3.
Lanciai un'occhiata al cellulare - per l'ennesima volta - sperando che s'illuminasse per aver ricevuto un messaggio da Marinette.
Sbuffai, spazientito. Non capivo neanche perchè fossi così tanto preoccupato; dopotutto Marinette era soltanto un'amica.
Forse mi sentivo debito perchè lei era sempre tanto gentile con me - nonostante la sua infinita goffaggine - e quindi non riuscivo a mettermi il cuore in pace.
Sbuffai nuovamente, tornando al quaderno aperto davanti a me. L'equazione che stavo svolgendo sembrava non avere una soluzione, almeno in quel momento di così grande distrazione. Mi voltai verso le finestre, sulle quali la pioggia picchiettava lievemente. Le mie previsioni di quella mattina si erano avvenute, e il maltempo non sembrava accennare a cessare.
《Il nostro piccoletto è agitato?》 Plagg si alzò dalla sua posizione sul divano, fronteggiandomi e ridacchiando.
《Quando imparerai a stare un po' zitto?》
《Quanto siamo suscettibili! Cos'è, sei preoccupato per la sua fidanzatina?》
Ringhiai, tornando al mio esercizio e spremendomi le meningi affinchè il risultato venisse.
《Mhhh》 Plagg si sedette sulla mia spalla, osservando l'equazione. 《Ti sei dimenticato del doppio prodotto》
《Che cosa?》
《Non è che se sono un kwami non posso conoscere le regole della matematica. Hai sbagliato un prodotto notevole, niente di che》
Osservai l'esserino a bocca aperta, sbalordito.
《Non fare quella faccia da scemo e correggi il tuo errore, moccioso》
《Come cavolo-》
《Sono onnisciente, non te l'avevo detto?》
《Ma non prendermi in giro!》
《Se vuoi, non mi credere》 Plagg svolazzò via, verso il comodino, dove faceva bella mostra di sè una scatola di Camembert. 《È il formaggio che mi trasmette il sapere, dovresti mangiarlo》
《Da quando mi tocca sorbirmi la sua puzza ogni giorno, ho capito che non è il cibo che fa per me》
《Tu non capisci niente di cibo》
《Credo che me ne farò una ragione》
***
Mi svegliai al suono dell'ennesima notifica del cellulare.
Ascoltai per una manciata di secondi le gocce di pioggia che picchiettavano sul tetto, afferrando poi l'apparecchio, e osservando i messaggi che mi avevano tormentata durante il sonno.
Centotrenta messaggi da Alya.
Un messaggio di Adrien.
Balzai sul letto, guardando sbalordita il telefono.
Ignorai i numerosi messaggi di Alya, che era probabilmente impazzita, ed entrai nella chat con il Adrien.
Ehi, Marinette, ho visto che oggi non sei venuta a scuola. Va tutto bene?
Sorrisi, leggendo il messaggio. Adrien, il ragazzo per il quale ero impazzita da un anno, si era preoccupato per me. Mi aveva scritto un messaggio per sapere se stavo bene.
Non riuscivo a credere ai miei occhi.
《Tikki!》 Gridai, sperando che i miei genitori non mi sentissero.
La kwami fece capolino dal mio cuscino.《Marinette! Hai dormito bene?》
Annuii, mostrandole il display. 《Adrien mi ha scritto!》
《Wow!》 Esclamò l'altra, leggendo il messaggio 《E come gli vuoi rispondere?》
Spalancai gli occhi, in preda al panico: 《Oddio! Non ci avevo pensato. E ora cosa gli dico?》
Tikki sorrise, mentre afferravo il cellulare e digitavo frettosamente qualcosa, per poi mostrarglielo.
《Secondo te va bene?》
《È perfetto Marinette》
《Forse dovrei mettere qualche emoji》 borbottai.
《Secondo me è meglio senza》
《Grazie Tikki》dissi, sorridendo e premendo il tasto d'invio.
Va tutto bene. Sono stata male e mia mamma mi ha consigliato di rimanere a casa. Grazie per esserti preoccupato.
《Ora passiamo ai messaggi di Alya》 sospirai, cambiando chat: la ragazza sembrava completamente impazzita, e anche un po' arrabbiata, e aveva deciso di bombardarmi di messaggi, finchè non avessi risposto.
Alya, calmati, va tutto bene. Sono soltanto stata male ma adesso mi sento già meglio. Domani verrò a scuola🤗❤
Attesi pochi minuti prima di ricevere la sua risposta.
Non farmi mai più prendere uno spavento del genere, oppure rivelerò i tuoi segreti più oscuri a Chloe!
Non provare a dirle che ho intenzione di conquistare il mondo!
Sorrisi, spegnendo il telefono e sospirando.
《Ho fatto un sogno molto strano》
《Davvero?》
《Sì ma non me lo ricordo. Ricordo soltanto che aveva qualcosa a che fare con Papillon》
《Magari è soltanto lo stress per il combattimento di ieri》
Chiusi gli occhi, ritornando all'attacco del giorno precedente. Rividi il mostro di sabbia, Chat Noir steso a terra, e poi sempre lo stesso, sorridente e pieno di vita.
Riaprii le palpebre piena di rabbia e Tikki mi si avvicinò, preoccupata.
《Tutto bene?》
《Deve solo sbollire la rabbia verso Chat Noir. Non credo che lo perdoneró tanto facilmente》
《Il tempo aggiusterà ogni cosa》
《Non questo Tikki》
《Marinette...》
《No, Tikki. Non ho intenzione di perdonarlo. Mi ha ferita. Ha finto di essere morto per sapere se provavo qualcosa per lui. A malapena riesco a superare il fatto. Figuriamoci a perdonarlo》
La kwami annuì, apprensiva.
Ero certa che non approvasse il mio comportamento, ma io ero convinta della mia decisione. Alle volte, riuscivo ad essere davvero testarda.
Il mio flusso di pensieri fu interrotto dalla suoneria del cellulare, che afferrai frettolosamente.
《Mi ha risposto!》 esclamai, estasiata, mentre leggevo le poche parole del messaggio.
Sono felice che vada tutto bene. Spero di vederti domani a scuola!
Per poco non andai in
iper-ventilazione. Mi feci aria con la mano, le guance rosse, e sospirai, rileggendo più e più volte le parole riportate sullo schermo.
Tikki sorrise, un vena di preoccupazione negli occhi. Sapevo quanto fosse in pensiero per me, negli ultimi giorni mi ero stupita di me stessa: avevo degli atteggiamenti che mai avevo avuto in tutta la mia vita ed ero sicura che anche Tikki se ne fosse accorta. Ma non sapevo come rimediare: gli avvenimenti di quei giorni mi avevano colpita e cambiata, sebbene in così poco tempo. Mi sentivo diversa, ma non sapevo dove e perchè.
***
Quella notte, ancora una volta, non riuscii a prendere sonno.
Come la sera precedente, ero tormentato dalle numerose domande che mi giravano per la testa.
Dov'è finita l'akuma?
Quale sarà il prossimo super cattivo?
Cosa è successo a Marinette?
Rotolai sul materasso, rovesciando le coperte del letto, e rimasi a fissare il soffitto, ascoltando il rumore picchiettante della pioggia contro le vetrate.
Dopo una manciata di minuti mi misi seduto, incapace di addormentarmi. Avevo bisogno di distrarmi, di fare qualunque cosa che mi aiutasse ad allontanarmi dallo stress che mi perseguitava e consumava allo stesso tempo.
《Plagg》 sussurrai, sperando che l'esserino fosse ancora sveglio.
《Che vuoi moccioso? Ho sonno》 La voce proveniva dal divano, che si era trasformato nella nuova postazione del kwami.
《Ti andrebbe di fare un giretto?》
《No》
《Non riesco a dormire》
《Cavoli tuoi》
《E daiiii》
Plagg sbuffò:《Ok. Ok. Lo faccio solo per farti stare zitto》
Osservai il kwami volare fino al cuscino e appoggiarsi sulla sua superficie morbida:《Spero che tuo padre ti scopra. Almeno non ci saranno più scappatelle notturne che possano disturbare le mie belle dormite》
Lo ignorai.《Plagg, trasformami!》
Dopo essere uscito dalla finestra, balzai su un tetto e iniziai a correre. Nonostante la vista notturna fosse eccezionale, la pioggia confondeva ogni cosa, offuscando ciò che avevo intorno.
Mi diedi la spinta con il bastone e saltai, atterrando su una palazzina sottostante.
Avevo già deciso la meta, anche se non sapevo quando questo fosse successo. Dopo pochi minuti ero già arrivato. Osservai il balconcino, il piccolo tavolo al centro e le piante ben curate che lo decoravano.
Feci scorrere le dita guantate sul corrimano della ringhiera, per poi avvicinarmi alla botola.
Protesi la mano verso maniglia ma poi esitai.
Non avevo intenzione di svegliare Marinette.
Non volevo disturbare il suo sonno.
E allora perchè ero giunto fin lì?
Sospirai e con la mano mi asciugai la fronte, madida di sudore, nonostante il vento freddo portato dalla pioggia mi sferzasse il viso.
Mi voltai, più scosso di prima, e mi diressi verso la ringhiera. Una volta che ebbi estratto il bastone dalla cinghia che portavo attorno alla vita, saltai.
***
Mi trascinai verso la scuola, sbadigliando. Quella notte avevo dormito perfettamente, eppure mi sentivo ancora stanca e debole. A differenza del giorno precedente, il cielo era terso ed il sole faceva capolino da dietro la Torre Eiffel, che si stagliava in tutta la sua bellezza sul cielo azzurro.
Osservai Alya che, ai piedi della scalinata che conduceva al portone dell'edificio scolastico, mi stava aspettando, impaziente.
《Ehi, Alya》 la salutai, una volta che mi fui avvicinata.
《Non fare finta che non sia successo niente! Ti devo ancora perdonare》 ribattè lei, con un'espressione imbronciata.
《E dai! Stavo dormendo!》
《E come mai hai due occhiaie che ti arrivano fino ai piedi?》
《Si vedono così tanto?!》. Mi portai le mani agli occhi, coprendoli.
《Non hai risposto alla mia domanda》
Spostai le mani sui fianchi, osservando l'amica.《Sono ancora un po' stanca. E mi spiace veramente di non averti risposto》
《Ok, ti perdono, ma solo perché mi stai facendo gli occhi dolci》
《La sai la bella notizia?》
《No. Cosa è successo?》
《Adrien mi ha scritto per sapere come stessi!》
《Davvero?!》 Esclamò Alya, saltellando sul posto:《Fammi vedere! Fammi vedere! Fammi subito vedere!》
Le mostrai la chat, osservandola sorridere mentre leggeva ogni messaggio.
《Ma ti rendi conto! Si è preoccupato per te!》
《Lo so! È semplicemente...》. Mi portai
l'indice al mento, alla ricerca dell'aggettivo adatto.
《... divino. Semplicemente divino, ecco》
《Sai che ieri aveva la tua sciarpa? Ci ho pensato solo adesso!》
《Davvero?》. Sentii le guance scaldarsi per l'emozione.
《Sì, e poi-》
La campanella suonò, avvisando gli studenti dell'imminente inizio delle lezioni.
《Te lo racconto dopo, ok?》
Annuii, ed insieme ci avviammo verso l'aula.
***
Attraversai il grosso portone della scuola, avviandomi velocemente verso l'auto metallizzata e salutando Nino.
Un'altra giornata scolastica era volata via come se nulla fosse. Quando non me ne accorgevo, il tempo scorreva davvero velocemente.
Marinette stava bene. L'avevo vista parlare fuori dall'edificio insieme ad Alya e mi ero seduto davanti a lei come ogni giorno.
Eppure non le avevo rivolto la parola.
Non l'avevo degnata della minima attenzione. Senza un motivo apparente.
E lei aveva fatto lo stesso, forse per non disturbarmi.
Mi voltai, osservando le strade di Parigi da dietro il finestrino.
L'auto si muoveva celermente nel giornaliero traffico della grande città.
Dopo pochi minuti eravamo già davanti alla grande magione Agreste.
Ringraziai educatamente l'autista - ingaggiato molti anni prima da mio padre - che, per le sue fattezze, assomigliava molto ad un gorilla.
Ancora scosso, aprii la portiera e osservai Nathalie che, in piedi davanti al grande cancello, mi aspettava in silenzio.
《Suo padre le deve parlare》 sentenziò, non appena mi fui avvicinato abbastanz per sentirla. Annuii in silenzio, seguendo la donna in casa. Era da giorni che non vedevo mio padre, sempre indaffarato nei suoi impegni giornalieri, e il fatto che volesse parlarmi mi emozionava un po'. Forse più di un po'. Ogni volta che mio padre desiderava parlarmi mi illudevo, sperando che cambiasse. Che diventasse meno rigido e più affettuoso nei miei confronti, come dovrebbe essere ogni padre. E ogni volta mi sbagliavo. Forse mi stavo solo dando troppe speranze.
Nathalie mi scortò al suo ufficio e si fermò all'ingresso, facendomi cenno di entrare.
Mio padre era seduto davanti alla scrivania, in una posizione composta: la schiena retta, le mani incrociate sul tavolo e gli occhi puntati su di me.
《Oggi sarò via per affari di lavoro》 esordì, fissandomi mentre mi muovevo a disagio nella stanza.
《E perchè me lo dici?》. Quando mai si era preoccupato di informarmi dei suoi piani. Nom capivo il perché di quell'affermazione.
《Pensavo ti interessasse saperlo》
Osservai il panorama alle sue spalle, grazie alle grandi vetrate che caratterizzavano anche la mia stanza.
《Bello vedere che ti preoccupi di informarmi di ciò che fai》, farfugliai con sarcasmo.
Lui mi squadrò, un'espressione di rimprovero dipinta sul volto:《Non mi provocare, Adrien》
Chinai il capo e, velocemente, uscii dallo studio.
Mi diressi nella mia stanza e mi sedetti bruscamente sul divano, lanciando, con un gesto stizzito, la borsa per terra.
《Ehi!》 Si lamentò Plagg, uscendo dal suo nascondiglio. 《È sbagliato scaricare la propria rabbia sugli altri!》
Sbuffai, ignorandolo.
Ero stanco.
Stanco delle poche attenzioni che mio padre gli riservava.
Stanco di combattere contro Papillon.
Stanco di cercare di capire cosa provasse Lady Bug.
Stanco di cercare di capire cosa provassi veramente io.
E stanco di tutte le mie paranoie che non facevano altro che stressarmi maggiormente.
Accesi la televisione e iniziai a girare di canale in canale, cercando qualcosa che potesse interessarmi. Schiacciai alcuni tasti sul telecomando, e la televisione mi mostrò un'edizione speciale del telegiornale: Nadia Chamack, un'espressione preoccupata in volto, stava indicando alcune immagini che mostravano il nuovo attacco da parte di Papillon: un guerriero con un'armatura rossa armato di sciabola si era appostato in Place de la Bastille, in attesa del contrattacco degli eroi parigini.
Sbuffai nuovamente:《Ci mancava solo questa》
Osservai il kwami che, beato, stava mordendo la sua giornaliera dose di Camembert:《Plagg, trasformami!》
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