Capitolo Tredicesimo
Resto immobile, le lievi onde del fiume sbattono sulle mia gambe all'altezza delle caviglie. Giulia è poco distante, tossisce e scatta lontano da me.
Chi è il mostro ora?
« Taci » sussurro a denti stretti.
Tengo i pugni serrati a tal punto da rendere le nocche bianche e le unghie infilate nella pelle dei palmi. Alzo lo sguardo verso di lei, appena in tempo per vederla sparire tra le folte foglie, del bosco che circonda la spiaggia. Esco dall'acqua e mi stendo a terra, respirando piano accanto al buco che ho scavato con le mani. Un lieve raggio di sole riesce a mostrarsi tra le nubi, regalandomi la sensazione di un lieve tepore. Volto il viso e, senza pensarci due volte, mi avvicino ed apro i lembi del sacco per cadaveri. Ogni cellula del mio corpo pare non voler reagire a quella vista. Il suo viso è leggermente di lato, coperto dai folti ricci dal colore ramato, come quello di un bambino, con un lieve broncio. Insinuo le dita tra i suoi capelli, rabbrividendo per quanto è freddo, così facendo il viso ciondola rivolgendosi verso di me. Pallido, con delle profonde occhiaie violacee. La mia mano sposta i suoi capelli, nella vana speranza di poter vedere i suoi occhi aprirsi, nonostante sia consapevole del fatto che non respiri più da chissà quanto tempo.
« Buh » spalanca gli occhi, prendendo colore tutto d'un tratto.
Scatto indietro finendo seduta nella sabbia, coprendomi le labbra con le dita soffocando un urlo. Si alza dal suo giaciglio, spazzandosi via la sporcizia con nonchalance e guardandomi con un mezzo sorriso. Si passa una mano tra i capelli, per poi stendere il braccio mostrando la ferita che sgorga ancora sangue, lungo tutto il braccio.
« E così alla fine mi hai trovato », batte le mani lentamente,
« Tu sei ... », mi mordo la lingua,
« Vivo? ».
Con fare disinvolto si avvicina a me, guardandomi negli occhi. Sin dalla prima volte che ho parlato con lui, in quella specie di visione della mia mente, ho desiderato di vedere quel misto indefinito di azzurro e grigio, che si celava sotto il grande cappuccio. Posa la fronte alla mia.
« Aurora, salvami », mi carezza con le dita gelide,
« Cosa intendi? »
« Non sta funzionando, l'Elemento 1 è incatenato in un corpo da troppo tempo senza nutrirsi. Tu sei il corpo ospitante per eccellenza. Scomparirò se ciò non accadrà! Tutti scompariranno. », la sua voce è rotta, « Tutti gli anni che ci ho messo per creare il quaderno ed il mio sacrificio saranno stati vani »
« Cosa dovrei fare? »
« Uccidi il corpo ospitante attuale ».
La sua mano si avvolge attorno al mio collo, in modo quasi dolce avvicinandomi a lui.
« Io cosa? »
« Me lo devi Aurora! », inizia a stringere facendomi boccheggiare, « Nemmeno ricordi il legame che ho con te? Certo che no, eri così piccola ».
Mi sbatte di lato, prendendo un lungo respiro, digrignando i denti, con un sibilo. Lo guardo affondando le dita nella sabbia e scatto in piedi, afferrandolo per il colletto.
« Sono stufa dei tuoi enigmi, chiunque o qualunque cosa tu sia. Chi sei? Perché hai fatto tutto questo? Perché solo io ti vedo, ti sento? Cosa è il quaderno? ».
Un brivido lo percorre lungo tutta la schiena e resta con le labbra socchiuse per diversi secondi, allargando in seguito le braccia.
« Non ora », abbassa lo sguardo verso di me, « è meglio se mi lasci o ti prenderanno per pazza ».
Alzo il sopracciglio non capendo.
« Aurora! », le braccia di Mary mi avvolgono di getto, la figura davanti a me è scomparsa.
Con le dita leggermente tremanti le carezzo la schiena sentendone il calore, ricordandomi solo in seguito di essere accanto ad una rudimentale tomba. Abbasso lo sguardo a terra, trovando il sacco per cadaveri spaventosamente vuoto. Mi studia in viso, scrutando con il suo dolce sguardo.
« Mi stavo preoccupando! Da quando ti sei insinuata in quel bosco ti abbiamo perso tutti di vista », mi massaggio le tempie con le dita,
« Giulia è », riordino le idee, « insomma, era qui. Ha provato di nuovo a ... beh, fare quella cosa ed io, io ho reagito »,
« In che senso? », si allontana di un passo,
« La st- », deglutisco, « -avo affogando », l'ultima parola esce dalla mia bocca in un sussurro.
Si volta verso i ragazzi che l'hanno raggiunta, allontanandosi da me con espressione sconcertata. Forse la vergogna, o forse l'istinto, mi impongono di abbassare la testa e tirare un lungo respiro.
« Possiamo parlare? », la mano di Filippo mi si posa sulla spalla,« da soli ».
Rivolge lo sguardo verso Michele e Roberto, che nascondono Mary. Si allontanano tutti e tre, uscendo dal piccolo boschetto, che precede la spiaggia. Uno schiaffo in pieno viso mi lascia senza fiato, resto con lo sguardo rivolto verso il fiume. Credo di essermelo meritato, passo la mano sulla guancia bollente. Le sue dita mi afferrano il mento, con una leggera prepotenza, e posa le labbra sulle mie con una delicatezza straordinaria. Mi muore un mugolio in gola. Poso le mani sui suoi fianchi, mentre avido cerca l'ingresso delle mia labbra con la lingua. I nostri corpi si stringono in un inteso abbraccio, mentre le lingue giocano ad accarezzarsi nell'umido calore creato dalle nostra bocche. Si stacca appena, lasciandomi un bacio a stampo. Resto con gli occhi chiusi, godendomi quella sensazione, ma solo per i pochi secondi antecedenti alla valanga di pensieri.
« Non chiedere », sussurra allontanandosi con la sua solita espressione composta, « Temevo ti fosse successo qualcosa », distoglie lo sguardo,
« Vuole essere il tuo modo di dirmi che ti sei preoccupato? ».
Si lascia sfuggire un sorriso ed un accenno di risata, passandosi la mano tra i capelli.
« Si può essere », finalmente i nostri sguardi si incrociano, « per quanto ancora hai intenzione di stare lì imbambolata? »,
« E tu? », controbatto incrociando le braccia,
« Levati quell'espressione dal viso, Aurora. Non ho intenzione di baciarti di nuovo »,
« Io si ».
Non oserai.
Rimango sorpresa dall'improvviso scatto di gelosia del quaderno, voglio escluderlo con tutta me stessa, come se non esistesse. Cercando di convincermi che lui effettivamente era ed è quel corpo senza vita, dentro quel sacco sotto la sabbia. Mi avvicino di scatto, afferrandolo per il colletto e lo bacio senza pensare ulteriormente a tutto ciò che ci circonda. La sensazione del suo calore mi ricorda che non ancora tutti sono perduti, che non ancora IO sono perduta in tutto il caos. La sua compostezza viene rotta esattamente nell'istante nel quale le nostre lingua iniziano la loro danza, a tal punto che persino mi solleva in braccio. Adagia la mia schiena sulla sabbia, inginocchiandosi e stando sopra di me. Carezzo le sue spalle insinuando le dita sotto la sua maglia, stringendole mentre assaporo le sue labbra con un lieve morso.
Smetterai mai di sfidarmi?
Un lieve colpo di tosse finto ci fa staccare e voltare entrambi il viso verso il sentiero che conduce alla spiaggia.
« Ora capisco perché non arrivavate più », alza le braccia Roberto.
Filippo si apre in una spensierata risata, alzandosi da terra ed aiutandomi sorreggendomi con una mano. Non credo di aver mai visto questa sua espressione così rilassata. Mi perdo per un secondo a guardarlo, mai avrei pensato di ritrovarmi così affascinata da lui. Si volta verso di me, prendendomi le spalle con entrambe le mani, spingendomi con forza verso indietro.
La sua espressione si distende ancora di più, quasi in modo innaturale. Il suo volto si piega verso di me, rivelando un foro di proiettile sulla tempia destra . Roberto è rannicchiato in posizione fetale, a seguito del suono dello sparo. Tutto sembra andare al rallentatore, il corpo di Filippo cade esanime con un tonfo. Io stessa cado con il fondoschiena a terra ,sbattendo con prepotenza, chiudendomi a riccio in modo istintivo. Dietro Roberto, la figura di Fabio sta con il braccio disteso in avanti. Un lieve soffio di fumo fuoriesce dalla pistola che tiene con la mano tremante, sul suo viso l'espressione muta da un sorriso psicopatico al panico totale, dopo la presa di coscienza di aver veramente premuto il grilletto di quell'arma, che nascondeva sempre nello zaino, sin da quando ha preso il porto d'armi. Un urlo, l'inizio della sua agghiacciante risata si staglia nel cielo, mentre con le dita inserisce la sicura con difficoltà e la rinfodera sotto l'ascella. Roberto nota quel suo movimento e dalla posizione inginocchiata, scatta in una carica, gettando Fabio a terra e bloccandolo. Dalla mie labbra esce un urlo soffocato, mentre gattono dolorante nella sabbia raggiungendo Filippo. I suoi occhi sono ancora ben aperti, nell'ultimo sguardo di panico che mi ha rivolto. Quel proiettile non era per lui. Era per me.
Con un gancio netto sul mento, Roberto riesce a sedare Fabio, per un po'. Giusto il tempo di lasciarmi realizzare. Urlo, mentre dai miei occhi le lacrime sgorgano impetuose. Lo chiamo per nome, lo scuoto. Non è successo veramente, tutto questo non lo posso accettare. Le forti mani di Roberto mi stappano dal macabro ultimo abbraccio, che stavo dando al corpo di Filippo.
« No! », singhiozzo, « Lasciami! Lasciami stare! Lasciami, cazzo! »,
« Aurora, Aurora, no basta! »,
« No! Non lo accetto! Non è vero! Tutto questo! Tutto questo è solo un incubo », riesco a strapparmi dalla sua presa.
Scatto a gattoni, gettando le braccia al collo di Filippo, ritrovando quella sensazione di freddo, di morte e di dolore. Strazio il cielo con un urlo, l'ennesimo. Crollo con il viso sul suo petto, singhiozzando, ed allento la presa del mio abbraccio, di conseguenza tutto il mio corpo si affloscia sulla sabbia, pervaso da spasmi involontari. I miei occhi restano fissi, inondati dalle lacrime che offuscano la vista, sino a quando non si chiudono. Desiderando con tutta me stessa che non si riaprano più, una volta per tutte.
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