.26.

«Fare a meno di cosa?»

«Di innamorarmi di lei».

Non potevo credere alle mie orecchie.

Strabuzzai gli occhi, scioccata da quella rivelazione, osservando il ragazzo dai capelli corvini poco distante da me fermo nella sua dichiarazione, in volto un'espressione di serio dispiacere.

Dopo tutto ciò che era successo tra di noi, dopo tutto quello che mi aveva fatto e le cattiverie che mi aveva detto, non potevo semplicemente credere che Zade avesse potuto ammettere di amarmi.

«Non puoi farmi questo» furono le parole di Louis, e rivolgendo lo sguardo verso di lui scorsi la delusione sul suo viso ferito: vederlo in quel modo mi fece perdere un battito.

Sapere di essere stata anch'io a ridurlo in quel modo mi logorava dentro.

Come avevo potuto fare questo a Louis, il ragazzo che aveva rapito il mio cuore fin dal primo istante?

Fu Zade a proferire nuovamente parola: il rimorso sembrava divorare le sue interiora.

«Io non voglio farti questo, Louis, per questo volevo andarmene. Ma poi mi è stato impedito, Victor me l'ha impedito...» pronunciò il suo nome con più enfasi, quasi come se avesse ricordato solo in quel momento che ogni singola disgrazia fosse arrivata con lui, rivolgendo un'occhiata piena d'odio verso il ragazzo dalla pelle pallida, per poi tornare con lo sguardo su Louis.

«Non volevo che tutto questo accadesse. Io... volevo solo che il mio migliore amico fosse felice» proferì con gli occhi lucidi.

Sembrava, come me, tenere a Louis più di ogni altra cosa: eppure entrambi avevamo contribuito a fargli del male.

Improvvisamente, Louis emise una risata amara.
Ma nonostante quelle invitanti labbra che avevo baciato con desiderio innumerevoli volte stessero sorridendo, i suoi occhi di ghiaccio lo erano ormai divenuti nel vero senso della parola: non sembravano più rassicuranti e pieni d'amore, bensì gelidi, freddi, mentre i tratti un tempo così dolci erano induriti.

«Ma davvero, Zade? Non sembra proprio, dato che tutto quello che sei stato in grado di fare è stato tradirlo, il tuo migliore amico. Era così che volevi vedermi felice?» commentò aspramente, alzando il tono della voce e volgendo un passo verso Zade.

Mi avvicinai a loro, impaurita che potessero farsi del male.
Non lo avrei mai sopportato.

«Con tutte le ragazze che esistono al mondo proprio Amber, Zade? Proprio di lei ti dovevi innamorare?» con questo quesito Louis si posizionò davanti a Zade in maniera pericolosa, un'espressione di pura collera puntata in volto.

Strabuzzai gli occhi, volgendo altri passi verso di loro: la tensione tra i due era percepibile anche a chilometri di distanza.

Nonostante Zade vantasse di un fisico allenato, Louis rimaneva comunque il doppio di lui, e seppure avesse appena affrontato un incontro che lo aveva distrutto, con tutta la rabbia che provava non sapevo fino a che punto si sarebbe spinto se si fossero attaccati.

«Non è una cosa che posso comandare!» urlò il moro in risposta al castano: sembrava stanco di sentirsi dare la colpa di qualcosa che non poteva controllare.

E poi, fu un attimo: un attimo in cui non capii nulla, un attimo che nessuno riuscì a prevedere, né a fermare.

Un pugno che partì da Louis e arrivò secco sulla mascella di Zade mi fece urlare, ma nessuno badò a me.

Zade, nonostante il pugno di Louis fu così forte da destabilizzarlo per un istante, contrattaccò con rabbia, ma il castano, ancora più furioso, ne sferrò un altro sullo zigomo del moro.

Sembrò svolgersi tutto a rallentatore da quel momento in poi: notai con la coda dell'occhio Nolan, Lincoln ed Isaac dirigersi verso i propri amici, ma io ero più vicina, e mi mossi prima di loro.

Non avevo intenzione di lasciare che quei ragazzi si facessero del male a causa mia: volevo solo che smettessero all'istante...

Nessuno però mi aveva mai detto quanto fosse dannatamente pericoloso mettersi in mezzo a una rissa tra due uomini feriti e accaniti, e sicuramente lo avrei capito da me, se non avessi agito d'impulso: in un lampo mi collocai tra loro, implorandoli di fermarsi, ma scelsi il momento sbagliato per farlo, perché proprio in quell'istante un pugno stava per sfrecciare sul viso di qualcuno.

Un pugno che, in realtà, colpì me.

Per un istante rimasi stordita, e vidi il buio.
Le mie orecchie presero a fischiare, e impiegai qualche secondo per comprendere che fossi caduta a terra a causa dell'impatto.

Una fitta alla nuca mi fece stringere forte gli occhi, facendomi sentire come se avessi ingerito qualcosa di estremamente freddo tutto d'un colpo.
Riaprii gli occhi, intontita, e trovai difficile mettere a fuoco l'asfalto bagnato su cui mi trovavo: portai una mano sul punto colpito, mentre una lacrima involontaria rigò il mio volto a causa del dolore improvviso che stavo provando.

Poi, finalmente, il mio udito riuscì a distinguere dei suoni ovattati, e alcune taglienti parole.

«Che cos'hai fatto? Come hai potuto?»
Il tono di voce di colui che parlò fu alto e accusatorio.

«Quel fottuto pugno doveva colpire te, non lei! Non le avrei mai fatto del male!»

«No, non ti permettere! non cercare di avvicinarti ancora a lei!»

Mi imposi di riprendermi.

Nonostante il dolore lancinante che stessi provando in quel momento, decisi di poggiare i gomiti al suolo e di alzare il busto, sforzando la vista per tentare di avvertire cosa stesse accadendo intorno a me, proprio quando percepii qualcuno al mio fianco.

«Dio, Amber, come ti senti?» la voce di Nolan, ora vicino a me, mi diede la forza necessaria ad alzare lo sguardo verso le persone in piedi a pochi passi da me.

Zade mi rivolgeva le spalle: non riuscivo a scorgere il suo viso, ma vidi la sua mano posizionarsi bruscamente sul petto di Louis quando tentò di avanzare in mia direzione.

Quest'ultimo aveva gli occhi puntati su di me, e quando i miei incontrarono quelle iridi dalle mille sfumature celesti, compresi tutto.

Louis stava per colpire nuovamente Zade, e prima ancora che potesse accorgersi di come, in un frangente di secondo, mi fossi frapposta tra di loro, aveva colpito me.

Era come se quegli occhi cristallini puntati nei miei mi stessero parlando. «Non avrei mai voluto ferirti» mi dissero. «Non posso credere di averlo fatto... ti prego, perdonami».

«Ti ho detto di non provare ad avvicinarti ancora una volta!» Zade gli tirò uno spintone e Louis indietreggiò, senza però interrompere il nostro contatto visivo neppure per un breve istante.

«Smettila, Zade, lo sai anche tu che non è stato intenzionale! Louis non farebbe mai una cosa simile!» esclamò Nolan al mio fianco in difesa di Louis: ma quest'ultimo sembrava pensarla diversamente.

Sembrava sapere che le parole di Zade non valessero nulla, perché il suo gesto non era stato affatto voluto; eppure, pareva che il ragazzo dai capelli corvini non avesse fatto altro che abbatterlo ancora di più con le sue parole.

Mi alzai in piedi: non fu facile, e neppure poco doloroso, ma lo feci.

Continuai a fissare quelle iridi di ghiaccio ora così tormentate, e tutto ciò che avrei voluto fare era dirgli che non era colpa sua: volevo dirgli che sapevo non lo avesse fatto intenzionalmente, e che non aveva bisogno del mio perdono...

Ma il nodo che avevo alla gola mi bloccò, rendendomi incapace anche solo di aprire bocca.

«Ambs...»

Il modo in cui pronunciò il mio nome mi spezzò il cuore: sembrava in conflitto con sé stesso, pareva che anche lui, come me, non fosse capace di dire a voce alta ciò che realmente stava provando.

Ci pensò Zade a peggiorare la situazione: prese il ragazzo dalla maglietta ancora fradicia, costringendolo a guardarlo e privandomi del contatto visivo che avevamo stabilito, forse l'unica cosa che mi teneva ancora legata a quell'uomo dall'animo fin troppo amorevole.

«Vattene, Louis. Vai via di qui» pronunciò il moro a denti stretti, incitando quello che era ormai il suo vecchio migliore amico ad allontanarsi dalla situazione che si era creata.

In quel momento, odiai Zade con tutta me stessa.

Come poteva comportarsi in quel modo nei confronti del suo stesso migliore amico, come se fosse stata la persona peggiore al mondo, quando aveva commesso solamente un errore?

Avrei tanto voluto dirgli di smetterla di approfittare della vulnerabilità di Louis per attaccarlo, era un'azione così disonesta...

Eppure, ancora una volta, dalle mie corde vocali non riuscì a uscire alcun suono: mi sentivo come bloccata, incapace di reagire... era terribile.

Il tono di Zade ferì oltremodo Louis, che però non protestò: sembrava credere non ci fossero parole che potessero giustificare quanto aveva fatto, e che andarsene, probabilmente, sarebbe stato un sollievo per tutti quanti.

Quanto avrei voluto dirgli che non era così... quanto avrei voluto rassicurarlo.

Ma non ne ebbi neppure il tempo, perché il ragazzo rivolse le spalle all'intero gruppo, portandosi le mani tra i capelli, e dopo avermi rivolto una straziante occhiata che mi trafisse l'anima, se ne andò.

Semplicemente, lui se ne andò.

Fu proprio in quel momento che mi accorsi di ciò che stavo facendo: con il mio silenzio, avevo lasciato credere al ragazzo dai capelli castani che meritasse quel trattamento, che desiderassi la sua scomparsa.

«Louis!» urlai disperata, facendo qualche passo verso la sua figura che, piano piano, aveva cominciato a sparire nel buio della notte, «Louis!» richiamai il suo nome ancora più forte, ma il ragazzo non si voltò.

Tentai di regolarizzare il respiro, invano, mentre la mia vista non percepì altro intorno a me se non quel ragazzo che si stava allontanando così tanto da rendere difficile distinguere la sua sagoma in quella strada poco illuminata.

Fu proprio in quel modo che, quel giorno, mi convinsi di qualcosa che fece ancor più male di qualsiasi parola cattiva, schiaffo o pugno ricevuto.

Quel giorno persi Louis...

Questa volta per sempre.



Spazio autrice

Eccomi con il nuovo capitolo: anche questo è più corto rispetto agli altri, ma spero vi piaccia!
Che ne pensate?
Io sono veramente straziata per Louis🥺 credete che la situazione potrà presto risolversi?

E cosa ne pensate del comportamento di Zade?

Non dimenticatevi di lasciare una stellina⭐️ se il capitolo vi è piaciuto!
Alla prossima🖤

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