23
"Ma ci pensate se tutte le scene che vi siete immaginati accadessero davvero?" (Io no XD)
Matthew:
Quando mi svegliai lei non c'era. Un senso di vuoto mi avvolse. -Questa ragazza ha fatto così tanto per me senza avere alcun obbligo, mi è entrata dentro. Ma che dico? No, non è possibile. Sarà solo un momento, forse ho bisogno di rivedere mia madre, forse lei me la ricorda prendendosi cura di me...-
Stavo per alzarmi quando sentii dei rumori in cucina e senza volerlo un sorriso sornione mi si formò in volto. Scesi dal letto e passai davanti allo specchio, quel sorriso ebete era ancora lì, come fosse stampato. Il profumo delizioso che avvolgeva la casa e mi riportò ai ricordi di come festeggiavo Natale tanti anni prima. Mi venne in mentre James che correva come uno spericolato per casa, mia madre con un volto dolce e bellissimo che ci portava i dolci mentre noi spacchettavamo decine di regali.
Immerso tra questi pensieri entrai in cucina e vidi Andrea intenta a spadellare. Non indossava altro che la mia camicia troppo lunga per lei. "È bellissima."
Mi avvicinai e le avvolsi le braccia intorno alla vita. Mi sorrise girandosi e mi accorsi che aveva il naso sporco di impasto. Non riuscii a trattenere una risata.
"Che c'è?" Mi fulminò lei con lo sguardo.
"Nulla. Sei bellissima." Le posai un bacio veloce sulle labbra.
"Ti ho preparato i pancake." Disse sorridente. Dopo avermi messo a fuoco, tuttavia, scoppiò a ridere. Avevo sfiorato il mio naso con il suo e dunque, ad essere sporchi di impasto eravamo in due. Le pulii il naso con il pollice e tolsi il resto di quel miscuglio di farina dal mio.
"Grazie, ma non ce n'era bisogno. Quando non ti ho vista svegliandomi ho pensato che te ne fossi andata." Pronunciando quelle parole mi rabbuiai. Un'altra volta riuscì a leggermi dentro come ormai faceva sempre più spesso. "Come ci riesce?" Forse l'unica che era mai stata in grado di capirmi così a fondo era stata mia madre, ma mai nessun'altra donna aveva avuto questo potere. Nemmeno Emily.
"No, non vado da nessuna parte." Disse ridendo. "Ma se permetti, mangerei i pancake con te."
"Naturalmente, si accomodi principessa." Affermai io con fare teatrale, porgendole la mano.
Prese la Nutella e ne spalmò un mezzo quintale sul pancake.
"Che c'è??" Incalzò ancora, fulminandomi nuovamente. "Lo so che non sei abituato ad una tale quantità di Nutella, le tue supermodelle avranno sempre mangiato solo una macedonia." Affermò ridendo.
"Spesso solo qualche foglia di insalata." Confermai io, mentre un sorriso mi spuntò sulle labbra.
"Ma sempre in hotel." Continuai. Mi sembrò sorpresa.
"Non le portavi qui?"
"No, sei la prima donna che entra qui."
-Dopo Em..-
-Emily è storia vecchia e poi non è stato a New York. Eravamo in Italia. In questa casa Andrea è la prima.-
-Troppi giri di parole.-
Sorrise senza dire nulla. In quell'istante mi squillò il cellulare.
Andrea:
Non mi sembrava vero tutto quello che era successo. Temevo di svegliarmi, avevo paura che si trattasse di un sogno. Eppure no, Matthew era lì, mi aveva appena detto che ero la prima donna ad essere entrata a casa sua. -la prima? Wow-
Sorrisi non sapendo cosa dire, in quell'istante gli squillò il cellulare.
"Pronto?" La sua voce bassa e roca mi era entrata dentro, inutile negarlo. Non mi ero mai sentita così bene come con lui, nemmeno Alex era mai riuscito a farmi provare qualcosa che fosse forte la metà di quello che provavo per Matt. -e cosa provi?- La vocina che mi tempestava di domande era lì. Come sempre. Non risposi perché non sapevo nemmeno io che cosa provassi, o meglio lo sapevo, ma avevo paura di ammetterlo, avevo paura di poter restare ferita da quest'uomo così bello e così misterioso che mi aveva catturata.
Rimasi imbambolata a guardarlo. Sorrise.
"Usciamo?"
"Certo." Affermai. Era domenica.
Andai a prepararmi e Matthew fece lo stesso. Optai per un paio di jeans attillati ed un maglione di cachemire color panna, un po' largo e molto comodo. Aggiunsi il tocco di classe: un paio di Chanel tacco dieci.
Mi truccai leggermente, applicando un filo di lucida labbra e del mascara.
Matthew era già fuori.
"Sei bellissima."
Quelle parole. Mi faceva un effetto stranissimo sentirle pronunciare da lui. Quanto a lungo lo avevo desiderato? Il cuore incominciò a battermi forte e sorrisi cercando di non mostrargli la mia agitazione per via del suo complimento.
"Anche tu non sei male." Aggiunsi dopo qualche secondo. Rise e uscimmo.
"Quindi ti trovi bene a New York?"
"Sì, il cambiamento è stato importante, ma New York mi piace molto come città. E tu? Sei qui da tanto?"
"Beh sì, diciamo che ho fatto spesso New York -Milano. I miei lavoravano un po' da una parte un po' dall'altra e noi bambini dovevamo seguirli." Non feci a meno di notare che contrasse la mascella quando pronunciò 'i miei'.
"Siete stati spesso soli vero?" Sapevo che cosa volesse dire. Da quando mio padre se n'era andato mia madre aveva dovuto incominciare a lavorare il doppio per garantire a me lo stesso stile di vita che avevo fatto prima. Per questo motivo aveva conosciuto Nick...
"Sì in parte. Ma non fraintendere, non eravamo abbandonati. Spesso ne abbiamo combinate delle grosse, ma siamo cresciuti insieme e la mancanza dei nostri genitori per via del lavoro ci ha resi più uniti."
"Sì ti capisco." Dissi sorridendo malinconicamente.
"Tua madre ha lavorato molto dopo che..." Matthew sembrava in difficoltà, così proseguii io.
"Sì, dopo che mio padre è partito per la guerra mia madre ha incominciato a lavorare come una matta. Voleva che non sentissi troppo la differenza senza mio padre, almeno non dal punto di vista economico."
"Mi dispiace."
"Non preoccuparti, non hai nessuna colpa." Gli presi istintivamente la mano e lui la intrecciò alla mia. Sul suo volto era dipinto qualcosa che mi rendeva triste. Mi sembrava si sentisse in colpa, ma lui davvero non avrebbe potuto fare nulla per aiutare mio padre.
"Dico davvero." Lo guardai e lui, dopo alcuni attimi distolse lo sguardo stringendo la mia mano più forte. Deciso di cambiare argomento.
"Non parli volentieri dei tuoi, vero?" Gli chiesi.
"No, non parlo volentieri di mio padre." Il tono della sua voce era amaro.
"Vuoi raccontarmi cosa è successo?"
"Sì, ma non ora. C'è il lunapark e pensavo che ti sarebbe piaciuto fare un giro sulle giostre." Disse sorridendomi con voce dolce, in netto contrasto rispetto a quella utilizzata pochi secondi prima ricordando il padre. Ricambiai con un sorriso ancora più ampio e lui si abbassò per darmi un bacio.
"Andiamo!" Affermai incominciando a correre. Matthew mi seguì e mi raggiunse in un battibaleno. Ridevo e sentivo il suono della sua risata, mi avvolse tra le braccia. Tutto attorno a noi sembrava essersi fermato. Se il fatto che dicesse che ero bella mi aveva fatta agitare, in quel momento sarebbe potuto essere stato accusato di omicidio. Pensai che se mi avesse stretto a sé così amabilmente un'altra volta sarei potuta morire d'infarto. Lo strinsi più forte a me. L'aria era fresca, ma sentii il suo respiro caldo sulla guancia. Mi alzai in punta ti piedi per baciarlo, poi lo presi per mano trascinandolo verso il lunapark.
Ancora non credevo di non stare sognando, ma spesso la realtà prima o poi inizia a distinguersi dal sogno che resta perpetuamente bello, dolce e privo di sofferenza.
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Emily? QUALE Emily? ;)
Ciaoo bellissimi lettori!❤️ Come va? Scusate nuovamente il ritardo nella pubblicazione del capitolo, ma ho avuto davvero tanto da fare e non ho avuto tempo di scrivere :0.
Spero che il capitolo vi piaccia e attendo un vostro parere❤️❤️
Alla prossima!!
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