27. Non ne sapevi niente?

-chiarire? Ora te decidi?- domandò retorico e già alterato Niccolò gettando via il fumo dalle labbra.

-e quando avrei dovuto scusa?- rigirò la domanda in suo difesa, cominciando ad alzare i toni di conseguenza.

-ah boh non lo so, cinque anni fa magari che dici?- ipotizzò ironicamente alzando un sopracciglio.
Non era mai stato un ragazzo che portava rancore, non gli era mai importato troppo di un "scusa" mancato, dei soldi mai ricevuti in dietro, delle parole che scorrevano dietro di lui o di alcune mancanze di rispetto. Certo molte volte s'incazzava, gli rodeva, com'è giusto che sia, dopotutto era umano provare certe emozioni come rabbia e delusione, no? Ma durava poco: uno, due, forse tre giorni e nei peggiori dei casi persino qualche settimana; ma mai anni. Cos'era cambiato? Tutto.
La persona che in questo caso gli aveva provocato il torto era uno dei suoi migliori amici, la persona che avrebbe voluto al suo fianco il giorno del suo matrimonio, la persona su cui avrebbe sempre contato e di cui sarebbe stato certo di non perdere mai i rapporti. Il torto, anche questo in questo caso era diverso, poiché non si trattava di lui, né tanto meno di Adriano, ma (e ancora una volta il discorso cade lì) di Wendy. Non aveva deciso lei di spegnersi, non aveva mai avuto intenzione di far finire le cose come sono andate e mai avrebbe voluto prendersi una colpa del genere, una colpa che in fondo colpa non era.

-non è come credi- si giustificò subito usando però un approccio scorretto, dato che Niccolò lo guardò con uno sguardo talmente rude come se dicesse "me stai a pija' pe' culo?".

-ti giuro che non ne sapevo niente- provò a rimediare al suo errore, ottenendo solo maggiore confusione da parte del ragazzo.

-non ne sapevi niente? Ma seriamente me stai a prende' pe' deficiente Adrià? N'altro po' o sapeva tutta Roma che er cojone der locale ha perso la ragazza sua, che er matrimonio nun se sarebbe fatto più e quindi addio famiglia, addio sogni, addio lavoro, addio...addio vita, addio tutto cazzo! E 'o sai perché?- domandò gettando la sigaretta per terra prima di calpestarla col piede.
Adriano tacque. Lo lasciò parlare, lo lasciò fare, lo lasciò semplicemente sfogare perché dal suo punto di vista, che non sapeva come fossero andate le cose, non sapeva di come anche a lui Bologna rovinò la vita e non sapeva che quelle sue bugie in realtà fossero verità, aveva ragione. Aveva passato, e stava passando tutt'ora, forse il periodo più brutto e traumatico della sua vita e la cosa peggiore era che non aveva nessuno al suo fianco oltre a sua madre e, si augurava, qualche psicologo.
Per cui tacque, consapevole che se fosse intervenuto in quel momento per dirgli che si sbagliava, che anche lui a Bologna ne aveva passate e che nessuno gli aveva detto del lutto avrebbe soltanto peggiorato la situazione.

-perché le voci girano Adrià, pure se te trovi in una grande città come Roma o in un piccolo quartiere come San Basilio, comunque qualcosa si verrà a sapere; soprattutto se la tua vita è tutta centrata su un localetto abbastanza frequentato e la protagonista, la stella, di quel locale si spegne e da un giorno all'altro non si presenta più, non si esibisce più.
E qui naturalmente tutti cominciarono a chiedersi e domandarsi che fine avesse fatto, se l'avessero licenziata, se avesse trovato di meglio o se addirittura fosse in tour. Un tour tutto suo e qui ci avrei creduto anch'io, se lo meritava un tour tutto suo, ma non l'avrebbe mai fatto senza di me; e questo non lo dico io perché so' io, cioè me l'ha detto lei, lo ripeteva di continuo ogni volta che uscivamo l'argomento, se ci fosse stato un tour saremmo dovuti andarci insieme.
Ma non è questo il punto.
Nessuno arrivò a pensare al peggio ed è normale, dopotutto si parlava pure di una ragazza di quasi vent'anni, te avresti mai pensato che potesse essere morta?- si rivolse a lui con lo stesso tono con cui si dicono le lezioni durante le interrogazioni. Ormai l'argomento era sempre quello, la fine si conosceva già e, anche se è brutto dirlo, ci aveva fatto l'abitudine.

-no, sinceramente no- gli rispose con una voce decline, forse per la delicatezza e la pensatezza di quell'argomento di cui mai, fino a quel momento, aveva mai sentito parlare.

-lo scoprirono con i manifesti, anche questi qualche settimana e poi via col vento...con la pioggia o quel che vuoi. Fatto sta che tutti lo scoprirono ed io continuai comunque ad esibirmi tutte le sere; naturalmente non subito, ci ho messo qualche mese per riavvicinarmi al locale nonostante la fase di lutto non mi sia mai passata, però 'ntanto dovevo lavora' per cui anche questa divenne un'abitudine, come quando da piccoli eravamo costretti ad alzarci presto per andare a scuola, sempre la stessa routine, con l'unica differenza che a me suonare piaceva e piace tutt'ora, probabilmente se fosse stato il contrario mi troverei sotto un ponte adesso- continuò a raccontare poggiandosi con le spalle al muro.

-però Niccolò ascoltami, hai ragione le voci girano, ma io non ero a Roma, ero in tutt'altra regione e nun potevo sape' gniente di quel che succedeva qua, mi capisci? Almeno che non fosse una notizia che trasmettevano al TG o che me la raccontassero i ragazzi io non ne sapevo niente- questa volta intervenne, cercando di controllare i toni e di mantenersi calmo e ragionevole, non volendo sfociare alle urla o addirittura alle mani, poiché come aveva premesso lui stesso all'inizio si trattava di un chiarimento e non di una lite tra amici.

-e possibile che nessuno di loro t'abbia detto nulla? Possibile che tu non abbia ricevuto nemmeno una telefonata che te diceva "ao vedi che è morta Wendy la ragazza dell'amico tuo che dici de fargli almeno na chiamata o spedirgli na lettera giusto pe' controlla' che nun s'è tolto ancora a vita?"- gli domandò con una grande dose di ironia e una forte morsa allo stomaco che gli fece perdere un battito non appena pronunciò il suo nome.

-nessuno te giuro, altrimenti altro che chiamata sarei corso subito qui da te, no? O sai come so fatto e il bene che ti voglio, non ti avrei mai lasciato solo in un momento del genere, lo sai!- gli parlò a cuore aperto, fregandosene dell'orgoglio o qualsiasi altra cosa non avesse a che fare con l'idea che aveva in testa. Voleva semplicemente tornare suo amico, voleva tornare a fidarsi di lui e viceversa, voleva tornare al rapporto che c'era prima perché quell'aria soffocante di tensione che c'era quella sera tra loro due non gli piaceva per niente.

Questa volta fu Niccolò a tacere per un po', rimurginando sulle parole appena udite e tentando di credergli almeno in parte in modo da mettere un punto a quella loro situazione, ma il punto interrogativo che ancora non riusciva a togliersi dalla testa era sempre uno:
-è impossibile che nessuno ti abbia detto nulla- e anche questa volta i tuoi sembravano essersi invertiti, questa volta era la sua voce a sembrare soffiata e decline.

-È stato Gabriele stesso a confermarmelo vicino all'aeroporto stamattina. Ha detto che anche loro l'hanno saputo tardi e qui puoi credermi dato che tu stesso hai raccontato poco fa che anche i clienti del locale lo vennero a sapere tardi. Dice che tu glielo hai detto dopo un paio di settimane e d'allora non hanno fatto altro che pensare a te e da un lato è giusto così, ma dall'altro era giusto anche che mi avvisassero così che non si sarebbe creata la situazione che stiamo affrontando adesso, non credi?- cercò appoggio nelle sue parole sperando che nominando Gabriele almeno un minimo l'avrebbe creduto.

-quindi è stata colpa de Gabriele? È questo che me stai a di'?- ora aveva le braccia incrociate al petto, dandogli un aspetto ancora più severo e freddo.

-no, non sto dicendo quell-

-e i messaggi? - lo interruppe ancora arrivando al secondo punto che davvero gli interessava della questione.

-quali messaggi?- domandò realmente confuso non sapendo dove volesse andare a parare questa volta.

-questi- rispose semplicemente mostrandogli la schermata del suo cellulare con sopra rappresetanti i suoi messaggi inviati sul gruppo dei miserabili poche settimane prima del suo ritorno a Roma.
Sì aveva custodito le chat. L'aveva fatto per essere pronto in momenti del genere? Aspettava quindi questo momento per rinfacciarglieli con così tanta ansia? Forse. L'aveva fatto per non scordarsi il torto peggiore che uno dei suoi migliori amici potesse fargli? Possibile. Poteva essere considerato un gesto immaturo e rancoroso o una semplice precauzione nei suoi confronti e dei giorni che verranno? Non lo sapeva manco lui. Eppure quella sera li aveva e si ringraziò per questo, perché senza le chat a portata di mano in quel momento la discussione non sarebbe mai andata avanti.

-non dirmi che non sapevi niente neanche di questi?- e rieccola la solita freddezza che da sempre lo accompagnava in momenti come quelli, in momenti in cui la sua fragilità non poteva permettersi di venir fuori.

-riguardo a quei messaggi non posso far altro che chiederti scusa- si decise a rispondere chinando leggermente il capo per la vergogna.
In realtà non sapeva bene neanche lui a cosa erano dovuti quei messaggi, forse dalla rabbia che provava in quel momento non appena uscì fuori l'argomento. Dopotutto lui era convinto che Wendy fosse ancora in vita e, non si sa come, arrivò a pensare che Niccolò non volesse avere contatti con lui poiché era troppo preso da lei o dal resto che lo circondava. Ai suoi occhi Niccolò quei giorni, mentre lui stava a Bologna, trascorreva la bella vita. Circondato dal lavoro dei sogni che stava andando a gonfie vele e la ragazza che amava con cui progettava di costruirsi un futuro, mentre a lui stava andando tutto a rotoli e, non conoscendo la parte negativa della storia, gli sembrava immotivato tutto quel dispiacere che traspariva ai loro occhi.

-ah ti scusi? Hai idea di come mi sia potuto sentire quando li ho letti? Ammesso che tu non ne sapevi nulla della sua morte ma cazzo come ti viene in mente di affibiargli la colpa? Eh?- questa volta ne era convinto, non c'erano scuse che potevano giustificare il suo comportamento.

-erano parole dettate dalla rabbia o dall'invidia, non saprei neanche io. Ma ti giuro che li avevo totalmente rimossi, non...non farci caso non le penso realmente-

-"non farci caso" dici, certo come se fosse una cosa da poco e poi invidia de che? Eh? DE CHE ADRIA' CHE STAVO MESSO DE MERDA, CHE A STENTO ME RICORDAVO DE BERE E DE MAGNA' DE CHE CAZZO ME DOVEVI INVIDIA'? - Niccolò sbottò, non riuscendo più a mantenersi calmo e tranquillo di fronte a delle parole del genere. Inoltre tutte le pillole che prendeva, gli antidepressivi e le notti di insonnia lo avevano reso più irritante e irascibile del normale, solo che a questo ormai quasi tutti c'erano abituati: i suoi amici, sua madre, i vecchi colleghi del lavoro e persino Alessia aveva cominciato a farci caso e tutti tra questi ne conoscevano il motivo per cui nessuno osava interferire o fargliene una colpa.
Tra i nomi citati in precedenza però è normale che non compaia quello di Adriano che ad una reazione così non si era preparato e di conseguenza si allontanò di un passo e sgranò leggermente gli occhi per mezzo secondo, prima di ricomporsi e pensare ad una risposta decente che non aggravasse la situazione.

-ti ripeto che io non sapevo un cazzo della tua situazione di merda, ok? Ero rimasto a Wendy ancora in vita e a voi due ancora contenti per la sua guarigione che progettavate il vostro futuro insieme come una famigliola perfetta, non sapevo niente della ricaduta, niente della sua morte e niente del tuo stato mentale!- i suoi toni si alterarono spinti dalla conseguenza delle urla di Niccolò, ma senza raggiungere lo stesso livello d'ira. Stava cercando di spiegarsi, di dire le cose come stavano e non voleva assolutamente passare per vittima, ma allo stesso tempo non gli andava di essere visto come un mostro.

-e sì, lo so! Lo so che essendo tuo amico avrei dovuto essere felice per te e in parte lo ero, sul serio! Ma mentre io ti immaginavo affranto nonostante le cose belle che pensavo stessi vivendo, io stavo assistendo alla disgregazione del mio futuro un giorno dopo l'altro e seriamente non mi spiegavo questo tuo modo di fare. E probabilmente spinto dalla frustrazione e dall'invidia ho sparato quelle stronzate lì ma sappi che non penso sul serio.- aggiunse fissandolo negli occhi, come se volesse realmente mostrare che non stava mentendo.

-pensavi, pensavi, pensavi...a che cazzo stavi a pensa'? Eh? Sarebbe bastato un solo messaggio, uno solo, a chiarire tutti i tuoi dubbi fidate. Vedendo che stavo na merda nonostante le belle cose che pensavi stessi vivendo allora ti potevi domandare "perché Niccolò sta na merda nonostante abbia la vita migliore della mia?" una semplice risposta al tuo "come stai" sarebbe bastata per farti capire che "oh cazzo allora magari me sbajo" che dici? "magari so successe cose che nun sapevo e magari ora tocca a me scendere a Roma e portagli rispetto" no? Oppure un semplice messaggio, una chiamata più spesso avrebbero compensato la distanza che ci separava no? Senza il bisogno di venire qui e magari scoprivi prima quello che era successo e adesso non staremmo qui a discuterne!-

-se per questo anche tu avresti potuto chiamarmi per dirmi della morte della tua ragazza, cazzo non ho potuto nemmeno partecipare al funerale, te rendi conto?-

-ah quindi adesso la colpa sarebbe mia? Ma secondo te io in quella situazione dove già non volevo vedere né sentire nessuno, vado a pensa' a  te? Eh? Ma te rendi conto dello stronzate che spari?- continuava ad agitarsi e a pentirsi sempre di più di aver accettato l'invito a quella maledetta cena.

-PORCA PUTTANA COME MINIMO MERITAVO DI ESSERE AVVISATO CAZZO SONO IL TUO MIGLIORE AMICO AVREI POTUTO STARTI VICINO- cedette anche Adriano a cui ormai sembrava di assistere all'impossibile.

-CAPISCI CHE IN UNA SITUAZIONE DEL GENERE NON SONO RIUSCITO PIÙ A VEDERE CHIARAMENTE? EH CI ARRIVI A QUESTO? O SEI RIMASTO ANCORA CON LA TESTA A BOLOGNA?- provocò avvicinandosi quasi minnaciosamente al suo viso

-ma statte zitto che nun sai un cazzo di quel che è successo in quella città di merda- sbottò spintonandolo lontano da lui, aumentando il suo nervoso.

-e comunque se sei riuscito ad avvisare TUTTI e dico TUTTI i miserabili e quelli con cui lavoravi non vedo che te costava avvertire pure me- aggiunse con veleno sulla lingua.

-ripeto, anche te avresti potuto interessarti sia a lei che a me e chiedermi come cazzo stesse. Come stessimo entrambi.- rimase fermo sul suo punto di vista stringendo i denti e i pugni tanto da farle diventare bianche pur di trattenersi dal colpirlo in pieno viso e dare per l'ennesima volta spettacolo davanti a tutti.

-ok hai ragione, ho sbagliato. Ho sbagliato tutto con tutti in 'sto periodo e ti chiedo nuovamente scusa, non darei mai la colpa a Wendy per quello che le è successo e mai, e dico mai, mi sarei sognato di darti la colpa per averla scelta perché stavate benissimo insieme e sai il bene che le volevo. Chiederei scusa anche a lei adesso se solo fosse ancora possibile, seriamente... Ma dato che non lo è almeno accetta tu le mie e ammetti che anche tu hai sbagliato nel non dirmi niente, nel non permettermi di starti accanto. Avanti dillo, dillo che ci siamo sbagliati entrambi e mettiamo fine a questa discussione. - si scusò sinceramente pentito e cosciente dell'errore che aveva fatto, ma allo stesso tempo furioso del fatto che dalla parte del torto ci fosse solo lui, quando ormai gli sembrava palese che molte cose non erano state possibili per via della conseguenza degli altri.

Scorsero attimi di silenzio in cui Niccolò si ritrovò nuovamente a rimuginare e riflettere sulle sue scuse, cercando di capire se fossero vere o meno, se valesse seriamente la pena accettarle o meno, cosa su cui in passato non si sarebbe mai soffermato a lungo.

-Wendy le avrebbe accettate- sospirò dopo un po' senza guardarlo in faccia.

-e tu?- domandò ansioso e preoccupato della risposta.

-io non lo so- sospirò ancora e si passò una mano sul viso. - in questo momento vorrei solo spaccarti la faccia- ammise sospirando ancora a pieni polmoni per placare la rabbia.

-sul serio? È questo che vorresti fare? Spaccarmi la faccia ti farebbe sentire meglio?- domandò retorico alzando un sopracciglio trovando che stessero sfociando nel ridicolo.

-adesso sì, domani non lo so. Ma ora è tutto quello che vorrei fare- confessò intuendo che stesse per commettere l'ennesima cazzata di cui più avanti si sarebbe pentito.

-quindi non ammetti niente, l'unico stronzo rimango io, giusto?- domandò retoricamente Adriano indignato sotto il silenzio di Niccolò che si limitava a stringere i pugni.

-tanto ormai che senso c'ha? Resta comunque il fatto che Wendy se n'è andata e tu non c'eri- chiarí per un'ultima volta io suo punto di vista, facendogli alzare gli occhi al cielo rassegnato.

-ok allora fallo, avanti. Agisci da bambino quale sei, colpisci invece di rispondere dai, tanto ormai è andato tutto a puttane, giusto?- cominciò a provocarlo senza volerlo ormai in balia dello stupore e della delusione e  neanche il tempo di aggiungere altro che gli arrivò un destro dritto in faccia, sullo zigomo sinistro il quale subito si irritò e cominciò a colorirsi di nero e rosso sanguinando leggermente; poi uno sul naso e un altro ancora sul mento.
Niccolò era fuori di sé, aveva colto la situazione come un momento in cui potersi sfogare su tutto, ma nel modo sbagliato e con la persona sbagliata.
Non era mai stato un tipo violento, anzi, eppure in quel periodo non sembrava più lui, non si riconosceva più nemmeno lui e questo lo capí, capí che stava esagerando proprio mentre vide il suo amico steso a terra che cercava di difendersi dai colpi che lui stesso gli stava tirando e quasi si faceva paura da solo.
Qualche colpo arrivò anche a lui, ma inutile specificare che quello messo peggio era Adriano, il quale era stato colto di sorpresa col primo colpo.
Continuarono così per un po', non si sa per quanto esattamente; ad Adriano sembrarono ore mentre a Niccolò non importava, non teneva conto dello scorrere del tempo da anni. Una cosa era certa, due braccia lo separarono dal corpo di Adriano che si mise subito in piedi aiutato da Alessandro e Tiziano, mentre Gabriele e Gianmarco reggevano Niccolò tentando di farlo calmare.

-ma dico siete scemi? C'avete 22 anni a testa e reagite ancora come dei bambini? Se volete fare gli immaturi almeno evitate di sporcare di sangue il cortile di casa mia- li rimproverò Gabriele furioso fulminando entrambi con lo sguardo.

-vergognatevi. Tutti e due- e così dicendo terminò la sua breve e intensa predica, allontanandosi insieme agli altri lasciandoli nuovamente soli, fiducioso che da quel momento in poi, almeno per quella sera, avrebbero chiarito civilmente, o almeno, se lo augurava.

Ciao ciao ❤️
-Fla :)

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