CAPITOLO NONO - parte 1

-Arrivederla- disse Marlene, chiudendo la porta d'ingresso. Compì un giro su sé stessa e guardò la figlia, ancora seduta al tavolo con lo sguardo fisso sulle sue mani, poggiate sulle gambe.
Si avvicinò con fare impacciato, e le fece una carezza sulla testa. -Sei preoccupata?- disse.
La ragazza continuò a guardare in basso, e sospirò.
-Senti, Natya... Non voglio più vederti così, ok? Devi... Devi cercare di reagire- le disse, assumendo improvvisamente un tono più freddo e distaccato.
-Reagire?- disse lei intrecciando le dita.
-Sì, insomma... Non devi lasciarti rovinare la vita da questa cosa. Io lo so che gli vuoi bene, ma Toby è un ragazzo problematico e...-.
-Mamma- la interruppe bruscamente Natya -Perché non puoi stare dalla mia parte? Perché?-.
-Tesoro, io sono dalla tua parte. Ed è proprio per questo che...-.
-Allora lasciami fare!- la interruppe ancora. Strinse i pugni e corrugò la fronte. -Se stai dalla mia parte, lasciami fare-.
Marlene rimase in silenzio per una manciata di secondi, come stesse pensando a cosa dire; poi, sorrise lievemente ed finalmente le pose l'unica domanda che in quel momento era davvero sensata. 
-Lui è davvero così importante?-.
Natya non ebbe alcuna esitazione. -Sì- rispose d'impulso.
-Ho capito-. Dicendo questo, la donna allargò un caldo sorriso sulle sua guance.
Natya sospirò e si passò una mano sulla fronte, poi osservò Marlene avvicinarsi al banco della cucina.
-Hai fame?- le chiese la donna.
Lei annuì e sorrise lievemente.
Mangiarono assieme, sedute l'una davanti all'altra. Marlene parlò un pò del suo lavoro, evitando argomenti che avessero a che fare con Toby, e la figlia ascoltò annuendo ogni tanto. Non sembrava realmente interessata a ciò che le stava dicendo, e come biasimarla; tuttavia, di qualcosa dovevano pur parlare.
Natya mangiò poco, e si alzò dal tavolo solo cinque minuti dopo.
-Non ti va più niente?- le chiese la madre.
-No... Ho dormito poco quindi.... Torno in camera-.
La ragazza chiuse la porta della sua stanza e si stese nel letto. L'avvocatessa le aveva detto che l'avrebbe chiamata nuovamente l'indomani mattina, per informarla di come stavano andando le cose; e questo la rendeva enormemente ansiosa.
Inoltre, avrebbe così tanto voluto tornare da Toby.
Aveva bisogno di vederlo, di assicurarsi che stesse bene.
Stare in casa cullata dalle attenzioni dei suoi genitori la faceva sentire un'egoista, essendo conscia di quali fossero invece le condizioni in cui era costretto a stare quel povero ragazzo.

.........

Alle nove del mattino, Natya si svegliò.
Si alzò dal letto pigramente e si diresse in cucina, per bere un succo di frutta. Era sola in casa, perché sua madre era uscita circa due ore prima per andare a lavoro.
Versò il succo in un bicchiere e prese una merendina, per poi consumare il tutto in piedi davanti al frigo. Mentre masticava, però, un rumore improvviso attirò la sua attenzione; era la suoneria del suo cellulare.
Appoggiò malamente il bicchiere sul lavello e corse in camera.
-Pronto?-.
-Buongiorno, sono l'avvocato Ferdiani- rivelò la voce dall'altro capo del telefono.
-Mi dica!- rispose ansiosa la ragazza, che era già tutto un fremito.
-Ascolta, credo che abbiamo buone probabilità di riuscita. Tuttavia... Tobias sta complicando un pò le cose...-.
La ragazza tacque per qualche istante, con la fronte aggrottata. -Che intende?-.
-Ha tentato di aggredire una guardia e... Stanno avendo difficoltà a tenerlo calmo... Se continua così lo sposteranno in un reparto psichiatrico..-.
Natya sospirò lentamente, e sentì una terribile angoscia opprimere nuovamente il suo stomaco. -Posso vederlo?- si limitò a chiedere, con un filo di voce.
-È per questo che ti ho chiamata- spiegò la donna -Immagino che tu sappia come calmarlo... Senti, puoi venire?-.
-Mia madre esce dal lavoro tra un ora...- rispose la ragazza, stringendo il telefono nel palmo della mano.
-Ve bene. Ti aspetto allora-.

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