CAPITOLO NONO - parte 1

Il treno si fermò fischiando sulle rotaie alla stazione Brignoli, sita pressi della via che conduce lva all'ospedale F. Montetori, circa un'ora e mezza dopo la sua partenza. Le porte automatiche si aprirono non appena il mezzo fu completamente fermo, permettendo ai passeggeri di tornare con i piedi per terra.
Natya si diede un'occhiata intorno non appena fu fuori, e notò subito un banco informazioni posto all'esterno della stazione. Chiese dove potesse trovare l'ospedale ed il casellante le spiegò accuratamente il percorso che avrebbe dovuto fare. Erano solo dieci minuti di passeggiata, dal luogo in cui si trovava adesso.
La ragazza ringraziò e si incammina subito con la testa bassa, ed i pugni stretti tenuti nascosti nella tasca della sua  felpa blu.
Aveva paura.
Paura che i dottori non l'avrebbero fatta entrare, o peggio che avrebbero chiamato i suoi genitori.
Paura di scoprire che davvero stavano maltrattando Toby.
Paura di scoprirsi impotente difronte a questo.
Girò due volte a sinistra ed una a destra, fino a che come le era stato spiegato non si trovò davanti ad un bar posto all'angolo di un piccolo incrocio. Proseguì dritta lungo un marciapiede affiancato da una lunga siepe fiorita, ed ecco che in lontananza, oltre il bosco verdeggiante, vide la possente struttura dell'ospedale.
Sospirò fortemente, e proseguí il suo cammino lungo il viale privato che dava accesso alla struttura.
Dovette fermarsi per un pò a prendere fiato prima di avvicinarsi all'ingresso; non per la stanchezza, ma per la tenzione che la stava sfiancando.
Sapeva già a che piano avrebbe dovuto salire, così si diresse verso l'ascensore e premette con decisione il tasto. Giunta nel reparto giusto, si avvicinò ad una infermiera che si trovava dietro ad un banco, probabilmente addetta a fornire indicazioni ai visitatori.
-Salve. Io sono qui per Toby Rogers- disse la ragazza, visibilmente tesa.
-Lei chi è, mi scusi?- chiese la donna, abbassando gli occhiali sul naso.
-Io... Sono venuta quì pochi giorni fa con mia madre- farfugliò lei impacciata - Siamo... Conoscenti di Toby-.
L'infermiera scosse la testa. -Sono dispiaciuta signorina ma non posso lasciarla entrare così-.
-Ma...-.
-Mi dispiace- la interruppe - Il paziente non può ricevere ulteriori visite-.
-Parli con il direttore! Lui sa chi sono, si ricorderà sicuramente di me!- iniziò a gridare Natya. Si sentiva persa. Se quella donna non l'avesse fatta entrare, come avrebbe potuto rivedere Toby?
-Le ripeto che non posso farlo. Non sono io che lo decido, ma il regolamento dell'ospedale- insistette la donna, decisa. Ma proprio mentre pronunciava queste parole, la porta blindata che conduceva al reparto si aprì in modo improvviso, e ne uscì un uomo magro e dall'aspetto malaticcio.
Natya lo riconobbe subito.
Il direttore!
-Signor direttore- lo salutò l'infermiera chinando leggermente il capo.
-Oh, buongiorno- rispose lui prima di spostare gli occhi su Natya. -E lei, signorina?-.
-Si ricorda di me? Sono venuta con mia madre pochi gior...-.
-Mi ricordo- la interruppe lui, aggrottando la fronte - Per quale motivo si trova quì? -.
-Sono venuta per vedere Toby... La prego, la scongiuro mi faccia entrare- balbettò lei in preda al panico.
L'uomo emise un sospiro e strinse le spalle. GQuesto andrebbe contro il regolamento. L'altro giorno vi ho fatto un piacere, lasciandovelo visitare-.
-Lo so ma... La prego- insistette Natya adesso incapace di trattenere le lacrime -Ho bisogno di vederlo... La prego, la prego-.
Il direttore sorrise e scosse la testa. -Non pianga, ho capito. Ho capito. Ma non ne parli a nessuno, chiaro? È un favore che le sto facendo perché mi sta simoatica-. Si voltò verso l'infermiera. - Signora Smith, chiami qualcuno e faccia accompagnare la ragazza dal paziente 116- disse.
Gli occhi di Natya si accesero di una luce di gioia; ancora non riusciva a credere, di avercela fatta. Dovette attendere solo pochi minuti, asciugandosi le lacrime, finché la porta non fu aperta una seconda volta, e si presentò un giovane infermiere.
-Salve, chi deve visitare?-.
-Toby... Toby Rogers- balbettò la ragazza.
-Prego, mi segua-.

...

Il corridoio era vuoto; nessuno pareva essere venuto in vista quel giorno. Natya sentiva le ginocchia tremare, mentre seguiva a testa bassa l'infermiere senza guardarsi troppo intorno. Era travolta dalla paura e dalla tensione, l'ansia le faceva sudate le mani.
L'infermiere si fermò davanti alla porta grigia che riportava una targhetta.
Toby Rogers - P.116.
Aprí la porta e fece entrare Natya nell'anticamera.
-Io starò di guardia accanto alla porta. Se notasse qualunque tipo di atteggiamento ostile, mi chiami e lo immobilizzerò all'istante. Capito?-.
La ragazza annuì ed attese nervosamente che la porta blindata venisse aperta. Un rumore metallico confermò lo sblocco della serratura, e Natya si avvicinò titubante all'entrata.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top