CAPITOLO OTTAVO - parte 2

Pietro e Marlene parlarono sottovoce molto a lungo, seduti al tavolo in cucina con gli sguardi stanchi; mentre Natya, dalla sua stanza, non riuscì a capire nemmeno una parola. In realtà non le interessava affatto sapere che cosa si stessero dicendo, ma la sua preoccupazione era che l'avrebbero tenuta sotto controllo temendo una sua possibile fuga.
Quando suo padre andò via, erano già le otto della sera.
Natya si decise finalmente a mangiare in cucina assieme alla madre, ma nessuna delle due fece uscire una sola parola dalla propria bocca. Nell'aria la tensione era palpabile, e regnava uno spiacevole silenzio rotto solo dal ticchettio delle posate nei piatti di porcellana.
Appena il suo piatto fu vuoto, Natya tornò nella sua stanza, si sdraiò nel letto con aria pensierosa ed affondò la testa stanca nel cuscino.
Fissando il soffitto, la sua mente tornò ancora sul volto triste e disperato di Toby.
Doveva aiutarlo, non poteva più aspettare. E doveva farlo da sola, visto che ormai era fin troppo chiaro che non potesse contare sull'aiuto dei suoi genitori.
Passò l'intera notte a girarsi e rigirarsi tra le lenzuola nel tentativo di addormentarsi, ma un'ansia insopportabile le attanagliava lo stomaco, e le rendeva impossibile anche solo tenere chiusi gli occhi.
Si ritrovò ben presto a fissare la luce dei lampioni che entrava dalla finestra, finché finalmente, alle quattro e mezza del mattino, non riuscì a cadere nel sonno.
Dormì profondamente fino alle otto, quando l'ansia riprese a farsi sentire. Sollevò il corpo stancamente e si diresse in bagno per fare pipì e lavarsi la faccia. Guardò il suo riflesso nello specchio per una manciata di secondi, soffermandosi sulle occhiaie lievi che stavano comparendo sotto ai suoi innocenti occhi verdi. I capelli biondi, color sabbia, dondolavano davanti al suo viso coprendo in parte le guance graziose.
"Devo andare da Toby" ripeté nella sua mente.
Tornò in camera e recuperò il suo cellulare che era ancora adagiato sul comodino. Si vestì di fretta, indossando un paio di jeans ed una felpa blu, ed infilò in tasca il portafoglio. Aveva con sé abbastanza soldi da comprare il biglietto del treno, e probabilmente sarebbero bastati anche per mangiare qualcosa.
Quella mattina sua madre era a lavoro, così fu fin troppo facile uscire senza essere vista.
Un'altra cosa che giocava a suo favore era la vicinanza della sua casa alla stazione: distava solo un paio di isolati.
Uscí di casa senza indugio, l'aria fresca del mattino le pizzicò le guance e le trasmise una piacevole sensazione di libertà; diede un rapido sguardo attorno a sé, poi si incamminò a passo svelto con il cappuccio calato sulla testa.
Non era ancora del tutto sicura di volerlo fare davvero; ad ogni passo sentiva una fastidiosa incertezza crescere dentro di sé. Era sempre stata una ragazza ubbidiente, disciplinata; in altre occasioni non si sarebbe nemmeno sognata di scappare di casa in quel modo, ma quella era...una situazione estrema. In virtù di questo si impose di smettere di pensarci troppo, e di agire con il cuore anziché solo con la mente.
Camminò a passo svelto senza guardarsi indietro, lungo i marciapiedi e lungo le strade che era avvezza usare come scorciatoie per andare a scuola
Arrivò presto alla stazione, che a quell'ora era quasi deserta; comprò un biglietto alla macchinetta automatica e contollò sul cartellone delle partenze gli orari delle prossime corse, da lì alla fermata più vicina all'ospedale. Il prossimo treno per quella destinazione sarebbe arrivato dopo quindici minuti.
Attese seduta su una panchina, con lo sguardo basso ed il cuore che batte a forte nel petto. L'aria pungente del mattino si faceva strada nei suoi polmoni, mantenendola sveglia e vigile nonostante le pochissime ore di sonno.
Un fastidioso finchiolò precedette la fermata del treno in stazione; Natya salì a bordo e prese posto nel primo sedile libero che trovò, per poi appoggiare la fronte al vetro freddo con gli occhi persi all'orizzonte.
Quando il mezzo partì, pochi minuti dopo, fu per lei quasi come nascere una seconda volta.
Non sapeva a cosa stava andando incontro, e neanche avrebbe saputo dire se quella sua fuga fosse stata una bravata oppure un gesto d'amore. Ciò che sapeva per certo, tuttavia, era che quel treno l'avrebbe accompagnata, forse, in un viaggio di non ritorno.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top