2.

Ancora scossa giunsi sul balcone della mia stanza e, aperta la botola, mi infilai nello spazio che conduceva alla mia camera. In quello stesso momento la trasformazione si sciolse, nonostante non avessi utilizzato il mio superpotere. Strano.
Caddi a peso morto sul letto, mentre la mia kwami la affiancava: 《Come ha osato!》sbraitai ancora in trance.
《Lui.... lui.... ha giocato con i miei sentimenti, ha finto di essere morto.
I-io...》
Scoppiai di nuovo in lacrime, non di tristezza, ma di frustrazione.
Tikki mi si avvicinò, posandomi una zampetta sulla guancia e rimanendo in silenzio.
《C-come faccio a... a fidarmi di lui, s-se si comporta così?》 Chiesi singhiozzando. 《Anche se sono l'eroina di Parigi e tutti mi credono coraggiosa e irremovibile, io ho un lato sensibile.》 Sospirai, asciugandomi le lacrime che le rigavano le guance.
《Io non voglio essere debole. Io odio essere debole. Eppure lo sono quasi sempre. In quei momenti, in questi momenti mi sento impotente e non posso fare altro che piangere. Perchè non capisco chi sono veramente. Molte volte sento di essere l'opposto di LadyBug. Io non sono forte come lei, eppure siamo la stessa persona. Io non ce la faccio più.》 Sputai fuori tutto ciò che sentivo da ormai troppo tempo. Tutte le volte mi sentivo quasi divisa in due parti, tra Marinette - goffa e insicura - e Lady Bug - coraggiosa e intrepida - e rimanevo ore ed ore a riflettere su quale delle due parti mi rispecchiasse veramente. Quella di Lady Bug era solo una maschera, oppure ero veramente io? Ero davvero così corraggiosa? Perché non riuscivo a esserlo anche nella vita di tutti i giorni?
《Marinette, cosa stai dicendo? Tu sei la ragazza più forte che io abbia mai conosciuto! E non solo nelle vesti di Lady Bug, credimi.》
《Quindi tutte le altre Lady Bug erano goffe, sensibili e deboli come me?》 Ero certa che Tikki stesse cercando di confortarmi, e non diceva quelle parole seriamente, nonostante sapessi che mi voleva bene comunque.
《Ogni Lady Bug è unica, proprio come te. Non sei debole Marinette. È ovvio stare male in momenti come questi. Sei stata ferita, ed è normale che tu abbia questa reazione》.
La kwami mi sorrise, come incoraghiamento, ma non sembrò servire. Rotolai sul materasso, per poi affondare la testa del morbido cuscino: 《Non lo perdonerò mai》 mormorai, la voce soffocata e gli occhi ancora umidi.
Mai

***

《Secondo te mi perdonerà?》 domandai a Plagg, pensieroso.
《Vuoi una risposta seria?》mi chiese di rimando il kwami, lanciandomi un'occhiata di pura ilarità.
《Sì, possibilmente》 risposi, sbuffando di fronte al suo evidente divertimento.
《Ragazzo, basta che tu faccia due più due. Prima fingi di essere morto per vedere quanto interessi alla tua amata e poi mi chiedi anche un parere? Mi sembra abbastanza ovvia la risposta》.
《Sono un cretino》decretai, disperato.
《Io volevo solo sapere se le importasse veramente qualcosa di me, non volevo ferirla》
《Eppure l'hai fatto. Tra tutte le opzioni che avevi - potevi anche chiederglielo, tra l'altro - hai deciso di fingerti morto. Molte volte dubito della tua furbizia》. Plagg mi osservò divertito mentre, affranto, mi accasciavo sul letto.
Dovevo trovare un modo per farmi. perdonare.
Avevo combinato un bel guaio, e non potevo non rimediare.
L'avevo ferita, gliel'avevo letto negli occhi, e no potevo lasciare che le cose rimanessero così. Non mi sarei messo il cuore in pace finchè non l'avessi vista sfoderare il sorriso che tanto amavo.
Ancora pensieroso, ordinai Plagg di trasformarmi.
Avevo bisogno di riflettere, e non ce l'avrei mai fatta nella stanza che tanto odiavo, nonostante fosse ricca di mobili costosi e svaghi che mio padre mi aveva fatto avere, per rendere più accettabile la mia prigionia.
Non avevo una meta, sapevo solo che volevo allontanarmi il più possibile da casa mia, da quella prigione opprimente che mi aveva tenuto lontano dal mondo per anni.
Essere Chat Noir mi aveva permesso di avere di tanto in tanto momento di libertà come quello che stavo vivendo. Forse era per questo che consideravo il mio potere una benedizione.
Mi appollaiai su un tetto e sedendomi, osservai il meraviglioso panorama che mi si parava davanti agli occhi.
I raggi del sole, ormai quasi del tutto tramontato, coloravano vivacemente il cielo, come fosse una tavolozza di colori, e la Tour Eiffel, a pochi isolati di distanza, si alzava in tutta la sua imponenza e bellezza.
Da lì potevo scorgere la zona dell'attacco, ancora distrutta.
Lady Bug non aveva utilizzato il suo potere per sistemare i danni provocati dal mostro? E l'akuma? L'aveva catturata?
Improvvisamente mi sentii invadere dal panico. E se il mio tentativo di smascherare i sentimenti di Lady Bug l'avessero distratta, permettendo così all'akuma di scappare? Quello era un vero disastro.
Riportai gli occhi sul tramonto, ancora spaventato, quando un movimento improvviso attirò il mio sguardo verso il basso.
Sul balcone di un palazzetto di fronte a quello in cui sedevo, una ragazza osservava lo stesso panorama, con aria malinconica.
La riconobbi subito. Era Marinette, mia amica e compagna di scuola, sempre gentile e generosa con tutti. Grazie ai sensi sviluppati che acquisivo ogni volta che mi trasformavo, riuscii a notare qualcosa che luccicava sulla sua guancia.
Un brillantino? Ne dubitavo... forse, era una lacrima.
Ma come mai stava piangendo?
Non ci pensai due volte e con un balzo raggiunsi il balcone della ragazza che, al vedermi piombarle addosso, sobbalzò dalla paura.
《Calma principessa》 la tranquillizzai con un sorriso.《Chat Noir non ha cattive intenzioni》
Non mi degnò neanche di uno sguardo e fece per andarsene.
La afferrai per una spalla, preoccupato.
《Ehi va tutto bene?》.
Non avevo mai visto Marinette comportarsi così, o almeno, quando ero presente.
Lei si girò, e scansò la mia mano:
《Che cosa vuoi?》 Chiese bruscamente.
《Ehm, ho visto che piangevi e mi sono preoccupato...》
《E ti importa qualcosa dei sentimenti di una insulsa e inutile ragazza come me?!》
Non sapevo come rispondere.
《Marinette...》 mormorai.
La ragazza mi rivolse un ultimo sguardo sprezzante, poi si voltò e si diresse impettita verso la botola che la portava alla sua stanza.
Dopo mezzo secondo era sparita al piano sottostante.
Sosporai pesantemente.
Conoscevo abbastanza Marinette da sapere che le era successo qualcosa per comportarsi in un modo del genere.
La Marinette che conoscevo io - dolce, sensibile e goffa - non era quella con cui avevo appena parlato.
Non era lei. Ne ero certo.
Mi voltai e balzai sul tetto di un palazzo soprastante.
Non volevo tornare a casa. Non ancora.
Decisi perciò di esaminare il luogo dell'attacco, che fino a poco prima aveva suscitato troppe domande in me. Dovevo trovare delle risposte.
Una volta arrivato, mi guardai intorno. Lo scenario che mi si parava davanti agli occhi era anche peggio di quanto mi ricordassi. La maggior parte degli alberi, sradicati dall'esplosione del mostro, giacevano a terra, privi di vita. Le panchine erano riversate sui piccoli sentieri, che fino al giorno prima venivano utilizzati dai cittadini per attraversare il grazioso parco. I prati, una volta ricoperti da fiori di ogni colore, erano del tutto rovinati, coperti dalla sabbia dalla quale era costituito il mostro. Ed infine la fontana, che dominava dal centro lo spazio verdeggiante, era completamente spaccata in due. L'acqua non sgorgava più dalla bocca della statua del delfino che la decorava, ma scorreva senza limiti al di fuori delle diverse crepe provocate dall'attacco.
Era un vero e proprio disastro.
Mi spostai sulla zona dell'esplosione, avvenuta poco lontano dalla fontana, girando poi attorno a quest'ultima, in cerca di qualche indizio che potesse aiutarmi. Niente.
Il nemico non aveva lasciato alcuna traccia sulla quale potessi indagare.
Con la mente ritornai a quel pomeriggio, quando avevo baciato Lady Bug per poi lanciarmi nelle fauci del nemico. Avevo cercato di raggiungere il centro di quella creatura, muovendomi a tentoni nel buio pesto che mi circondava. Il mostro all'interno era completamente vuoto, ma ad un certo punto ricordai di essere andato a sbattere contro qualcosa di sferico. Avevo invocato il mio potere e l'avevo distrutto, provocando poi l'esplosione che aveva fatto scomparire l'avversario.
Riaffiorai dai miei pensieri, sbuffando spazientito.
Odiavo avere dei dubbi.
Odiavo non poter rispondere alle domande che mi frullavano nella testa.
Odiavo Papillon e tutti i super cattivi che mi stressavano di giorno in giorno, da ormai un anno e mezzo.
Afferrai il mio bastone di acciaio, come al solito appeso alla cinghia che mi avvolgeva la vita, e, appoggiandomi a questo, balzai, diretto a casa. Non avevo ancora delle risposte, ma non mi sarei arreso. Sarei venuto a capo di quella faccenda.

***

Mi sedetti nuovamente sul letto, ancora scossa. Avevo deciso di prendere un po' d'aria, per rilassarmi, quando quell'impiccione di Chat Noir aveva deciso di fare la sua apparizione e di rovinarmi maggiormente la serata.
Lo avevo trattato bruscamente, anche se non avrei voluto.
Lui era stato meschino, sì, ma in quel momento si era solo preoccupato per me. Mi aveva vista piangere e voleva aiutarmi. In più, non era da me comportarsi in quel modo, e lo sapevo.
Anche Tikki se n'era accorta, e adesso mi girava intorno preoccupata: 《Sei sicura di stare bene?》 Mi domandò per l'ennesima volta.
《Si Tikki, non ti preoccupare》 mentii. Non volevo che la kwami stesse in ansia.
《Ok》mormorò l'esserina, ancora perplessa. 《Però se hai bisogno sai che puoi contare su di me》
《Si Tikki, grazie mille》, accennai a un sorriso di gratitudine, e con la mano mi avvicinai la kwami al petto: 《Grazie per esserci sempre per me》

***

Mi risvegliai, madido di sudore e con il fiato corto. Avevo passato una notte quasi insonne, torturandomi con domande sull'attacco avvenuto il giorno precedente. Non aveva aiutato poi l'insolito comportamento di Marinette, che mi aveva scosso ancor di più.
Mi misi seduto, asciugandomi la fronte sudata e guardai l'ora sulla sveglia. Erano le sette in punto. Avevo mezz'ora per prepararmi per andare a scuola.
Mi voltai verso le grandi vetrate che caratterizzavano la mia stanza e notai come il cielo dietro di esse fosse coperto da nuvole grigie, cariche di pioggia. Piccoli sbuffi di vento s'insinuavano tra le fessure della finestra aperta, sulla sinistra, e mi affrettai a chiuderla, con i brividi alle braccia nude.
"Quattro giorni e si va in vacanza". Magra consolazione che mi saltò subito in mente. Nonostante amassi andare a scuola e stare con i miei amici, le lezioni si erano rivelate molto pesanti e difficili. Il quarto - e ultimo - anno alla Dupont si era dimostrato molto più impegnativo rispetto a quello precedente, ed non potevo non essere all'altezza. Dovevo essere il migliore, per accontentare mio padre e per non offrirgli nuovi pretesti per obbligarmi a prendere lezioni private a casa.
Mi alzai con calma, osservando Plagg ronfare tranquillo sul divanetto.
Trascicando i piedi, mi spostai in bagno, per prepararmi, e poco dopo - vestito e pettinato - svegliai il kwami, intimandogli di entrare nella borsa di scuola.
《Ma perchè ti svegli sempre così presto? Sai che dormire poco fa male?》 Si lamentò l'esserino, mentre infilavo una fettina di Camembert all'interno della borsa.
《Per tua informazione, ho dormito benissimo》 mentii.
《E la scuola inizia tra dieci minuti. Non vorrei fare ritardo》
《Sei un insopportabile perfettino! Quando ti deciderai a marinare un po'?》
Sbuffai e chiusi la borsa, mettendolo a tacere. Afferrai di sfuggita la giacca di marchio Agreste, appoggiata sullo schienale del divanetto, e me la infilai frettolosamente, sbagliando a infilare i bottoni nelle giuste aperture. Raccolsi infine la sciarpa azzurra che mio padre mi aveva regalato per il compleanno e me la avvolsi attorno al collo. Sapevo di non dover avere fretta, ero in perfetto orario, forse anche un po' in anticipo, ma la voglia di uscire da casa mia era troppa. Ci passavo già troppo tempo della mia vita e non ne potevo più.
Uscii dalla stanza e scesi velocemente le scale, dirigendomi direttamente verso il portone, senza degnare di uno sguardo il grande tavolo dove era stata allestita la colazione.
Era da giorni che saltavo quel pasto, ormai stanco di mangiare da solo, controllato a vista da Nathalie, che si appostava davanti al tavolo e non si muoveva di un millimetro. Abbastanza inquietante.
Uscii velocemente dal portone, attraversando l'ampio androne, come sempre vuoto. Una volta fuori trovai la solita auto metallizzata ad aspettarmi.
La mia vita era una noiosissima routine che non potevo spezzare, poichè così voleva mio padre.
Sbuffai nuovamente, spalancando la portiera della macchina ed entrandovi, salutando l'imponente autista che giornalmente mi scortava a scuola. Pensandoci, non sapevo neanche il suo nome.
Una volta arrivato, corsi incontro a Nino che, come al solito, mi aspettava ai piedi delle scale che portavano all'entrata.
《Ciao Adrien!》
《Ehi amico! Come va?》 Lo affiancai velocemente, per poi salire i gradini assieme a lui.
《Tutto ok.》 Rispose, sistemandosi il berretto afferrandolo dalla visiera. 《Hai visto l'attacco di ieri? Io l'ho seguito dalla diretta del telegiornale. Non ho mai visto una cosa del genere》 Nino sembrava più eccitato che impaurito. 《Hai visto quanto era grosso?! Era... semplicemente meraviglio》
《Non direi》 ribattei, con una smorfia di disapprovazione.《Lady Bug e Chat Noir hanno dovuto combatterlo e non credo che sia stato così facile》
《Lo so! La sua potenza... era spettacolare! Sai che una cosa del genere potrebbe dare una svolta alla scienza?》
《E in che modo?》. A quel punto ero perplesso, non l'avevo mai visto così agitato per uno degli stravaganti super cattivi di Papillon. 《Ti sei per caso visto qualche film di fantascienza che ti ha montato la testa?》
《Bhe, ho fatto una piccola maratona sta notte. Ma niente di che!》
Alzai gli occhi al cielo, sorridendo. Nino era davvero incorreggibile. Mi passò un braccio attorno alle spalle: 《Allora forse dovresti fare anche una ricerca sugli zombie giganti! Sai che sv-》
《Adrien, tu sei un genio. La scienza si inchinerà al mio cospetto quando-》
《Sì, sì》 ribattei, ponendo fone alle sue fantasticherie ed esortandolo a dirigersi verso la classe. 《Ci manca soltanto che tu dia vita ad un'altra specie》
Nino fece per aprire la bocca, ma la campanella lo bloccò, segnando l'imminente inizio delle lezioni.

***

《Marinette》
《Mh-mh》
《Marinette, svegliati》.
Qualcuno, probabilmente mia mamma, mi stava scuotendo dolcemente la spalla.
《Marinette la scuola è già iniziata》
A quelle parole mi alzai di soprassalto.
《Sono in ritardo?》
《Sei molto in ritardo, tesoro》. Mia madre sorrise, preoccupata. 《Cos'hai in questi giorni? Stai dormendo poco. Hai la febbre?》 Mi passò una mano sulla fronte, sospirando. 《Sei calda, forse è meglio se rimani qui》
Sbuffai. Ero sicura di non avere la febbre. Fisicamente non stavo male. Però solo fisicamente.
Annui. Forse avevo bisogno di una giornata di riposo. Lontana dallo stress che ogni giorno mi perseguitava. Ormai vivevo nella paura di un nuovo attacco di Papillon, che per tutta l'estate era rimasto inattivo. Quella insolita pace era durata per altri tre mesi, fino a qualche settimana prima, quando si era presentato con i suoi soliti akumatizzati. Poi niente fino al giorno precedente. Aveva deciso di farsi vivo in prossimità delle vacanze invernali, forse come regalo di Natale.
《Se hai bisogno di qualcosa, chiamami. Sono giù in negozio》
《Sì》
Scese lentamente dalle scale del soppalco, e seppi che se n'era andata solo quando sentii la botola chiudersi, con un tonfo.
《Stai male, Marinette?》 Tikki mi affiancò, posando il capino sui miei capelli sciolti sul cuscino.
《Non fisicamente. Sono solo un po' stanca》
La kwami annuì, apprensiva, osservandomi chiudere le palpebre.

***

《Nino. Per caso hai visto Marinette?》
Il moro si girò verso di me, perplesso: 《In realtà no. Non mi pare che sia venuta a scuola. Il banco vicino ad Alya era libero perciò...》
Annuii. Le era sicuramente successo qualcosa. Marinette non era il tipo di ragazza che saltava facilmente le lezioni.
《Vado a chiedere ad Alya se ne sa qualcosa》
《Come mai sei così preoccupato per lei?》 Indagò Nino, curioso.
《Voglio sapere cosa le è successo, dato che è mia amica》
Mi squadrò di sottecchi, dietro le lenti degli occhiali: 《Questa non me la bevo》
Sospirai. 《Tu ti inventi cose inesistenti, caro Nino》
《Non ne sarei tanto certo》
Mi allontanai, per porre fine a quell'assurda discussione, e m'incamminai verso Alya che, seduta sull'ultimo gradino della scalinata, stava digitando qualcosa sul cellulare.
《Ehi, Alya》
La ragazza si voltò, scuotendo la mano in segno di saluto. 《Ciao Adrien》
《Ho notato che Marinette oggi non era a scuola. Sta male?》
《Sto cercando di contattarla da questa mattina, ma non risponde》
Mi mostrò il cellulare e la chat senza risposta con Marinette.
《Forse è stata male》 ipotizzò la ragazza 《Ma sono comunque preoccupata》
Annuii afferrando il cellulare. Forse a me avrebbe risposto. Aprii la chat con Marinette, alla quale avevo scritto poche volte, per informarmi sui compiti.

Ehi, Marinette, ho visto che oggi non sei venuta a scuola. Va tutto bene?

Inviai il messaggio, e aspettai che rispondesse, ma invano.
Sospirai. 《Spero che non le sia successo niente》
Alya mi guardò, con un'aria preoccupata: 《Sì, lo spero anche io》

---Piccola considerazione---
Alloraaaaa
Ho fatto una piccola ricerca sulle scuole in Francia e bhe, sono molto diverse da quelle italiane.
In pratica nella prima stagione (lo si sa dall'episodio 'Il Faraone') i protagonisti sono al terzo anno del college che corrisponderebbe alle scuole medie qui in Italia. Nell'episodio in italiano dicono che sono al liceo, ma in realtà nella versione francese dicono 'College', quindi le scuole medie. Il college francese dura 4 anni (mi pare si concluda con un esame) e poi si passa al liceo.
In più le vacanze sono molto diverse dalle nostre. Infatti da quanto ho capito in Francia si va a scuola tutto l'anno. Ogni 6/7 settimane di scuola seguono 2 settimane di vacanza + le cosiddette "Petites Vacances" che sarebbero a febbraio ma che io, nella storia, ho spostato a dicembre. Non so se addotterò questo sistema scolastico oppure lo cambierò, prendendo in considerazione quello italiano che, a differenza di quello francese, ha 2/3 settimane di vacanze invernali + i 3 mesi di vacanze estive. Devo ancora decidere.

Comunqueeeeee
Spero che la storia vi stia piacendo, io mi sto impegnando molto per migliorarla❤

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