CAPITOLO UNDICESIMO - parte 2
Natya entrò nell'atrio con il fiato corto e gli occhi lucidi.
Il cuore batteva all'impazzata nel suo petto, tanto da farle formicolare le braccia, e l'agitazione le faceva girare la testa.
Si avvicinò alla scrivania posta sul lato destro della stanza, dietro alla quale era seduta una donna.
-Mi scusi. Cerco Tobias Rogers- disse frettolosamente, con il fiato corto ed i capelli spettinati.
La donna sorrise lievemente e le fece cenno con la testa di guardare dietro di sé. Lei si voltò di scatto, e lui era lì.
Distante meno di un metro, il ragazzo la guardava con un sorriso accennato sulla bocca.
I capelli erano arruffati ed il volto biancastro; era vestito con un completo bianco, probabilmente fornito dal carcere, e le braccia erano fasciate fino ai gomiti.
Natya fece un balzo verso di lui e lo abbracciò forte, piangendo, mentre poteva sentire le braccia del ragazzo avvolgersi attorno al suo corpo. Nessuno dei due disse alcunché; quella stretta bastava, bastava a colmare tutto il vuoto.
I presenti si voltarono verso di loro, e qualcuno si lasciò scappare un sorriso. Quella scena era di un l'indicibile dolcezza.
I due rimasero abbracciati per un tempo indefinito, scaldando ognuno il cuore dell'altro. Nulla li avrebbe più separati, adesso. Quella calda stretta aveva cucito tra loro un filo invisibile che non avrebbe permesso più a nessuno di dividerli.
-Mi dispiace, Toby... Non sono potuta venire e...-.
-Lo so- la interruppe lui stringendola più forte.
-È tutto finito adesso- disse ancora la ragazza.
Fu indescrivibile la gioia che provarono uscendo da quel maledetto posto, tenendosi per mano. Natya non faceva che voltarsi verso di lui e sorridergli; aveva bisogno di guardarlo spesso, di assicurarsi che fosse davvero lì al suo fianco, che tutto questo non fosse che un meraviglioso sogno.
La luce negli occhi di Toby adesso si era riaccesa. Nonostante i lividi sul corpo, il suo volto era estremamente felice.
-Voglio camminare- disse guardando la strada davanti a sé.
Natya annuì e sorrise ancora. Avevano bisogno di questo, di sentirsi liberi, e soprattutto di stare insieme.
Percorsero le vie della periferia, mano nella mano, con i raggi del sole che scaldavano la loro pelle ed un vento leggero che accarezzava il loro viso. Tutto sembrava aver ripreso colore.
Toby continuava a camminare, a passo lento, con una gioia quasi infantile dipinta sul volto.
Aveva bisogno di sapere che il mondo era ancora il suo posto; muovere le gambe e sentirsi ancora libero.
I due vagarono in giro fino a notte fonda. Arrivarono fino al parco sulla collina, piuttosto distante dalla casa di Natya, e si misero a sedere, l'uno accanto all'altro, sul bordo del pendio.
Natya si voltò verso di lui e sorrise. -Non mi sembra neanche vero- disse, con una risata nervosa.
Il ragazzo allargò un sorriso a sua volta. -Ce l'abbiamo fatta. Eh?-.
La distanza tra le loro labbra si ridusse velocemente, fino a che non arrivarono a toccarsi. E cosa, più di questo, avrebbe potuto rendere così reale quel momento? Le loro dita si intrecciarono, così come le loro anime.
Attorno a loro il buio della notte reganava sovrano, rendendo le fonde scure degli alberi appena percettibili. In quella profonda oscurità, all'orizzonte si potevano scorgere le sagome dei palazzi.
Il paesaggio aveva un'aria cupa e nostalgica, ma presto i candidi raggi del sole avrebbero illuminato ogni cosa.
È quasi l'alba. E noi siamo ancora insieme.
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