CAPITOLO DECIMO - parte 2

Natya era seduta sul divano, raggomitolata su sé stessa con lo sguardo pensieroso.
La TV era accesa davanti a lei e trasmetteva un programma comico, ma seppur i suoi occhi fossero puntati sullo schermo la sua mente era altrove.
Attendeva in ansia la telefonata dell'avvocato, e soprattutto attendeva di poter tornare da Toby.
La serratura della porta d'ingresso emise un rumore, ed entrò sua madre.
-Natya. Sono passata dal supermercato a comprare un paio di cose-.
Lei rispose annuendo con la testa, senza staccare gli occhi dal televisore. Marlene intanto si era diretta in cucina ed ora stava mettendo il latte nel frigorifero. -Vuoi un pò di cioccolata?- gridò alla figlia.
Attese una qualche risposta, che però non arrivò; alla fine, prese una barretta dal sacchetto e la porse alla ragazza.
Lei fece uno scatto con la testa, come si fosse appena connessa con la realtà, e guardò Marlene con aria confusa.
-La cioccolata- ripeté la donna porgendo la tavoletta -La vuoi?-.
Natya annuì e la prese. -Scusa. Stavo pensando-.
Aprì la carta e ne staccò un pezzetto, ma proprio in quel momento il cellulare squillò.
-Pronto?- disse nervosa.
-Sono sempre io. Ho una notizia buona e una cattiva-.
La ragazza prese un'abbondante boccata d'aria. -Quella buona per prima- sospirò.
-Sono sulla buona via per liberare Tobias- annunciò la donna, la cui voce gracchiava leggermente per via della linea.
-Ok... Hem.... E quella cattiva?-. La sua voce quasi tremava. Temeva che fosse accaduto qualcosadi brutto.
-Non permetteranno visite per le prossime due settimane-.
Natya tacque. Non si aspettava una risposta del genere.
-Non potrai vederlo- continuò l'avvocatessa.
-Ma... Lui...- balbettò Natya, confusa ed amareggiata -Non posso....-.
-Mi spiace, ma per questo non posso fare nulla. Tuttavia, posso darti il novanta per cento di possibilità che, tra due settimane, Tobias sarà libero-.
La ragazza era così presa dall'angoscia che dapprima non si rese conto di quanto fosse effettivamente positiva quella seconda notizia. -Ma non posso lasciarlo solo, sta male e... Gli avevo promesso che..-.
-Ascoltami Natya- la interruppe la donna, con un tono deciso  -Mi dispiace davvero, ma dovrà tenere duro. Vedrai che andrà tutto bene-.
Natya strinse il pungo con cui teneva il cellulare attaccato all'orecchio. -E se... Se Toby peggiorasse? Se...- continuò a balbettare.
-Senti, stai tranquilla. Gli stanno dando dei calmanti, vedrai che ce la farà. Tu devi solo stare a casa ed aspettare, ok? Due settimane non sono così tanto tempo-.
"Sono un'eternità" pensò la ragazza sospirando.
-Ora devo lasciarti. Abbi fiducia in me, ti chiamerò quando tutto sarà risolto-.

........

Mai passarono dei giorni così lenti.
Le lancette dell'orologio parevano quasi ferme, il tempo scorreva con una lentezza devastante. Ed ogni giorno che passava, la voragine nello stomaco di Natya si faceva più grande.
Non sopportava quella situazione. Continuava a chiedersi se Toby stesse bene, pur consapevole di non poter darsi una risposta. Non poteva andare da lui, non poteva vederlo, non poteva neanche sapere come stava.
Fu un vero strazio.
Come se questo già non bastasse, era tormentata dal fatto di non aver fatto fede alla sua promessa. Aveva giurato a Toby che sarebbe tornata presto da lui, che non lo avrebbe lasciato solo... E invece non stava affatto facendo onore a quella promessa.
Marlene era sempre più preoccupata per sua figlia, così come Pietro. Nel tentativo di farla stare meglio anche il padre si era trasferito momentaneamemte a casa di Marlene, così da unire quella che era stata la loro famiglia.
Si era trasferito già da cinque giorni, e l'atmosfera in casa era piacevole. Pietro usciva ogni mattina per andare a lavoro, e rientrava nel pomeriggio o la sera; mentre Marlene aveva addirittura preso delle ferie dal suo lavoro part time per stare più vicina alla figlia. Ogni sera mangiavano tutti insieme, e la coppia parlava del più e del meno mentre Natya si sforzava di infilare la forchetta in bocca. Anche mangiare era diventato difficile per lei.
E dal decimo giorno di attesa in poi, l'ansia non fece che aumentare. Iniziava a chiedersi quando l'avvocatessa avrebbe chiamato, e soprattutto quali novità avrebbe portato.
Pietro e Marlene, invece, trovarono molto beneficio dalla loro momentanea convivenza: fu per loro un'occasione per ritrovarsi, per ricordare quale famiglia felice fossero stati, e per riavvicinarsi; e tutto questo non solo per il loro bene, ma anche per quello della figlia.
Pietro aveva addirittura placato il suo odio nei confronti di Toby, capendo che quel ragazzo non era il mostro che lui aveva dipinto. Certo, non poteva fare a meno di sentire lo stomaco stringersi ogni volta che vedeva la cicatrice sulla pancia di Marlene, ma adesso le cose erano diverse.
Sì, perché adesso grazie alle parole di Natya aveva appreso nuove sfaccettature di quella triste e cruda verità.
Non restava che attendere la chiamata, e sperare che anche per Toby potesse esserci un lieto fine.

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