Prologo
La fredda brezza invernale entrava dalla finestra, lasciata distrattamente aperta dalla donna che, in quel momento, sedeva alla scrivania. A prima vista, nessuno avrebbe dato ad Emily Collins più di diciotto anni, nonostante ne avesse almeno tre di più, e lei doveva ancora decidere se questo le facesse piacere o meno.
Mentre stava disegnando, una ciocca bionda le sfuggì dallo chignon disordinato e frettoloso, andando a coprirle gli occhi cerulei; sbuffò, per poi portarla dietro l'orecchio, leggermente infastidita.
Prima di rimettersi a lavorare, però, Emily si voltò con fare pensieroso alla sua destra, in direzione di una graziosa culla verde menta, posizionata vicino ad un letto dalle lenzuola candide, e le rivolse uno sguardo pieno di affetto e tenerezza, di quelli che solo chi ama sa fare.
Da ormai qualche ora, il neonato dormiva tranquillo e la donna non poteva che esserne felice: ciò significava che finalmente poteva dedicare del tempo a sè stessa, magari finendo quel ritratto, rimasto incompleto da quasi un mese.
Tracciò un paio di linee, utilizzando un tratto piuttosto leggero, ma preciso e studiato; adorava il suono della grafite sulla carta tanto quanto adorava disegnare, rappresentare su carta un'idea, un'immagine o qualsiasi altra cosa le passasse per la mente. Fin da piccola, Emily aveva passato il suo tempo a dipingere, colorare e scarabocchiare sul suo quaderno e, crescendo, non aveva mai smesso: disegnare significava fin troppo per potersi dedicare ad altro.
Infatti, dopo aver passato la sua adolescenza a studiare arte, raggiunta l'età adulta, si era data subito da fare per trovare un impiego che le permettesse sia di mettere in pratica ciò che aveva appreso negli anni, che di lavorare con i colori. Purtroppo, non era andato tutto come sperato: all'inizio, si era dovuta accontentare di servire in un bar come cameriera, ma ne era valsa la pena, perché, qualche anno dopo, aveva trovato lavoro al Majestic Theatre come scenografa. Non era certo quello che aveva sognato di fare, ma ad Emily piaceva lo stesso.
Mentre cercava di rifinire quel bozzetto, già poteva prevedere il risultato finale, quando avrebbe aggiunto le ombre e dato un po' di colore al suo ritratto: la pelle priva di imperfezioni e pallida e gli occhi chiari, sempre rivolti altrove e un po' schivi, erano in netto contrasto con i capelli corvini che arrivavano appena alle spalle.
Di nuovo, si perse nelle sue riflessioni: c'era sempre quel dettaglio che non la convinceva del tutto, o quel qualcosa che mancava affinché potesse dirsi soddisfatta.
Ad interrompere i suoi pensieri, però, furono i brividi per il freddo. Istintivamente, sentendo il vento gelido sulla pelle scoperta del collo, si strinse nel suo morbido maglione di lana, per poi alzarsi per andare a chiudere la finestra.
Automaticamente, si diede della stupida: ogni volta che si concentrava molto su un progetto, Emily finiva spesso per estraniarsi, seppur involontariamente, da tutto ciò che le stava intorno.
Stava per tornare alla scrivania, quando sentì qualcuno arrivare alle sue spalle e stringerla a sè, delicatamente. Subito le labbra rosee le si incurvarono in un sorriso, riconoscendo quel qualcuno come il soggetto del ritratto che, proprio pochi minuti prima, stava cercando invano di ultimare.
–Disturbo?– chiese Loki, per poi baciarla dolcemente, ma senza sciogliere l'abbraccio: era da molto che non si vedevano ed entrambi sentivano il bisogno di passare del tempo assieme.
–No, ma parla piano, per favore.– gli disse Emily, lanciando uno sguardo carico di apprensione verso la culla. –Finalmente sta dormendo e non vorrei che si svegliasse...
–Scusami, hai ragione.– ammise, questa volta ad un tono più basso, per poi rivolgere una rapida occhiata alla finestra e continuare. –Devo parlarti di una questione di massima importanza e che ci riguarda molto da vicino...
La giovane donna non potè far a meno di notare come la sua espressione, così calma e tranquilla, venisse tradita dal suo naturale istinto di torturarsi le mani -abitudine che, aveva notato, aveva sicuramente preso da Frigga-.
–Penso che tu conosca bene il Tesseract, giusto?– esordì, mantenendo basso il suo tono di voce.
–Sì, certo, ma ora si trova ad Asgard e tu mi hai promesso che non ci avresti pensato più...– poi si interruppe, pensando:"Oh no, adesso sono gelosa di uno stupido cubo blu luminoso!".
–Lo so e sappi che sono intenzionato a mantenere la promessa, ma forse potrebbe esserci un problema, perché qualcuno sta cercando di rub...– venne interrotto dal pianto del neonato.
In un istante, entrambi erano accanto alla culla, mentre Loki sollevava il bambino con enorme cautela -per paura di ferirlo, tanto sembrava fragile e indifeso-, ma, allo stesso tempo, in modo saldo, per assicurarsi di non correre il rischio di farlo cadere.
Orgogliosamente, il dio degli inganni non potè far a meno di fare caso a come che quel bambino, seppur così piccolo, sembrasse somigliargli parecchio.
Mentre lo teneva tra le braccia, si chiese se sarebbe riuscito davvero ad essere un buon padre, al contrario di Laufey o di Odino. Rassicurandosi, si disse che non ci sarebbe voluto molto per essere migliore di entrambi.
Eppure, a quel pensiero sorrise mestamente: quel neonato, per quanto innocente fosse, avrebbe corso non pochi rischi nell'arco della sua vita, principalmente a causa delle sue azioni sbagliate.
Loki non fece a meno di chiedersi se lo avrebbe mai perdonato, una volta cresciuto, per ciò che aveva fatto, o se sarebbe arrivato ad odiarlo, esattamente come lui aveva odiato prima Odino e poi Laufey; non avrebbe mai potuto sopportarlo. Il dio era incredulo: quel bambino era nato da poco, eppure sentiva di amarlo con tutto se stesso e detestava l'idea di stargli lontano tanto quanto quella di essere odiato dal suo stesso figlio lo spaventava.
Eppure, nell'attimo in cui questi pensieri lo colpirono, si chiese anche se uno come lui sarebbe davvero mai riuscito ad essere un buon genitore, oltre che una figura di riferimento.
–Tranquillo– lo rassicurò la donna mentre gli si avvicinava, come se gli avesse letto nel pensiero; in realtà, lo conosceva così bene da comprendere le preoccupazioni di Loki con uno sguardo. –Sono sicura che andrà tutto bene–.
Il dio norreno annuì lentamente -aveva sempre invidiato l'ottimismo della midgardiana-, sperando con tutto il cuore che avesse ragione.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top