Capitolo Sesto

Lascio cadere le membra stanche sul davanzale in legno massello della finestra. Il temporale miete come vittime le foglie degli alberi, appena fuori. Giulia dorme, rannicchiata. Le sue labbra sono leggermente imbronciate. Con le braccia avvolge stretto il camice che la copre. Mi sfugge un sorriso. Potrei sollevarla facilmente da quanto è minuta. Mary si è appisolata sulla sedia girevole, con le braccia conserte. L'espressione seria la rende ancora più autoritaria, con quella piccola ruga tra le sopracciglia. Lascio un braccio ciondolare, lentamente. Sfioro l'aria, quasi soffocante, che ci circonda in questo edificio. Per anni ho percorso questi corridoi, salito e sceso quelle scale. Vissuto i momenti peggiori della mia vita. I ricordi si susseguono come fotografie. Attimi nei quali mi sono sentita umiliata a tal punto da farmi rimpiangere di essere nata.

Pagheranno per ciò che ti hanno fatto Aurora

« Non è niente » chiudo gli occhi

Ma davvero? Pensi che non lo sappia? Tutto quello che ti hanno fatto. Le fregature, le voci alle spalle, le palline di carta, gli appunti strappati, i calci ed i pugni.

A quelle parole porto lentamente la mano sinistra sul braccio, dove c'è il bracciale.

Lui è il prossimo.

Mi blocco. Non può essere serio. Ride. Un lieve mugugno mi distrae. Giulia cambia posizione tremando. Un ombra troneggia su di lei.

Inizio seconda fase

Inserimento dell'Elemento 1 nel Corpo Ospitante tra tre ...

Due ...

« No! ».

Scatto in piedi, tendendo una mano verso Giulia.

Uno.

L'ombra violacea si insinua nella sua bocca e nelle narici. Mi inginocchio davanti a lei, tentando in vano di allontanare quella cosa. Tutto ciò avviene con estrema lentezza sotto i miei occhi. Resto con le labbra socchiuse, trattenendo il respiro. Le mani a mezz'aria vengono accarezzate da quella specie di fumo. Le chiudo di scatto per catturarlo. Inizia a bruciare. Non resisto dall'aprirle dopo pochissimi secondi, ritrovandomi i palmi arrossati. Una cupa risata si espande nella mia testa. Stringo i pugni, attendendo chissà quale avvenimento. Mi si gela il sangue, notando che il respiro di Giulia cessa. Dopo qualche secondo riprende regolare. Traggo un sospiro di sollievo. Non mi capacito di ciò che è appena successo. Non distinguo più cosa sia reale o meno. Impongo a me stessa di allontanarmi e pensare che tutto ciò sia stato solo frutto della mia immaginazione. Che tutto sia un incubo che sto vivendo.

Un tonfo distrae la mia attenzione. Anche Mary socchiude gli occhi ed alza la testa. Porto l'indice davanti alle labbra facendo un lieve sibilo e mi chino. Così facendo vengo nascosta dalla parte che non ha il vetro. Mary imita il mio gesto. Istintivamente recupero il coltello, lo stringo con le cinque dita. Il manico si adatta perfettamente alla grandezza della mia mano, come se fosse fatto su misura. Alzo il braccio per bloccare la corvina che stava uscendo dal nostro rifugio improvvisato.

« Non sei un'eroina Aurora, cazzo. Smettila di trattarci come principesse in pericolo » sussurra alterata.

Aggrotto le sopracciglia, offesa dalla sua affermazione. Non sono migliore di nessuno e non voglio vantarmi di esserlo. Le lascio via libera. Scatta poco distante dalla porta, dietro ad un pilastro. Si appiattisce con la schiena e tiene il coltello nella mano sinistra posato contro il petto.

In fondo alla rampa di scale vi è un torso umano. Braccia e gambe recise, suture grossolane con lo spago da cucina. I vestiti insanguinanti, strappati. La macabra figura giace immobile con la testa inclinata in modo inumano verso la porta d'ingresso; rabbrividisco. Passo una mano sugli occhi per accertarmi di non avere visioni o quant'altro.

Te lo avevo detto

« Taci ».

Dalle scale scende con passo svelto Matteo. L'eterna spalla di Nicola. Minuto, stretto nel giacchetto di pelle che indossava quando è entrato in classe. Distintivo il suo crocefisso argentato che sobbalza sul petto ad ogni suo movimento. Si inginocchia accanto al torso dell'amico. Siamo spettatori indesiderati, in quell'attimo così intimo e struggente.

Guardo verso Mary, implorandola a gesti di stare ferma dove è. Fortunatamente questa volta mi ascolta. Chiudendo gli occhi ed ascoltando.

« Sai Nicola » la voce maschile si espande sino alle mie orecchie « Mi ero stancato. Ne avevo letteralmente piene le palle di essere una spalla! Di non valere nulla per il gruppo, di essere accettato solo perché TU mi avevi presentato. Io sono anche più grande di te. Tutta questa pagliacciata perché sono stato bocciato una volta in più di te. Hai dovuto fare una grande fatica per far entrare nella tua cerchia il tuo migliore amico d'infanzia ».

Mentre parla compie gesti teatrali. Muove le braccia formando ampi cerchi. Ingigantisce le sue parole. Rasenta il ridicolo, sobbalzando talvolta a destra e sinistra. Si inginocchia accanto alla testa e la solleva in modo da guardare negli occhi spenti l'amico.

« Tu meriti tutto questo, Nicola. Per una volta sei tu quello guardato dall'alto in basso. Sei feccia. Sei sempre stato così. Ed io » sta urlando « IO stupido scemo che ti seguivo nelle tue cazzate. Sai che ti dico? Io andrò anche all'Inferno per le cazzate che ho fatto, ma ci andrò con la testa e gli atri attaccati al corpo ».

Apre la bocca di Nicola, insinuandovi all'interno le dita. Inizia a tirare ai due poli opposti. Il suono della campanella non lo distrae minimamente dal suo lavoro. Il suo intento è chiaro e non tarda a manifestarsi. L'arcata dentale inferiore rimane ben salda al resto del torso. L'arcata superiore; con annessi naso, occhi e testa; resta tra le mani di Matteo. Ammira soddisfatto il suo operato. Ride tra sé e sé. Copro le bocca con le mani, per trattenere un urlo. Nonostante il mio tentativo, tuttavia dalle mie labbra esce un mugugno. Si volta.

I nostri sguardi si incrociano per un istante. Le sue dita si aprono istintivamente, la testa di Nicola rotola poco distante. Scappa.

« Aurora ».

Mi volto lentamente trovando Giulia seduta sulla brandina.

« Ho fame ».

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