CAPITOLO QUINTO - parte 2

La vita di Natya era ormai destinata a cambiare sempre, ma non stava cambiando davvero; in realtà, stava tornando ad essere ciò che era agli antipodi.
Tutto quello che era accaduto in passato ne faceva parte, e non poteva essere cambiato in nessun modo; al contrario però, il futuro sì che poteva essere ancora plasmato.
Passarono un paio di giorni, durante i quali Natya non fece altro che restare chiusa nella sua stanza a pensare. Più passava il tempo e più ricordi tornavano ad accendersi nella sua mente; ed ogni ricordo, faceva riaffiorare le sensazioni che le circostanze vissute le avevano suscitato.
Pensare a Toby la faceva soffrire moltissimo: ricordare tutti i momenti felici trascorsi insieme, il suo sorriso insicuro e quel suo modo buffo di muovere nervosamente la testa. Era un ragazzo riservato, ma infinitamente dolce; e questa era la realtà che forse nessuno aveva mai compreso.
Che cosa doveva essergli successo, per farlo impazzire in quel modo? Forse non era già perfettamente sano da principio, ma qualcosa doveva aver fatto traboccare il vaso.
Insomma, nessuno cambia in modo così radicale da un momento all'altro; e lui non aveva mai dato modo di pensare che avesse in mente di fare una cosa del genere.
Marlene era molto preoccupata per sua figlia, soprattutto perché si rendeva conto che ormai evitava ogni forma di comunicazione con lei e rifiutava di mangiare, dicendo di non avere appetito. Non sapeva come comportarsi, ma sapeva per certo che non poteva restare semplicemente a guardare.
Così, la terza sera, la costrinse a sedersi a tavola con lei, dovendo insistere a gran voce.
-Ti ho anche preparato il tuo piatto preferito- disse spingendole le spalle verso il basso, per farla sedere.
Natya mangiò senza spiccicare parola, osservata dagli occhi preoccupati della madre. Nella cucina regnò il silenzio, vi aleggiava un'atmosfera davvero pesante.
-Natya, devi cercare di reagire. Non puoi tormentarti così-.
La ragazza smise di masticare e posò la forchetta. -Per te è facile- farfugliò.
-No! Non lo è stato nemmeno per me!- ribattè la donna, irritata -Ma tutti noi abbiamo dovuto farcene una ragione... Toby è impazzito, e non è in nostro potere aiutarlo-.
Natya rimase in silenzio, ma sospirò ed allontanò il piatto facendolo scivolare sul tavolo.
-Non puoi farci nulla- continuò la donna, tentando di accarezzare la guancia; ma la ragazza indietreggiò di colpo con la testa per impedirle di toccarla.
-Voglio andare da lui- esclamò con un tono freddo e deciso - Voglio vedere Toby-.
Marlene ritrasse la mano, con un'espressione spiazzata in volto. Era proprio quello che temeva. Il suo peggior timore stava diventando una realtà.
Scosse energicamente la testa e disse: -No che non ci andrai, Natya. Assolutamente non se ne parla... Non voglio che quel ragazzo continui a rovinarti la vita-.
-E io non voglio abbandonarlo!- ribatté lei - Non so nemmeno come avete potuto, tu e papà, fregarvene per tutto questo tem.. !-.
-Natya!- gridò la madre con le lacrime agli occhi, interrompendola.
La ragazza si bloccò, stupita da quella reazione così violenta.
-Non voglio che tu lo veda. Chiaro? Ti abbiamo detto che cosa ha fatto, possibile che tu non capisca? Non puoi vederlo, te lo proibisco-. Il suo volto era paonazzo.
Ma Natya, nonostante tutto, si rifiutò di mollare la presa. - Solo una visita, mamma. Ti prego... Ho davvero bisogno di vederlo-.
Discutere in quel modo con sua madre la faceva soffrire davvero molto, ma vista la situazione non aveva altra scelta; il ricordo di Toby era ormai una terribile ossessione per lei, non riusciva più a toglierselo dalla testa.
-Se ti porto là- farfugliò Marlene, esausta - Poi mi prometti che tornerai a mangiare? E a parlarmi? E prometti che la smetterai di barricarti nella tua stanza?- disse asciugandosi le lacrime, e sforzandosi di mostrarsi più forte di ciò che era di fronte a quella complicata situazione.
-Prometto- rispose lei, senza pensarci neanche un attimo.
Marlene telefonò all'ospedale ove era ricoverato Toby solo pochi minuti dopo la loro conversazione, e dovette parlare con più medici finché non le fu passato il direttore del reparto, e dopo aver fornito una miriade di spiegazioni era riuscita ad ottenere un appuntamento per il giorno successivo. Ciò che la aveva particolarmente stupita, tuttavia, era stato il comportamento dei medici: le avevano parlato tutti con voci incerte, come se fosse strano che qualcuno volesse vedere Toby. Come se non bastasse, il direttore le aveva fissato un appuntamento per "parlare", e quindi era da mettere in conto l'eventualità che non gli avrebbero comunque permesso di vederlo.
-Partiamo domani- annunciò la donna, con finto entusiasmo. - La struttura dista circa un'ora da quì -.
Natya sorrise, questa volta in modo sincero.

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