CAPITOLO SECONDO - parte 1
La stanza era ormai inondata della gialla luce del primo mattino, che si infrangeva sulle pareti spoglie.
Natya aprì pigramente gli occhi, e subito il suo sguardo si posò sulla figura accovacciata di Toby accanto a lei.
Il ragazzo la guardava sorridendo lievemente, reggendo la testa con una mano. I suoi occhi castani esprimevano rilassatezza; i capelli pendevano disordinati sulla sua fronte.
-Hmm, hei- balbettò lei, sbadigliando. Puntò i palmi delle mani sul materasso e tentò lentamente di alzarsi, accorgendosi però subito che il dolore ai muscoli non glielo permetteva. Ancor prima che potesse dire qualcosa sentì le braccia di Toby avvolgersi di nuovo attorno alle sue spalle, per aiutarla a sollevare la schiena.
La mise appoggiata al muro, spostandola con estrema delicatezza quasi come se avesse paura di poterla rompere, poi indietreggiò di un passo e tornò a sederesi a terra davanti a lei.
-Grazie- farfugliò la ragazza, espirando.
Senza che nessuno dei due ne fosse pienamente consapevole, la distanza tra le loro teste si ridusse lentamente, finché non si ritrovarono molto più vicini di quanto lo fossero mai stati prima d'ora.
Le labbra di Natya si poggiarono su quelle di Toby quasi automaticamente.
Sembravano fatte appositamente per questo, come due pezzi di puzzle creati per congiungersi perfettamente tra loro.
In quel momento il mondo sembrò smettere di girare, e tutto quello che li circondava era diventato trasparente, come se un velo avesse improvvisamente fatto scomparire nel nulla tutto quello che non era necessario.
Al mondo c'erano soltanto loro due, e ciò che provavano l'uno per l'altra.
Da quel momento entrambi sapevano che ogni barriera che c'era stata tra loro si era definitivamente rotta, e che sarebbero stati molti più vicini di quanto avessero mai sperato.
Come fossero appartenuti allo stesso corpo, carne ed anima; perfetti insieme, inutili se separati.
Quando le loro teste si allontanarono di qualche centimetro, quanto bastava perché potessero guardarsi negli occhi, Natya si accorse che lo sguardo di Toby adesso era pieno, vivo.
Non poteva più vedere quel velo scuro che nascondeva la lucentezza dei suoi occhi.
La ragazza arrossì ed abbassò lo sguardo, senza sapere che dire. Ma forse era meglio che non dicesse niente; insomma, che c'era da dire? Quella era semplicemente stata la manciata di secondi più bella della sua vita.
Toby notò la sua titubanza, e seppur fosse anche lui piuttosto impacciato, si sistemò al suo fianco ed avvolse un braccio attorno alle sue spalle, stringendola sul suo petto. La ragazza lo lasciò fare, ed poggiò la guancia sulla sua spalla, per poi lasciare un piccolo bacio sul suo collo.
Ed ecco come, d'un tratto, il mondo potè riempirsi di colori nelle loro menti, pur restando in realtà soltanto grigio e nero com'era sempre stato.
L'amore è in grado di colorare qualunque cosa, e di riempire spazi che niente altro potrebbe riempire mai.
Ed entrambi, così vicini, si sentivano pieni della presenza dell'altro. Come se niente in quel momento avrebbe potuto dividerli, o fare loro del male.
Quanto si sbagliavano.
Nessuno dei due si accorse che qualcuno era appena entrato furtivamente nella vecchia casa. Nessuno dei due lo sentì avvicinarsi cautamente, poggiando gli scarponi sulle tavole marce del pavimento.
Presi com'erano da quel momento di tenerezza e profonda intesa, si esposero involontariamente ad un pericolo che avrebbero potuto evitare.
Da un angolo spuntò all'improvviso una figura, cogliendoli del tutto impreparati.
-Allontanati immediatamente da lei! Faccia a terra e mani dietro alla testa!-.
Un poliziotto reggeva con entrambe le mani una pistola, e puntava la canna dritta in direzione di Toby.
Afferrò una radio con la mano libera, e se la portò frettolosamente alla bocca.
-L'ho trovato, mandate subito una squadra!-.
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