CAPITOLO DODICESIMO - parte 1

-Ok ehm...- ballettò Natya, dondolandosi sulle gambe. -Che cosa facciamo adesso?-.
Toby puntò i suoi occhi marroni in quelli di lei, con un'espressione indecifrabile in volto.
Natya lo guardò a sua volta, allargando un lieve sorriso. Non riusciva proprio ad evitare di farlo, ogni qual volta incrociava il suo sguardo.
-Penso che dovremmo cercare un posto dove and..-.
-Io so dove devo andare- la interruppe lui.
-Che intendi?- domandò la ragazza, aggrottando la fronte.
Toby abbassò lo sguardo ed emise un sospiro. -C'è un posto dove mi sono nascosto per un pò di tempo, dopo...-. Non riuscì a finire la frase, ebbe l'impressione che nei suoi polmoni mancasse aria.
Anche Natya si impietrì, perché aveva capito sin da subito a che cosa il ragazzo si riferisse. Allo stesso tempo, però, si trovò confusa: quel giorno, quel maledetto giorno Toby era stato portato via dalla polizia. Ne era certa, adesso lo ricordava.
-Non capisco... - farfugliò - Ho visto la polizia mentre ti portava via...-.
-Sono sfuggito alla loro presa appena fuori dall'appartamento- rispose lui abbassando la testa, ed il tono della sua voce divenne cupo e tremendamente triste. -Mi hanno sparato, in realtà, ma sono riuscito a scappare...Mi hanno catturato solo due settimane dopo-.
Nella testa di Natya riecheggiò il rumore di quello sparo. Sì, adesso ricordava anche questo. Lo aveva sentito chiaramente dalla sua stanza, ed aveva temuto il peggio.
-Io me ne vado- concluse Toby, con aria assente. Si girò di spalle e iniziò a camminare nella direzione opposta a quella in cui stavano marciando.
-A.. Aspetta!- esclamò lei -Vengo con te!-.
Il ragazzo si voltò guardandola con i suoi occhi stanchi, e semplicemente si limitò ad annuire per farle capire che, se proprio voleva, poteva seguirlo.
Mosse compulsivamente la testa di lato come gli imponevano i suoi tic nervosi, e si incamminò.
Natya lo seguì in silenzio, senza staccare gli occhi dalla sua schiena. Aveva una irrazionale tremenda paura di perderlo. L'effetto dei calmanti doveva essere cessato, perché adesso Toby parlava e si muoveva senza fatica; era tornato ad essere lui, il suo Toby, nonostante si mostrasse restio ad aprirsi nei suoi confronti.
Riconosceva il suo modo di camminare, di parlare, di muovere le braccia. Riconosceva ogni minimo dettaglio di lui.
Soltanto una cosa era cambiata, dall'ultima volta che si erano visti: la luce in quei suoi occhi pareva essersi spenta per sempre.
-Dove stiamo andando?- domandò la ragazza, accelerando il passo per avvicinarsi a lui.
-Torniamo nella nostra città- rispose Toby senza voltarsi indietro. Ma proprio nello stesso momento in cui finì di pronunciare la frase, il ragazzi bloccò di colpo cessando di camminare, e rimase immobile con i piedi piantati per terra.
-Che succede, Toby?- domandò Natya, guardandolo con le palpebre spalancate.
Ma lui niente. Non rispose.
-Toby?-.
La ragazza gli si avvicinò avvicinò cercandi di scorgere il suo sguardo, che però era adeso celato da qualche ciocca dei suoi capelli color miele.
-Stai bene?- chiese ancora, mettendo una mano sulla sua spalla.
-Sta succedendo ancora- balbettò lui, appoggiando la schiena contro al tronco di un albero. Iniziò a respirare più forte e sempre con maggior fatica, le sue ginocchia presero a tremare così come le mani, scosse da una serie di movimenti involontari. Il ragazzo si lasciò scivolare lungo il tronco, fino ad accasciarsi a terra.
Natya si mise in ginocchio davanti a lui, e gli mise una mano sulla fronte scansano via le ciocche di capelli che coprivano parzialmente il suo sguardo perso e spaventato. Adesso non sembrava affatto la persona strafottente e sicura di pochi attimi prima.
-Sono qui con te, stai calmo- gli disse accarezzandogli la testa con delicatezza.
-Stai calmo- ripeté ancora.
Il ragazzo chiuse gli occhi, e pian piano iniziò a rilassars. Il cuore rallentò i battiti, lentamente, e con lui anche la respirazione tornò progressivamente a normalizzarsi.
Il suo corpo cessò finalmente di tremare, ed i nervi lungo i suoi arti si distesero uno ad uno, lasciando rilassare i muscoli doloranti.
Natya mise una mano sulla sua testa e gli arruffò i capelli, ridacchiando. Senza darlo a vedere la ragazza tirò un sospiro di sollievo: era già la seconda volta che capitava, e come la prima si era spaventata a morte.
Toby sospirò a sua volta, e sollevò lentamente la testa.
-Scusa- disse.
-Non devi scusarti- rispose lei sorridendo. Si alzò ed afferrò la mano di Toby per aiutarlo ad alzarsi.
-Non mi riferivo solo a questo...-.

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