CAPITOLO QUINTO - parte 2
La stanza ove era stata seduta Natya era piuttosto spoglia. Era piccola, con le pareti bianche totalmente prive di quadri o mobili, una scrivania vuota posta al centro ed una finestra a due ante che però era oscurata da una tenda marrone.
Era lì ad aspettare già da diversi minuti, ma neanche se ne era resa conto. Reggeva la testa con le mani, seduta in una semplice sedia di plastica, e fissava il pavimento con occhi vuoti.
Rizzò la testa solo quando qualcuno aprì improvvisamente la porta dietro alla sua schiena.
Era un poliziotto.
Basso, grassottello, ma molto curato: la barba era tagliata, con due basette fini a contornare la mandibola, ed i capelli rigorosamente corti per nascondere la stepiatura.
-Signorina Rods? Sono l'agente Smitter, posso farle alcune domande? Non ci vorrà molto-.
La ragazza annuì debolmente ed osservò l'uomo che si siedeva dietro alla scrivania con gesti impacciati.
-Come si sente, tanto per cominciare?-.
-Siamo qui per parlare di come mi sento? Seriamente?- esclamò poi Natya con voce tremante. Se ne pentì subito dopo; non voleva rispondere in quel modo.
-Cercavo solo di metterla a suo agio- replicò l'agente -Ma se insiste, inizio subito con le domande vere. Che rapporto c'è tra lei e Tobias Erin Rogers?-. Pronunciando quella domanda, l'uomo aveva poggiato sul tavolo un bloc notes ed una penna.
La ragazza lo osservò spaesata per una manciata di secondi, poi disse senza pensarci troppo -È il mio migliore amico-. Avrebbe voluto dire "è il mio ragazzo", ma preferì non farlo.
L'agente Smitter le puntò i suoi occhi pungenti addosso. -Lo conosce da molto tempo?-.
-Direi di sì-.
-È a conoscenza dei suoi disturbi psichici?-.
Natya aggrottò la fronte. Impiegò un paio di secondi in più a rispondere. -Dipende cosa intende- disse poi.
-Aggressività incontrollata, istinti autolesionisti, istinti omicidi, scarso autocontrol...-.
-Basta!- lo interruppe. Si rese conto soltanto dopo di aver urlato, ed ora l'agente la osservava con aria stupita. La ragazza cercò di ricomporsi subito. -Mi scusi- disse -Sono... Parecchio stressata-.
-Questo posso capirlo, ma cerchi di essere più partecipe, la prego-.
-Mi scusi- ripetè ancora.
-Dunque, dove eravamo rimasti.... Lui le ha mai fatto del male?-.
-No- disse Natya prontamente.
-L'ha mai picchiata?-.
-No-.
-Ha mai mostrato aggressività nei suoi confronti?-.
-Ho detto di no..-.
-Ok, bene. Lei è a conoscenza di ciò che accadde alcuni anni fa?-.
-Toby ha ucciso la sua famiglia- disse la ragazza sgringendo i pugni ed abbassando lo sguardo.
Una strana sensazione di peso al petto la oppresse.
-Esatto. E questo non le ha mai fatto pensare che Tobias sia un individuo instabile e pericoloso?-.
A quel punto, Natya alzò lo sguardo e poggiò i pugni sul tavolo. -No. Toby non è una cattiva persona, e io di questo ne ho la certezza. Ma è inutile che lo dica a voi, perchè fate solo finta di ascoltare. Lo sbatterete in prigione, e basta-.
Il poliziotto piegò la testa ed aggrottò la fronte. -Lei pensa questo?-.
-Non lo penso, lo so. Voi siete convinti che Toby sia un assassino malato, anzi, tutti ne sono convinti. Ma non è così- esclamò, in tono accusatorio.
L'agente sollevò le sopracciglia. -Signorina Rods, lei è consapevole del fatto che Tobias sia fuggito recentemente dal reparto psichiatrico dell'ospedale F.Montetori?-.
Natya scosse la testa. Sapeva che le convenva mentire, se voleva evitare problemi.
-Pare che sia stato aiutato da una ragazza, o almeno questo è quanto è stato riferito dai testimoni oculari...-.
-Non ne so niente-.
-Capisco... Sa, stando a ciò che hanno detto i suoi genitori, quel ragazzo la ha abbindolata. Le ha fatto credere di essere buono, e l'ha trascinata con sé-.
-Abbindolata? Ma che diavolo sta dicendo?- grugnì, incapace di mantenere la calma nell'udire tali stupidaggini.
-Suo padre ha detto di averla vista cambiare molto in queste ultime settimane-.
Natya deglutì stringendo le mandibile, intenta a contenere una crescente rabbia. -Crede che Toby mi abbia costretta a seguirlo? E che motivo avrebbe avuto?-.
-Me lo dica lei... In molti riteniamo che la sera in cui lei è fuggita di casa l'abbia fatto perché è stata costretta da Tobias Rogers-.
Basta.
I nervi di Natya non reggevano più.
Balzò in piedi nonostante la terribile fitta di dolore che il movimento le causò,e sbattè con violenza i pugni sul tavolo. -Non capite niente! Toby non è cattivo, non è stata colpa sua! Lui non ha colpa di niente!-.
Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. -Natya, tesoro, calmati-.
Si voltò di scatto. -Papà!?-.
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