Capitolo 2
"Sempre pieni di entusiasmo" penso ad alta voce dopo aver preso un po' di fiato.
Ho attraversato la sala comune e mi ritrovo oltre le porte che ne chiudono il passaggio.
Dinanzi a me c'è la grande residenza principale, dove risiede la mia famiglia.
"Bentornato padroncino".
Un uomo dai capelli brizzolati e ben curati, con i classici vestiti da maggiordomo viene ad accogliermi col suo solito sorriso da Buddha.
Quel suo sorriso plastico non smetterà mai di mettermi a disagio. Adesso lo metto a posto io:
"Oh!"
Alfred sussulta al mio forte abbraccio.
"Grazie Alfred, è bello essere a casa" gli rispondo.
"È sempre un piacere vedere che in tutti questi anni non siete cambiato, padroncino" mi dice con tono pacato, nascondendo il suo imbarazzo.
"Eheh, la cosa è reciproca".
"Mio nonno?"
Domando dopo essermi staccato da lui.
"Il padrone è nella sua residenza, ha già saputo del vostro ritorno e della compagnia al vostro seguito" rispondo lui indicandomi delle scale.
"Vi sta aspettando".
Non sono amante delle cerimonie e dei saluti. Tuttavia vi sono persone come Alfred che hanno vissuto on diverse epoche, con i loro costumi e modi di fare.
Non posso di certo biasimarli solo perché ho vissuto in un periodo molto più moderno al loro.
"Bene, a dopo allora".
Saluto Alfred e mi incammino nella residenza di mio nonno, è lui il grande capo qui.
Attraversando i gradini di una grande scala a chiocciola mi affaccio alla splendida vista che mi si presenta da una finestra.
Scenari ricchi di immagini e di visioni conosciute solo alle menti dei più folli.
Costellazioni nel cielo, foreste ricche di vegetazione in terra.
Via vai di persone, schiamazzi di bambini, il vociare delle donne impegnate nelle loro faccende.
Guardie che parlano tra di loro nel frattempo che fanno il loro giro di ronda.
Poco più in là, riesco a vedere le acque cristalline del lago che si adagia sul fianco del castello.
"Come ho potuto vivere senza conoscere tutto questo..." mi domando dopo aver tirato un sospiro.
"Era giusto che vivessi quella vita".
La voce di un uomo sopraggiunge da poco più in alto a dove mi trovo.
"Sei tu Baldur?"
Sporgo la testa appoggiandomi alla ringhiera delle scale.
"Chi altro pensavi che fosse?" domanda lui con tono ironico.
"Ahaha".
Mi appresto a raggiungerlo.
"Baldur!"
Lo abbraccio genuinamente, sono cosi felice di rivederlo.
La sua figura è sempre stata un conforto per me, sin da quando ero vivo.
Non sarei arrivato sin qui se non fosse stato per lui, gli devo molto.
Baldur risponde al mio abbraccio, dandomi qualche pacca sulla schiena.
La sua espressione sorridente rimane la stessa, anche quando mi lancio su di lui come un bambino.
"Di ritorno dalla grande fuga vedo" mi dice sogghignando.
"Eh, diciamo che mi serviva un po' di tempo per riflettere" rispondo imbarazzato.
Nonostante io non sia attratto dagli uomini, devo ammettere che Baldur è davvero un bellissimo esemplare di uomo.
Occhi azzurri, capelli scuri e lunghi, fisico prestante che si addice ad un guerriero.
Il suo portamento regale, sommato al suo carattere indomito, ha fatto breccia nel cuore di tante donzelle nel periodo in cui era vivo.
O così mi ha raccontato.
"Sai com'è, non tutti hanno il successo che hai tu con le donne" rimarco io, facendo spallucce.
Ma nonostante le goliardiche dicerie sul suo conto, Baldur tiene nel cuore una sola persona.
Il suo grande amore, Alisia.
"Disse colui che è stato accolto da non so quante donne giusto qualche momento fa!"
Baldur risponde dandomi un colpetto sulla fronte in risposta.
"Ouch!"
"Ma non ho quel tipo di relazione con loro..."
Lamento sfregandomi la fronte.
"Che mi dici delle donne nella tua residenza? Sono rimaste lì nonostante tutto" risponde lui.
Discutiamo nel mentre che siamo in cammino per raggiungere il nonno.
"Eh, questo lo so" rispondo io sotto tono.
"E dunque? Dopo questo tempo di assenza, di riflessione, a quale conclusione sei giunto?"
Mi domanda ancora.
Ma io non rispondo.
Continuo a salire i gradini guardando la mia mano scorrere sul passamano della ringhiera.
Al mio comportamento lui scrolla la testa e continua il suo monologo:
"Possiedi una grande intelligenza, ma alle volte ti perdi nei tuoi stessi concetti Tristano. Te l'ho sempre detto questo".
Sigh.
Era parecchio non sentivo le sue ramanzine, sento quasi nostalgia.
Quasi...
"Si, si. Me lo hai sempre detto, sin da quando ero vivo, ma ancor più adesso che sono morto!"
Rispondo infastidito.
"E continuerò a farlo" controbatte lui incurante del mio atteggiamento.
"Dammi tregua..."
"Lo farò quando comincerai ad essere più onesto con te stesso".
Onesto, eh.
Fosse solo quello il problema, a parole sembra tutto facile.
Il mio famoso harem.
Un gruppo di donne che ho aiutato durante la mia permanenza in questo mondo.
Sono contento di averle vicino a me, tuttavia, la convivenza non si è rivelata essere molto gioviale come desideravo.
Vi sono stati parecchi scontri tra le ragazze, alle volte non solo verbali, ma anche fisici.
Soprattutto fra Sephora e Keira, quelle due sono l'una l'antitesi dell'altra.
E nonostante abbia fatto sesso con loro non ho chiarito la natura del nostro rapporto, finendo per trascurarle.
Non mi sorprenderebbe sapere che mi odiano, come potrei biasimarle d'altronde?
È vero che sono stato impegnato in tutta una serie di questioni, a partire dal mio addestramento.
Ma è anche vero che ho assunto un atteggiamento fin troppo passivo nei loro confronti.
Sigh.
Sono un sottone quando si parla di ragazza, è più forte di me.
Sapere di essere una delle cause principali alle loro diatribe, non fa che rendermi le cose ancor più difficili.
E dunque mi tocca ascoltare un'altra delle ramanzine di Baldur.
Ma non posso dargli torto, tutto il tempo passato qui non è bastato per smussare certe mie immaturità.
È proprio vero quando si dice che l'età sia solo un numero.
I miei viaggi mi sono serviti anche a questo, oltre che a prendere una boccata d'aria fresca delle questioni del castello.
In questo Baldur mi ha sempre supportato, lasciandomi anche uscire da solo. Ma solo dopo aver constato di essere in grado di difendermi da solo.
Ma non è solo questo, lui mi conosce fin troppo bene. Conosce il vero motivo per cui io abbia voluto intraprendere questi viaggi.
Una continua ricerca che dura secoli ormai.
"Sigh..."
Siamo ormai giunti dinanzi l'entrata della residenza del nonno, ed io non faccio altro che sospirare.
"Sei preoccupato di ciò che ti dirà?"
Mi domanda ancora lui, mettendomi una mano sulla spalla.
"Non ho idea di cosa dire".
Rispondo grattandomi un sopracciglio. Lo faccio ogni volta che non so cosa fare.
"Dì semplicemente che sei tornato" mi risponde lui.
"Eh, e poi? Gli racconto delle mie mirabolanti avventure?"
Rispondo con tono sarcastico.
"E perché no? Sono certo che gli farà piacere!"
A questo punto Baldur mi da una pacca sulla schiena, la spinta è così forte da mandarmi oltre le porte della residenza.
"Il figliol prodigo è tornato vedo".
La voce del nonno sopraggiunge subito dopo che le porte si chiudono dietro di me.
"Sono a casa, nonno" rispondo privo di motivazione.
Sembro averla perduta una volta messo piede qui.
Dinanzi a me ci sono diversi mobili e suppellettili di diverso tipo che decorano l'enorme sala principale.
Più in là ci sono delle scale che portano alle stanze da letto e gli uffici.
La voce del nonno proveniva da molto lontano, dev'essere in una di quelle stanze.
"Accomodati, finisco qui e arrivo" mi dice.
Nel frattempo vedo arrivare una donna con vassoio in mano. Nel vassoio vi sono una carraffa in cristallo che contiene del vino rosso, insieme a due calici, anche loro in cristallo.
"Bentornato padroncino".
La donna ripone il vassoio sul tavolo vicino a me con un sorriso smagliante.
"Grazie Lenia, è bello vederti" le rispondo io.
La sua vista rallegra immediatamente il mio umore.
Lenia è una bellissima donna dagli occhi e dai capelli castani che emana un'aria di eleganza posseduta solo nelle grandi caste nobiliari dei tempi antichi.
Non conosco la sua storia in maniera approfondita, so solo che è sempre stata qui a servire al castello, ed aiutare la famiglia del nonno.
"Anche per me padroncino, anche per me" risponde lei, col suo bel sorriso.
Sento la sua mano accarezzarmi la testa. Sono totalmente affascinato dai suoi modi di fare cosi pacati ed eleganti.
Vorrei essere coccolato da te fino alla fine dei tempi Lenia. Farti mia e non lasciarti andare mai più.
Penso fra me e me, rimanendo in silenzio, ed ammirando il suo dolcissimo gesto.
È strano a dirsi, ma non ho il coraggio di farmi avanti con lei.
In quel modo sento di rispettare grandemente la donna al mio cospetto, la sua aura è così perfetta da farmi sentire quasi inappropriato in sua presenza.
Chissà, forse mi sto facendo troppi problemi, come dice Baldur.
Accidenti, sono rimasto imbambolato a guardarla come un ebete.
"Fufufu, è bello sapervi così vivace pradoncino" risponde lei, celando la sua risatina dietro il palmo della sua mano esile mano.
Rimango un po' di stucco, perché è stato come se in qualche modo avesse letto i miei pensieri su di lei.
"Tu sei sempre bellissima Lenia!"
Sbotto dopo essermi ripreso. E meno male che non volevo essere sfacciato, che figura...
"Oh? Un vero gentiluomo che non dimentica mai come far sentire una donna".
Lenia si avvicina a me e mi guarda con uno sguardo intenso.
"Degno del nostro padroncino" mi dice con voce tenue.
Smack!
Mi bacia sulla guancia.
Dopodiché avendo ormai finito di versare il vino nei calici se ne và, così com'è arrivata.
Sotto il mio sguardo che non abbandona la sua sagoma sensuale ed elegante.
"Sono proprio un idiota..." penso ad alta voce.
"Se sei tanto interessato a lei perché non glielo dici? Penso che a lei farebbe molto piacere" sento la voce del nonno avvicinarsi.
Sento i suoi passi farsi sempre più vicini, finché non scorgo la sua figura.
Eccolo, col suo solito sorriso da amico di tutti.
"Io non sono come te nonno, non penso di poter avere una donna come lei insieme alle altre" rispondo sospirando, ma sorrido alla sua presenza.
"Non lo saprai mai finché non ci provi, e poi Lenia è una donna molto tranquilla, non bada a certe cose" risponde lui con molta nonchalance.
Se c'è una cosa del quale siamo tutti d'accordo, è la grandezza del nonno.
Un uomo fatto e finito che ha raccolto sotto la sua ala tutti coloro che avevano bisogno di aiuto nei momenti più bui.
Lui è forte.
Non solo in battaglia, ma anche la sua sola presenza è segno di forza.
Ha un grande carisma.
Ha molte donne che lo amano, nonostante lui abbia anche mia nonna.
Certo, ogni tanto ci sono degli screzi, ma nulla che non si possa risolvere con qualche parola.
Mi domando come la nonna possa aver accettato una simile situazione.
"Tuttavia il tuo desiderio resta, nonostante i tuoi lamenti. Dici di non essere come me, ma per quanto ne so, di tutte le donne che hai portato ne ve n'è una che non abbia passato almeno una notte insieme a te. Dico bene?"
Risponde lui bevendo un sorso di vino dal suo calice e sedendosi su un divano non molto distante.
La facilità con cui colpisce nei miei punti deboli è disarmante.
La sua figura non è rude, anzi, il nonno ha anche lui un portamento elegante e un fisico piuttosto asciutto, ma è diverso da quello di Baldur.
È più esile all'apparenza, la sua figura non si attribuirebbe a quella di un grande guerriero.
Ma le apparenze ingannano.
I suoi capelli color della notte rendono i suoi occhi chiari ancora più attraenti.
Eh si, anche lui è un bell'uomo, ed oltre questo, è un perfetto donnaiolo.
Un tratto che ho in parte ereditato, che sommata all'influenza di Baldur mi hanno reso ciò che sono.
"Ugh, non sbagli..."
Rispondo in tutta onestà.
È inutile nascondere una verità certa e appurata.
Sono un pervertito! Ed anche un idiota senza speranza.
Prendo anch'io un calice e mi verso del vino, è impossibile ubriacarsi qui, ma la suggestione fa miracoli.
O almeno così dicono.
"Hai portato un'altra ragazza a quanto pare, eheh" mi dice sogghignando.
Nel mentre continua a bere un altro sorso di vino.
"Si, ma temo che la sua situazione sia piuttosto complicata" rispondo posando il calice soddisfatto del buon vino bevuto.
"Morte violenta?" mi domanda.
"È possibile, ma pare che ci sia dell'altro. Abusi fisici, vessazioni. All'inizio pensavo che la sua mancanza di memoria fosse dovuto al trapasso. Ma adesso comincio a credere sia lei che non voglia ricordare, perché troppo doloroso." rispondo con amarezza.
"Capisco, le ci vorrà molto tempo per recuperare allora. Sarà al sicuro qui, non temere" mi risponde lui con la sua solita sicurezza.
"Piuttosto, per quanto ancora hai intenzione di continuare questi tuoi viaggi?"
Mi domanda cambiando argomento.
C'è serietà nel suo tono questa volta.
"Finché sarà necessario" rispondo io, volgendo lo sguardo altrove.
"Non ti sei ancora arreso? Non l'hai ancora accettato?"
Questa volta evito di rispondere, l'argomento non è proprio dei migliori.
So bene di non essere un vero esempio di maturità in questo momento, ma non riesco ad agire diversamente.
"Devi capire che certe cose vanno come devono andare, figlio mio. Perché continuare questa ostinata ricerca se conosci già la verità? E non rispondermi con la cazzata del tuo harem. So che questa è solo una scusa per allontanarti".
Il suo sguardo rimane fisso su di me, cercando una risposta in qualsiasi mia reazione fisica, visto il mio silenzio.
Dopo una lunga pausa, ricomincio a parlare.
"Porto con me un ombra nel cuore nonno. Finché non avrò risolto questa storia, la porterò sempre con me. Rovinerà qualsiasi mia relazione, così come lo ha sempre fatto".
"Ciò è accaduto, ed accade, perché tu lo hai permesso Tristano. Ci sono così tante splendide donne che non vedono l'ora di stare con te, perché morire inseguendo l'ombra di illusione?"
Morire, huh?
Non esattamente un termine errato.
"Perché quell'illusione era verità per me" rispondo, questa volta voltandomi verso di lui.
"Se non dissolvo questa verità, non riuscirò ad andare avanti. È una promessa che ho fatto e che ho intenzione di mantenere".
Una promessa che ho fatto ancor prima di arrivare qui, quando ero ancora in vita.
Vedo il nonno sospirare.
Stavolta è lui a passarsi una mano sulla fronte.
"Fra tutti i tuoi fratelli, tu Tristano, sei il più problematico. Ma nonostante questo ti ho scelto come mio erede perché so che tu sei la persona giusta per questo ruolo".
Le sue parole sono un misto di incoraggiamento, e di pressione sulle mie spalle.
"Te l'ho già detto, io non sono come te nonno" rispondo con tono malinconico, quasi infastidito nel ripeterlo.
Cazzo, non riesco a trattenere le lacrime.
Il solo pensiero di quel passato che mi porto sulle spalle è doloroso come una ferita che non smette mai di sanguinare.
Pensavo di averlo superato, ma non è affatto così.
"No, è vero. Proprio per questo ti ho scelto come mio erede" le vedo alzarsi e farsi avanti verso di me.
Le sue mani sono sulle mie spalle e mi sta guardando con un sguardo che poche volte mi è capitato di vedere in lui.
"Perché nonostante tutto, nonostante questa tua fragilità e debolezza, hai la forza di perdonare e di curare le ferite di coloro che hanno sofferto tanto. Sei come un faro per loro Tristano, un sole che trasforma le loro giornate uggiose.
Prendi coscienza di questo, di ciò che sei, di ciò che sarai!"
"Ma nonno, io non sono così forte..."
Fatico a parlare, la mia voce è tremolante.
"Si che lo sei!" mi risponde lui scuotendomi ed alzando il tono di voce.
"Il fatto stesso che tu stia continuando questa forsennata ricerca lo dimostra.
Sei leale Tristan.
Leale verso i tuoi sentimenti, verso il tuo cuore. Una simile forza non la si trova ovunque".
Ascoltate le sue parole, non ho nulla con cui rispondere.
Bisogna ammettere che è sempre stato bravo in questo. Ma mai come oggi avrei pensato di sentirmi come un bambino in sua presenza.
"C'è tanto da fare Tristano, non viviamo qui in pace senza il duro lavoro, e tu lo sai. Al di fuori del castello ci sono nemici che non aspettano altro che avere un pezzo di noi.
La sua caduta non riguarda solo noi, ma tutte le anime che proteggiamo sotto la nostra ala. Questa è la nostra più grande responsabilità".
Il nonno si è alza e sta dirigendo lo sguardo verso la grande vetrata che si affaccia su un panorama immenso.
"Responsibilità a cui anche tu sei chiamato a rispondere" mi dice.
"Comprendo il tuo stato d'animo, ma devi capire che ci sono molte persone che hanno bisogno di te anche qui. Non soltanto là fuori".
Rimango in silenzio ad ascoltare.
Le lacrime si sono oramai asciugate, e sorseggio un altro po' di vino per scrollarmi la malinconia di dosso.
"Hai passato molto tempo ad allenarti insieme a Baldur e Nicola, per questo ti ho permesso di andar via insieme a Talia di tanto in tanto.
Disponi del potere necessario per poterti proteggere. Ma d'ora in poi, dovrai adoperare quel potere per proteggere la nostra gente".
Adesso si è girato verso di me.
"Ciò vale anche per la situazione che riguarda le ragazze che vivono nella tua residenza.
Che tu voglia stare con tutte loro, o no, devi chiarire la situazione.
Metti ordine nella tua vita Tristano" mi ordina infine.
Al ché non mi resta che tirare un sospiro ed alzarmi.
Poggio la mano destra sul petto e chino il capo in segno di rispetto.
"Agli ordini".
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