di costanza. Incrociamo le dita. Sono stati dei mesi non facili per me, spero che capirete e apprezzerete il mio sforzo nel portare avanti questo progetto nonostante le difficoltà. Non mi piace lasciare le cose a metà, quindi ce la metterò tutta. Il vostro incoraggiamento e supporto è sempre bene accetto, non mentirò: ne ho davvero bisogno in questo momento.
Cosa ne pensate di questo capitolo? Ditemi le vostre impressioni!
Ci vediamo presto con la seconda parte!
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