.14.
Quando il giorno dopo mi svegliai, decisi di provare a non pensare a ciò che era successo con Zade la notte precedente: mi alzai dal letto e mi diressi in bagno per fare una doccia calda.
Ormai, fortunatamente, non ne ero più terrorizzata, e dovevo ringraziare solamente Louis per quello: quel giorno mi aveva rassicurata, aveva fatto in modo che mi concentrassi su altro...
Spalancai gli occhi quando il pensiero di Louis mi fece tornare alla mente gli avvenimenti del giorno prima.
Lui era andato a un combattimento, ed essendomi addormentata, non avevo avuto modo di assicurarmi che fosse tornato tutto intero...
Dio, come avevo potuto non pensarci prima?
Dovevo assolutamente accertarmi che stesse bene.
Insaponai il mio corpo il più velocemente possibile e, inevitabilmente, mi tornò alla mente quanto le parole che Zade aveva pronunciato quella sera mi avessero lasciata con l'amaro in bocca.
«Se fossi veramente così intoccabile come tutti crediamo, non avresti fatto niente con lui, dopo così poco tempo».
Mi chiesi come fosse possibile che quel ragazzo pensasse una cosa simile. Insomma: anche se Louis gli avesse accennato che pian piano ci stavamo avvicinando, ciò non giustificava le convinzioni di Zade nei miei confronti.
La sua sfuriata, quel bacio violento e il suo pianto disperato erano scene che non potevo cancellare facilmente dalla testa...
Tentai di scacciare immediatamente quei pensieri, ricordando di essermi promessa che avrei fatto a meno di meditarci sopra.
Dopo dieci minuti passati sotto la doccia chiusi la manopola con cautela, per poi uscire, ansiosa di assicurarmi che Louis stesse bene.
Quando però finii di vestirmi e scesi le scale, credendo di trovarlo in cucina, mi accorsi che in quel momento vi era solamente Zade, intento a cucinare dei pancakes.
Vederlo mi fece contorcere lo stomaco, e fermai all'istante i miei passi, rimanendo in punta di piedi sull'ultimo gradino, interdetta sul da farsi.
Non sapevo se andare a sedermi per aspettare Louis e ignorarlo completamente, nella speranza che avrebbe fatto lo stesso, oppure se tornare al piano di sopra, cercando il castano direttamente in camera sua.
Mentre riflettevo sulla cosa migliore da fare, non potei fare a meno di osservare attentamente la figura di Zade in piedi dinanzi al piano cottura: alcune ciocche di capelli scuri gli ricadevano sul viso ogni qual volta abbassasse il capo, e prontamente vi passava una mano per riportarli all'indietro.
Il mio sguardo si posò sulle sue braccia imponenti e colme di strani disegni tatuati, che manovravano i fornelli nell'intento di non far bruciare i due pancakes nella padella.
Abbassai poi gli occhi sul suo petto, coperto da una sola maglietta bianca senza maniche che lasciava intravedere alcuni dei suoi innumerevoli tatuaggi: tra tutti, uno in particolare catturò la mia attenzione.
Sulla spalla sinistra, una delicata rondine colorata di blu dalle ali spiegate sembrava volare libera, custodendo all'interno del becco una chiave dorata a forma di cuore.
Quel tatuaggio pareva spiccare sulla sua pelle, risaltava molto più di tutti gli altri che aveva e, inoltre, era uno dei pochi a colori: mi domandai se avesse qualche significato particolare, per lui.
Non avevo mai fatto un tatuaggio in vita mia, ma ero sempre stata affascinata dalla possibilità di imprimere per sempre sulla mia pelle un pensiero, una data, oppure semplicemente un qualcosa che riportava alla mente un ricordo felice.
Non sapevo per quale motivo la mia mente stesse notando tutti quei particolari di Zade, la stessa persona che la sera prima mi aveva terrorizzata, accusandomi di essere una spia.
Mi resi conto di starlo fissando da tempo quando ormai era troppo tardi, perché a quel punto, il moro si era accorto della mia presenza.
«So di essere dannatamente attraente, Amber, ma se mi guardi in quel modo sembra proprio che tu voglia solamente una cosa, da me» rivelò, incrociando lo sguardo col mio solo alle sue ultime parole, abbandonando la presa sulla padella.
Senza che nemmeno me ne accorgessi spense il gas, prendendo ad avvicinarsi lentamente a me. Istintivamente feci un passo indietro, facendo comparire sul suo volto un sorriso compiaciuto.
«E noi sappiamo benissimo di cosa sto parlando. Non è così, Ambs?» ridacchiò, avvicinandosi ancor di più a me: la rampa di scale era talmente stretta che il ragazzo non ci mise molto a raggiungermi.
«Stammi lontano» richiesi dura, facendo un altro passo indietro. Il corvino sorrise sghembo.
«Oh, quindi adesso hai paura di me, Sullivan?» In un battito di ciglia mi ritrovai senza via d'uscita, con Zade davanti a bloccarmi la strada.
«O forse si tratta di qualcos'altro?» mi provocò, soddisfatto. Spalancai gli occhi quando avvicinò ancor di più la sua bocca alla mia, parlandomi a due centimetri di distanza.
Ci risiamo.
«Sappiamo entrambi che questa situazione ti piace, oh, eccome se ti piace... so che ami fare la ragazza innocente nonostante tu non lo sia, ma c'è dell'altro. Dimmi, Amber» sorrise, passando la lingua sulla sua dentatura perfetta, «se mi avessi conosciuto al di fuori di questa casa, senza dover tener fede al piano escogitato da Jacob, mi saresti saltata addosso... non è così?» soffiò sulle mie labbra, un ghigno impresso sul suo cupo volto.
Non avevo capito quanto quel ragazzo fosse dannatamente lunatico fino a quel momento.
Ormai non sapevo più come sentirmi in sua presenza, ma una cosa era certa: non gli avrei più permesso di spaventarmi.
Io non meritavo quel trattamento, e glielo avrei fatto capire.
«Quello che so è che tu non stai affatto bene, Zade. Hai fatto tutto tu, ieri: mi hai baciata contro la mia volontà, mi hai accusata di essere una persona diversa e di essermi avvicinata a Louis per conto di Jacob, il che è veramente assurdo. Poi, sei scoppiato a piangere e mi hai chiesto scusa» dissi tutto d'un fiato, coi pugni stretti e fissandolo dritto nei suoi occhi scuri. «Qual è il tuo problema?» gli domandai infine, prendendo coraggio.
Non ce la facevo più, ma soprattutto, non sopportavo di essere giudicata come la persona che non ero. In fondo, perché avrei dovuto farmi trattare in questa maniera da lui? Mi ricordava tanto Jacob.
I modi bruschi e le parole taglienti di mio fratello avevano già avuto un ruolo non indifferente nella mia vita: non avrei permesso a qualcun altro di trattarmi ancora così.
Non più.
Gli occhi del ragazzo si incupirono mentre scrutava attentamente ogni espressione del mio viso.
«Io non ti credo, Amber. Non credo alla tua finta innocenza. Ti assicuro che presto o tardi la tua maschera cederà, e a quel punto tutti vedranno chi sei veramente» affermò con disprezzo, senza però spostarsi di una virgola.
Ne avevo abbastanza: poteva credere ciò che voleva, non mi importava più di fargli cambiare idea. Tutto quello che volevo era fargli capire che il tempo di subire, per me, era finito.
«Sono quello che vedi, Zade: fattene una ragione. Mi sono stancata dei tuoi sbalzi d'umore, davvero» ammisi, stupendo persino me stessa. «Adesso, lasciami in pace» conclusi determinata, poi, con tutta la forza che avevo, lo spinsi via e mi diressi velocemente in cucina.
Il ragazzo rimase di sasso alla fermezza delle mie azioni, e con la coda dell'occhio lo vidi girarsi verso di me.
«Dio Amber, giuro che-»
«Buongiorno!» Il suo commento dispregiativo nei miei confronti venne bloccato dall'irruzione dei ragazzi in cucina: Zade si ricompose immediatamente, limitandosi a mandarmi un'occhiata atroce.
Nonostante fossi felice di aver dimostrato un minimo di intraprendenza, sapevo di averla fatta davvero grossa, e con l'umore costantemente in cambiamento di Zade, non l'avrei scampata facilmente la prossima volta.
Quando però vidi Louis comparire all'apice della gradinata al fianco di Nolan, dimenticai ogni avvenimento appena accaduto.
Rimasi a osservarlo mentre, chiacchierando con l'amico, scendeva a piedi nudi la lunga scalinata che portava alla cucina: scrutai attentamente il suo viso, perdendo un battito quando notai un grosso livido violaceo sul suo zigomo.
Quasi come se avesse sentito il mio sguardo su di sé, Louis si voltò verso di me, rivolgendomi uno splendido sorriso raggiante non appena mi vide.
Solo allora mi resi conto di quanto avessi sentito la sua mancanza.
«Perciò, tutto sommato è andata bene?» gli domandò Nolan, attirando nuovamente l'attenzione di Louis.
«Alla grande» rispose, prima di dare le spalle all'amico e dirigersi verso di me.
«Ehi, Ambs» mi salutò, appoggiandosi al tavolo di fronte a me. Tentai di non distogliere lo sguardo dal suo viso nonostante, visto da così vicino, il livido che aveva sullo zigomo appariva ancor più spaventoso.
«Come stai?» mi chiese, poggiando le sue lunghe dita sul mio viso: rabbrividii a quel contatto, sentendomi come se fossero passati mesi dall'ultima volta che lo avevo visto, quando in realtà era trascorso solamente meno di un giorno.
«E tu?» rigirai la domanda, portando le gambe sulla sedia e avvicinando e ginocchia al petto.
«Io sto bene, Ambs. Come puoi vedere sono tornato tutto intero» affermò sorridendomi, afferrando poi una sedia per prendere posto a tavola di fianco a me.
Lanciai un'occhiata verso Zade, notando di tanto in tanto il suo sguardo freddo posarsi su di me, poi tornai a guardare Louis che, con un coltello in mano, aveva preso a sbucciare una mela.
Le sue parole tradivano le sue condizioni fisiche: non poteva stare bene sul serio con un viso ridotto in quello stato.
Prima che potessi pensarci, mossi la mano verso il suo volto, sfiorandone lo zigomo, e il ragazzo si girò immediatamente verso di me, incuriosito dalle mie azioni.
Quando i suoi occhi chiari incontrarono i miei, sembrò subito capire che cosa stessi cercando di fare, poiché mi sorrise. «Tranquilla Amber, non è niente. Gli ho fatto più male io» rivelò, rivolgendomi un occhiolino.
«Già...» dissi solamente, ritraendo la mano e distogliendo lo sguardo: sembrava proprio non capire quanto per me fosse orribile vederlo in quello stato.
Il ragazzo aggrottò la fronte, ma fortunatamente non mi chiese perché fossi così distaccata.
Passammo la colazione così: Zade che mi guardava storto e mi faceva capire che, se avesse potuto, me l'avrebbe fatta pagare in quello stesso momento, Louis che tentava di approcciarsi in qualsiasi modo con me, ottenendo da parte mia solamente deboli cenni del capo e risposte distanti.
Finito di mangiare decisi di salire al piano di sopra senza avvisare, quindi chiusi la porta alle mie spalle e mi buttai sul letto, cominciando a pensare a tutto quello che era successo negli ultimi mesi.
L'imperdonabile decisione di Jacob, la strada, l'incontro con Louis, la sua scelta di proteggermi da mio fratello...
E poi l'odio di Zade, la simpatia verso i ragazzi, il primo bacio che Louis mi aveva dato.
L'incontro con Jacob al centro commerciale.
L'ostilità trasformata in violenza di Zade.
Erano davvero successe un sacco di cose e io, sinceramente, provavo ancora una grande confusione quando pensavo alle emozioni che Louis provocava in me solamente avendolo vicino.
Forse avrei dovuto raccontargli di Zade, di quanto che era successo la sera prima e la mattina stessa...
Ma non ci riuscivo, non potevo farlo.
Dopo l'ultimo litigio, tra loro c'era stata una quiete impressionante, non volevo certo essere io a rovinarla: avrei semplicemente dimenticato gli avvenimenti di quella serata, sperando non si sarebbero più ripetuti.
Inoltre, nonostante tutto, sentivo che dietro a quella cattiveria mostrata da Zade nei miei confronti ci fosse qualcosa di più grande: finché non avrei scoperto di cosa si trattava, preferivo non parlarne.
Louis mi attraeva, e non poco: più mi baciava, più desideravo di averlo accanto in ogni istante.
Per questo non riuscivo proprio a vivere con la consapevolezza che, un giorno, sarebbe potuto tornare a casa ridotto veramente male...
A interrompere i miei pensieri fu la porta della camera che venne aperta, e la figura di Louis fece irruzione nella stanza: la richiuse alle spalle, iniziando a fissarmi.
«Mi spieghi cosa ti prende?» mi chiese, incrociando le braccia al petto.
«Di cosa parli?» domandai, mettendomi seduta e rivolgendo lo sguardo altrove.
Il ragazzo sbuffò.
«Non mi hai praticamente rivolto la parola poco fa, e se l'hai fatto è stato solo per rispondermi in maniera fredda e distaccata. Mi spieghi cos'è successo?» Il suo tono di voce lasciava intendere quanto volesse davvero capire per quale motivo mi stessi comportando in quel modo, ma questo non fece altro che rattristarmi ancor di più.
Non capiva quanto facesse male vederlo in quel modo?
Sapevo che quel grosso livido sul viso non fosse l'unico sfregio che aveva sul corpo, sapevo che il suo «sto bene» pronunciato poco prima non fosse sincero...
E tutto ciò che realmente volevo da lui, era proprio la sincerità.
«Dio, Amber, se è per questo dannato livido, ti ho già detto che non mi sono fatto nien-»
«Louis» lo interruppi, «togliti la maglietta». Mi meravigliai per quanto ferma e decisa fosse stata la mia richiesta. A quanto pareva, affrontare Zade mi aveva resa più intrepida.
Il ragazzo rimase interdetto, e un profondo cipiglio prese possesso del suo viso.
«Come, scusa?» domandò, visibilmente confuso.
Presi un lungo sospiro e decisi di alzarmi dal letto, dirigendomi verso di lui.
«Se davvero non ti sei fatto niente non ti dispiacerà farmi vedere, no?» domandai quando fummo l'uno dinanzi all'altro, e capii di averlo preso alla sprovvista: non si aspettava una simile richiesta da parte mia.
Effettivamente, non me la sarei aspettata nemmeno io: stavo cambiando, giorno dopo giorno stavo diventando sempre meno passiva alla vita, più forte.
«Va bene» acconsentì. Senza attendere un minuto di più afferrò i lembi della sua t-shirt e la sfilò velocemente al di sopra della testa, rivelando il suo petto tonico e scolpito. Spalancai gli occhi.
«Ti senti meglio adesso, vedendo tutto questo?» mi interrogò il ragazzo dai lucenti ciuffi castani, poggiando le mani sul comodino alle sue spalle e prendendo a fissarmi.
Osservai inorridita il segno irregolare di un orribile ematoma posizionato sullo stomaco del ragazzo e alcuni lividi sparsi sulla sua pelle nuda, senza contare un taglio superficiale posto sul fianco.
«No... non mi sento meglio. Mi dispiace, non so cosa volessi dimostrare, io...» mi morirono le parole in gola, cominciando a sentirmi incapace di spiegargli cosa provassi.
Poco dopo però presi coraggio e, osservandolo in attesa che parlassi, presi un lungo sospiro prima di farlo.
«Louis, io comincio a tenerci a te. Comincio a tenerci sul serio» confessai, e notai una scintilla prendere il possesso dei suoi occhi alle mie parole, ora ancor più attenti su di me, «vorrei che mi rendessi partecipe del tuo dolore. Se proprio non puoi tirarti fuori da questo mondo per tutte le ragioni che mi hai elencato, perlomeno vorrei che mi dicessi la verità. Vorrei... vorrei che fossi sincero quando ti chiedo se stai soffrendo» dichiarai abbassando lo sguardo al suolo, pronunciando finalmente ad alta voce tutto quello che volevo sapesse.
Lo avevo stupito, era chiaro: sembrò rimanere meravigliato dal mio discorso.
Il ragazzo staccò le mani dal comodino alle sue spalle, dirigendosi verso di me: quando fu abbastanza vicino da potermi toccare, poggiò una mano al lato del mio viso.
«Guardami» proferì solamente, spingendomi a sollevare lo sguardo verso di lui. Incontrai subito i suoi occhi di ghiaccio dalle mille sfumature, gli unici capaci di farmi battere forte il cuore solamente avendoli puntati nei miei.
«A volte stento a credere che tu sia reale» disse, sfiorando il mio zigomo, «non so come a una ragazza come te possa importare di uno come me... so solo che tengo a te più di quanto abbia mai fatto con chiunque altro» ammise, e la gioia che provai nel sentire che provasse lo stesso per me fu immensa.
«Non voglio che tu soffra, men che meno a causa mia. Perciò lo farò, Amber: ti prometto che ti renderò più partecipe della mia vita. D'altronde, è quello che avrei dovuto fare da quando sei entrata a farne parte» concluse, appoggiando la fronte contro la mia.
Averlo così vicino mi faceva sentire vulnerabile, come se avessi potuto ignorare ogni aspetto negativo di ciò che si stava creando tra noi, se solo si fosse avvicinato ancora un po', e mi avesse baciata.
«Okay...» dissi solamente, portando la mano sulla sua posta al lato del mio viso e prendendo ad accarezzarla.
«C'è un'altra cosa, però» svelai. Il ragazzo allontanò di poco la fronte dalla mia per potermi guardare meglio.
Dovevo sapere come Zade avesse scoperto che tra me e Louis ci fosse stato qualcosa.
«Volevo chiederti se... se avessi detto ai ragazzi quello che è successo tra di noi» pronunciai senza pensarci troppo: non ci misi molto a pentirmene, però. Louis mi avrebbe sicuramente chiesto il motivo per cui glielo stessi domandando, e io non volevo confessargli quanto era accaduto con Zade.
Lui corrugò la fronte per un attimo; poi, sembrò giungere a una conclusione a me ignota, poiché sbuffò.
«Oh, Amber, non dirmi che hai sentito le stronzate di Isaac...» disse, privandomi del suo tocco sulla mia pelle per passarsi una mano in viso, accigliato.
Cos'avrei dovuto fare a quel punto?
Fortunatamente non dovetti dire nulla, perché Louis mi precedette.
«Non direi mai niente di quello che facciamo in privato, Amber. Sono affari nostri, e anche se i ragazzi sono miei amici, non sono tenuti a sapere nulla» sostenne. Mi sentii sollevata da quella dichiarazione.
«Isaac però è uno stupido ficcanaso e, quando ci siamo baciati in bagno, ci ha sentiti... si è fatto i suoi soliti film mentali: probabilmente non ha ancora capito che non siamo più dei ragazzini, ormai» Louis sollevò un lato della bocca in un mezzo sorriso, concludendo la spiegazione. A quel punto, capii perché Zade fosse così certo che io e il suo migliore amico fossimo andati oltre.
Era stato Isaac a raccontarglielo.
Mi domandai come Zade potesse essere stato così idiota da credergli sulla parola.
«Odio questo tipo di persone» rivelai, pensando a quanto il gesto di Isaac avesse influito sulla rabbia incessante di Zade.
Tuttavia, Louis assunse un'espressione più seria.
«Isaac sta affrontando un brutto periodo, Amber...» annunciò, prendendo poi un lungo respiro. «Lui è stato tradito dalla sua ex fidanzata con uno dei suoi migliori amici» annunciò il castano improvvisamente, facendomi spalancare gli occhi.
Non l'avevo mai provato sulla mia pelle, ma credevo che il doppio tradimento fosse peggio di ricevere una coltellata da una lama a doppio taglio: perdere la propria ragazza e il migliore amico a causa di un atto così sleale doveva essere davvero devastante.
Per un attimo, mi domandai se la persona in questione non fosse proprio uno dei ragazzi...
«La ferita è ancora aperta e, si sa, ognuno di noi affronta il dolore a modo suo. Mostrarsi indifferente e farsi gli affari degli altri per dimenticare ciò per cui sta soffrendo è il suo» proseguì Louis, distraendomi dai miei pensieri.
Più giorni passavo in quella casa, più scoprivo aspetti della vita di quei ragazzi che non avrei mai potuto immaginare.
«Invece qual è il tuo di modo per affrontare il dolore?» gli chiesi tutt'a un tratto, osservandolo: il suo viso appena abbronzato, contornato da un'accenno di barba corta, i capelli castani tirati all'indietro e gli occhi azzurri come il ghiaccio puntati nei miei, erano tutti elementi che non mi permettevano di distogliere lo sguardo da lui neanche per un istante.
Louis sembrò sorpreso da quella domanda, perché prese a fissarmi con ancora più intensità.
«Beh, Ambs... prima, l'unico modo efficace per affrontare il dolore, per me, era sfogarlo contro uno sconosciuto su un ring. Ma adesso...» si bloccò un attimo, avvicinandosi di nuovo a me, e io rimasi immobile, osservando curiosa ogni sua azione.
«Adesso, l'unica cosa capace di farmi sentire meglio in qualunque situazione... è questa» Louis posizionò le mani ai lati del mio viso e, in un secondo, poggiò le labbra sulle mie, cogliendomi totalmente e piacevolmente alla sprovvista.
Proprio come poco prima avevo pensato accadesse, ogni cosa passò in secondo piano in quel momento.
Non persi neppure un secondo: mi alzai in punta di piedi, gettai le braccia al collo del ragazzo e chiusi gli occhi, decidendo di collaborare a quel bacio.
Mi mancava il suo tocco, mi mancava la sua stretta attorno al mio corpo...
Mi mancava lui.
Assaporai le sue carnose e umide labbra sulle le mie, abbandonandomi totalmente a quella sensazione di completezza che provavo solamente quand'ero con Louis.
Percepii il mio cuore battere a mille quando cominciai a sfiorare la sua schiena nuda coi polpastrelli, mentre le nostre lingue continuavano a sfiorarsi in maniera delicata, bisognose di quel contatto ora più che mai.
Sentii la necessità di toccarlo, di sapere che fosse realmente lì con me, che stava bene e che bramava quell'unione tanto quanto me: fu proprio per questo che passai le mie mani dalla sua schiena alle sue braccia muscolose, facendo scivolare le dita fino al suo petto, sfiorando delicatamente i suoi addominali, attenta a non passare le dita sui lividi.
Il ragazzo si staccò per un solo istante da me e, col respiro ansimante, sussurrò: «Dio, Amber...»
Poi riprese a baciarmi, questa volta con ancora più foga: le sue mani sfiorarono i miei fianchi fasciati da una sola maglietta aderente, senza però insinuarsi al di sotto del tessuto chiaro, poi risalì con le dita fino ai miei boccoli, che prese a stringere con gentilezza.
Fu solamente quando percepii le mie gambe tremare, stanche per averle tenute in tensione cercando di raggiungere l'altezza di Louis per tutto quel tempo, che decisi di porre fine a quel bacio, staccandomi piano da lui e mantenendo ancora gli occhi chiusi, mordendomi poi il labbro inferiore.
Li riaprii quando avvertii la bocca di Louis schioccarmi un bacio sulla fronte, poi sul naso, e infine, sulle labbra.
«Non riesco più a fare a meno di te, Amber» rivelò il ragazzo, ricoprendo il mio corpo di mille brividi alle sue parole.
«Non so bene dirti cosa provo, non mi è mai successo niente di simile prima. So solo che è qualcosa di forte e, terribilmente... bello. Sì, è dannatamente bello».
Passai lo sguardo dalle sue labbra rosee, ora arrossate per il contatto con le mie, ai suoi occhi chiari, che sembravano studiare attentamente ogni mia reazione.
«Non c'è mai stata una persona al mondo capace di farmi sentire bene come fai tu, Louis. Credo... credo di non riuscire nemmeno io a fare a meno di te» svelai, scatenando sul volto di Louis un meraviglioso sorriso.
Dopo avermi lasciato un nuovo bacio sulla fronte, poggiò una mano sulla mia schiena e mi strinse a sé in un abbraccio totalmente inaspettato, ma allo stesso tempo rassicurante.
Poggiai la testa contro il suo petto nudo, lasciando che le sue mani accarezzassero dolcemente il mio capo.
Se qualcuno mi avesse chiesto cosa provavo per Louis, probabilmente, non avrei saputo rispondergli.
Ma forse, non c'era nulla da capire.
Forse, col tempo, la risposta sarebbe arrivata da sé.
Nel pomeriggio, Louis mi avvisò di un gentile invito di Nolan e la sua ragazza, Claire: volevano che passassimo una serata insieme al luna park.
Mi si erano illuminati gli occhi nell'udire quella proposta ma, subito dopo, un'espressione malinconica aveva preso il possesso del mio volto.
Ricordavo bene quel luogo: lì vicino, c'era un posto in cui io e Jacob, da piccoli, ci eravamo giurati eterna protezione.
Si trovava in un giardino pubblico, a due passi dal luna park: per caso lo avevamo scovato mentre un giorno giocavamo allegri sulle altalene.
Un albero piuttosto imponente aveva attirato la nostra attenzione: avevamo deciso di incidere le nostre iniziali sulla sua corteccia, per ricordarci sempre che la nostra fratellanza ci univa, e che non ci saremmo mai allontanati l'uno dall'altra, né ci saremmo mai fatti del male.
Ero davvero piccola e ingenua per credere che Jacob avrebbe tenuto fede a quella promessa.
Nonostante ciò però, avevo deciso che ci sarei andata: non avrei lasciato che i trascorsi con Jacob rovinassero una bella serata con Louis e i miei nuovi amici.
Tuttavia, avevo scoperto che l'invito era stato esteso anche agli altri ragazzi: Lincoln si era scusato, rivelando di non potere dal momento in cui aveva una corsa, e con lui anche Isaac.
Con mia grande sorpresa però, Zade aveva accettato, e mi domandai se non lo avesse fatto solamente perché c'ero anche io, per farmela pagare per quello che era successo quella mattina.
Tuttavia, quel ragazzo non mi intimoriva più, oramai.
Inoltre sapevo per certo che, con Louis al mio fianco, niente di spiacevole sarebbe potuto accadermi...
O forse mi sbagliavo.
Spazio Autrice
Ma buongiorno! Allora, cosa ne pensate di questo capitolo?
È decisamente più lungo degli altri, ma mi sono stancata di dividerli🤷🏻♀️ spero sia di vostro gradimento!
Finalmente vediamo Amber tirare fuori le palle, personalmente adoro questo nuovo aspetto del suo carattere! E voi?
Cosa credete succederà al luna park?👀 vi anticipo già che non ve lo aspettereste mai!🙈
Alla prossima❤️
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