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"Ma lui è troppo bello e tu sei troppo incasinata."
Scrissi un'email ad un ufficio di Boston che mi aveva offerto un posto di lavoro alcuni mesi prima, quando non avevo ancora accettato il posto da Matthew, chiedendo se fosse ancora disponibile. Mi risposero verso sera.
Gentile Signora Mitchelle,
Siamo felici di annunciarLe che il posto a Lei offerto è ancora disponibile. Ci contatti per ulteriori informazioni.
Cordialmente,
Emma Yan
Non avevo raccontato nulla a Mike dell'accaduto e nemmeno della mia decisione di cercare un altro posto di lavoro. Ringraziai e promisi che avrei chiamato la mattina seguente.
Il giorno successivo Mike ed io andammo al lavoro con la sua macchina come al solito. Matthew era all'entrata che discuteva con una receptionist. Mi vide entrare e la stessa espressione del giorno prima si formò nei suoi occhi. Non potevo né volevo sopportare la sua pietà. Io lo amavo, e lui? Lui mi compiangeva. Proprio per quel motivo non avrei più potuto lavorare insieme a lui, non volevo vedere la sua espressione dispiaciuta per me, perché non mi aiutava a rialzarmi, ma mi rompeva ancora di più.
Non ascoltò quello che diceva la ragazza, né si congedò quando si allontanò, dirigendosi verso di me.
"Ciao." Il suo tono era stranamente dolce.
Non risposi e Mike mi guardò con la fronte corrucciata. Sapevo che voleva che gli spiegassi perché ancora non mi era passata l'arrabbiatura del giorno prima, visto che la sera gli avevo detto che era tutto risolto. Con lo sguardo lo supplicai di non lasciarmi.
"Andrea prima o poi dovrai parlarmi." Affermò Matthew. Non ero quasi più arrabbiata, ma ero molto dispiaciuta.
"Mike oggi pomeriggio sei libero?" Gli domandai continuando ad ignorare il mio interlocutore e cercando di avere un tono che non si addicesse ad un funerale.
"Ehm sì..perché?" Chiese con un atteggiamento dubbioso.
"Ho bisogno che mi accompagni in un posto." Risposi forzando un sorriso.
"Ok."
"Andrea." Matthew continuava a parlarmi, ma io non lo guardavo nemmeno in faccia. Sapevo che se avessi incontrato di nuovo quello sguardo desolato i frammenti di me che avevo cercato di riunire con tanta fatica si sarebbero frantumati nuovamente, staccandosi gli uni dagli altri e io non avrei più avuto la forza di aggiustarli.
Entrai in ascensore con Mike e Matthew, forse avendo compreso che la mia intenzione di ignorarlo era seria, non ci seguì. Quando le porte furono chiuse Michael espresse i suoi dubbi come avevo immaginato. Non considerarlo era stato peggio del previsto e non mi aveva dato alcuna soddisfazione.
"Che diavolo era quello? Mi pareva di aver capito che avevate risolto."
"Lo so, non è così. Semplicemente non m'importa più..." Risposi in modo distratto, per cercare di rendere la mia risposta più credibile.
Mike mi guardò storto.
"Andrea..?"
"Davvero. Questa volta non intendo perdonarlo. Mi sono stufata." Confermai, cercando di convincere più me stessa che trovare un altro posto di lavoro fosse la scelta migliore.
"Se lo dici tu..." Disse sempre un po' perplesso.
Le porte dell'ascensore si aprirono e la giornata incominciò come tutte le altre passate.
Alle quattro di pomeriggio uscii insieme a Mike.
"Allora me lo dici dove dobbiamo andare?"
"Sì, andiamo in una concessionaria di BMW." Sorrisi raggiante. Se avessi accettato il posto a Boston, avrei avuto bisogno di una certa autonomia per muovermi e tornare tutte le sere a casa di Mike, nonostante fossero 213 miglia... Forse mi sarei cercata un appartamento lì.
"Ehi! Mettiamo su casa?" Disse scherzando Mike. Ci avviamo e dopo una lunga selezione decisi di comperare un gioiellino fantastico: la M2 Coupé. Mike si dimostrò molto soddisfatto del mio acquisto e al ritorno ci separammo. Parcheggiai la macchina nuova sotto casa sua.
Ripensai alla telefonata che avevo avuto con la Yan quella mattina: mi aveva detto di andare da lei il giorno successivo per un'intervista.
"Mike oggi non posso venire al lavoro, lo dici tu all'Innominato?" Scherzai.
"Come mai?"
"Devo andare a Boston."
"A Boston?" Domandò più preoccupato di prima.
"Sì."
"Non avrai mica intenzione di cambiare lavoro solo per Matthew."
Di certo Mike non era uno stupido e bastava fare due più due per capire quali fossero le mie intenzioni.
"Mike non riesco più a stare dove c'è Matthew."
"Come mai tutto questo rancore improvviso?"
"Perché la bambina della foto sono io e ora vederlo tutti i giorni significa rivivere il mio passato ogni momento e non vedere un futuro."
Mike sembrò sconvolto per qualche secondo, poi si riprese.
"Cosa vuoi che gli dica?" Chiese serio, ma senza guardarmi con pena.
"Digli quello che ti pare." Affermai. "Vado, se no faccio tardi. Ci vediamo sta sera." Lo salutai sorridendo e con tono sollevato, contenta che non avesse reagito come mi ero aspettata.
L'intervista andò bene e la donna con cui avevo comunicato tramite email mi confermò che il posto sarebbe stato mio a partire dalla settimana successiva. La ringraziai e uscendo accesi il telefono. -Ora arriva il bello. Devi andare a parlare con Matthew.-
Non avevo idea di cosa Mike gli avesse raccontato quella volta, ma Matthew non aveva chiamato, né scritto messaggi. Fui delusa, ma infondo lo avevo obbligato io a fare a meno di me, ignorandolo. Non mi rendevo conto di quello che avevo appena fatto, non sapevo che cosa ne sarebbe stato di me senza Matthew, perché nonostante tutto lo amavo, forse anche più di prima. Non sapevo quale fosse il mio problema, avrei potuto forse lasciar stare e convivere con il comportamento troppo comprensivo, o per meglio dire compassionevole, di Matthew? Certamente quando mi agitavo diventavo esagerata, ma l'idea di vivere con gente che potesse farmi male, perché a conoscenza del mio passato, mi faceva incredibilmente paura.
Mi diressi in ufficio il mattino seguente. Bussai alla porta del suo attico.
"Avanti." Lo sentii dire. La sua voce roca mi fece tremare le gambe e il cuore iniziò a martellare nel mio torace.
Entrai. Fu sorpreso di vedermi, ma non sembrò né contento, né arrabbiato.
"Sono felice che tu ti sia decisa a rivolgermi la parola." Affermò con ironia.
"Non sono qui per parlare con te, ti devo solo fare una comunicazione importante."
Il suo volto si rabbuiò quando sentì il tono distante della mia voce.
"Ti ascolto."
"Vorrei rassegnare le mie dimissioni." Lo guardai negli occhi e lui fece lo stesso. Inizialmente rise, poi vedendo che la mia espressione seria persisteva, il sorriso gli morì sulle labbra.
"Non puoi essere seria Andrea."
"Lo sono eccome Matthew."
"Perché?" Domandò con voce dolce.
"Perché non posso più trovarmi nello stesso luogo dove sei tu. Non posso più guardarti come vorrei, non posso più parlarti perché ogni cosa nell'espressione che ti si forma in volto tutte le volte che mi vedi ora mi costringe a ripensare e a rivivere cose che avevo deciso di dimenticare."
"Mi dispiace, se è per la collana io..mi dispiace Andrea. Non andartene per causa mia. Ti prego." Non sapevo come avrei potuto opporre resistenza a quelle parole. Il suo sguardo era ridotto ad una supplica.
"Dammi una sola buona ragione per non farlo. Evidentemente non ci tieni nemmeno troppo a me, o almeno non lo hai fatto finché non hai scoperto del mio passato...prima di allora ero la tua seconda scelta, ricordi?" Il mio tono era quasi rassegnato, indirettamente la mia voce lo pregava di dire qualcosa che mi facesse restare con lui.
"Non lo intendevo veramente." La testa gli cadde tra le mani, che passò tra i capelli scuri come la notte.
"Io invece penso di sì. Va bene così, non importa."
"Non te ne andare."
"Non posso restare." Sussurrai. Il suo volto era contorto dal dispiacere per le mie parole e fui costretta ad uscire per non piangere di nuovo davanti a lui.
"Non vuoi sapere che cosa è successo?" Mi chiese in un sussurro da me appena percettibile.
Continuai per la mia strada e quando sentii il rumore forte e duro della porta che si chiudeva, ebbi un tuffo al cuore e il mal di pancia mi prese l'addome. Avevo fatto la mia scelta.
-Non si torna indietro.-
-Beh Andrea avresti potuto anche darglielo un bacino d'addio...-
-Lasciami stare per carità!-
-Certo che tu hai dei problemi seri di autolesionismo.-
-Ci mancavi solo tu...-
-Ma ti rendi conto che ti ha PREGATO di restare? -
-Sei molto confortante.-
-Perché non resti?!-
-A te che cosa importa Miss?!-
-M'importa perché i tuoi pensieri me li devo sorbire io poi. "Matthew di qui, Matthew di lì..."-
-Potresti anche decidere di sloggiare...-
Avevo bisogno di tempo per sapere che cosa avrei fatto: prima o poi avrei dovuto affrontare i miei fantasmi che portavo dietro da quasi dieci anni. Restare sarebbe stata l'occasione buona per farlo, ma non ero certa di esserne pronta.
Cercai di dormire, ma in realtà non feci altro che rigirarmi nel letto ripensando a Matthew, al suo sguardo triste e alla sofferenza che provavo in quel momento. Speravo che mi avrebbe chiamata, che mi avrebbe scritto... Ovviamente non accadde. Ma che cosa stavo facendo?
-Sei ridicola se pensi che ti correrà dietro.-
-Mi sembrava di averti detto che puoi andartene.-
-Sì, vero, ma pensò che resterò ancora un po', sai, a godermi la scena...-
-Fa un po' come ti pare, basta che non rompi a me.-
Il prato era verde e pieno di fiori bianchi. Gli alberi si ergevano in alto, nel cielo blu velato da qualche nuvola bianca, sorretti da tronchi centenari. Mi sembrava di essere entrata in un dipinto di Zuccarelli. Mi sentivo felice, come se fossi tornata piccola, era una di quelle felicità pure, come quando aspettavo che arrivasse Babbo Natale perché mi portasse i regali tanto attesi. Non ero turbata e mi sentivo libera, come se i ricordi travagliati della mia infanzia si fossero cancellati.
"Possiamo parlare?" Mentre osservavo le piante belle e forti sentii quella voce che mi era ormai entrata dentro. -Matthew.- il cuore mi batteva forte, ero serena.
Mi avvolse i fianchi con entrambe le mani, abbassandosi e appoggiando il mento sulla mia spalla, sussurrandomi poi nell'orecchio "è importante.". Sentivo il calore del suo fiato e il profumo di menta che emanava il suo respiro e un brivido mi percorse la schiena. Sapevo che stava sorridendo. Mi girai e incontrai il suo sguardo un tempo ghiacciato, ormai completamente sciolto. Avrei potuto paragonare i suoi occhi verdi al prato che ci circondava: rigoglioso e pieno di vita, pieno di aspettative. Il suo sguardo scaturiva in me le stesse emozioni.
"Ti amo Andrea Mitchelle." Sentirgli pronunciare quelle parole mi faceva venire le farfalle allo stomaco, come la prima volta che le aveva dette.
"Anche io ti amo tesoro." Mi sporsi in avanti per baciarlo. In quel momento sentivo che avrei potuto volare e danzare in cielo. Eravamo felici.
Mi prese per mano e sorridendo ci avviammo al bar per fare colazione.
-Dio quanto sono fortunata.- pensai in quel momento.
La bellezza di quel sogno fu ovviamente interrotta dal suono metallico e odioso della sveglia. Grugnii con disapprovazione, poi allungando il braccio, la spensi. Non avevo nulla da fare per qualche giorno. L'ultima cosa di cui avevo bisogno era l'ozio perché avrebbe lasciato vagare troppo la mia mente che prima o poi, garantito, sarebbe scoppiata.
Il primo pensiero che percorse la mia testa fu rivolto al mio splendido ex capo. -Mi sto proprio abituando a questo prefisso "ex".- Sorrisi, complimentandomi con me stessa per la considerazione ironica e frizzante.
L'unica cosa di cui ero certa era che in quei giorni avrei dovuto assolutamente evitare di toccare superalcolici, e possibilmente anche "innocui" alcolici, per evitare complicazioni di rilievo con Matt. Conoscendomi, la prima cosa che avrei fatto da ubriaca, sarebbe stata chiamarlo e dirgli che lo amavo.
-Sicuramente la dichiarazione d'amore più penosa che si sia mai vista...-
-Tu sei sempre puntuale eh?-
-Sai, è una virtù che NON TUTTI hanno.-
-Zitta.-
Avevo bisogno di tutto l'autocontrollo possibile e immaginabile per non correre da lui da sobria, figuriamoci con la tequila, o meglio, con del coraggio liquido, in corpo.
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Ciao belli! Eccomi qui con il nuovo capitolo della storia.
Cosa credete succederà alla nostra Andy?
Aspetto un vostro parere ;)
Buona serata❤️
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