Conclusione
"Quando mi svegliai fu peggio delle altre volte: credevo i denti mi sarebbero schizzati via dalle gengive da quanto erano serrati!
Mi alzai talmente di scatto che sbattei la nuca allo spigolo di una mensola lì vicino, ricadendo malamente all'indietro; infischiandomene fosse Martedì o qualsiasi altro cazzo di giorno, mi afferrai la faccia con foga e cominciai a mugolare forsennatamente!
Fu arduo persino rimettersi in piedi; tuttavia, ben conscio di quel che dovevo fare per "guarire", mio malgrado momentaneamente, sopportai stoicamente e mi sedetti alla scrivania.
<Cosa vuoi da me?!> ripetevo dentro di me nel mentre lo Windows caricava la schermata iniziale. <Che cazzo vuoi dalla mia vita?! Io non ti ho fatto niente!
Maledetta! MALEDETTA!
CAZZO!
Accenditi, figlio di puttana, muoviti!
...
Dio...
Chi cazzo sei?! CHI CAZZO SEI?!>
...
A delirio crescente, corrispose un devastante colpo al cuore.
...
La foto... che bastava eliminare... non c'era.
...
<No... No, questo no...> trasecolai. <Dov'è? Era qui... ERA QUI, DOV'È ADESSO?! DOVE?! DOVE?!
Cartella immagini, sottocategoria sfondi...
...
CAZZO! Dove l'ho messa?!>
Futili i tentativi: l'avevo cestinata ieri e aveva funzionato.
Ma... perché?
<Perché? Se non c'è, io non...>
...
Un'idea mi baluginò all'improvviso: forse era rimasto qualcosa nel cellulare!
Senza por tempo in mezzo, mi staccai dal portatile e lo cercai.
Era sul comodino.
Digitai velocemente il PIN provando a non svenire a causa dell'atroce sofferenza che la paralisi mi provocava, e...
...
Facebook era aperto.
Anche Instagram.
Entrambi sui suoi profili.
Non li avevo mai seguiti.
Adesso sì...
...
Un groppo alla gola lancinante mi schiacciò a terra: paesaggi, disegni astratti, frasi filosofiche... e stavolta, lei era presente in tutti.
E sorrideva.
Sorrideva sempre.
Ma non era un sorriso normale: celava dietro di sé un qualcosa di micidiale; in faccia aveva stampata la quintessenza dell'aberrazione e a me si rivolgeva in tutto il suo diabolico splendore.
Scorrendo le varie bacheche, mi accorsi non solo appariva nelle foto da lei condivise... altresì, il suo viso si era incollato a quelli dei miei compagni di classe, a quello dei miei familiari, a quello di... sconosciuti...
...
Massaggiandomi le tempie, mi giocai l'ultima carta: accedetti a Google e digitai la prima cosa a caso mi potesse venire in mente.
...
In ogni risultato... lei.
...
Panico.
Terrore!
Perché capii quel che era successo prima di perdere completamente il senno: io ormai l'avevo impressa nelle retine... avevo salvati ricordi inesistenti nella mia memoria... l'avevo racchiusa e sigillata nel mio cranio decretando la mia piena e assoluta devozione.
Non aveva inquinato Internet: ero IO che ora la vedevo ovunque.
E... se volevo cancellarla per sempre... non sarebbe stato sufficiente "accendermi e rispengermi".
...
<No...>
...
Un insolito calore spaventoso mi pervase il corpo.
Avevo ufficialmente valicato il punto di non ritorno.
...
Sorrisi.
Assecondai la mia condanna eterna, pur non riscontrando alcun beneficio.
Ma lo feci lo stesso: la follia mi suggerì la strada.
I miei si stavano chiedendo mezzi addormentati che avessi da bofonchiare a quell'ora.
Non avevo molto tempo.
Corso giù per le scale in direzione della cucina, mi approssimai alla credenza.
Recuperate le forbici, scaldai la dolce lama sul fornello per disinfettarla al meglio e... me la conficcai nella gengiva, poco sotto il labbro superiore a destra, lasciando che il sangue sgorgasse copioso.
Realizzato un foro di tutto rispetto, lasciai si destreggiasse come una voluttuosa ballerina a destra, a sinistra, seghettando e lacerando, squarciando e maciullando.
...
Destino volle non conclusi l'opera: mi "trassero in salvo" ben prima potessi rendermi conto da solo non avrei risolto niente tentando di asportarmi la bocca con un oggetto come quello.
Riverso su di una barella, venni caricato su un'ambulanza da tre uomini belli poderosi; da lontano, indistintamente, l'intermittenza dei singhiozzi di mia madre e gli strepiti di mio babbo rivolti ad uno in divisa, forse un poliziotto, a causa dell'insistenza di quest'ultimo nel voler sapere cos'era effettivamente accaduto.
...
Dio se fa male.
...
Ho rovinato tutto.
...
Sono in viaggio verso l'ospedale e tremo all'idea che quell'individuo vestito di bianco, che da non so quanto sciorina convinto termini medici a me assolutamente ignoti, estragga la siringa con la quale mi addormenterà... e poi mi "curerà".
...
Da un lato, vorrei morire.
Dall'altro, non ho la certezza mi possa sbarazzare di lei così facilmente.
Già la vedo, circondata dalle fiamme dell'Inferno, con ali e orecchie da pipistrello, la coda e altre stronzate simili, innalzare il mio cranio al cielo, oramai spoglio di carne e schifezze molli, dopodiché compiacersi del risultato ottenuto.
Adesso non potevo che essere felice: perché i teschi sorridono.
...
Sorridono sempre.
...
Dev'essere il delirio a fantasticare per me.
Comunque... a breve mi inietterà quella strana roba endovena.
...
Chissà cosa succederà al mio risveglio...".
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