Capitolo Settimo


Sbatto le palpebre. Giulia è seduta sulla branda, con le mani in grembo. I capelli color rame le ricadono perfettamente sulle spalle, incorniciando il suo viso fanciullesco. Gli occhiali sul naso le cadono e, con un gesto quasi meccanico, li porta di nuovo nella posizione corretta. Mi inginocchio accanto a lei prendendo le sue piccole mani tra le mie.

« Come ti senti? ».

Mi guarda sconcertata e si apre in una fragorosa risata.

« Perché? Sto bene io » si ferma a pensare « Ma come mai siamo qui? Gli esami? »,

« Giulia non ricordi ciò che è successo? »,

« Cosa? ».

Prendo un lungo respiro. Mary ci raggiunge velocemente, con il coltello ancora ben saldo in mano. Lo nasconde dietro la schiena, accennando un "ops" tra i denti stretti.

« Bene, credo che meglio se ci sediamo e, mentre mangiamo qualcosa, parliamo ».

Prendo la cesta di viveri e la metto sul pavimento. Prendo posto accanto a Giulia sulla branda, rannicchiandomi le gambe al petto. Mary inizia tranquillamente a distribuire un tocco di pane a testa. A me porge le mandorle e per loro spezza una delle tre barrette di cioccolato. Mi conosce bene.

Lo sai che alla prima occasione ti abbandoneranno, perché ti ostini?

Addento il pane, ignorandolo. Mary prende un foglio e una penna gettandolo davanti a me.

« Prendi appunti, sei brava a farlo no? », deglutisce, « scrivi allora che alle 8 e 15 siamo entrati a scuola, solo noi come classe »,

« Poi è suonata la campanella, molto strano »,

« Esatto, i professori che spariscono e quasi tutti che usciamo dalla classe »,

« Si si e la luce che va via! » Giulia mi punta un dito.

La mia mano si muove velocemente sul foglio.

« Poi è suonata di nuovo la campanella ed io sono corsa in attico », mordo la punta della penna, « ed ho trovato Alice, con gli occhi scavati fuori ».

Mary annuisce.

« Poi ci siamo trovate nell'interrato e fuori c'era Paolo impalato nel cancello e la campanella ha suonato ancora » ,

« E poi abbiamo trovato Giulia e David, prima di entrare la campanella ».

Giulia ci ascolta mangiando in silenzio.

« E adesso Nicola e Matteo. Può essere che è stato lui a fare, insomma quella cosa? » indico fuori,

« Ma la campanella suona sempre? » interviene Giulia « A caso? ».

Mi mordo il labbro, non sembra che sia casuale.

« Infatti ogni volta che ha suonato, qualcuno è ... insomma » Mary si passa il pollice sul collo uscendo la lingua

« Ma comunque suona a caso, cioè suona e schiatti? »

« Non è la prima cosa che mi è venuta in mente tenere sotto mano l'orologio, mentre vedevo gente morta sai? » alzo un sopracciglio.

Mary annuisce, ma propone di stare più attente alla prossima volta che suonerà. Dato che ha suonato all'incirca una ventina di minuti prima.

« Ma facciamo un resoconto, scrivi chi c'è ancora in giro per la scuola teoricamente parlando. Segna: Io, te, Giulia », mi guarda mentre scrivo « Ma scema scrivi i nomi », ride, « Cosa vorrà dire "io, te" ? »

« Matteo? Sicuro, sottolinea! ».

Elenco sul foglio il nome di tutti gli altri della classe.

« Hai messo tutti? ».

Rileggo ad alta voce in modo che mi ascoltino entrambe.

« Fabio », sputacchia Giulia, con la bocca piena.

« Diciannove » lo scrivo e lo cerchio,

« Si, ma comunque chi è stato? Non posso aver fatto quelle cose da soli! » interviene Mary battendo l'indice sul foglio « Scrivi. Chi e Perché? ».

Il vero problema è, che nella mia testa, io so la risposta ad entrambe le domande. Volto il viso distrattamente verso il mio zaino.

« Ma siamo stupide », alza la voce Mary, « Nessuna di noi ha controllato i telefonini? Prima di entrare a scuola, li abbiamo consegnati proprio qui ».

Scatta in piedi e rovista nei cassetti. Dentro una scatola da scarpe, opportunamente incastrata nel quarto cassetto, vi sono tutti i nostri cellulari. Mary recupera il suo. Dopo qualche secondo il display del samsung si illumina, dandoci una speranza. A distruggere tutto però la piccola X rossa non tarda a comparire. Per il resto funziona tutto. Decidiamo di recuperare solo il nostro e scattare una fotografia per avere sempre con noi gli appunti che ho preso. Piego il foglio in quattro e lo metto nella prima pagina del quaderno.

Ma che bel quadretto. Volete essere delle piccole investigatrici? Non esiste logica dal mondo nel quale provengo, tutto è possibile nel mondo invisibile. Ma solo quando ti unirai completamente a me, capirai.

Alzo lo sguardo verso Giulia. Sembra tranquilla, nonostante quello che le è successo. Credo che sia stata una mia illusione, eppure ho ancora la sensazione di bruciore sulle dita quando le sfrego tra loro. Parla in modo pacato, la cosa mi turba, non è da lei essere così in una situazione simile. Non è la stessa Giulia che, anche solo alla vista di un ragno, va in panico completo.

Scherzano. Non riesco a tollerare la loro spensieratezza in questo momento. Sembra che stiano prendendo tutto sottogamba. Le lascio ai loro chiacchiericci, andando al centro del corridoio, dove giace il corpo mutilato di Nicola. Resto stranamente impassibile a quel macabro spettacolo. Affetto ciò che rimane di una gamba e lo trascino sino alla finestra più vicina, lasciando sul pavimento una scia sanguinolenta. Sollevo il torso sul davanzale, dopo averla aperta. Con una spinta lo faccio cadere giù. Dopo pochi secondi si schianta nel cortile che è posto due piani sotto. Torno sui miei passi. La testa è rotolata accanto alla porta del bagno. La prendo con entrambe le mani. I suoi occhi azzurri, spenti, sembra che vogliano restare appesi all'ultimo barlume di vita che ha lasciato il suo corpo ormai da parecchio tempo. Con freddezza, getto anche essa. In quell'istante, la campanella suona.

La finestra del piano superiore viene rotta in mille pezzi all'impatto, un altro corpo si schianta nel cortile dopo qualche minuto.

Andrew.

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