La figlia del Sole


C’ era una volta una ragazza madre con un bambino di tre anni. Il suo nome era Mimosa, mentre suo figlio si chiamava Raggio. Suo padre le aveva messo quel nome perché quando era nata sembrava un sole: aveva capelli di un dorato splendente e occhi verde smeraldo contornati di blu. Tuttavia, qualche anno dopo la nascita di Raggio, suo padre morì; ma le disse, prima di perderla, che lei avrebbe dovuto cercarlo perché lui stava semplicemente andando verso il sole. Nella sua ingenuità, Mimosa credette davvero di essere la figlia del sole e di rivedere suo padre, se fosse riuscita a salire più in alto del sole. Un giorno, passeggiando per la piazza con il suo bambino, vide un manifesto. Esso diceva ‘Fotografi professionisti alla ricerca di modelle, presentatevi alla nostra accademia mercoledì 18 di suddetto mese; e, insieme a noi vi porteremo più in alto del sole. I requisiti per farsi fotografare sono: altezza, superiore a 1,75; taglia dalla 34 alla 42; volto simmetrico e capelli sufficientemente lunghi’…a Mimosa si aprì il cuore, sperava davvero di ritrovare suo padre! ‘Con i miei capelli d’ oro e con i miei occhi verde smeraldo non ci saranno problemi’ disse tra sé e sé ‘Non guarderanno al mio peso, che è superiore a 80 Kg e porto la taglia 50…mi faranno le foto e potrò arrivare più in alto del sole! Così rivedrò papà, il mio bambino conoscerà suo nonno e saremo tutti felici…’. Così, suddetto giorno, Mimosa si presentò a loro; che però si misero a ridere; dicendole con freddezza che i suoi lineamenti e il suo peso non andavano bene per essere fotografati, che sarebbe dovuta dimagrire almeno venti kg e che con i loro vestiti di pizzo rosa sarebbe solo potuta sembrare un maiale…ma Mimosa, umilmente, dissentì “Vi prego, solo qualche scatto…ho bisogno di vedere il riflesso della luce sul mio viso, devo vedere se è vera una cosa…ve ne prego! Anche quando avete finito, anche in un giorno di riposo; mi va bene qualsiasi momento…ve ne prego, guardate i miei occhi e i miei capelli! Lasciate perdere il mio corpo, ve ne prego!”. Ma i fotografi tornarono a ridere “Mia cara” le dissero “Tu con il tuo viso e il tuo peso potresti solo fare la fotografa come noi, dimentica la luce riflessa sul tuo volto!”. Allora Mimosa mostrò il suo bambino “È vero, forse io non sarò fotogenica; ma il mio bambino si! Vi prego! Fotografate almeno lui!”. Ma loro continuarono a ridere “Mia cara, noi cerchiamo delle modelle, non un marmocchio biondo come il sole che puzza di latte! E anche tu, mia cara, ma ti sei vista? Ma chi ti ha plasmata? I raggi del sole? Infatti sei tonda e chiatta come lui, guarda un po’! Perdona l’ offesa, ma proprio faresti pena lì sopra!” Ed indicarono la passerella dello shooting, ridicolizzandola davanti alle altre modelle. Ma quello che nessuno sapeva era che Mimosa era veramente la figlia del sole, e che quest’ ultimo si stava offendendo per tutte le offese a lei dirette. Così, quando non ne poté più dei loro commenti anti luce, anti Dio, anti amore, scagliò un raggio dietro la schiena di Mimosa. Tale raggio diventò una scala di cristallo e dalla cima si vide il padre della giovane mamma. “Papà!” Proferì lei “Vuoi che salga da te?”. E lui le sorrise e le disse di si. Ora si che davanti agli occhi increduli di quei freddi fotografi si prospettava uno spettacolo unico: il volto di Mimosa era illuminato a tal punto da sembrare quello di un angelo ed i suoi occhi brillavano più della rugiada sui petali di girasole. E allora tutti le chiesero perdono e le dissero che potevano fotografarla quando voleva e senza che li pagasse! Ma era troppo tardi: Mimosa aveva ritrovato suo padre e della luce riflessa, ormai, non ci faceva più nulla…in più si rendeva conto da sola che i suoi occhi brillavano così tanto che nessuna macchina fotografica, nemmeno la più potente di tutte, sarebbe riuscita a fotografarne lo splendore. Così prese in braccio il suo bambino “Ma sì!” Disse loro “Voi continuate con i vostri canoni di bellezza e le vostre modelle; io, in compenso, torno al Sole e a mio padre…”. E così salì la scala di cristallo e tornò alla sua vera casa.

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