CAPITOLO SESTO - parte 1
Marlene e Natya partirono da casa molto presto quel giorno: alle sei del mattino erano già in auto, con le borse piene dell'indispensabile e qualche bibita da sorseggiare.
L'ospedale in cui si trovava Toby si erigeva in una zona collinare coperta di boschi, molto lontano dai centri abitati per ragioni di sicurezza. Il direttore aveva fissato l'appuntamento con Marlene alle otto in punto.
Dopo averne discusso le due avevano deciso che non avrebbero detto nulla a Pietro, perché probabilmente si sarebbe rifiutato di venire. Odiava quel ragazzo più di ogni altra cosa, da quando aveva cercato di fare del male alla sua famiglia; e come se questo già non bastasse, era stato proprio quell'evento a sconvolgere la relazione con sua moglie, tanto da arrivare al divorzio. Insomma, Toby per lui era stato come una bomba piombata sul castello che negli anni si era costruito con fatica.
Durante quasi tutto il viaggio, Natya rimase immobile con gli occhi puntati fuori dal finestrino, pensando a come sarebbe potuto andare l'incontro all'ospedale. Continuava a pensare a Toby, non riusciva a trovare una ragione precisa per cui fosse impazzito. Sapeva che a causa dei suoi tic e dei suoi comportamenti bizzarri era stato sempre preso in giro dai bulli, e che per questo Toby era diventato violento. Doveva seguire le lezioni a casa, perché la scuola lo aveva respiro a seguito di una rissa, durante la quale Toby aveva ferito gravemente uno dei bulli. Il suo comportamento ostile era talvolta esagerato, è vero, ma con Natya era tutta un'altra persona. Solo lei aveva conosciuto il vero volto di quel ragazzo che era in realtà era buono e dolce, ma semplicemente incompreso da tutti.
Si chiedeva se la avrebbe riconosciuta, dopo tre anni passati in quel posto; e si chiedeva anche che cosa lei avrebbe provato trovandosi di nuovo al suo cospetto.
In realtà aveva paura, non poteva negarlo a sé stessa; se Toby aveva davvero compiuto un atto così atroce ed orribile allora poteva essere ormai davvero del tutto impazzito. La persona che stava per incontrare, poteva non essere più il ragazzo che lei conosceva.
Quando finalmente la macchina giunse davanti al grande ospedale F.Montetoni, erano le sette e quarantasei.
Natya scese piegando le ginocchia più volte per sgranchirle, e si guardò intorno con aria curiosa. L'ospedsle una struttura davvero imponente, circondata da un ampio giardino fiorito. Aveva un aspetto tetro, seppur fosse molto ben tenuta; le sbarre di ferro ancorate ad ogni finestra davano l'idea di una grande galera.
Le due entrarono nell'ospedale a passo sostenuto, e seguendo i cartelli d'indicazione trovarono subito il piano ove avrebbero potuto avere accesso all'ufficio personale del direttore del reparto 3, ovvero quello in cui veniva contenuto Toby.
Natya concentrò lo sguardo su un cartello posto al centro del corridoio, che invitava i visitatori a togliere collane, bracciali, e cinture prima di accedere al reparto.
Un medico le accolse caldamente, e le accompagnò fino all'ufficio del direttore camminando a passo lento con le mani intrecciate dietro alla schiena. Era un uomo alto e magro, molto curato e completamente sbarbato, vestito con un lungo camice azzurro.
Aprì la porta dell'ufficio, ed il direttore non attese un secondo prima di alzarsi in piedi e salutare cordialmente le due ospiti.
-Buongiorno, signora Rods, giusto?- disse, tendendo la mano a Marlene.
-Sì, piacere- rispose lei, stringendola con una certa timidezza.
-E questa è sua figlia? Natya, giusto?- continuò l'uomo, allungando ancora la mano.
Ma la ragazza non la strinse, anzi: annuì con la testa e affondò le braccia nella tasca della felpa.
Il dottore si ricompose, un pò spaesato. Aveva una carnagione olivastra e due occhi incavati; Marlene lo aveva immaginato diverso, quando aveva udito la sua voce al telefono.
-Bene, dunque... Siete quì per Toby Rogers- iniziò. -Devo subito fare una premessa: il paziente è altamente pericoloso. Purtroppo soffre di un grave squilibrio mentale che lo porta ad attuare comportamenti molto violenti e imprevedibili. Ho dovuto discutere molto con tutti gli infermieri per farvi ottenere una breve visita, ma l'ho fatto perchè ho avuto modo di notare che per voi è una cosa... Molto importante-.
Natya annuì, anche se l'espressione sul suo viso era decisamente pensierosa ed insicura.
-Detto questo, prima di accompagnarvi nella stanza, lasciate che vi spieghi meglio la condizione in cui si trova il paziente, in modo da farvi comprendere meglio la situazione e comportarvi di conseguenza. Vorrei evitare spiacevoli inconvenienti, seppur il nostro personale può di certo garantire la vostra totale sicurezza-.
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