Era lunedì e quel giorno mi sarei dovuta incontrare con Alex.
"Ciao Mike." lo salutai quando scesi per fare colazione. La giornata si preannunciava nuvolosa e avevo sentito alla radio che avrebbe piovuto.
"Tempaccio eh?" disse con una smorfia buffa che mi costrinse a sorridere.
Ero una di quelle persone strane che amavano la pioggia.
Ok, no, non ero un'autolesionista che amava bagnarsi da capo a piedi o che desiderava congelare per via del vento che tirava, né una che voleva scontrarsi con qualche macchina per le strade, per via della pioggia troppo fitta e della nebbia a fior di strada. Ero più quel genere di persona che amava la pioggia quando aveva bisogno di tempo per riflettere e se ci fosse stato il sole avrebbe pensato di dover uscire, godersi la vita e quelle cose lì...
"Già" convenni dopo qualche istante. Sorseggiavo il mio cappuccino caldo e osservavo le nuvole minacciose. Non ebbi neanche il tempo di uscire di casa che iniziò a piovere. Inizialmente fu una di quelle pioggerelle leggere, poi, verso le due di pomeriggio, si tramutò in tempesta...
Uscii insieme a Michael per andare in ufficio. Inutile dire che con Matthew non c'erano stati cambiamenti.
Le prime ore trascorsero tranquille: la Roli, venendo da fuori New York, era rimasta bloccata nel traffico.
Dovetti inevitabilmente incominciare la presentazione che avremmo dovuto consegnare a Matthew qualche giorno prima.
Seduta dietro la scrivania giocavo con il mouse del computer mentre mi perdevo a guardare il ritmo regolare e impertinente delle pesanti gocce d'acqua che scendevano dal cielo e schizzavano i vetri. Sentii il rumore di un clacson e poi un boato, come se due auto si fossero scontrate.
-L'ennesimo incidente per via della pioggia...-
Non mi scomodai neanche, anzi, mi concentrai sul lavoro. Poco dopo sentii bussare alla mia porta. Erano forse le undici e mezza.
"Avanti." Dissi schiarendomi la voce. Alzai lo sguardo solo poco dopo e vidi Matthew.
"Posso parlarti un attimo?" Dal tono della voce sembrava teso.
"S-sì certo... ehm accomodati." Gli dissi indicando la poltroncina vicino all'entrata.
"Si tratta di Mike." Disse lui. Il suo volto era contratto.
-Ma a Mike non era passata la cotta per me? Mi sembrava che ora fossimo più amici che altro...-
-Andrea, magari ti vuole chiedere della macchina o dell'appartamento... Forse Mike è troppo gentile per dirti che devi sloggiare.-
-Dovrei chiamarti Miss Ottimismo...- Affermai scettica dentro di me.
"Mike?" Risposi ancora soprappensiero.
"Sì. Mike. È in ospedale. L'incidente che c'è stato qui sotto poco fa...Beh in macchina c'era lui."
-Non è vero.-
"Volevo andare a trovarlo. Se vuoi ti do un passaggio..."
"Grazie."
Per la mia testa frullavano vari pensieri.
Arrivammo in ospedale. Mike era in una stanza singola. Era cosciente e ringraziai il cielo che non si fosse fatto molto male. Nello scontro si era solo fratturato la gamba.
Chiesi a Matthew di poter stare un po' sola con lui. Mike sembrò sorpreso di vederlo.
"Non vi siete più parlati?"
"Soltanto per faccende che riguardano il lavoro..."
"Ah, beh forse è qui perché vuole riparare ad uno sbaglio colossale, dagli una possibilità."
"Spero che sia così. Mi manca la nostra amicizia. Andy?" Continuò dopo qualche secondo.
"Sì?"
"Posso raccontarti una cosa?"
"Certo Mike, tutto quello che vuoi."
"Ti ricordi le foto di quella ragazza? Quelle nella mia stanza..."
"Sì, le ho intraviste una mattina." Dissi con nonchalance.
-Io direi più che intraviste...-
-Zitta!-
"Si chiama Eleonore. È stata la mia ragazza fino ad un paio di anni fa, ma ogni tanto la vedo ancora. Tutte le volte che ho pensato di togliere quelle foto, dato che ormai siamo "storia vecchia", mi sono sempre detto che avrei potuto farlo più avanti, e alla fine, sono sempre lì. Mi manca in un certo senso. Oggi quando c'è stato l'incidente ero in macchina con un mio collega, Ted, non so se hai presente... Beh, ho visto il taxi venirci contro e ho temuto che avrei potuto morire. È strano come non ti accorgi che le cose passano e la vita va avanti e che tutto può finire in un solo momento... Beh, lei ora vive a Milano, da quanto ne so. Non ci sentiamo da un po'."
"Posso chiederti come mai vi siete lasciati?"
"Ci siamo lasciati per una sciocchezza: lei voleva andare in un altro stato e io volevo restare qui. Così le nostre strade si sono separate. Stavamo bene insieme però. Vorrei andarla a trovare, parlarle... Non ci credo in quello che dicono che <<è destino che voi due non stiate più insieme>>, se ami una persona devi stare con lei, non importa se non siete destinati a stare insieme: l'amore è amore... E poi mi sono preso una cotta per te, perché caratterialmente me la ricordi molto.
Nel momento della collisione ho chiuso gli occhi e ho visto lei, poi un'angoscia mi ha invaso, non è stata la consapevolezza della fragilità della vita, ma la consapevolezza che se fossi morto lei non avrebbe saputo che l'amo ancora. " Mike aveva un'espressione tranquilla, ma sembrava scosso da un moto di sentimenti diversi.
Mi girai e i miei occhi incontrarono quelli di Matthew. Sapevo, dalla loro espressione, che aveva sentito almeno l'ultima parte del discorso. Mi sembrò che il tempo di fosse fermato in quell'istante. Non c'era più l'ospedale, non c'erano i medici, non c'era nemmeno Mike...eravamo soli, io e lui, persi l'una negli occhi dell'altro.
Mi girai verso Mike all'improvviso e lo salutai. Si erano fatte le dodici e mezza.
"Vi lascio." Dissi sfiorandogli la mano e sorridendo. Matthew si era spostato, stava entrando nella stanza quando io uscii.
Quei due avevano molto da dirsi, era meglio che io mi facessi da parte, inoltre, avrei dovuto raggiungere Alex.
Quando arrivai al luogo del nostro incontro mi accorsi di avere fame. Ordinammo qualcosa, l'imbarazzo tra di noi c'era ancora, ma avevamo fatto progressi dal nostro ultimo incontro.
"Come stai?" Gli chiesi.
"Sto bene, grazie. Volevo parlarti della casa."
"Sì, giusto, dimmi."
"Stavo pensando che potrei tornare a Milano."
"Davvero?" Gli domandai stupita.
"Beh sì, ero venuto qui più per noi che per altro."
Sebbene non intenzionale, la frecciatina arrivò a segno.
"Mi spiace." Dissi abbassando lo sguardo.
"No, va bene così. Infondo era destino..."
Ripensai alle parole di Mike e mi venne da sorridere.
"Sì, forse hai ragione."
"Comunque pensavo di tornare lì, quindi, se per te va bene potremmo vendere questo appartamento, a meno che non lo voglia prendere tu."
"Beh, considerato il fatto che sono stata ospite di un amico per tutto questo tempo, direi che forse potrei pagarti la parte che ti spetta.."
Sorrise.
"Come vuoi!" Affermò poi.
Mi raccontò di come aveva passato i mesi che seguirono dal nostro ultimo incontro.
"Sai, stavo pensando che magari potremmo restare amici." Disse d'un tratto.
Era una notizia fantastica.
"Sarebbe stupendo. Non avevo osato chiedertelo per paura di sembrarti un'egoista completa, ma ne sarei davvero felice. Sei una delle poche persone che mi conoscono bene e vorrei poterti non perdere."
"Anche io non voglio perderti e penso che come amica saresti in gamba."
Parlammo del più e del meno, e ci riuscimmo molto meglio rispetto al passato, quando eravamo ancora fidanzati. C'era da dire che come amici funzionavamo. Lo salutai intorno alle due e mi diressi verso la mia automobile.
Stavo camminando sotto la pioggia e tenevo le mani in tasca. Era strano pensare che avevo appena incontrato Alex e che era stato bello. Quest'idea di amicizia tra di noi mi piaceva e pensavo che sarei potuta essere una buona consigliera per lui.
Avevo dimenticato l'ombrello in macchina e quindi mi trovavo a gocciolare.
Ripensai alle parole di Mike e a quel momento magico che era seguito tra Matthew e me.
Mi arrivò un messaggio.
"Sta sera c'è la presentazione del nostro nuovo progetto. Ci vediamo al Four Season alle 20:00.
M.A. "
Si trattava di un messaggio che Matthew doveva aver inviato a tutti i membri che avevano contribuito al progetto. Io ero una di quelli che avevano fatto la maggior parte del lavoro.
Scrissi a Mike che sarei andata a trovarlo il giorno successivo per accompagnarlo a casa.
Erano le 19:45 mi guardai un'ultima volta allo specchio: l'abito nero che indossavo era aderente ed elegante. I capelli che avevo arricciato mi cadevano sulle spalle in morbidi boccoli biondo cenere e al mio look aggiunsi una collana di pere che esaltava ulteriormente la scollatura abbastanza azzardata.
Incontrai i ragazzi che avevano partecipato alla creazione del progetto ed entrammo insieme. Matt era dentro ad aspettarci. Insieme a lui c'erano molte altre persone, per lo più rappresentanti di ditte di moda immaginai. Era passato molto tempo da quando avevo visto Matthew in smoking l'ultima volta. Mi ero dimenticata dell'effetto che mi faceva.
Dopo averci salutati fu inglobato dalla platea e lo scorsi solo alla fine del mio discorso, quando il pubblico stava applaudendo e lui mi guardava. Il suo sguardo era intenso e carico di emozioni represse.
Si trattò di un istante, dopo di che fu il turno di Ell di parlare e l'attenzione di Matt si rivolse su di lui.
Verso le undici di sera la serata si poteva considerare conclusa, così, dopo aver preso il cappotto uscii. Mi avviai a piedi verso casa; avevo bisogno di rinfrescarmi la mente. Com'era solito aspettarsi da parte mia e della mia distrazione, avevo dimenticato un'altra volta a casa l'ombrello.
L'impermeabile di Moschino che indossavo mi copriva, ma l'acqua fredda che cadeva dal cielo, i cui schizzi mi colpivano le gambe, mi fece rabbrividire.
Sentii dei passi svelti dietro di me. Il loro ritmo sembrava aumentare, finché mi parve che si fosse tramutato in corsa.
Non mi girai, temevo che si trattasse di qualche ubriaco.
"Andrea."
Bastò quella parola per farmi frenare immediatamente e completamente. -Matthew.-
Mi girai solo dopo alcuni istanti e lui, sospirando velocemente si fermò a pochi centimetri da me. I suoi occhi erano incredibilmente verdi.
"C'è una cosa che volevo dirti."
"Dimmi." Dissi sorridendo.
"Sta notte ho dormito. Per la prima volta da quando sono tornato ho dormito. Non ho sognato niente, ho soltanto dormito."
A stento la sua voce tratteneva la gioia che emanava da ogni poro.
Non sapevo come avrei dovuto reagire alla notizia.
"Hai dormito. È per questo che hai deciso di parlarmi ora?" Gli dissi con tono calmo e forzando un sorriso. Ero confusa.
"No, Andrea tu non capisci. Io. Ho. Dormito! E questo è successo solo per merito tuo."
Mi strinse tra le sue braccia, ma io mi sottrassi alla sua presa. Avevo bisogno di capire.
La mia espressione era corrucciata e lui comprese che non sapevo come collegare le informazioni che mi aveva appena dato.
"Non sono ubriaco Andrea." Disse sorridendo. Si trattava del sorriso sghembo che non vedevo da molti mesi, e Dio, quanto amavo quel suo sorriso.
Una curva all'insù si formò sulle mie labbra.
Mi avvicinai di più e lo abbracciai. Gli strinsi le spalle e le mie braccia si allacciarono attorno al suo collo. Con una mano facevo scorrere i suoi capelli tra le mie dita, morbidi come un pennello di Chanel nuovo di zecca, l'altra era posata sulla sua spalla. Appoggiai la testa contro il suo petto. Sentii le sue mani scorrere sulla mia schiena in dolci carezze. Restammo così per alcuni minuti, poi, mi scostai giusto un po' per guardarlo negli occhi. Sorrideva e il suo sguardo non esprimeva altro che dolcezza.
"Mi eri mancato." Gli sussurrai senza staccare i miei occhi dai suoi.
"Anche tu."
In quel momento mi sentii al sicuro.
Matthew sciolse il nostro abbraccio e notai nuovamente una tensione. Era qualcosa di diverso, però, da quello che avevo visto fino ad allora: in aggiunta a quella tensione era presente un qualcosa che mi faceva intendere che aveva un'incredibile voglia di raccontarmi cosa lo turbasse.
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Eccomi! Ed ecco il nuovo capitolo❤️:
Scusate l'attesa, ma ho avuto parecchie cose da fare. Comunque ho diviso il capitolo 21 in due parti e la prossima la pubblicherò quando avrò finito di scriverla ;)
Che ne dite?
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