.18.
Attenzione: questo capitolo contiene alcune scene appropriate per un pubblico più maturo!
Quello che stavo provando in quel momento, non avrei mai potuto neanche immaginarmelo.
Non avevo idea di dove fossero finiti i miei pantaloni, ma credevo proprio che un angolo della stanza li avesse accolti a braccia aperte nel momento in cui Louis li aveva fatti scivolare lungo il mio corpo, abbandonandoli sul freddo pavimento di marmo.
Non avevo potuto fare a meno di notare la smorfia del ragazzo quando erano state messe alla luce le ferite sulle mie gambe, che con tanta premura avevo coperto in quei giorni portando dei fuseaux e pantaloni della tuta.
Eppure, non una parola era uscita dalla sua bocca: aveva preferito invece poggiarla sulla mia, trascinandomi in un lento e passionale viaggio verso la scoperta di un mondo nuovo, inesplorato.
Fu solamente quando il ragazzo appoggiò il pollice appena sopra le mie mutandine, fissandomi prudentemente negli occhi per assicurarsi che lo desiderassi davvero, che mi resi conto di cosa stava accadendo.
Louis stava per toccarmi.
Non dovetti neppure pormi la fatidica domanda, perché la risposta la conoscevo ormai da un pezzo: sì, ero pronta e lo volevo, lo volevo con tutta me stessa.
Il ragazzo rimase con lo sguardo puntato nei miei occhi azzurri e fece scendere piano piano il pollice, fino a sfiorare la parte più sensibile della mia intimità.
Strabuzzai immediatamente gli occhi, ed emisi un fremito dallo stupore.
«D-Dio... Cos'era quello?» domandai col fiato improvvisamente corto, sussurrando flebilmente.
Louis parve rimanere affascinato dalla mia ingenuità perché, per un attimo, rimase immobile a fissarmi, quasi incantato.
Poco dopo però sorrise, e avvicinò il viso al mio così tanto da percepirne il caldo respiro sulla pelle nel momento in cui parlò.
«Quello non era neanche lontanamente paragonabile a ciò che ti farò provare stasera, Amber» soffiò sulle mie labbra pronunciando il mio nome con maggiore intensità e, poco dopo, cominciò a comporre col pollice dei lenti e seducenti movimenti circolari contro di me.
Spalancai nuovamente gli occhi e poi li richiusi di colpo, abbandonandomi totalmente alla nuova e piacevole sensazione che il tocco di Louis mi stava provocando.
Sicuramente aveva molta più esperienza di quanto pensassi, ma capii che quello non fosse il momento di pensarci.
Quando riaprii gli occhi Louis allontanò il pollice da me, sostituendolo quasi immediatamente dal dito indice, che cominciò ad avvicinare delicatamente verso la mia entrata ancora coperta dagli slip.
Rimasi totalmente estasiata dalla bellezza che mi ritrovai di fronte: la stretta canottiera bianca che portava metteva in risalto la sua corporatura slanciata e imponente tesa su di me, la sua fronte appoggiata contro la mia mi permetteva di osservare ancor più da vicino le mille sfumature delle sue iridi chiare e i suoi zigomi pronunciati, mentre una castana ciocca ribelle ricadeva morbida al fianco delle sue palpebre.
«Va tutto bene, Ambs?» mi domandò cauto, chiedendomi con lo sguardo il consenso di continuare, e io annuii con convinzione.
Era quello che desideravo.
Proprio in quell'istante, Louis scostò il mio intimo da un lato.
Emisi un forte gemito quando il ragazzo spinse con delicatezza un dito dentro di me: lasciò che mi abituassi alla sensazione, e dopo un primo momento di dolore, strinsi forte in un pugno la coperta e spalancai la bocca, beandomi del suo tocco esperto.
Era capace di farmi sentire così bene, con così poco.
Cominciò a compiere dei lenti movimenti con il dito indice senza spostare neppure per un istante lo sguardo dal mio viso, e il ritmo con cui lo fece mi provocò un piacere così intenso da non sembrarmi vero.
Osservai i suoi occhi cristallini concentrati sull'azione che compieva mentre mi soddisfaceva: poco dopo, decise di aumentare la velocità delle spinte, e con esse aumentò il mio respiro irregolare e ansimante.
Louis morse il suo labbro inferiore in maniera ammaliante e prese a fissare intensamente il mio viso, dimostrandomi quanto quella situazione stesse appagando anche lui.
«Riesci a dirmi quanto ti piace, Ambs?» mi domandò quasi in tono provocatorio, inclinando il capo da un lato, senza bloccare neppure per un istante i movimenti dentro di me.
Scossi la testa col fiato corto, totalmente rapita dall'enorme piacere che mi stava provocando: le mie corde vocali non riuscivano a emettere altro suono se non quello degli ansimi, una musica lenta e soave che sembrò inebriare i sensi di Louis.
Il ragazzo sorrise intenerito e, improvvisamente, aumentò ancor di più la rapidità delle sue azioni: mi aggrappai alla sua schiena quando sentii un piacere ancora più forte del precedente pervadermi il basso ventre.
Percepii di essere all'apice del piacere nel frangente in cui Louis cominciò a mordicchiare il mio collo, sussurrandomi all'orecchio parole dolci ma, allo stesso tempo, sensuali, senza mai smettere di spingere il lungo dito nella mia intimità.
«O-oddio...» sussurrai, godendomi quel piacere paradisiaco, tenendo stretta in una mano una ciocca dei suoi capelli.
D'un tratto inarcai la schiena in un sussulto, stringendo le gambe intorno alla schiena di Louis e aggrappandomi al suo corpo, mentre sentii le mie pareti stringersi velocemente attorno a ciò che mi aveva fatta arrivare al culmine del piacere.
Il mio fiato era ormai corto, incapace di regolarizzarsi, e le mie braccia non vollero staccarsi dal ragazzo chino su di me.
Louis mi sorrise e mi privò del tocco che, fino a quel momento, mi aveva fatta sentire parte integrante di tutto un altro mondo, mentre cercavo di riprendere a respirare normalmente.
Dopo qualche attimo, il ragazzo mi lasciò un tenero bacio sulla fronte, portandomi un boccolo dietro l'orecchio che, fino a quel momento, era rimasto attaccato al mio viso sudato.
«È... è stato bellissimo...» dissi quasi in un sussurro, ricambiando finalmente lo splendido sorriso che non aveva abbandonato il suo viso neppure per un istante.
Il ragazzo accarezzò piano il volto, e per un attimo il suo sguardo incrociò nuovamente la lesione sulla mia coscia.
Rimase a fissarla per così tanto tempo che, quando aprì bocca per parlare, credevo l'avesse fatto proprio per menzionarla...
Invece, mi disse tutt'altro.
«Che ne dici, scimmietta, mi lasci andare, oppure hai intenzione di tenermi stretto a te per tutta la vita?» mi domandò, visibilmente divertito, «non che mi dispiaccia, comunque» concluse ridacchiando. Solo allora mi accorsi di avere ancora le braccia intorno alla sua schiena.
Subito le ritrassi, arrossendo, e il ragazzo si tolse da sopra da me: dopo avermi lasciato un'ultima carezza sulla guancia si alzò dal letto, lanciando un'occhiata alla mia intera figura.
«Sei bellissima, Ambs» rivelò, fissando il mio corpo seminudo disteso sul letto. Mi sentii un'opera d'arte sotto il suo sguardo sincero.
«Vado un secondo in bagno, torno subito» affermò poco dopo e, senza neppure darmi il tempo di rispondergli, mi voltò le spalle e prese a incamminarsi verso la porta della stanza.
Non capii cosa stessi facendo, né perché lo stessi facendo: eppure mi ritrovai in piedi, così velocemente da chiedermi se in realtà non lo avessi immaginato, a bloccare i passi di Louis, fermandolo per l'avambraccio.
Il ragazzo si voltò verso di me, visibilmente confuso.
«Cosa...» frenai all'istante le parole del ragazzo, portando in un gesto rapido le mie labbra sulle sue.
Louis accolse quel bacio improvviso con piacere, aderendo le spalle alla parete della stanza e poggiando le mani sulla mia schiena, facendo scivolare le dita lungo la mia spina dorsale.
Quando però armeggiai con la fibbia della sua cintura in un vano tentativo di aprirla, il ragazzo rilasciò un gemito sulle mie labbra, per poi bloccarmi.
«Amber...» mi rivolse un profondo sguardo severo, parlandomi con tono apprensivo. Non lo ascoltai, proseguendo nella mia impresa.
«Smettila, Ambs» richiese, obbligandomi a guardarlo, «non sei costretta a farlo» passò la mano dalla mia spalla alla mia guancia, sincero.
Ne ero consapevole: sapevo che Louis non mi avrebbe mai forzata a fare qualcosa contro la mia volontà.
Di fatti...
«Lo voglio, Louis. Voglio farlo, e basta. Io... voglio provare a farti sentire bene» affermai convinta, quasi con una nota di disperazione, prima di prendere coraggio e slacciare del tutto la cintura che stringeva in vita i suoi pantaloni.
Dopodiché, un po' titubante, avvicinai le mani al bottone dei suoi jeans.
«Ambs, ti prego, ascoltami...» il ragazzo tentò nuovamente di opporsi, ma fu bloccato dalla mia bocca, che si unì alla sua bisognosa di zittirlo al più presto.
Sapevo lui fosse abituato a ben altro: era abituato a donne che gli strappavano i vestiti di dosso, donne che gli davano ciò che voleva, quando lo voleva.
Io non ero affatto così, e non avrei mai potuto esserlo...
Eppure, in quel momento, desideravo con tutta me stessa fare qualcosa per Louis, e non perché mi sentissi in debito nei suoi confronti...
Ma perché sentivo di cominciare a provare qualcosa di veramente forte, per lui.
Un profondo rigonfiamento premeva contro i suoi boxer da troppo tempo, ormai, e non era mia intenzione lasciare che si placcasse da solo, dopo il piacere che mi aveva provocato.
Carezzai i suoi genitali da sopra i boxer, e il ragazzo ansimò sulle mie labbra a quel piccolo contatto, come se in realtà lo aspettasse da troppo tempo.
Da quanto non si concedeva quel piacere? Era troppo presuntuoso pensare che non si fosse fatto toccare da nessun'altra donna dopo il nostro primo bacio?
Louis cedette al mio tocco e capii che non ce la faceva più, che era necessario sfiorare la sua pelle per sentire il calore della mia invadere il suo, così, decisi di provare ad accontentarlo.
Mi staccai dal bacio e abbassai di poco il suo intimo sotto gli occhi attenti di Louis, liberando così il suo membro. Che non era affatto contenuto.
Mi chiesi se tenerlo stretto in quei jeans attillati per tutto quel tempo senza potersi concedere alcun sollievo gli avesse fatto male.
Inizialmente esitante, iniziai un contatto con la sua virilità, avvolgendolo tra le mie piccole dita e cercando di massaggiarlo nel modo più naturale possibile.
Mossi la mano prima in su, poi in giù, intimidita dalla mia inesperienza, ma mi rassicurai non appena udii alcuni ansimi di approvazione uscire dalla bocca di Louis.
Continuai i miei movimenti, contenta di stare riuscendo a provocargli piacere, seppure minimo.
«Come sto andando?» sussurrai titubante, sperando vivamente che gli stesse piacendo. Louis gemette, stringendo i miei boccoli biondi in una mano.
«Benissimo, diamine, devi solo... prenderlo... un po' più in su» soffiò sul mio viso col respiro ansante, guidando la mia mano verso la punta della sua lunghezza.
Accompagnò la mia stretta su di lui, mostrandomi la modalità con cui avrei dovuto toccarlo, e quando dopo qualche minuto capii come fare, il ragazzo rilasciò un nuovo gemito e ritrasse la mano, lasciando che facessi da sola.
Sembrava quasi che lo stessi liberando di una grandissima frustrazione, come se, nonostante cercasse in tutti i modi di dissuadermi dal toccarlo, avesse in realtà atteso all'infinito perché quel momento arrivasse.
Sorrisi, compiaciuta del mio lavoro: mi faceva sentire bene sapere che gli piacesse ciò che gli provocavo, nonostante non fossi una delle tante donne che aveva avuto che, sicuramente, sapevano farci molto più di me.
Dopo minuti interminabili aumentai la rapidità dei movimenti, e poco dopo venni afferrata per la schiena e portata a pochissima distanza dalle labbra di Louis, di cui non riuscivo mai ad averne abbastanza.
«Nessuna ragazza mi ha mai fatto l'effetto che mi fai tu quando mi sei vicina» ammise, profondamente serio, «tu... tu sei unica» soffiò sulle labbra, prendendo ad ansimare sempre più forte a ogni mio movimento.
«Voglio essere l'unica per te» dichiarai decisa, aumentando di colpo la velocità.
Lo sorpresi a tal punto che avvolse la mia schiena tra le sue braccia e soffocò un gemito, stringendo forte il suo carnoso labbro inferiore tra i denti.
«Merda, Ambs...» ansimò.
Continuai a compiere la stessa azione con ancora più forza e decisione mentre, presa da un momento di audacia, afferrai con la mano libera quella di Louis e la spostai sulla mia natica.
Era evidente che non se l'aspettasse, perché mi guardò lievemente stupito prima di assecondarmi, stringendola in un palmo.
«Sei perfetta, dannazione» imprecò mentre osservava il mio corpo, e io presi a fissare il suo viso sopraffatto da piacere, notandone la fronte imperlata di sudore, i capelli castani incollati al viso e i suoi occhi di ghiaccio pieni di desiderio.
«Sono... vicino...» disse, ansante, inducendomi ad aumentare la rapidità dei miei gesti.
Poggiò la mano dietro al mio collo, incatenando i nostri sguardi e, dopo alcuni minuti, un gemito strozzato fuoriuscì dalla sua bocca, mentre un liquido biancastro sfrecciò a tutta velocità a un passo dal mio braccio nudo.
Mi appoggiai al petto di Louis, profondamente stanca, e lui cinse il mio corpo minuto tra le sue braccia, stringendomi a sé, tentando ancora di regolarizzare il respiro.
«Andavo... andavo abbastanza bene?» domandai, improvvisamente turbata, e ringraziai il cielo che Louis non potesse vedermi, perché avrei potuto giurare di essere arrossita in quel preciso istante.
«Se andavi bene?» Il ragazzo sciolse il nostro abbraccio per guardarmi negli occhi.
«Non credo avrei potuto chiedere di meglio» fu tutto ciò che disse, e bastò a farmi sorridere come un'ebete e rivolgere lo sguardo verso il suolo.
Lo credeva davvero?
D'un tratto, la sua espressione sembrò farsi più seria. Prese il mio mento tra le dita e alzò il mio viso verso di lui, costringendomi a incontrare il suo penetrante sguardo.
«Anch'io desidero che tu sia l'unica, per me» confessò, facendomi sentire debole, pronta a sciogliermi come un cubetto di ghiaccio ai tropici.
Lo sarei stata, allo stesso modo in cui ero convinta non avrei mai più guardato nessun uomo che non fosse Louis, da quel giorno in poi.
«Ambs...» pronunciò titubante, poi si schiarì la voce, guardandomi come non aveva mai fatto. Sembrava sul punto di confessarmi qualcosa molto importante, e io sentii le mie gambe tremare. «Amber. Io credo che tu...»
La sua voce venne sovrastata da alcuni pesanti e violenti rumori provenienti dal piano inferiore, accompagnati da urla e bottiglie di vetro che si infransero al suolo.
Aggrottai la fronte, perplessa, e notai Louis fare lo stesso.
Che costa stava succedendo?
«Ma cosa...» Le mie parole rimasero in sospeso, perché qualcuno prese a bussare contro la porta della stanza in maniera insistente, facendomi strabuzzare gli occhi.
«Louis, è urgente, devi venire di sotto! Si tratta di Isaac...»
Spazio Autrice
Sì, ammetto che pubblicare la prima scena un po' spinta metta un po' di ansia. Lo sto provando anch'io finalmente, fantastico😂
Beh, cosa ne pensate? Ho cercato di incentrarmi molto di più sulle emozioni e sui sentimenti, che sull'atto in sé, e spero di esserci riuscita!
Chi credete che sia fuori dalla porta, e cosa pensate sia successo ad Isaac?
Fatemelo sapere nei commenti!
L'avevo detto che i momenti di tregua, nella mia storia, non sono duraturi😂
Alla prossima!❤️
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