.17.
Dopo essermi sistemata bene tra le coperte, assicurandomi che emanassero calore al mio corpo gelido, sentii un lieve bussare alla porta.
«Avanti» sussurrai, così flebilmente da farmi pensare che la persona al di fuori della della stanza non mi avesse sentita.
Era ormai passata quasi una settimana dal giorno in cui Jacob aveva cercato di portarmi via con sé, dal giorno in cui, inspiegabilmente, si era trattenuto dal farmi del male.
Una settimana in cui ero a malapena uscita dalla mia camera.
In quei giorni non avevo fatto altro che rimanere a letto, alzandomi solamente per i pasti, eseguendo l'unica richiesta di Louis.
Lui era il solo a essermi stato vicino: ogni sera si presentava da me per chiacchierare, starmi vicino e assicurarsi che stessi bene.
Zade, d'altro canto, mi aveva ignorata per tutto il tempo, e io avevo fatto lo stesso: non meritava la mia attenzione. Non più.
Avrei dovuto dire a Louis la verità, avrei dovuto raccontargli ciò che c'era stato tra di noi, ma non ci riuscivo. Louis era l'unico capace di farmi del bene, di farmi sentire meglio...
Se avessi perso anche lui, la mia vita sarebbe stata privata della sola persona avesse mai tenuto a me per davvero.
Zade mi aveva solamente presa in giro, e io, come una stupida ingenua, c'ero cascata.
Non sarebbe mai più accaduta una cosa simile: mi aveva colta alla sprovvista, aveva approfittato di un mio momento di debolezza fisica e psicologica per ottenere quello che voleva.
Tutto ciò che desideravo, in realtà, era Louis, e avrei tanto voluto rendermene conto prima di commettere uno sbaglio del genere.
I ricordi di quella sera erano ancora freschi, indelebili nella mia mente.
La porta della villa si aprì e si richiuse di scatto, mentre un'accecante luce illuminò il soggiorno.
«Amber?» urlò una voce preoccupata, precipitandosi nell'ampia stanza. Riconobbi subito di chi si trattava.
Immediatamente corsi all'entrata e, non appena vidi Louis, non esitai nemmeno per un secondo a buttargli le braccia al collo, sentendomi realmente a casa solo in quel preciso istante.
Lo presi alla sprovvista, ma accettò volentieri l'abbraccio, stringendomi forte a sé.
Nel momento in cui udii la voce preoccupata di Louis parlarmi, mi sentii immediatamente in colpa per quanto era accaduto con Zade, ma il pensiero di ciò che Jacob aveva provato a fare sovrastava ogni cosa.
Ero stata ingannata dall'espressione malinconica di Zade.
Non era ciò che realmente volevo.
«Diamine Amber, dove sei stata? Mi hai fatto preoccupare così tanto! Temevo ti fosse accaduto qualcosa, e... che cos'hai qui?» chiese quando si allontanò di poco da me, indicando le mie gambe sfregiate a cui ormai non avevo più prestato attenzione.
Lo guardai negli occhi, non riuscendo a trattenermi dallo scoppiare nuovamente a piangere.
Quando avevo spiegato a Louis che i lividi e gli squarci nella pelle erano tutta causa di Jacob, un impeto di rabbia aveva preso il possesso del suo corpo.
«Io lo uccido. Giuro che lo uccido» ringhiò Louis, stringendomi ancora più forte a sé.
«Ti prometto che non mi allontanerò mai più da te, Amber, mai più. Una cosa del genere non si ripeterà una seconda volta» mi sussurrò più dolcemente, cullandomi tra le sue braccia.
Infine, Zade era sceso al piano di sotto, e io avevo deciso di rifugiarmi in camera mia: non volevo passare altro tempo con lui per nessuna ragione al mondo.
Mi era passato di fianco senza neppure rivolgermi uno sguardo, ma forse era meglio così.
Louis era tutto quello che volevo, tutto ciò di cui avevo realmente bisogno: baciare Zade era stato uno sbaglio avvenuto in un momento di mancata lucidità, e lo sapevo fin dall'inizio.
A lui non importava niente di me: i suoi occhi dolci e il crollo delle sue barriere mi avevano intenerita, ma non avrei più permesso che una cosa del genere accadesse.
Da quel momento in poi, mi sarei tenuta a debita distanza da quel ragazzo estremamente lunatico e dannatamente complessato.
Tuttavia, avevo deciso di fermarmi sugli scalini per sentire che cos'avrebbe detto a Louis in merito agli avvenimenti della serata.
Il ragazzo rimase sconvolto quando notò le condizioni in cui si trovava l'amico.
«Merda, Zade... che cos'è successo?»
Il ragazzo tirò un lungo e rumoroso sospiro prima di parlare.
«Quando sono arrivato in quel parco Sullivan, ubriaco marcio, stava per farle del male. Non ho idea del perché si trovasse lì... ma avresti dovuto vederlo. Se la trascinava dietro come fosse un animale» pronunciò il corvino con un pizzico di disgusto. Gli raccontò di essersi avventato su Jacob, nero dalla rabbia, di come mio fratello stesse per avere la meglio su di lui, quando gli avevo spaccato una bottiglia in testa per metterlo fuori gioco. Quando disse che un proiettile l'aveva sfiorato, Louis imprecò, chiedendogli se stesse bene.
Zade riferì tutto con voce rotta, come se quella situazione lo coinvolgesse più di quanto chiunque altro potesse immaginare.
«Pagherà per tutto questo. Puoi starne certo» fu ciò che Louis disse con disdegno, e capii dal tono con cui pronunciò quelle parole quanto la sua rabbia fosse salita alle stelle.
«Ti ringrazio per quello che hai fatto, Zade» affermò in seguito, tirando una pacca sulla spalla dell'amico.
Louis era così sincero...
E io lo avevo tradito, baciando il suo migliore amico.
Non eravamo fidanzati, certo, ma quello che c'era tra di noi era abbastanza da farmene pentire amaramente.
Il corvino parve tornare alla sua originaria freddezza quando gli rispose.
«Non è la prima volta che le salvo la pelle, Louis, e ho come la sensazione che non sarà neppure l'ultima».
Fu proprio Louis a fare capolino nella mia stanza, riportandomi al presente.
«Amber... posso?» domandò.
Annuii con il capo, inducendolo a chiudersi la porta alle spalle e avvicinarsi al letto.
Portava una stretta canottiera bianca di cotone che fasciava perfettamente il suo torace scolpito, un jeans strappato sulle ginocchia e un paio di scarpe di una marca a me sconosciuta perfettamente bianche.
Il ragazzo si inginocchiò alla mia destra, prendendo tra le dita una ciocca dei miei capelli. Avevo scoperto che amasse farlo.
«Come stai oggi?» mi chiese, e io mi strinsi ancor di più nella coperta.
«Come ieri».
Sospirò.
«Non avrei mai dovuto lasciare che accadesse una cosa del genere. Mi dispiace così tanto» rivelò cupo, come se credesse che il merito di quanto accaduto fosse suo.
Alzai il busto dal letto, mettendomi seduta, scrollandomi le coperte di dosso e guardandolo negli occhi.
«Non devi darti la colpa, Louis... Sai benissimo che non è tua» affermai, poggiando le dita sul suo braccio. Solo in quel momento mi accorsi che una scritta in latino marchiava la sua pelle.
«Ama mihi cum mererem minus, quoniam erit cum ne egerent.»
Mi domandai che cosa significasse.
«Invece lo è. Se solo non mi fossi allontanato...» si colpevolizzò nuovamente, pronunciando in maniera dura quelle parole. Scossi la testa, mortificata, ma Louis non prestò attenzione a ciò che feci, perché la sua vista si posò sugli irregolari segni sulla mia pelle pallida.
«Guarda come ti ha ridotta...» proferì in maniera cauta, espirando piano e sfiorandomi il polso con delicatezza, su cui era posto un brutto livido violaceo dovuto dalla forte stretta di Jacob.
Riportare alla mente mio fratello in quell'istante fu peggio di percepire mille lame penetrarmi nella carne.
«S-sto... sto bene, ora» mentii.
La verità era che non stavo affatto bene, quella situazione mi stava uccidendo: Jacob era stato sempre violento nei miei confronti, ma il modo in cui si era comportato quella sera mi aveva logorata dentro, nonostante avesse trattenuto l'istinto di farmi del male.
E Louis lo sapeva.
«So che non è la verità» disse infatti, lasciando che la mano poggiata sul mio polso scivolasse in giù lungo il mio fianco, che prese a carezzare.
Sospirai appena, e il mio sguardo cadde nuovamente sulla piccola scritta che Louis aveva deciso di tatuarsi sul lato del braccio.
Non avevo mai avuto la possibilità di studiare una lingua diversa dall'inglese, ma se l'avessi fatto, ero certa che quella latina sarebbe sicuramente rientrata tra le mie preferite.
Non conoscevo altro che i motti più famosi: «Ad maiora», «Carpe diem», «Memento audere semper». «Servabo te». La frase che Zade aveva tatuato sul cuore. Conoscevo anche quella.
«Significa: amami quando lo merito meno, perché sarà quando ne avrò più bisogno» rivelò Louis, quasi come se avesse capito che stessi per chiederglielo, «sembrerà strano, eppure mi ha sempre affascinato il latino» concluse, rivolgendomi un piccolo sorriso.
Amami quando lo merito meno, perché sarà quando ne avrò più bisogno.
Quella breve frase sembrava esser stata creata appositamente per me.
«È... è bellissima» riuscii a dire, passando il dito sulle lettere in lingua latina impresse sulla sua pelle.
«Sai, non ho vissuto un'adolescenza molto felice» confessò tutt'a un tratto, lo sguardo rivolto verso le sue mani congiunte tra loro, «la mia famiglia non ha saputo accettarmi per quello che sono, coi miei pregi e difetti. Non è riuscita a comprendere che, come ogni altro essere umano, anch'io sbagliassi». Capii quanto fosse difficile per lui parlarmene attraverso un solo sguardo, e mi sentii male a quelle parole. Lui era un uomo meraviglioso, meritava il meglio.
«Per questo non nego mai una seconda opportunità a chi amo. Perché nei periodi difficili è lecito sbagliare, ed è proprio in quei momenti che hai bisogno solamente di sapere che, chi ti vuole bene veramente, non ti volterà le spalle» finalmente Louis sollevò il volto, connettendo le nostre iridi chiare in un contatto profondo, intenso. Faticai a reggere quel gioco di sguardi: era come se le sue parole avessero toccato le corde del mio cuore, come se avessero potuto risanare ciò che ormai pensavo fosse andato perduto.
Louis era così buono, così comprensivo, pronto a prendersi cura dei suoi protetti. E io avevo la fortuna di essere uno di loro.
Solo allora mi accorsi di quanto fossimo vicini.
Era stata un'azione spontanea quella di accostarci l'uno all'altra in quel modo, come se i nostri corpi fossero stati due magneti destinati a incontrarsi, qualunque direzione prendessero.
Gli occhi di Louis carezzarono il mio viso senza il bisogno di sfiorarlo, cercando di assimilarne quanti più dettagli possibili, e il mio sguardo indugiò a lungo finché, d'un tratto, non si posò sulle sue rosee e carnose labbra.
Una piccola goccia calda bagnò la mia guancia nel momento in cui feci ciò che l'istinto mi suggerì.
Inaspettatamente, annullai la poca distanza che c'era tra di noi e posai le labbra sulle sue.
Il ragazzo rimase visibilmente sorpreso, ma dopo poco si alzò da terra e, posizionando un ginocchio sul letto, poggiò le mani all'altezza dei miei fianchi, offrendomi il suo dolce e delicato tocco.
Solo Dio sapeva quanto amassi il sapore di Louis sulle mie labbra.
Dopo pochi attimi passati a perdermi nella sua stretta, il bacio si fece più passionale: le nostre bocche intrapresero una danza piena di desiderio, e senza neppure rendermene conto mi ritrovai sdraiata sul letto, le mani a circondare la nuca di Louis, che reggeva il suo peso su di me con le sue forti braccia.
Proprio nel frangente in cui le umide labbra del ragazzo sfiorarono il mio collo, provocando alla mia pelle migliaia di brividi, percepii uno strano calore pervadermi il basso ventre, qualcosa che non avevo mai provato, prima di allora.
Non sapevo cosa fosse, ma era così bello e piacevole che non ebbi la benché minima intenzione di continuare a rimuginarci su.
Istintivamente sollevai i fianchi per avvicinarmi al corpo di Louis, percependo subito il rigonfiamento nei suoi pantaloni, ed emisi un sospiro quando, muovendosi verso di me, si appoggiò completamente al mio basso ventre, guardandomi intensamente negli occhi.
Poco dopo poggiò la bocca sulla mia, lasciandomi piccoli baci sul labbro inferiore, sul mento, sul collo.
«La senti questa sensazione, Amber? La stessa sensazione che, senza pensarci due volte, ti fa venire una tremenda voglia di avvicinarti sempre più a me?» soffiò sulla cute sensibile del mio collo tra un bacio e l'altro, provocandomi la pelle d'oca.
Annuii piano, mentre un piccolo ansimo sommesso uscì dalla mia bocca.
Il ragazzo sorrise nell'incavo del mio collo, e con due dita prese a carezzarmi dolcemente il viso.
«Questo è il piacere che ti pervade, che prende il possesso della tua mente, e ogni singola cellula del tuo corpo vorrebbe che mi unissi in tutto e per tutto a te perché in questo momento, piccola Ambs... mi stai desiderando con tutta te stessa» sussurrò al mio orecchio, lasciandomi senza fiato.
La sua lingua accarezzò dolcemente il mio lobo, lasciando che i miei sensi percepissero il suo fiato caldo sulla mia pelle, e i suoi baci umidi risalirono fino alle mie labbra, su cui poggiò le sue per un breve istante prima di fermarsi, scrutandomi prudentemente dall'alto.
«Ti senti a tuo agio?» chiese fissandomi negli occhi, aspettando una mia risposta.
Esitai solamente per un secondo prima di dargliela.
«Io sono sempre a mio agio con te, Louis. Però, in questo momento, io... è tutto così...» avvertii un candido rossore impossessarsi del mio viso, come se mi fossi accorta solamente a quel punto della situazione che si era creata.
Louis aveva posizionato i gomiti sul letto, rimanendo in tensione sulle sue braccia per non schiacciarmi, mettendo in evidenza i muscoli flessi dei suoi bicipiti. Le sue stalattiti puntate nei miei occhi chiari sembravano così fredde, gelide; ma era solo apparenza, perché non avevo mai visto niente di più caldo e confortevole di quelle iridi di ghiaccio, capaci di mandarmi a fuoco attraverso un solo sguardo.
«Non c'è bisogno che ti giustifichi, Amber, è normale che tu sia titubante. In fondo, non hai mai fatto niente di simile, prima d'ora» mi rassicurò, rivolgendomi un tenero sorriso, «ma voglio farti capire che non è assolutamente imbarazzante che tu abbia provato questa sensazione. Guarda cos'hai fatto tu a me» disse, invitandomi a notare la sua palpitante erezione ancora coperta dai jeans.
Ridacchiai, tornando a guardarlo negli occhi, e solo in quel momento notai che stesse fissando le mie labbra nel modo in cui, attimi prima, stavo facendo con le sue.
Decisi quindi di andare oltre la vergogna e la mia inesperienza: avevo bisogno di qualcosa di positivo e di nuovo nella mia vita, qualcosa di bello, che mi facesse sentire bene.
Non c'era nient'altro che avrei voluto, quella sera, se non perdermi totalmente sotto il tocco esperto del ragazzo che aveva dato un senso alla mia vita, stravolgendomela completamente.
Decisi di non pensare più a nient'altro che al presente: dimenticai completamente Zade, omessi dalla mia memoria il triste ricordo di tutto il male che Jacob mi aveva fatto e lasciai che, ancora una volta, fosse l'istinto a guidarmi.
Impugnai la sua canottiera in una mano e lo avvicinai ancor di più a me.
«Voglio baciarti» gli sussurrai, cercando di non far notare il mio impaccio.
Non dovetti ripeterglielo una seconda volta perché Louis soddisfacesse la mia richiesta: le sue labbra furono immediatamente sulle mie, riprendendo subito ciò che avevamo momentaneamente lasciato in sospeso.
Il calore tornò a pervadermi quando la sua bocca cominciò a lasciarmi baci umidi e delicati, percorrendo ogni parte del mio collo nudo, ed emisi un gemito di piacere quando strinse tra i denti un lembo della mia pelle.
Subito ne rimasi sorpresa: mai, nella mia vita, avevo gemuto per qualcosa o qualcuno.
Passò dal collo alla scollatura a V del mio top, baciando e mordicchiando di tanto in tanto la mia cute in maniera dolce, ma allo stesso tempo passionale.
Non sapevo fino a che punto si sarebbe spinto, sapevo solo che il desiderio diventava sempre più insistente, e cominciavo a sentire il bisogno di avere di più.
Dopo aver ottenuto un disperato cenno di consenso da parte mia portò le mani al di sopra del top, sfiorando prudentemente i miei seni con le dita.
«Farò tutto quello che vorrai, Amber, tutto quello che desideri scoprire» pronunciò, fissandomi, «e non pensare nemmeno per un istante che tu sia per me qualcosa di occasionale... perché non lo sei. Non potresti mai esserlo» risalì con le mani fino al mio viso per carezzarmelo, e io mi persi nei suoi occhi cristallini, così sinceri da farmi sentire quasi sporca.
«Voglio solo che tu sappia che puoi fidarti di me: io non ti farei mai del male, e non mi spingerò mai oltre i limiti che non sei disposta a superare» confessò deciso, incatenando il suo sguardo magnetico al mio.
Quelle parole fecero sciogliere il mio cuore quasi non fosse stato altro che una piccola candela sotto il calore di una fiammella: dopo ciò che mi disse, non pensai più a nulla.
Riuscii a lasciarmi andare completamente e a fidarmi in tutto e per tutto di Louis.
Louis che, per tutti quei mesi, non aveva fatto altro che farmi del bene.
Louis che mi aveva salvata dalle grinfie di mio fratello, permettendomi di scoprire che il mondo non fosse fatto solamente di persone malvagie.
«Louis...» cominciai, «voglio che tu... tu...»
Mi bloccai, non sapendo quali fossero le parole adatte da utilizzare in un contesto del genere: sarebbe stato decisamente più facile se avessi avuto un briciolo di esperienza in più.
Ma non dovetti dire nulla, alla fine, perché fu Louis a zittirmi.
«Shh... Non preoccuparti, Amber. So già cosa vuoi...» mormorò il ragazzo, tornando a lasciare ardenti baci su tutto il mio corpo che mi fecero impazzire.
Ero convinta che, qualunque cosa avremmo fatto quella sera, mi sarebbe piaciuta da morire.
Spazio Autrice
Adesso però ve lo devo chiedere, ho aspettato 17 capitoli per farlo, ma ora non sto più nella pelle dal saperlo.
Perciò, lettrici silenziose e super attive, ho bisogno di sapere: siete #TEAMLOUIS o #TEAMZADE ?
Spero sarete in tante a rispondere, sono curiosa e ci tengo!
Ho pubblicato veramente presto questa volta, perciò spero che questo capitolo-decisamente molto intenso- sia di vostro gradimento!
Cosa pensate accadrà nel prossimo?
Inoltre ho aperto una pagina Instagram dedicata alla storia su cui potete seguirmi, se vi va, sarà divertente! https://www.instagram.com/invites/contact/?i=fmbkhnpnmz83&utm_content=i8ayccw
Si chiama @___.corastories.___
Spero di ritrovarvi tutte lì❤️Alla prossima!
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