12. Sentimenti pericolosi - Parte 1

Quando Luana tornò a essere presente a se stessa, la prima cosa che percepì fu un dolore sordo all'altezza delle tempie, non insopportabile, ma abbastanza fastidioso da metterla in allarme: da quando aveva cominciato la sua vita da Mew alien non le era mai capitato di provare malesseri del genere.
Mosse cautamente le braccia, rendendosi conto di essere sdraiata supina su una superficie alquanto comoda, simile a un materasso: ciò non contribuì a dissipare la sua inquietudine.

Convenne che doveva essersi sentita male per qualche motivo, tuttavia, non appena tentò di riportare alla mente quanto accaduto, i ricordi le apparvero come sfocati, provocandole una nuova ondata di mal di testa: si sentiva confusa, come se qualcuno le fosse entrato a forza nel cervello e le avesse rivoltato i pensieri uno a uno.
Infastidita da quella sensazione di debolezza, decise di ricorrere all'utilizzo di almeno due dei suoi cinque sensi, per tentare di capire dove si trovasse, senza tuttavia correre il rischio di stancarsi troppo.

Con uno sforzo di concentrazione non indifferente, tese le orecchie, intercettando in pochi istanti il lento respiro di un individuo che doveva trovarsi a meno di due metri di distanza da lei.
La sensazione di fastidio riguardo le sue condizioni si acuì ulteriormente: come aveva potuto essere così distratta da non accorgersi della presenza di qualcuno nella stanza? Le sue condizioni erano davvero così gravi?

Un' ulteriore indagine olfattiva le rivelò che si trattava di Kisshu.

Spalancò gli occhi di botto, mentre i ricordi di quanto accaduto in laboratorio si facevano rapidamente strada nella sua mente, seguiti a ruota dalle immagini dello scontro con Kevin.
Doveva essere stata l'improvvisa e violenta intrusione mentale di quest'ultimo a provocarle effetti collaterali. Non vi era altra maniera per spiegare il senso di debolezza che provava e la forte emicrania.

Quando quel tripudio di emozioni scemò, un solo pensiero continuò a martellarle ossessivamente in testa "Potrei essere una di loro... potrei essere per metà aliena!" Come avrebbe dovuto accogliere una rivelazione del genere?

Voltò il capo in direzione del proprio protetto alla ricerca di spiegazioni esaustive, ma non appena i suoi occhi si posarono su di lui notò, con sommo stupore, che quest'ultimo giaceva seduto sul pavimento, profondamente addormentato, con il capo reclinato contro il muro.
Nonostante la tensione, si lasciò sfuggire un sorriso intenerito, voltandosi su di un fianco per poterlo guardare meglio.

Si ritrovò costretta ad ammettere, suo malgrado, che con gli occhi chiusi e il volto disteso in un'espressione serena appariva impressionantemente bello: a ogni respiro il capo gli ciondolava di lato, avvicinandosi sempre di più al bordo del materasso e minacciando di fargli perdere l'equilibrio.

Il ricordo del loro litigio e dell'accusa di quest'ultimo riguardo al fatto che lei provasse dei sentimenti nei confronti di Kevin, incrinò quel momento di tenerezza, facendole morire il sorriso sulle labbra.
Le era sembrato così furioso, eppure quando lei aveva avuto bisogno di aiuto era rimasto al suo fianco senza battere ciglio.
Che si sentisse ancora in colpa per averla abbandonata al proprio destino durante la missione di recupero dell'acqua cristallo?

La ragazza non sapeva più che cosa pensare: a volte pareva che Kisshu la sopportasse a stento, ma non appena iniziava a rassegnarsi a quella sconfortante verità, ecco che lui improvvisamente diventava vulnerabile e sembrava implorarla con lo sguardo perché gli permettesse di entrare nel suo cuore.
Come poteva essersi convinto che tra lei e Kevin ci fosse del tenero? Era così cieco da non accorgersi che a malapena erano giunti a una sorta di amicizia? Geloso a tal punto da vedere relazioni amorose che nemmeno esistevano?

Tutto ciò era assolutamente ridicolo, soprattutto considerando il rilevante fatto che Kisshu era il primo, tra loro due, a essere innamorato di un'altra donna e quindi non avrebbe potuto certo lamentarsi o pretendere di avere chissà quali diritti sulla Mew alien solo perché facevano parte della stessa squadra.

Che ci fosse qualche altra motivazione celata dietro alla sua rabbia?

Ancora una volta, Luana non poté fare a meno di domandarsi se l'alieno non avesse per caso iniziato a provare dei sentimenti anche nei suoi confronti, oltre che in quelli di Ichigo.
Questo avrebbe spiegato il comportamento da pazzo furioso che aveva assunto quella mattina.
D'altronde, da uno come lui ci si poteva aspettare di tutto, perfino l'innamoramento multiplo.

La ragazza, dal canto suo, sapeva che negare di esserne attratta sarebbe stata una colossale bugia, perché, pur con tutti i difetti che quest'ultimo non aveva mancato di rivelarle, aveva sempre avvertito una certa complicità e affinità nei suoi confronti, rimanendone affascinata fin da subito. Non era, tuttavia, completamente certa che quelle emozioni significassero innamoramento, anche perché non si era mai soffermata troppo a lungo sulla questione. Prima di tutto perché la infastidiva ammetterlo, e secondo perché estremamente convinta che quelle fantasticherie sarebbero state a tempo perso e che non sarebbe mai stata ricambiata fino in fondo.

Tuttavia, i sogni che ultimamente Kisshu elaborava su di lei, così come la sua improvvisa gelosia e protettività, sembravano suggerire una verità ben diversa.

E se invece di ritirarsi dalla battaglia prima ancora che cominciasse, rassegnandosi a vivere il suo affetto per il compagno di squadra da spettatrice, avesse deciso di combattere ad armi pari contro Ichigo, avrebbe avuto qualche possibilità di vincere lo scontro?
Sarebbe stato Kisshu stesso a fornirle le armi per farlo suo?

Non appena si ritrovò a contemplare quella nuova possibilità, non riuscì a impedire al proprio cuore di iniziare a trottare come impazzito, provocandole vampate di calore lungo tutto il corpo.
Quel suono così molesto fu in grado di turbare perfino il pacifico sonno dell'alieno che, senza preavviso, spalancò gli occhi, guardandosi attorno con circospezione.

Dopo qualche attimo di smarrimento, dovette rendersi conto che nella stanza non era presente alcun elemento pericoloso e il suo sguardo si posò sul corpo della Mew alien, abbandonando ogni traccia di tensione. -Oh, sei sveglia! -esclamò, nella voce un misto di stupore e sollievo -Da quanto tempo hai ripreso i sensi?

Luana si affrettò a distogliere lo sguardo dalle sue iridi dorate, preoccupata all'idea che quest'ultimo potesse intuire la natura, tutt'altro che innocente, dei propri pensieri.
Detestava il fatto che i suoi occhi riuscissero a provocarle ogni volta reazioni tanto violente e incontrollate.

-Qualche minuto, credo... -riuscì a borbottare a stento, stupendosi di quanto la sua voce suonasse gracchiante.

-Come ti senti?

-Ho un po' di mal di testa e mi sento leggermente stordita, ma per il resto credo di stare bene. -minimizzò, provando non poco imbarazzo di fronte a tutte quelle attenzioni improvvise. Non era ancora abituata ad avere a che fare con un Kisshu premuroso e gentile, le pareva quasi di parlare con un'altra persona.

L'alieno non commentò, limitandosi a esalare un lungo sospiro, come se il suo petto si fosse improvvisamente liberato da un enorme peso. -Menomale... -sussurrò, sollevato, dopo qualche istante di silenzio -ci hai fatto veramente prendere un colpo, prima.

Dopodiché, senza alcun preavviso, si chinò su di lei, posandole un bacio leggero sulla fronte, appena sopra l'attaccatura del naso. -Sono felice che tu stia bene.

La giovane sobbalzò quando avvertì le labbra di quest'ultimo premere contro la propria pelle, un tocco soffice e delicato che le provocò le farfalle nello stomaco.

Anche se il suo cuore stava letteralmente urlando, minacciando di schizzarle fuori dalla cassa toracica da un momento all'altro, chiuse gli occhi e si sforzò di rimanere perfettamente immobile, temendo che se avesse osato spostarsi anche di un solo millimetro, quel momento di contatto tra loro, il primo a non essere stato stabilito attraverso litigi o urla feroci, si sarebbe spezzato, facendo ripiombare tutto nella normalità.

Purtroppo, Kisshu non pareva essere dello stesso avviso e, dopo pochi attimi, si allontanò, rivolgendole uno sguardo palesemente divertito -Sei ancora sotto shock, oppure il mio fascino ti ha lasciata senza parole? -ridacchiò, leccandosi le labbra in un gesto indubbiamente sensuale.

Rendendosi conto di essere rimasta completamente imbambolata a guardarlo per parecchi istanti, la Mew alien si affrettò a riscuotersi e lo redarguì con un'occhiata fintamente minacciosa, senza tuttavia riuscire a impedire al proprio viso di tingersi di una delicata sfumatura color ciclamino. -Idiota. -imprecò tra i denti -Mi hai colto alla sprovvista.

Il sorriso diabolico dell'alieno si allargò fino a mettere in mostra i canini appuntiti -Riuscirò mai a farti spuntare le orecchie da gatto per l'emozione? -le domandò, retorico, squadrandola con interesse. Provò un lampo di intensa soddisfazione quando la vide irrigidirsi e rabbrividire al solo pensiero.

-Ci sei già riuscito. Facendomi arrabbiare.

-Quello non conta. -cantilenò, passandole suadentemente un dito sulla guancia per poi discendere fino all'incavo del suo collo magro. -E poi è successo solo una volta... devi avere un grande autocontrollo.

L'altra si sottrasse bruscamente al suo tocco, il respiro affannoso e i muscoli della mascella contratti nello sforzo di non cedere alla dolcezza disarmante delle sue mani sulla pelle. "Sta solo giocando con te. Non gli interessi veramente, ficcatelo bene in testa."

Elaborò quella frase nella propria mente più e più volte, finché non avvertì la calma avvolgere nuovamente il suo corpo: solo allora si decise a rispondere. -Se non avessi avuto autocontrollo, dopo tutto quello che è successo oggi, probabilmente sarei morta d'infarto, oppure sarei stata ricoverata in un ospedale psichiatrico.

Si pentì amaramente di aver pronunciato quelle parole quando vide il volto dell'interlocutore oscurarsi, come percorso da un'ombra improvvisa.-Capisco... non dev'essere facile fare i conti con l'idea di essere un alieno, dopotutto. -lo udì mormorare cupamente.

Lo stomaco le si contrasse, colto da una stilettata di senso di colpa, non appena si rese conto che le sue parole incaute dovevano averlo ferito. Accidenti alla sua boccaccia e al suo dannato orgoglio! Probabilmente lui le aveva accarezzato la guancia soltanto per esprimere la propria preoccupazione nei suoi confronti, e lei per tutta risposta lo aveva rifiutato in modo tanto meschino! -No! Io non intendevo... -balbettò, tentando di rimediare alla bell'e meglio alla propria mancanza di tatto.

Kisshu rimase immobile a fissarla, negli occhi un'attenzione quasi maniacale che non contribuì affatto a dissipare il suo disagio: non voleva litigare ancora con lui, non voleva farlo preoccupare o stare male a causa dei propri sbagli, ma non poteva neppure mentirgli, sminuendo tutto ciò che era successo nel corso della mattinata.

-Non intendevo quello: mi ha scioccato molto di più sapere che mio padre potrebbe avermi mentito per tutti questi anni, ad esempio. -iniziò cautamente, sondando ogni sua minima reazione -Per non parlare dell'attacco mentale di stamattina. Ecco, direi che il mio essere aliena in questo momento può passare decisamente in secondo...

-Perdonami se non ti ho creduta subito. -il suo compagno di squadra pronunciò quelle parole così in fretta che perfino le orecchie allenate della giovane impiegarono parecchi istanti a decodificarne il significato -Immagino che sia anche un po' colpa mia, se adesso ti ritrovi in questo stato.

Si zittì di colpo, allarmata dal suo tono tetro, alzandosi cautamente a sedere sul letto.
Non poteva credere che l'alieno le avesse veramente chiesto scusa, così, di punto in bianco: questo andava completamente contro la logica che per mesi aveva mantenuto in piedi il loro rapporto di amore e odio. Di solito era lei quella che doveva mangiare l'orgoglio e perdonare, mentre lui se ne stava immobile sul suo piedistallo ad aspettare che si inginocchiasse.
Che cosa era successo all'insopportabile, egocentrico e disinteressato compagno di squadra con cui aveva dovuto fare i conti per tutti quei mesi?!

-Kisshu! Sarebbe successo comunque! -tentò di farlo ragionare, sporgendosi verso di lui dal bordo del letto. Tuttavia, la sua presa salda la bloccò prima che potesse alzarsi in piedi, costringendola a sdraiarsi nuovamente sul materasso.

-Sta' ferma! -le intimò quello, tornando a rivolgerlesi con il suo solito modo di fare sgarbato e premendole una mano sul petto senza nessun riguardo.

Per tutta risposta, la giovane emise un sibilo irritato e gli afferrò il braccio, del tutto restia a lasciarsi sottomettere in quel modo.

Dopo parecchi tentativi di fuga però, si ritrovò costretta ad ammettere che Kisshu era ancora troppo forte per lei, perciò si arrese con un sospiro, rassegnandosi a restare immobile.

-Dov'è Pai? -decise di cambiare argomento, conscia che tentare di averla vinta fisicamente contro un alieno sarebbe stato impossibile. Almeno, in quel modo poteva sperare di riuscire a distrarlo e, soprattutto, di allontanare la sua mano che stava scivolando un po'troppo vicino al seno per i suoi gusti.

-Credo che sia ancora in laboratorio, impegnato a raccogliere informazioni su tuo padre.

-Credi?

Il volto di Kisshu passò con stupefacente rapidità da un'espressione scocciata a una di vago imbarazzo -Beh non ne sono certo... -esitò, iniziando a giocherellare nervosamente con l'unghia del proprio pollice -da quando sei svenuta sono sempre rimasto qui. Mi sono perfino addormentato...

Luana sbatté le ciglia, mentre l'irritazione provata fino a pochi istanti prima lasciava il posto all'incredulità.-Sei sempre rimasto qui?! -ripeté esterrefatta, con il solo risultato di ricevere uno sguardo truce da parte del proprio protetto.

-Che cosa vuoi, il documento firmato dai testimoni?! -sbottò, infatti, quest'ultimo, nascondendo il proprio imbarazzo dietro a un atteggiamento sostenuto.

-No, ci credo! -lei si affrettò a placarlo, agitando nervosamente le mani di fronte a sé e azzardando un timido sorriso -Ti ringrazio per avere aspettato così a lungo.

Se non fosse stata certa di essere psicologicamente provata e quindi non obiettiva, avrebbe giurato di aver visto l'alieno arrossire leggermente.

-Non serve che mi ringrazi... -lo udì borbottare a bassa voce, mentre la pressione della sua mano sul petto, finalmente, svaniva -piuttosto, credo che dovresti bere un po' di questa.

Sempre più affascinata dall'improvvisa e apparentemente immotivata trasformazione di quest'ultimo da compagno di squadra psicopatico ad amico premuroso, lo osservò inchinarsi rapidamente per raccogliere una bottiglietta da terra, quasi ne andasse della sua vita, e poi porgergliela senza nemmeno guardarla in faccia.

L'oggetto conteneva del liquido quasi completamente trasparente che pareva addensarsi in alcuni punti, come se vi fosse stata aggiunta una qualche strana sostanza.

-È acqua e zucchero. -spiegò Kisshu, a cui non era sfuggito lo sguardo diffidente della ragazza. -Non sto tentando di avvelenarti.

-Non ho pensato nemmeno per un attimo che tu volessi farlo! -ribatté lei, stizzita, afferrando la bottiglia con fare brusco: non poteva certo rivelargli che le sue perplessità non erano rivolte verso la bottiglia, ma verso il suo comportamento. -Solo, non credevo che conoscessi così bene le abitudini degli esseri umani.

Quello scrollò le spalle con noncuranza. -Mi sono informato.

Dopo quell'uscita, nella stanza cadde un silenzio eloquente, riempito da un altrettanto eloquente sguardo che la ragazza rivolse a Kisshu.

-Ichigo non c'entra niente, stavolta! -la stroncò lui, prima che ella potesse domandargli la natura di tali approfondite conoscenze -Ho studiato queste cose prima di partire per la mia missione sulla Terra: le vostre abitudini mi hanno sempre affascinato! E poi... -le sue labbra si aprirono nuovamente in un sorrisetto malizioso. -che utilità avrebbe potuto avere rianimare una nemica? Ichigo è molto più docile da svenuta che da sveglia!

Luana per poco non si strozzò con il sorso di acqua e zucchero che stava bevendo -Sei veramente un pervertito! -tossì, scandalizzata, rischiando di rovesciare a terra tutto il contenuto della bottiglia.

Fortunatamente, in quel momento la porta si spalancò, costringendo i due a interrompere la conversazione e rivelando l'imponente figura di Pai, il quale irruppe nella stanza con passo deciso, una profonda ruga d'espressione a segnargli il volto. -Kisshu, ci sono alcune cose che... -s'interruppe accigliato, non appena notò la Mew alien seduta sul letto.

-Ciao, Pai! -quella sorrise, sventolando la bottiglia in segno di benvenuto.

Nell'udire la sua voce così allegra, l'espressione dell'alieno si rilassò, assumendo tratti quasi gentili -Bene, Luana, mi fa piacere vederti sveglia e di buon umore. Come ti senti? -le domandò, nel tono di voce un eco della stessa preoccupazione di Kisshu.

La Mew alien fece per rispondere, tuttavia fu costretta a interrompersi, bloccata dal tempestivo sopraggiungere di una figura non meglio identificata che le si lanciò letteralmente addosso, mandandola a finire nuovamente lunga distesa sul materasso.


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Buonasera! Finalmente, eccomi tornata! Lo so, è un po' di tempo che non aggiorno, ma in queste settimane sono stata - e sarò ancora - terribilmente impegnata.
Spero di farmi perdonare con questo capitolo. Come potete intuire dal titolo, e da questa prima parte, ci saranno dei risvolti un po' in stile beautiful.

Sapete che mi piace soffermarmi sulla costruzione psicologica di un rapporto, romantico o meno, e questo mi sembrava un buon momento per approfondire alcune questioni al riguardo. Spero di non avervi annoiata con i pacchi mentali della protagonista, e comunque non preoccupatevi: ritorneranno anche i capitoli più movimentati. Eheheh.

Come sempre mi farebbe molto piacere ricevere le vostre impressioni e il vostro supporto tramite commenti e stelline. Vorrei capire se secondo voi sto facendo un buon lavoro o meno, se la trama vi piace, se vi annoia, se non ci state capendo una mazza... insomma, scrivete pure liberamente!

Al prossimo aggiornamento, si spera presto!

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