Capitolo 6
Dentro l'auto scura di Natasha -il ragazzo non era sicuro che fosse seriamente sua-, si stava stranamente comodi, benché fossero in cinque e la donna avesse una guida alquanto spericolata.
Dopo un paio di minuti, Will prese la parola. -È successo quando tu ancora eri un neonato: tuo padre era riuscito a trovare un oggetto molto antico quanto potente, capace di annullare in qualche modo il potere di tutte le altre sei Gemme dell'Infinito, delle pietre che, nelle mani sbagliate, possono distruggere interi Mondi. Già allora lo SHIELD sapeva davvero poco riguardo queste oggetti e l'unico ad avere più familiarità con le Gemme era tuo padre.
La Vedova Nera inchiodò ad un semaforo rosso con noncuranza; nessuno sembrò volerle consigliare di guidare più prudentemente e, di certo, Mathias non era così pazzo da tentare.
William riprese a spiegare:–Dicevo... Il compito di custodire la settima pietra era ricaduto su tuo padre, ma c'era un problema: devi sapere che lui è molto bravo a crearsi dei nemici.
–Eppure è una persona così amabile.– commentò Barton con tono sarcastico.
–Diciamo solo che non poteva badare alla Gemma perché riusciva a malapena a proteggere se stesso da tutti quelli che lo volevano morto.– tagliò corto Maria, beccandosi un'occhiataccia da Will. –È vero.
–Comunque, il punto è che Emily si era messa in testa che sarebbe stata capace di tenere la Gemma al posto di tuo padre. In tanti, lui compreso, hanno cercato di farle cambiare idea, ma è stato inutile.– concluse finalmente William, osservando stupito il viso impassibile di Mathias.
Il ragazzo non sapeva più cosa pensare: sentiva di stare impazzendo. Ora più che mai voleva parlare con Ellen, che sicuramente l'avrebbe aiutato a metabolizzare tutte quelle informazioni.
Will, che aveva cercato di rimandare il più possibile il momento della verità, si ritrovò con le spalle al muro. -Il fatto che adesso sia sparita significa solo una cosa: qualcuno ha scoperto che è lei ad avere la pietra e l'intero Universo è in pericolo.
Mathias non sapeva più cosa pensare: era molto confuso e, al contempo, irritato, perché aveva scoperto che, per l'ennesima volta, gli era stata di nuovo celata la verità. Come se non bastasse, aveva il presentimento che ci fosse ancora qualche particolare che nessuno gli stava rivelando.
Natasha si fermò in un piccolo e deserto spiazzo verde. Il ragazzo non era mai stato lì: probabilmente, non si trovavano più a New York. Con frustrazione, Mathias si rese conto che che, avendo passato il viaggio in macchina ad ascoltare Will, non aveva fatto caso al percorso seguito.
Scendendo dall'auto, notò Clint scambiarsi uno sguardo d'intesa con Natasha, la quale stava aprendo il portellone posteriore; William si avvicinò subito, mentre Maria Hill rimase al fianco di Mathias.
-Dunque- esordì la Vedova Nera, tirando fuori con nonchalance un paio di valigette nere dal bagagliaio. -Qui c'è tutto il necessario per questa missione... Mitchell, te ne occupi tu, giusto?
Barton si voltò verso Mathias. -Allora, come te la cavi a sparare?- domandò con lo stesso tono con cui un suo coetaneo gli avrebbe chiesto la squadra di basket preferita. Peccato che lui non seguisse lo sport.
Maria sbuffò. -Ha a malapena quattordici anni... Pensi che abbia molta esperienza?- commentò seria. Lo zio di Will fece spallucce. –Siamo in America, non si sa mai.
William aprì le due ventiquattrore, osservandone scrupolosamente il contenuto, per poi prendere in mano qualche pistola o alcuni coltelli da lancio, rigirandoseli tra le mani. In seguito, sotto lo sguardo allibito del ragazzo, selezionò le armi con estrema cura, per poi riporle in uno zaino che Natasha gli stava porgendo.
Clint interruppe quello strano silenzio. -È qui che le nostre strade si devono dividere, o sbaglio?
Gli altri annuirono piano. Invece Mathias gli rivolse uno sguardo interrogativo, poi si ricordò della conversazione che aveva origliato: loro non sarebbero andati con Will.
-Sì, dobbiamo aspettare qui- asserì poi.
Uno alla volta, Maria, Clint e Natasha salutarono con una formale stretta di mano sia il ragazzino che William. Qualche secondo dopo, erano già in auto e la rossa era di nuovo alla guida.
Poco dopo, Mathias, senza dire nulla, prese il suo cellulare e compose rapidamente il numero di Ellen -non che non lo avesse memorizzato in rubrica-.
Come sperato, la voce della ragazza non tardò a farsi sentire. -Finalmente! Non mi hai più scritto e mi hai fatto preoccupare, cretino!- lo rimproverò.
Mathias soffocò una leggera risata. -El, rilassati, sono ancora vivo.- replicò, iniziando a camminare avanti e indietro.
-È successo qualcosa? Riguarda tua mamma?- chiese Ellen subito dopo in preda all'agitazione.
-In un certo senso sì, ma ho paura che, raccontandoti tutto, finirei col metterti in situazioni piuttosto strane, come è capitato a me- spiegò lui, scegliendo attentamente le parole. Era abbastanza esasperato: avrebbe tanto voluto sfogarsi con lei, eppure aveva il presentimento che lo SHIELD non avrebbe per niente gradito un'iniziativa del genere.
Sentì El sospirare, rassegnata. -Va bene, quando tutto questo casino sarà finito, me lo spiegherai.- disse pacatamente. -Ti chiedo un unico favore: tienimi aggiornata. Mi basta anche un solo messaggio per sapere che stai bene.
Mathias annuì, poi si ricordò che Ellen non poteva vederlo, quindi aggiuse:-Certo! Ora devo andare, ma ci sentiremo presto.
Ci mise qualche secondo a realizzare che ciò non sarebbe stato possibile, perché la batteria del suo cellulare non avrebbe resistito tanto a lungo, a meno che non avesse trovato un posto in cui caricarlo.
-Va tutto bene?- domandò con tono premuroso Will, lo zaino già sulle spalle.
Mathias borbottò un "sì" poco convincente; in quel momento, infatti, non aveva minimamente voglia di parlare, soprattutto con lui. Non riusciva ancora a perdonarlo del tutto. -Non mi hai ancora detto chi o cosa stiamo aspettando...
L'altro stava probabilmente per rispondergli, ma non ebbe abbastanza tempo per farlo. Subito, William gli fece da scudo con il suo corpo. -Corri!- gli gridò; nel frattempo, non abbastanza distante da loro, qualcosa andava a collidere contro la distesa di erba verde, provocandovi un cratere dal diametro non indifferente.
Mathias eseguì senza neanche pensarci e prese a correre a perdifiato -dietro di lui, continuava a sentire delle piccole esplosioni e la voce di Will che lo incitava- e cercava di ignorare la fatica che già cominciava a farsi sentire. Del resto, non era mai stato un grande amante delle ore di educazione fisica a scuola e le aveva sempre ritenute inutili; eppure, adesso stava cominciando a pentirsi di aver preso sottogamba quella materia.
Quando finalmente William gli urlò di fermarsi, il ragazzo potè giurare di star sentendo le sue gambe andare a fuoco e le ginocchia cedere sotto il suo peso, ma anche i suoi polmoni e il suo cuore -quest'ultimo sembrava sul punto di scoppiare- non erano messi molto meglio.
In un attimo, Will gli allungò una pistola. -Calibro 38. Difenditi.- disse semplicemente con tono sicuro, tenendo in mano un'arma non molto diversa da quella che gli aveva appena dato.
-Da cosa stiamo scappando?- domandò Mathias, non appena riuscì a riprendere fiato. Si guardò attorno: erano sempre immersi nel verde, ma, questa volta, si trovavano più lontani dalla strada e dalla città stessa, tanto che i palazzi più alti già sembravano confondersi con il cielo grigio e denso di nuvole.
Will scrutò attentamente i dintorni, poi rispose cautamente:-Alieni, però non conosco la specie e non ho idea di come contrastarli.-. Lanciò un'occhiata all'orologio da polso, com'era solito fare. -Limitiamoci a restare vivi, okay?- disse, guardandolo negli occhi nel tentativo di infondergli sicurezza. Il giovane annuì, seppur poco convinto.
Poi li vide e fu incapace di agire. Erano tre, alti almeno due metri, ma avevano sembianze fin troppo umane: due avevano i capelli cortissimi e neri, l'altro era biondo e li portava lunghi e intrecciati, ma tutti avevano gli occhi scuri e la carnagione olivastra e indossavano abiti simili a quelli che aveva visto portare ai soldati dell'antica Grecia nel suo libro di storia. Mathias notò che abbastanza muscolosi da poter partecipare ad un incontro di wrestling.
William tentò di sparare un colpo o due contro di loro, ma non riuscì a scalfirli, né tantomeno ad impressionarli.
I tre alieni tenevano in mano delle armi da fuoco mai viste prime: parevano degli enormi fucili dalla canna più grande del normale, fatti di un materiale che ricordava l'ossidiana, solo molto più lucida.
In ogni caso, erano pronti a fare fuoco, dato che stavano già mirando verso di loro. Anche Will doveva averlo intuito, perché fece spostare velocemente il ragazzo dietro di lui per proteggerlo.
Poi accadde l'impensabile.
-Il vostro salvatore è qui!- esordì una voce fiera alle loro spalle, per poi far gelare letteralmente sul posto i tre soldati alieni.
***
Premessa: non ricordavo le parole esatte in italiano, quindi, per non sbagliare, mi sono attenuta alla traduzione.
Inoltre, come forse avrete notato, Mathias non è esattamente atletico, come invece ci si potrebbe aspettare da un semidio. Questo perché voglio creare un personaggio anticonvenzionale, se così può essere definito, in cui io per prima possa rispecchiarmi almeno un po'. Ditemi cosa ne pensate.
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