Capitolo IV

"Quando mi svegliai...

...

Oddio... ODDIO!

Non riesco a pensarci senza impazzire!

Appena mi svegliai... avvertii un dolore lancinante alla bocca. Lo stesso provato la mattina prima!

E quando me ne resi conto... caddi dal letto!

Mi alzai, mi tastai nervosamente la faccia ovunque, corsi a tutta velocità verso il bagno!

...

Lo specchio non mentiva neanche stavolta: ero paralizzato nella smorfia sorridente di quella... immagine che il giorno prima avevo eliminato!

No, non era possibile, non potevo crederci!

L'avevo eliminata, eliminata per sempre... perché non ero guarito?!

...

Dovevo escogitare una soluzione definitiva: era Lunedì, i miei erano nel soggiorno a preparare la colazione e non potevo permettermi di mostrarmi a loro in quello stato! O peggio: venir preso e condotto a forza in ospedale! Che cazzo gli avrei raccontato?!

Arrabbiatissimo e sul punto di esplodere, mi diressi al portatile e lo accesi a cazzotti sulla tastiera!

Cosa cavolo non aveva funzionato?! Che accidenti era..?!

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Si accese lo schermo ed ebbi quasi un mancamento.

...

Eccola.

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Fu un trauma.

La cosa peggiore che potesse mai capitarmi.

Un incubo di cui ignoravo la portata.

...

Non era più come prima: era più scura, più in ombra... ma più sorridente... e il volo risaltava nelle sue... deformità.

...

Fu altro ad annichilirmi: un elemento che giuro su Dio non era MAI stato parte della composizione.

Una scritta... una scritta rossa.

<PERCHÈ MI HAI LASCIATA?>

Impallidii.

La mia fu un'azione istintiva: la buttai nel cestino e lo svuotai!

...

L'atroce tortura terminò.

A scuola feci finta di nulla, ma ero talmente spaventato che le mie mani tremavano come foglie al vento.

...

Due volte consecutive.

Non era un caso.

Non era normale.

Anatemi e fesserie simili non apparivano ora così improbabili.

...

Dovevo parlarle, fare chiarezza!

Che storia era quella? Cosa avevo fatto per meritarmela e, qualora vi fosse stato un "valido" motivo, in che modo dovevo comportarmi acciocché si fermasse?!

...

Cazzo se ero fuso di cervello.

Ero nervoso.

Si vedeva.

Contavo sull'allegria dei miei compagni di classe per passare inosservato.

Purtroppo, quando entrai in aula... silenzio.

...

Non un fiato volava.

Una quiete mortifera si era abbattuta sulle loro teste.

A capo chino, tutti a gingillarsi col cellulare.

...

Mi sedetti al mio consueto banco nella fila centrale.

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Una sensazione da tempo dimenticata e alla quale non potevo dirmi disabituato: tutti mi stettero debitamente lontani, evitando di scambiare mezza sillaba.

Infine mi voltai.

...

Il banco supplementare... sparito.

Lei...

...

Il professore non la nominò durante l'appello.

...

Fu un tremendo colpo basso.

Dal quel preciso istante, tutto crollò: il sogno era finito... o era iniziato?

Era un sogno?

Le certezze si frantumarono in finissima sabbia; le avvertii scivolarmi dalle dita; non un granello trattenni.

In cosa mi ero imbattuto?

Perché, ogni volta mi giravo laddove sapevo non avrei scorto un'anima, strani fremiti s'irradiavano nel mio corpo rendendomi impotente nel contrastarli eppure insistevo nel compiere l'estremo gesto.

Dovevo smettere.

Ma come?

...

Sommerso dai dubbi, neanche mi accorsi di quanto fosse trascorso velocemente il tempo: ero già a tavola coi miei, intenti a cenare, e io... imbambolato... avevo lasciato l'intera pietanza alla mercé delle mosche, intento com'ero a osservare uno spazio indefinito di cielo nero fuori dalla finestra.

...

Alla loro domanda sul perché non avessi toccato cibo, non risposi.

Chissà cosa pensarono...

...

Poggiai la testa sul cuscino schiantandomi a peso morto.

Da lontano, fissai il portatile intensamente per delle ore al buio, senza battere ciglio.

...

Il sogno era finito... o era iniziato?

...

Non sapevo nemmeno se avevo paura o meno.

Lo osservai con tono di sfida fino alla noia; dopodiché, resomi conto era tardissimo, sprofondai in un sonno turbolento.

Fu una nottataccia.

...

I miei amici non c'erano più.

...

Io non c'ero più.

...

Lei... non c'era più.

...

Su quest'ultimo punto, avevo torto.".

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