30.


Sono passate quasi tre settimane, ma di Andrea nessuna traccia.

Per giorni sono andata a lavoro con la speranza di rivederlo, ma niente, nemmeno l'ombra, ma lo sapevo, sapevo che dopo il modo in cui ho trattato quella donna non l'avrei più rivisto, eppure ci ho sperato.

Ma dopo tutto meglio così forse, cosa avrei mai potuto raccontargli?
Che sono stata in un programma di protezione?
Che ho " tradito" l'uomo che credevo di amare?
Che non sono Anita?

No no, meglio così!

Mi alzo dal letto e faccio in tanti pezzettini il biglietto col suo numero, preparo tutto quello che mi serve e corro a farmi una lunghissima doccia.

Sarò sola a casa per i prossimi giorni, Toni ha deciso di andare sul Etna e si è portato pure Mattia.
Ma è una strana sensazione.

Non ho mai lasciato mio figlio, ma è giusto che si goda un po di tranquillità pure lui.

Spesso mi trovo a pensare chi sarei oggi, se non avessi agito in quella maniera con la storia di Fabio, se non fossi andata via e se fossi rimasta a lottare insieme a lui.
Forse ci saremmo allontanati ugualmente, forse no.
Forse avremmo sistemato tutto e forse adesso mio figlio, avrebbe una figura paterna vicino.

Ma non ho fatto nulla di tutto questo, ho pensato soltanto a difendere lui da tutta la cattiveria , che Russo aveva nei miei confronti, ho passato tutti questi anni a cercare di farlo crescere in modo onesto e sicuro, ho messo da parte le mie necessità pensando solo al suo bene, ma ora che ho mio fratello, è giusto che passi del tempo solo con lui, anzi come mi ha detto prima che gli dassi il mio consenso, "anche noi uomini abbiamo bisogno di confrontarci".
Che potevo dirgli?

Finisco la doccia e decido di indossare qualcosa di comodo per andare a fare un giro in centro.
Ho tutto il giorno libero, e stare a casa, sola e senza far nulla, proprio non mi va!

E così faccio!

Giro per i vari negozi della via Etnea, senza cercare nulla di particolare, perché poi sono così, se cerco qualcosa di particolare non la trovo mai, ma quando faccio queste uscite così, improvvisate diciamo, finisco col ritrovarmi dieci confezioni, compro tutto ciò che in quel momento mi piace, ma che so di non indossare, anche perché non è che abbia una vita privata o qualcuno per cui indossare determinate cose, ma prima o poi dovrò pure incontrare qualcuno che mi faccia perdere letteralmente la testa.

Spero!

Sto uscendo dalla Rinascente, quando squilla il mio telefonino.

<Amore mio>

<Ciao mamma, come stai?>

<Io bene tesoro, tu invece?>

<Benissimo, Toni mi sta insegnando a sciare, e non è facile.
Sono caduto migliaia di volte> mi dice ridendo < Toni ha fatto pure i video, ma non te li mando, li vediamo insieme quando ritorno.>

<D'accordo amore, ma stai attento.
Cazzo cazzo cazzo.>

Davanti a me il dio in persona.
Che faccio ,che faccio?

Mi lancio tipo flash dietro una macchina, abbassandomi e facendo cadere il contenuto delle buste.

<Mamma.
Che succede mamma?>

<Nulla amore, non succede nulla.
Mi sono cadute le buste con le compere che ho fatto!>

< Sei sicura? Toni qualcosa non va.> urla mio figlio.

<No amore mio, è tutto OK davvero>

< Federica? Che succede?> chiede mio fratello.

<Nulla davvero e come cazzo lo devo dire? Mi sono cadute le buste.
Adesso devo andare, vi chiamo dopo.> e chiudo la chiamata rimanendo nascosta dietro la macchina.

Alzo la testa per vedere se è andato via, ed è così e raccogliendo le cose, mi volto per alzarmi.

Ma stavolta cado pure io.

Andrea è dietro di me in tutta la sua bellezza.

<Serve una mano?>

Perché quest'uomo mi fa questo effetto? Eppure è abbastanza egocentrico, cosa che a me urta, ma porca Rosita, quanto è bello.

<Stai bene Anita?>

<Chi?> fanculo a me
<Si si, sto benissimo, stavo solo raccogliendo le cose che mi sono cadute.>

<Davvero? Io ho visto una ragazza tuffarsi dietro la mia macchina.>

<Tua macchina? Questa?>
Quante figure di merda sto facendo?

<E comunque non mi sono tuffata, sono ehm ,si sono inciampata.
Tolgo subito il disturbo.>

Raccolgo di corsa tutte cose, mettendole a casaccio e mi volto per andarmene, ma lui mi blocca per la mano, costringendolo a staccarsi subito, perché una piccola scarica elettrica ci ha fatti sussultare.
Ma che cazzo sta succedendo?

Lui resta a guardarmi ed io mi perdo in quegli occhi che hanno qualcosa di particolare, come se li avessi già visti.

Si riprende subito
<Scusami se ti ho fatto male.>

<No, ma figurati.
Mi dispiace averti fatto perdere tempo, ci si vede.>

<Aspetta.
Ti va di andare a prendere qualcosa insieme?>

<Stai dicendo a me?>

<No parlo con la signora che sta per scendere dall'autobus.
Certo che parlo con te.>

<Oh, beh io...> guardo l'ora facendo finta di avere altri impegni. < Il tempo per un caffè lo posso trovare.>

< Me lo faccio bastare> mi risponde con un sorriso che, porca la miseria a lui, riesce a farmi dimenticare che sono una donna e una madre di trentadue anni.

Esce le chiavi della macchina dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni, e apre la macchina.

<Lascia le cose qui, appena finiamo torniamo a riprenderle.>

E così faccio.

Ci incamminiamo verso un bar, in assoluto silenzio, cosa stranissima visto che sono di un nervoso allucinante, e quando sono così comincio a sparare cazzate a raffica.
Fortuna che ci pensa il mio telefono ad interrompere quella situazione.

<Amore> e vedo Andrea voltarsi verso di me con un'espressione quasi scioccata.

<Sto bene, non ti preoccupare, sono inciampata e mi sono cadute le cose.
Sto andando a prendere un caffè e poi ritorno a casa.
Ci sentiamo dopo, d'accordo?
Ciao vita.>

Mentre stacco la telefonata,continuo a guardare Andrea che sembra infastidito, e non capisco da cosa.

Entriamo in un bar, facciamo le nostre ordinazioni e andiamo a sederci.
È lui a rompere il silenzio.

<Senti Anita, a me i doppi giochi non piacciono.>

<Di cosa stai parlando?>

<La telefonata, non è giusto che tu prenda per il culo il tuo compagno.>

<Eh? Senti Andrea io non prendo nessuno per il culo, non ho un compagno, era mio figlio.
Grazie comunque per il caffè, ma si è fatto tardi e devo andare.>

E così mi alzo, per uscire da li.

Non so perché sto reagendo così, ma il suo modo di parlarmi mi ha ferita, non sa nulla di me, ma anche lui era già pronto a giudicare.

<Aspetta Anita, scusami non volevo giudicarti.
Sono passato da una situazione simile, e credevo che...lascia stare, spero tu possa perdonarmi.>

<Sai cosa? Devo chiederti io scusa, nonostante sono abituata ad essere giudicata, spero sempre che ci sia qualcuno che non si fermi alle apparenze.
Ma fa nulla, dopo tutto la colpa è mia.>

<Scusami, non pensavo in quel momento.
Senti voglio farmi perdonare, sei libera stasera? >

<Portandomi a cena fuori?
Ti faccio sapere.>

<Hai ancora il mio numero?>

<No, ti lascio il mio> e mi faccio porgere il suo telefonino per memorizzargli il mio
<Fatti sentire tu più tardi, e ti do una risposta.>

Mi allontano da lui con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, ma mi volto prima di attraversare

<Andrea!
Non sono tipo da ristorante extra lusso, potrei farti fare una bruttissima figura.>

Non mi risponde ma scoppia in una risata che a me, fa scoppiare il cuore.

Buona domenica e una buona lettura.
Bacioni Chiara❤

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