.37.

«Un caffè macchiato, per favore».

«Arriva subito, si accomodi pure».

Un signore di mezza età situato dietro il bancone in legno scuro di un bar mi sorrise, indicandomi i tavolini liberi.

Mi limitai ad annuire, sovrappensiero, per poi prendere posto vicino a una vetrata trasparente che dava la possibilità di osservare l'esterno.

Dopo l'incontro con Lily, una delle ragazze che faceva parte del giro di prostituzione di Jacob, avevo alternato momenti di corsa per allontanarmi il più presto possibile dal mio tremendo passato, ad altri di camminata, per quella che mi era sembrata un'eternità. Finalmente ero riuscita a raggiungere un posto in cui qualche locale aveva cominciato ad aprire, nonostante fossero solamente le sei del mattino.

Non avevo mai gradito particolarmente il gusto amaro del caffè, ma in quel momento avrei ordinato qualunque cosa, pur di sedermi anche solo per un istante di riposo in un luogo all'apparenza tranquillo.

«Ecco a lei il suo caffè».

La voce di una ragazza ben vestita che mi si presentò davanti mi fece sobbalzare: la osservai appoggiare la tazzina dal liquido fumante dinanzi a me, portare indietro i capelli di un castano intenso e sorridermi, obbligandomi a restituirle quel sincero sorriso.

Seguii i suoi passi con lo sguardo quando si allontanò da me per raggiungere nuovamente il bancone, dove cominciò a intraprendere un'allegra chiacchierata con il barista che aveva preso la mia ordinazione.

I due interloquirono con una tale scioltezza e trasparenza da sembrare quasi padre e figlia. Osservando quella scena, non potei fare a meno di pensare alla mia vita se fossi stata, come quella ragazza, una semplice barista in un quartiere qualunque di Londra, se avessi fatto parte di una famiglia normale, ordinaria, una di quelle che mai sognerebbero di abbandonare i propri figli.

Nella mia vita non c'era mai stato niente di minimamente paragonabile alla normalità, e fu proprio questo pensiero a farmi tornare alla realtà, realtà in cui non ero un altro se non un'orfana in fuga dal fratello e dalle uniche persone al mondo che mi avessero mai mostrato un minimo di affetto.

Sospirai a lungo, cominciando a sorseggiare il caffè che mi era stato gentilmente servito, rivolgendo la vista verso la vetrata che dava sulla strada.

Nonostante fossero le sei del mattino l'atmosfera era ancora buia, e quel piccolo particolare non fece altro che farmi sentire ancora più sola, abbandonata a me stessa, come un triste uccellino che, precipitato dall'albero, non ha modo di fare ritorno al proprio nido.

Tirai un lungo sospiro, e dopo aver preso un nuovo sorso della bevanda calda decisi di tirare finalmente fuori il cellulare dalla tasca della felpa, scoprendo di non avere alcuna notifica, a parte qualche notizia del giorno che soleva apparire nella schermata principale.

Non potevo certo aspettarmi, in fondo, che qualcuno si fosse già reso conto della mia scomparsa. Se lo avessero fatto, in ogni caso, non sarebbe cambiato assolutamente niente.

Nonostante avessi passato solamente una nottata lontana da casa, Louis mi mancava come l'aria: mi mancava il suo profumo al muschio bianco, le sue braccia pronte a stringermi a sé in ogni istante, mi mancavano le sue labbra piene sulle mie, capaci di far nascere in me un quantitativo infinito di piacevoli emozioni, e il suo modo di farmi sentire al sicuro, di farmi sentire a casa.

Reprimere ogni singolo istinto di tornare indietro per non abbandonare mai più il ragazzo dagli occhi di ghiaccio di cui ero innamorata era così arduo da fare male, ma ormai la decisione era stata presa, e nulla avrebbe potuto farmi cambiare idea...

Anche se non avevo nessun posto in cui andare.

In realtà, avevo pensato di recarmi in visita alla comunità di Brixton in cui avevo vissuto per anni, per salutare ogni singola persona con cui, a causa di forza maggiore, avevo perso i contatti: non era certo l'opzione più allettante esistente, ma in fondo era l'unica che avevo, e mi avrebbe comunque aiutata a guadagnare tempo, tempo che mi sarebbe servito per trovare una sistemazione.

E poi, in fondo, non avevo vissuto poi così male in quel triste luogo: avevo stretto molte amicizie e conosciuto persone di cuore dal vissuto difficile, che avevo dovuto abbandonare dal giorno in cui Jacob aveva raggiunto la maggiore età.

Una volta finito il caffè decisi di alzarmi per pagare il conto, e dopo aver salutato cordialmente i due baristi uscii dal locale che pareva essere l'unico aperto a quell'ora del mattino.

Mi strinsi nella felpa quando una gelida folata di vento mi colpì in viso, scompigliando i miei boccoli biondi: rivolgendo lo sguardo verso l'alto, capii per quale motivo l'alba non fosse ancora sorta.

Era completamente nuvoloso, alcuni lampi di tanto in tanto si facevano spazio nel grigio del cielo, il che mi portò a pensare che, sicuramente, di lì a poco avrebbe piovuto.

«Fantastico...» bisbigliai tra me e me, sbuffando ed estraendo nuovamente il telefono dalla tasca, intenta a scoprire tramite le mappe quanto tempo avrei impiegato a raggiungere la comunità dal luogo in cui mi trovavo.

«Che cosa?» mi ritrovai quasi a urlare, strabuzzando gli occhi nel notare l'unico percorso che la mappa del mio telefono indicava: si trattava di una lunga camminata di ben due ore.

Ero perfettamente a conoscenza del fatto che quel luogo si trovasse fuori città, ma non credevo fosse così distante!

Ancora una volta sbuffai rumorosamente, stringendomi nella mia felpa. Poi sollevai le spalle, rassegnata: era l'unico posto in cui sarei potuta andare, e in più non avevo altro da fare. Avevo bisogno di qualcosa che mi distraesse.

Afferrai le cuffie dalla tasca posteriore dello zaino per collegarle al telefono, decidendo di immergermi completamente nella musica, cominciando a muovere un piede dinanzi all'altro seguendo le indicazioni sullo schermo digitale.



Purtroppo le mie previsioni si dimostrarono veritiere, e dopo qualche minuto iniziò a piovere: il cappuccio della felpa con cui mi ero coperta non fu in grado di proteggermi dalle intemperie, e pian piano i miei vestiti pesanti cominciarono a inzupparsi d'acqua torrenziale.

Avevo già percorso un'ora di strada, e non avrei voluto per nessun motivo al mondo fermarmi siccome ero già a buon punto, ma se non era nelle mie intenzioni diventare una pozzanghera umana, avrei dovuto trovare un riparo momentaneo.

«Possibile che non me ne vada bene una?» imprecai scalciando un sassolino, dando un'occhiata al paesaggio che mi circondava.

La strada che intrapresi era desolata, e credetti proprio di essere finita in una zona rurale: intorno a me non vi erano più grandi ville e lunghe strade colme di gente, bensì immensi campi di grano e una fitta boscaglia.

Mi chiesi se fosse possibile che il navigatore mi avesse indicato una strada talmente isolata, completamente fuori città. Faceva un po' paura, ma non me ne curai troppo.

Quando la pioggia cominciò a farsi più fitta decisi di dirigermi verso un capannone che aveva tutta l'aria di essere abbandonato, in cerca di un riparo..

Le poche case che mi circondavano non avevano l'aria di essere completamente affidabili e ospitabili, segno che mi stessi avvicinando sempre più a Brixton, una città in cui, da sempre, bisognava guardarsi le spalle.

Afferrai il telefono per cambiare canzone, e rimasi stupita quando una nuova e malinconica melodia giunse al mio udito: si trattava di 'God knows i tried', un brano poco noto di Lana Del Rey.

Non c'era canzone che potesse esprimere come mi sentivo meglio di quella, e durante il ritornello, appoggiata alla parete in legno del capannone alle mie spalle, non potei fare a meno di cominciare a canticchiare sottovoce:

«I feel free when i see no one, and nobody knows my name.
God knows i live
God knows i died
God knows i begged...
Begged, borrowed and cried.
God knows i loved
God knows i lied...
God knows i lost
God gave me life.
And God knows i tried...»

Sentivo mia ogni singola parola pronunciata in quella canzone.

Mi sentivo libera quando nessuno sapeva il mio nome, libera da ogni discriminazione, dall'orrore che mio fratello aveva associato al nostro cognome.

Dio sapeva che avevo cominciato a vivere dal momento in cui avevo conosciuto Louis e i ragazzi, ma sapeva anche che, andarmene definitivamente, mi aveva uccisa.

Dio sapeva che avevo amato con tutta me stessa, ma anche che avevo mentito.

Dio sapeva che avevo perso ciò che, nella vita, mi aveva resa viva.

Ma in fondo, sapeva anche quanto ci avessi provato a far andar bene le cose, fallendo miseramente.

God knows i tried.

Alcune lacrime inevitabilmente presero a sgorgare dai miei occhi, ma non mi opposi: le lasciai libere di scorrere lungo il mio volto pallido, libere di rigare le mie guance arrossate per il freddo, abbandonandomi a un pianto liberatorio che, in quel momento, era tutto ciò di cui avevo più bisogno.

Stoppai la musica di scatto e mi tolsi le cuffie dalle orecchie, portando entrambe le mani sul viso.

Non potei fare altro che chiedermi se quella che avevo preso fosse stata realmente la decisione giusta: sentivo la mancanza di Louis dal profondo del mio cuore; in fondo, solo il giorno prima mi ero concessa definitivamente a lui.

Ma contrariamente a come avevo sempre sognato, non avevo potuto svegliarmi col ragazzo di cui ero innamorata al mio fianco...

Perché quel ragazzo al mio risveglio si trovava in cucina a scambiarsi parole d'odio con Zade, l'uomo che tanto mi aveva tormentata, facendosi però spazio nel mio cuore come solo in pochi avevano fatto.

Era così profondamente sbagliato tutto ciò che avevo causato...

Ero io quella sbagliata.

Allo stesso modo in cui era sbagliato il fatto che, in un luogo così desolato e silenzioso, i miei singhiozzi non fossero gli unici segnali della presenza umana.

Infatti, un improvviso richiamo mi fece sobbalzare, raggelando il sangue nelle mie vene: mi volsi all'istante, sconvolta, non potendo credere a ciò che la mia vista colse.

«Lily? Come diavolo ci sei arrivata fino qui? Ti avevo detto...»

«Amber.... mi dispiace».

La ragazza mi interruppe, e i suoi occhi lucidi scattarono immediatamente verso qualcosa alle mie spalle.

Non feci in tempo a voltarmi, non riuscii a fare assolutamente nulla perché, non appena Lily pronunciò quelle parole, due braccia mi afferrarono violentemente da dietro, e prima che potessi emettere un grido di terrore un tessuto dall'odore asfissiante si posò sulla mia bocca. Istintivamente provai a urlare, terrorizzata, ma non riuscii a emettere altro se non un flebile verso strozzato. Cosa stava succedendo?

«Sapevo che non fossi affatto una persona furba, Amber. Ma con questo... hai dimostrato solamente quanto tu sia solo una stupida ingenua».

La persona che mi tenne ferma fu la stessa che, con voce grave e derisoria, sussurrò quelle parole contro il mio udito. Provai a dimenarmi, a urlare, a oppormi, ma ad ogni respiro che presi equivalse meno energia per il mio corpo.

Perché mi stavo sentendo così inspiegabilmente stanca tutt'a un tratto?

Le mie forze vennero meno, e nonostante la mia mente stesse lottando ardentemente per mantenere alta la concentrazione, ben presto mi ritrovai ad abbandonarmi totalmente alla stretta di colui che mi teneva tra le sue braccia.

Mi aveva trovata.

Jacob mi aveva in pugno.

«Finalmente ci rincontriamo... piccola Ambs».

E tutto ciò che percepii infine fu lo sguardo dispiaciuto della ragazza che avevo salvato quella notte stessa, prima di scivolare nella più totale oscurità.

Spazio autrice

Personalmente amo la parte in cui Amber pensa al testo della canzone e lo collega alla sua vita: il giorno in cui ho scritto questo capitolo volevo trovare una canzone che centrasse con tutto quello che Amber ha passato, così ho messo la riproduzione casuale, e la prima canzone in assoluto a partire tra 500 è stata proprio questa. Sono particolarmente legata a questa scena.

Per il resto il capitolo e molto di passaggio, tratta principalmente le emozioni, i pensieri e i rimpianti di Amber, eppure se tutto sembrava essere tranquillo, sapete bene ormai che non lascerò mai concludere un capitolo senza mettervi angoscia...😂(vi amo, lo sapete❤️)

Ad ogni modo, chi sarà mai la persona alle spalle di Amber? Ho come l'impressione che già lo immaginiate...

Non dimenticatevi di lasciare una stellina ⭐️ e di farmi sapere se il capitolo vi è piaciuto!
Alla prossima❤️

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