Mr. Tenebre

"Sai quella sensazione che ti sale quando vedi lui che parla con un'altra?"

Matthew scherzava con la receptionist, gesticolava e rideva. -Quella stronza lo fa ridere? Di che diavolo parlano? Possibile che mi ignori completamente?-
Mi diressi verso l'ascensore scossa da un moto di gelosia, seguito da quello di rabbia.
-Cavaliere dei tuoi stivali...- Me la presi con me stessa.
Entrai nella mia parte di ufficio e trovai Mike a lavorare. Mi guardò e sorrise intensamente. Si alzò per salutarmi e lo abbracciai. Sebbene non ci conoscessimo da moltissimo, era una di quelle persone in grado di farti stare bene e capace di fartici affezionare.
-L'esatto contrario del tuo Mister Tenebre-
-shht-
"Ehii" ignorando come sempre il mio subconscio, strinsi Michael forte a me.
"Ciao!"
Qualcuno dietro di noi si schiarì la voce.
"Disturbo?" Il suo tono era indifferente, ma quella voce vibrante mi scuoteva nel profondo le viscere, l'avrei riconosciuta ovunque. Mi staccai velocemente, ma affrontai il suo sguardo.
-un punto per me.- La delusione fu tuttavia imminente: Matthew guardava Michael, non mi aveva nemmeno considerata.
-cos'è mi sono trasformata nell'Uomo Invisibile?-
"Mike ti dispiace seguirmi? Avrei bisogno di un consulto."
"Certo." Disse lui sorridente, non notando per niente la situazione di tensione che a me pareva si fosse formata.
Uscirono. Mi sedetti, rassegnata, al mio posto e lavorai fino alle quattro di pomeriggio senza un momento di pausa, cercando una via di fuga dai miei pensieri troppo opprimenti. L'esito fu alquanto catastrofico: lavorai male, avevo mal di testa e i miei pensieri erano più incasinati di prima.
-Te la sei cercata...-
-ma da che parte stai?-
-Beh, dalla tua ovviamente ma sei stata una principessa un po' poco scaltra... Avresti dovuto conoscerlo meglio prima di andarci a letto..-
-Se fin dal primo istante in cui l'hai visto hai cercato di farci finire insieme! Tu e i tuoi principi e le tue principesse...questa non è una favola, al posto della corona servirebbe l'armatura...-
Bene, questo è solo per dire quanto fossi incasinata. Direi che l'unico modo perché si potesse comprendere era un esempio breve delle conversazioni che si avviarono nella mia mente. Seguirono un confronto immaginario con Matthew, un altro con me stessa riguardo alla sistemazione e molti altri ancora... Ma per quanto riguardasse la sistemazione una lampadina si era accesa: chi più di Michael sarebbe stato indicato ad ospitarmi? Gliene avrei parlato quando sarebbe tornato.
Continuai a lavorare aspettandolo, ma si erano fatte le sette e di lui nessuna ombra. Provai a chiamarlo, tuttavia la chiamata andò in segreteria telefonica, così chiusi la comunicazione.
-Fantastico! E ora dove si dorme?-
Avrei affittato una camera d'albergo, ma prima avrei dovuto cercare un negozio dove comperare dei vestiti: i miei erano ancora nella mia ex casa e non avevo alcuna intenzione di recarmici quella sera.
Uscendo notai che il palazzo si era quasi completamente svuotato. Matthew stata inevitabilmente flirtando con una Barbie e il mio cuore iniziò a battere a mille. -Ma che problemi ha questo idiota?- il problema era che non me la sarei dovuta prendere con lui, perché non aveva mai nascosto il suo carattere da donnaiolo, quanto più con me, perché nonostante ciò ci ero andata a letto e avevo compromesso la mia vita. -Idiota!- Sì, questa frecciatina da parte della mia coscienza me la meritavo... Gli passai di fianco, fingendo di non vederlo, anche se sarebbe stato praticamente impossibile non notarlo data tutta la bellezza che sprizzava, e proseguii verso l'uscita.
Dopo aver fatto qualche compera affittai una camera di un hotel che avevo trovato su internet, non molto distante dall'ufficio. Non avevo fame, così senza cenare, andai a dormire. Come non parlare della notte che seguì? Beh, basti dire che si trattò di una notte di incubi, ansie e incertezze. Sognai Matthew con altre donne, ebbi l'incubo di Nick, quello che si ripeteva uguale da anni ormai, sognai Alex che si sposava... Mi alzai, rassegnata. Non avevo intenzione di fare qualche altro sogno del genere, guardai che ore fossero.
03:12 am.
Accesi la televisione e, tra i canali, trovai un'intervista con Matthew. Parlava di lavoro, ma non fu quello che catturò la mia attenzione, quanto più la donna che teneva stretta al suo fianco.
"Signorina Marrel...." Non seguii la domanda dell'intervistatore ma mi appuntai il nome della ragazza mentalmente. -Marrel-
I rimasugli di sonno se ne erano andati completamente a quella vista, così soddisfai in parte la mia sete di informazioni riguardo a quella donna.
Era una modella molto famosa, ventisei anni, molto pagata... -È la donna perfetta per lui...-

Si dice "il buongiorno si vede dal mattino" no? Ecco, da quella mattina si preannunciava una giornata catastrofica: avevo dormito poco niente e dopo aver scoperto della Marrel mi ero fissata facendomi strani film mentali alimentati dalle mie paranoie per il resto della notte. Mi alzai dal letto alle sette con l'idea di andare a fare colazione, ma quando scesi vidi che le porte della hall erano ancora chiuse.
"La sala ristorante aprirà alle ore 8:30 e la colazione sarà disponibile fino alle ore 11:30."
-Di bene in meglio-
Già. Quella sarebbe stata una giornataccia. Tornai in camera e ammucchiai i miei acquisti e il resto delle mie cose infilando il tutto nella borsa, che non ne voleva sentire di chiudersi. Sbuffai e la portai giù ancora aperta: gli oggetti traboccavano da essa.
Saldai il conto alla reception e uscii, sebbene avessi ancora un'ora di tempo prima che incominciasse il lavoro. Pensai ad Alex. Avrei voluto andarlo a trovare, sapere come stesse e così feci. Raggiunto l'ospedale mancava ancora mezz'ora all'inizio del mio turno al lavoro.
Incontrai il medico che mi aveva parlato di Alex e lui, riconoscendomi, m'informò che le sue condizioni erano migliorate molto dall'ultima volta.
"Immaginavo che l'avrei rivista prima." Disse poi.
"Già, purtroppo non è stato possibile."
"È successo qualcosa?"
"Sì, io e Alex..." Feci una smorfia e lui capì.
"Oh...mi spiace, non volevo intromettermi. Scusi."
"No, si figuri. Grazie di avermi dato lo stesso informazioni sul suo stato. Pensa che posso andare a trovarlo?"
"Certo, dovrebbe essere sveglio."
Entrai nella piccola stanza e la trovai molto diversa dalla volta precedente. I tubi erano scomparsi quasi del tutto e c'erano solo poche macchine a monitorare il suo battito cardiaco.
Alex mi vide e una strana espressione velò il suo volto.
"Ciao."
"Ciao." La sua voce era fredda, distaccata.
"Come...come stai?" Chiesi schiarendomi la voce.
"Meglio. Grazie."
"Sai già quando potrai tornare a casa?"
"Sì, entro la fine di settimana prossima dovrei essere a casa...e tu?" La sua voce mutò e mi sembrò avvolta in un tono più dolce.
"Io sono stata in albergo, ma non preoccuparti, entro venerdì avrò sgomberato tutto."
"Ok." Rimase qualche istante col volto rivolto verso la finestra, poi abbassò lo sguardo e affermò "se hai bisogno di un posto quella è ancora casa tua...quando avremo sistemato le cose andrai."
"No, hai bisogno della tua privacy e io della mia e non voglio complicare ulteriormente le cose, quando avrai la mia parte, me lo farai sapere e nel frattempo cercherò un altro posto dove stare."
"Sei sicura?"
-No-
Pensavo che sarebbe stato pronto a perdonarmi. Mi si scaldò il cuore e le lacrime stavano già per iniziare a correre silenziose sul mio viso. Il suo sguardo era quello di sempre, quello che in questi minuti aveva cercato di nascondere sotto ad una maschera che non gli si addiceva per niente.
In quel momento il mio cellulare squillò.
-Matthew.- il mio cuore iniziò a batter più forte: stavo cercando di tenere un piede in due scarpe e avrei fatto male sia ad Alex che a me stessa. Mi riscossi e dissi "È...È il mio capo...devo rispondere." Il suo sguardo carico di aspettative si spense e la maschera riprese il posto sul suo volto.
"Puoi anche chiamarlo Matthew, non c'è problema." Disse con voce scura.
"Non è altro che il mio capo." Risposi con lo stesso tono freddo.
Il cellulare continuava a squillare, alla fine mi decisi a rispondere.

"Andrea?"
"Sì dimmi." La mia voce era molto fredda e più distaccata di quanto in realtà mi sentissi realmente.
"Sono le otto e mezza."
-diamine!-
"Ehm sì lo so, scusami sono in ritardo."
"Vedi di arrivare, c'è un meeting tra venti minuti e ti voglio lì."
-Ti voglio-
-al MEETING!-
-mh, giusto. Niente significato celato?-
-zitta!-
"Sì."
Chiusi la comunicazione e credo lui fece lo stesso. Non ci furono saluti, né sentimenti.
"Alex?"
"Sì?"
"Devo andare, sono in ritardo."
"Certo." Il suo sguardo era triste e lui sembrava rotto a metà ed era tutta colpa mia.
"Mi dispiace." Gli dissi, non solo perché lo avrei lasciato di nuovo da solo, ma per tutto il male che gli avevo arrecato.
"Non preoccuparti." Ancora una volta uscii senza riuscire a sostenere oltre il suo sguardo. La vista mi si annebbiò, ma mi costrinsi a non piangere. Arrivai in ufficio ed erano le nove meno cinque. Il meeting doveva essere già iniziato. Passai velocemente per il bagno dove cercai di aggiustare il trucco, poi entrai dall'enorme porta dell'aula congressi.
Attorno al lungo tavolo di cristallo erano sedute una decina di persone. Matthew era a capotavola. Alzò lo sguardo e, per la seconda volta da quella sera, il mio incontrò il suo. Era velato di una specie di desolazione, ma presto nascose le sue emozioni come era abituato a fare, mentre io rimasi lì immobile, in attesa che facesse qualcosa. Mi fulminò con lo sguardo, al che mi ripresi e mi diressi, imbarazzata, verso uno dei tanti posti liberi. Mi accomodai di fianco ad un ragazzo con gli occhiali. Matthew si schiarì la voce. "Andrea, perché non ti siedi qui?" E mi invitò a sedermi al suo fianco.
Lo fulminai mentalmente con lo sguardo, ma poi andai.
Il meeting iniziò, ma io ero distratta: pensavo a Matthew e ad Alex, a cosa avrei fatto della mia vita...
"Cosa ne pensi?"
"Come?" Chiesi riportata d'un tratto alla realtà. Alzai lo sguardo di scatto.
"I signori hanno proposto che l'evento per pubblicizzare la loro nuova linea di borse si tenga il 28. Cosa ne pensi?" La sua voce era calma, ma sapevo che si era innervosito per via della mia distrazione.
"Ah, ehm, penso che si possa fare. Sì, non dovrebbero esserci problemi." Risposi più sicura di prima.
"Fantastico." Rispose il signore di fianco al quale mi ero seduta in precedenza, senza notare la tensione tra me e Matthew. O erano tutti ciechi, o, più probabilmente, stavo impazzendo: era già la seconda persona a non accorgersene.
L'incontro si concluse dopo breve e, dopo aver salutato i nostri clienti, Matthew rincominciò ad ignorarmi.
-eh no. Adesso basta.-
Gli afferrai un braccio, la stanza era ormai vuota. Si girò di scatto e si staccò da me, come se bruciassi sulla sua pelle.
"Dobbiamo parlare." Gli dissi.
"Non ho nulla da dirti." Rispose con voce fredda, mi sembri che ogni emozione avesse abbandonato il suo corpo.
"Beh, io sì."
Il suo portamento mostrava distacco e freddezza, ma nei suoi occhi intravidi finalmente qualche emozione: una nota di desolazione e tristezza.

"Matthew?" Una signora lo chiamò da fuori. Distolse lo sguardo dal mio e le rispose distrattamente.
"Ora arrivo."
Si girò nuovamente verso di me, non sapeva cosa fare.
"Va bene. Parleremo dopo. Ti vengo a prendere sta sera alle nove e parleremo."
Non attese una mia risposta e si allontanò.
-fantastico, e dove mi faccio venire a prendere?-

Mike era stato molto impegnato e non avevo avuto modo di parlargli, se non dopo le cinque.
"Ehi." disse con tono stanco.
"Ciao!"
"Come va?"
"Bene dai..sembri stanco."
"Sì, è stata una giornata tosta."
"Già, anche la mia." Ripensai alle figuracce che avevo fatto durante il meeting, la maggior parte per colpa di Matthew che sembrava ci tenesse a mettermi in imbarazzo.
"Ehm ti volevo chiedere..." Gli dissi
"Sì?"
"Saprai che Alex ed io...insomma...ci siamo lasciati."
La sua espressione mutò. "Oh, no..non lo sapevo. Mi spiace, stai bene?"
"Sì sì non preoccuparti...è solo che avevamo un appartamento insieme e dopo l'incidente preferivo lasciarlo a lui senza che si dovesse preoccupare anche di quello..."
"Incidente?"
"Sì. Ha avuto un incidente in macchina."
"Andy." Si avvicinò e mi abbracciò.
"Grazie." Era stato il primo ad abbracciarmi da allora e ne avevo una tremenda necessità.
"Dimmi tutto." Disse tenendomi sempre tra le sue braccia.
"Volevo chiederti se per un po' posso stare da te...sai, qui sei l'unico amico che ho." Sorrisi tristemente. Mike era rallegrato all'idea di poter fare qualcosa per me e accettò immediatamente.
"certo! Non c'era nemmeno bisogno che me lo chiedessi..non preoccuparti, potrai stare con me quanto a lungo vorrai."
"Grazie mille, non sai cosa significhi per me."
Gli sorrisi e lui ricambiò. Mi era mancato avere un'amicizia.

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Ciao ragazzi! Spero che questo capitolo vi piaccia. Avete qualche consiglio da darmi per il prossimo? Cosa v'immaginate succederà nell'incontro tra Matthew e Andrea?

Buona domenica!! ❤️

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